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Autore: Nocturnia    10/01/2013    4 recensioni
Ogni corpo racconta una storia.
Ogni cicatrice è un sillaba e la nostra pelle la sua tela.
Così Bruce Wayne ha sempre vissuto, così Selina Kyle ha sempre combattuto.
E nell'idioma della guerra due cuori si sono trovati: compresi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Catwoman aka Selina Kyle
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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hdjddj Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

Tombe vuote, tombe piene

#8 graffio. Equilibrio


Il tempo vi era scivolato tra le dita come grani di una clessidra.
Eravate partiti una notte d'agosto e di Gotham non era rimasto altro che un punto suppurante alle vostre spalle.
Firenze vi aveva subito accolto, omaggiandovi con le luci soffuse del tramonto e il brusio rassicurante di futuro che aveva già il vostro odore.
Avevate assaggiato il sapore della vostra pelle, tra respiri spezzati e cosce dischiuse, conoscendovi attraverso il buio che si addensava nella vostra anima.
Vi eravate amati con la forza e la disperazione dei perdenti e dei reietti, di coloro che hanno sentito bruciare la Vita sulla propria carne e ne portano ancora le cicatrici.
Vi eravate così amati...

"Madre..."
E' un uggiolio tremante quello che ti raggiunge le orecchie, la pioggia una densa nebbiolina di ricordi e gelo.
"Forse è meglio se rientriamo, comincia..."
Alzi una mano in segno di resa, ma le tue gambe non accennano un passo.
"Ti prego..."

Quanto sei egoista, Selina?
Eri nata e cresciuta tra le strade di Gotham e quelle di Firenze ti avevano reso madre, ma nulla in te era cambiato davvero.
Vi eravate leccati le ferite a vicenda tu e Bruce, riempiendo i vuoti che il dolore aveva lasciato in voi.
Vi eravate sostenuti a vicenda, anche quando del pipistrello era rimasta solo un'ombra pallida e un po' meno inquietante.
L'avevi amato per quello che era: un paradosso e un uomo.
L'avevi amato e quello strappo ti aveva portato via il cuore: di nuovo.

"Lasciami sola Christian, per favore."
"Ma..."
"Lasciami. Sola."
È grande Christian, un maschio dalle geometrie simmetriche e dal sorriso aperto di chi non ha mai conosciuto la perdita.
È grande e ti riempie di una strana sensazione, l'appagamento di una maternità cercata e tanto voluta.
È grande e non discute quel cucciolo che possiede i tuoi occhi, perché conosce fin troppo bene le nature implacabili dei suoi genitori.
Conosce e non domanda, poiché ha la stessa intelligenza acuta del padre.
Lo stesso istinto di sopravvivenza della madre.

Quando si allontana, lo fa con un ultimo abbraccio, l'affetto di un figlio e la comprensione di un uomo.
La pioggia è aumentata d'intensità e per il tuo vecchio corpo non può che significare una polmonite, con tutto il suo corollario.
Chini il capo sulla sua lapide, piangendo su di una tomba - questa volta - davvero piena di tutto.
"Bruce..." sussurri nell'aere .
Non ci sono scuse da fare questa volta, perché le ha sciolte tutte sulla sua lingua di predatore e compagno.
Non ci sono frasi adatte, perché quando ti strappi il cuore puoi solo sanguinare in silenzio.
Non c'è nulla, se non il rumore assordante dei tuoi battiti sincopati.

Tum tum. Tum tum. Tum tum.

Va troppo in fretta, lo sai.
Corre e corre, inseguendo una chimera di bruma e notte.
Corre e corre e non trova pietà mentre ricordi.

Un tetto e una caccia.
Un tetto e un desiderio nascosto, malcelato dai suoi gesti.
Un tetto e un bacio dal sapore umido di una sfida sul filo di lama.
"Gatta."
"Pipistrello."

Apri la bocca in cerca d'aria, artigliandoti il petto.
È una risatina nervosa quella che ti sfugge dalle labbra spalancate, l'ironia della tragedia.
Il dramma di una corsa che è al suo ultimo giro.

"Hai i capelli grigi, Bruce."
Una risata, un gesto distratto.
"Aggiungono fascino."
"Stiamo invecchiando eh, Mr. Wayne?"

Sbatti la nuca contro il marmo della lapide, contraendo il viso in una smorfia.
Cristo ti ritrovi a pensare fa un male cane, Bruce.

"Cos'hai?"
"Niente."
Menzogna. Inganno. Amore.
"Bruce... non sei tu l'esperto truffatore in questa famiglia."
Un sorriso, un bacio.
"No, hai ragione Selina. Sono solo...stanco."

Tum tum tumtumtum tum.

Ha smesso di piovere e i tuoi occhi si sono fatti opachi, spenti.
"Sono un'inguaribile egoista, Bruce." mormori a fatica "Alla fine, sono sempre stata quel misero gatto randagio che hai raccolto alle porte dell'apocalisse di Bane."

"Finché morte non vi separi."

Tumtumtumtum tum tum tumtum tum.

Era una favola che poteva protrarsi per poche notti quella tra te e il pipistrello, invece era durata anni.
Era durata il tempo di una vita assieme e di un figlio, il tempo di veder Gotham crescere ancora e sorgere un altro pipistrello.
Il tempo d'invecchiare e litigare, il tempo d'amare e il tempo di ricordare.

"Sì, stanno decisamente meglio su di te quelle perle."

Lo sfiori con i polpastrelli quel filo di passato e promesse, sapendo che ti troveranno - vi troveranno - esattamente come avevate vissuto.

"Resta."

Il cielo ruggisce un'ultima volta, la zampata del leone morente.
Ti colpisce poi come un pugno quel nastro di luce e azzurro, una lama oltre il grumo convulso che erano le nuvole.
Sorridi.

È passata la tempesta, Signor. Wayne. pensi tra un respiro e l'altro. È passata.

Tum.

Sorridi.

Silenzio.

Giace qui ora un pipistrello brutale e spezzato, tra le braccia il suo gatto più bello.
È passata davvero la tempesta, Signor. Wayne.
Questa volta, per sempre.




Nota dell'autrice: il finale qui presente (su cui ho piagnucolato in abbondanza in stile pura fangirl) è stato ideato dopo aver visto le seguenti immagini
Immagine 1
Immagine 2
Tali immagini sono tratte dal fumetto Teen Titans #18, di Geoff Johns.
   
 
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