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Autore: chi_lamed    11/01/2013    2 recensioni
Un sorriso per Severus, poi un altro ed un altro ancora.
Per dimostrargli tutto l'amore che provo per lui.
Raccolta di one-shot che partecipa al Gioco Creativo n.13 "Un anno di sorrisi per Severus" del Forum Il Calderone di Severus.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa one-shot vuole essere il seguito ideale di "Chiedimi se sono felice" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1060694&i=1)
Come?
Dite che è ancora una FF non finita?
Beh, nella mia testolina c'è già il seguito.
Spero che vi faccia sorridere.
Ma che soprattutto faccia sorridere Severus, perchè questa raccolta di one-shot è tutta per lui.
 
***
Note: Storia scritta per il "Gioco creativo n.13, Un anno di sorrisi per Severus" de Il Calderone di Severus Forum (http://severus.forumcommunity.net/?t=53428833#entry372358836).
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Riassunto: Una fetta di torta, un amico ed un sorriso.
Personaggi: Severus Piton, Aberforth Silente.
Avvertimenti: What if?



 
 
Chocolate Cake
 
 
 
 
Oh, Merlino…
Severus era già alla sua terza occhiata furtiva in meno di mezz’ora, lanciata con grande maestria, c’era da ammetterlo, ma scovata facilmente grazie ad un acuto spirito d’osservazione acquisito con decennale esperienza dietro il bancone di un pub.
Strano, immaginava avrebbe resistito molto di più, invece no, il grande mago stava già capitolando davanti ai suoi occhi. Da non credere.
Nascose l’abbozzo di sorriso portandosi la mano alla bocca, assumendo una posa grave e pensierosa.
E da pensare ne aveva effettivamente parecchio: cosa avrebbe dovuto fare ora? Mmmhhh… no, il pedone no e nemmeno la torre vicino all’alfiere.
Forse il cavallo, che scalpitava vistosamente sul suo piccolo quadrato banco? Sì, sì, il cavallo era decisamente un’ottima scelta.
Si concesse un ultimo istante di concentrazione, pregustando il momento in cui avrebbe messo sotto attacco la regina nera.
«Cavallo…»
Fu zittito all’improvviso da un forte colpo di tosse alle sue spalle, poi un altro ed un altro ancora. Visibilmente piccato, il cavallo sbraitò epiteti poco amichevoli in direzione del suo proprietario e di colui che l’aveva interrotto.
Albus Silente dal suo ritratto fischiettava sommessamente, rigirandosi i pollici con apparente indifferenza e guardando verso la finestra.
«Albus!»
Severus calcò ogni lettera, rendendo palese il fatto che non vedeva di buon occhio i suoi maldestri tentativi di suggerire.
«Sì?» rispose il quadro girandosi di scatto, fingendo di cadere completamente dalle nuvole. Quegli occhi azzurri sgranati per la sorpresa dietro le lenti a mezzaluna avrebbero ingannato chiunque non lo avesse conosciuto bene.
Il Preside di Hogwarts non poté far altro che sospirare alzando gli occhi al cielo: Albus era il fattore disturbante di ogni dannatissima partita a scacchi, che fosse nel suo ufficio o in quel salottino sopra il pub, non c’era volta in cui non s’intromettesse per dire la sua, nel tentativo di consigliare qualche mossa al fratello.
Due Silente contro: nemmeno nei suoi peggiori incubi avrebbe mai immaginato tanto.
Ma la cosa più grave era che lui - Severus Piton! - finiva costantemente per ripromettersi che sarebbe stata l’ultima ed invece no, eccolo di nuovo lì, a manovrare nere pedine tra un calice di vino elfico ed una fetta di torta al cioccolato.
Già… la torta.
Tornò ad osservarla, perdendosi per qualche istante nell’elegante ricciolo con cui terminava la “S” di candida glassa.
Aberforth nel frattempo aveva tramutato i singulti sommessi in una risata vera e propria, divertito da quel siparietto di cui non si sarebbe mai stancato: un ritratto suggeritore molesto a cui seguiva l’immancabile esasperazione di Severus.
Che ancora fissava la sua fetta di torta, imperterrito a non cedere.
«Oh, vecchio Ippogrifo che non sei altro!» esclamò, ricorrendo al tono scorbutico dei tempi migliori. «Lasciati andare e festeggia come si deve il tuo compleanno! Non vorrai mica diventare una mummia come me, no? Su! Hai un’intera vita davanti e se ti va bene ancora un sacco di partite in cui poterci battere a piacimento.»
Severus scosse la testa, un gesto di felice rassegnazione che aveva molti significati, tutti inconfessabili ad alta voce.
Le labbra poco alla volta gli si incurvarono all’insù, mentre la piccola forchetta affondava delicatamente nel morbido impasto.
Già, aveva un’intera vita davanti.
E calici di vino elfico e partite a scacchi ed un amico che nel tempo gli era diventato caro, prezioso come un tesoro scoperto per caso ed affabile quanto un orso svegliato dal letargo.
Sorrise.
Per quel giorno, per tutti gli altri giorni, per gli anni a venire che gli erano stati donati.

 
  
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