Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: _Caline    15/01/2013    1 recensioni
[Arrow]
Ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo e riconoscere Oliver Queen, che in quei giorni non faceva altro che rimbalzare con la notizia del suo ritorno da un canale all’altro, prima che la sua mug e tutto il caffè le si versassero addosso.
Oliver Queen e Felicity Smoak. Un supereroe e un genio del computer. In questa raccolta c'è il racconto di alcuni momenti in cui le loro vite si sono incrociate.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Party

betato da Nessie, eccezionale cacciatrice di virgole superflue e Beta d'oro :)

 

Sapeva benissimo che non sarebbe dovuto andare a quel party aziendale.
Oliver Queen, da quando era tornato dall’isola, non era più come prima. Men che meno il festaiolo che era a ventidue anni, quando aveva lasciato Starling City a bordo del Queen’s Gambit.
Vedere la gente che si divertiva e fingere di divertirsi con tutti ormai era diventato il ruolo che sapeva interpretare meglio. Aveva bisogno di quella facciata.
Quello che prima era il suo mondo, e che fino a cinque anni prima sembrava calzargli a pennello adesso gli sembrava terribilmente lontano e vuoto.
Per l’ennesima volta si chiese quanto l’isola avesse potuto cambiarlo,  e per l’ennesima volta si diede la stessa risposta.
Troppo.
Per quella sera non era riuscito a pianificare nulla, le sue ricerche su Calvin Mason erano ancora a metà e Diggle stava finendo di raccogliere le informazioni necessarie sul sistema di sicurezza nel suo appartamento in centro.
Si era lasciato convincere dalle chiacchiere di sua madre e dalle preghiere di sua sorella, ma quello, più che un party aziendale, sembrava più uno degli eventi mondani che Moira  amava organizzare.
Oltre al personale della Queen Consolidated, erano presenti alcune eminenti personalità di Starling City, nonché diverse conoscenze della famiglia Queen.
E Thea, che aveva tanto insistito perché andasse con lei perché altrimenti si sarebbe ritrovata da sola, era già equipaggiata con calice di champagne e circondata da coetanee.
Oliver si ritrovò a vagare per l’enorme sala ricevimenti dove era stato organizzato il party, stringendo mani a sconosciuti o quasi, che gli davano il bentornato, e pronunciando frasi di rito. Finché non incontrò Laurel.
Non era la prima volta che la rivedeva da quando era tornato, ma i rapporti tra di loro erano tutt’altro che cordiali.
«Anche tu qui?» gli chiese, fermandosi di fianco a lui.
«Questa è anche la mia azienda, dopotutto,» si limitò a rispondere, asciutto.
«Certo. Sei tornato dopo cinque anni e questa adesso è la tua azienda, dopotutto,» rispose lei, acida.
«Mio padre non ce l’ha fatta, e questo è ciò che succede. Si chiama eredità.»
«Sono un avvocato, non c’è bisogno che lo spieghi a me. E poi tuo padre non è stato l’unico a non farcela.»
«Laurel, devi sapere che per quanto riguarda Sarah…»
La ragazza gli afferrò il braccio. «Non permetterti nemmeno a pronunciare il suo nome.» scandì a denti stretti. «E poi ti sembra il momento?»
«Laurel, io…»
«No, Oliver. Questa conversazione è finita,» concluse. Si allontanò velocemente verso l’ingresso della sala.
Il primo istinto fu quello di correrle dietro, come era abituato a fare ogni volta che litigavano. Prima dell’isola.
In quel momento, invece, capì che non era la cosa giusta da fare. Forse Laurel era una di quelle cose che doveva lasciare indietro.
Una di quelle persone che appartenevano al suo prima, ma che non potevano far parte del suo adesso.
Era certo che prima o poi si sarebbe ripresentato il momento in cui avrebbe dovuto scusarsi con Laurel e con suo padre, ma non poteva farlo finché entrambi si rifiutavano di sentirgli anche solo pronunciare il nome di Sarah.
Quella era una ferita ancora aperta, nonostante tutto il tempo che era passato.
E non perché amasse Sarah, ma perché il fardello della sua morte era così pesante da portare che pensandoci a volte si sentiva soffocare.
Aveva bisogno d’aria.
Corse velocemente verso la terrazza della sala ricevimenti e si abbandonò alla sensazione piacevole del vento fresco d’inizio autunno sulla pelle.
Andava decisamente meglio.
Si affacciò al balcone e cominciò ad osservare la città  con le sue mille luci che si snodava sotto di lui, e si perse nei suoi pensieri.
«Anche lei da queste parti, signor Queen?» gli chiese una voce femminile, che riconobbe immediatamente, alle sue spalle.
«Buonasera, Felicity,» rispose lui, voltandosi. Si ritrovò davanti la figura minuta ed armoniosa di Felicity Smoak, fasciata da un tubino color borgogna.
 «Mi scusi, le ho fatto una domanda stupida. È ovvio che lei sia qui. È solo che non sapevo come attirare la sua attenzione,» ammise, stringendosi nelle spalle.
Ancora una volta, Oliver si trovò disarmato di fronte alla genuinità delle parole della ragazza.
«Non ti fare problemi. Ti stai divertendo?»
«Non troppo. Diciamo che questo non è esattamente il mio ambiente,» rispose, mordicchiando la cannuccia del suo drink.
«Non credo sia l’ambiente di qualcuno. Se non di mia madre, forse.»
«Già, Moira sembra sempre a suo agio in queste occasioni. Cioè, la signora Queen,» disse Felicity, appoggiandosi alla ringhiera della terrazza. « Steele!, la signora Steele! O adesso si chiama Queen-Steele? Io non ho mai chiesto…»
«Non lo so nemmeno io, sai? Per me è ancora difficile realizzare che lei abbia sposato Walter.»
«È difficile metabolizzare i cambiamenti quando si sta via per un po’, vero?» chiese la ragazza, fissando il panorama di fronte a lei.
«Non sai quanto.» ammise Oliver. Si rese conto che Felicity era la prima persona che forse aveva idea di cosa avesse provato lui da quando era tornato. «Ci sei passata anche tu?»
«Non sono stata via per cinque anni, ma posso comunque provare a capire,» rispose lei, voltandosi a guardarlo.
Il giovane Queen si rese conto che Felicity aveva la pelle d’oca. Anche se non sapeva se per il vento fresco o per il tuffo nei suoi ricordi che aveva fatto, le chiese comunque se aveva freddo.
«Posso resistere,» rispose lei con un sorriso.
«Ci saranno i giochi pirotecnici tra un po’. Non vorrai congelarti,» ribatté Oliver. Si sfilò la giacca e poggiandogliela sulle spalle.
«Grazie, signor Queen.»
«Puoi chiamarmi Oliver,» rispose lui, giusto mentre il cielo si colorava della luce del primo fuoco.



Angoletto dell'autrice

Questa piccola OS doveva essere, o meglio è quella che chiude il mio grande periodo d'ispirazione Feliver, arrivato e terminato in pochi giorni alla fine dello scorso Novembre.
Al momento su di loro non ho scritto altro, tuttavia questa raccolta rimarrà aperta, nel caso in cui dovesse balenarmi in mente qualcos'altro su di loro.
I miei ringraziamenti vanno doverosamente a Marty (IoNarrante), Vennie (nes_sie) e Rosie (SYLPHIDE88), miei pilastri fangherlosi :3 Ho scritto queste storie principalmente per loro. E poi forse per dimostrare a me stessa che non avevo definitivamente appeso la tastiera al chiodo.
A presto, 
Anna.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: _Caline