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Autore: leyda    16/01/2013    8 recensioni
Dal testo:
«Perché hai scelto un posto così per incontrarla?» domandò, con un’occhiata critica all’ambiente circostante e agli altri, rumorosi, clienti.
«Non sono stato io a decidere. Di sicuro l’ultimo luogo dove avrei proposto sarebbe stato un locale chiamato “Silver Arrow”. Mio Dio, “Silver Arrow”, Danny! Tanto valeva mandare una lettera spiegando anche perché siamo qui. Perlomeno è vicino al porto. Allison è stata previdente in questo, benché abbia una pessimo gusto per i nomi, oppure un pessimo senso dell’umorismo. Non saprei… » scosse la testa, con aria turbata.
«Stiles, ti prego. Non è il momento adatto per queste divagazioni.» sospirò Danny, guardandosi intorno circospetto...
§§§§§
Allora... questa è una AU. Avete mai pensato di trasportare i personaggi di Teen Wolf in mezzo all'oceano e metterli a fare i pirati? Ovviamente con un sacco di sovrannaturale. E di avventura.
[Sterek] [sorpresa]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lost souls in the ocean

 

 

Capitolo 5

 

«È la Sentinel.» il grido di Matt riecheggiò per tutti e due i ponti, dando il via a un fermento covato per giorni.

Immediatamente Lydia, che in quel momento era al timone, aggiustò la rotta con una virata, mentre Stiles correva sottocoperta urlando a Jackson e Danny e chiunque si trovasse sotto con loro di preparare tutti i pezzi d’artiglieria a loro disposizione e portare sul ponte moschetti e polvere da sparo. Dopo aver fatto ciò, il capitano era corso in cabina a indossare i suoi abiti rossi. Quelli che lo rendevano immediatamente riconoscibile a qualunque nave attaccasse, dandogli il vantaggio della sorpresa. Lo rendevano anche un bersaglio più facile nelle mischie, ma Stiles si fidava ciecamente di Scott, sempre pronto a guardargli le spalle, oltreché di chiunque sulla sua nave.

Uscì di corsa dalla cabina, andando ad aiutare Jackson e Danny, mentre Scott faceva la spola tra la stiva e i due ponti trasportando i fucili e i rifornimenti di polvere. All’ennesimo passaggio, Stiles lo bloccò per un braccio, poco prima che uscisse all’aria aperta. «Questi basteranno Scott, non siamo così tanti. Raduna tutti nella quadro, ho bisogno di parlarvi.» dopo aver detto ciò lo lasciò libero, tornando a prestare attenzione a Jackson e Danny, che si erano scambiati uno sguardo preoccupato.

«Hai intenzione di farti ammazzare?» domandò il biondo, indicando i vestiti rossi. «Ti vesti così solo quando ti butti in azioni suicide. O quasi. Non riusciremo a proteggerti sempre Stiles.» lo rimproverò.

Stiles sorrise. Nonostante Jackson fosse quello con cui litigava più spesso e volentieri, era consapevole che alla fine erano affezionati l’uno all’altro. Questo gli faceva piacere e lo intristiva contemporaneamente. «E perdermi la possibilità di sentire le tue frasi saccenti e zittirti? Tranquillo, non ho intenzione di farmi uccidere, né catturare.» scherzò, sistemando l’ultimo cannone e indicando con un cenno le scale poco lontane. «Non abbiamo tempo per discutere ora, ma quando ci saremo ripresi ciò che è nostro sarò più che felice di zittirti sagacemente tutte le volte che vorrai, Jackson.»

Sbuffando seccato, il ragazzo lo seguì sul ponte mentre Danny scuoteva la testa, esasperato. Appena entrarono nel quadro, il vociare si zittì e tutti trattennero il fiato alla vista di Stiles. ovviamente il silenzio durò solo qualche secondo, prima che Scott iniziasse a strepitare.

«Perché ti sei vestito così? Tu non verrai su quella nave Stiles!»

Stiles camminò in silenzio, raggiungendo il suo posto dietro la scrivania, e riservò all’amico uno sguardo granitico. Quando parlò, nonostante il viso avesse sempre la solita dolcezza dei tratti, lo sguardo era fermo, così come la voce. «Non sarai tu a dirmi dove non andrò Scott. E non siamo qui per parlare di questo.»

«E di cosa allora?» chiese legittimamente Danny.

«Siamo qui per chiarire immediatamente come si svolgerà la battaglia sulla Sentinel. Non voglio che ci siano uccisioni, a meno che non se ne possa fare a meno, né prigionieri di alcun genere. Il nostro scopo non è uccidere chi si trova su quella nave, quindi, chi pensa di non essere in grado di controllarsi una volta dato l’assalto, rimanga qui a occuparsi della Revenge, insieme a Lydia, Allison e pochi altri, evitando che la nostra, di nave, venga catturata. Sono stato chiaro? Non ci saranno trasformazioni prive di controllo sulla Sentinel e io sarò lì con voi.» chiarì Stiles, appoggiandosi al ripiano e guardando negli occhi ognuno dei presenti finché non assentirono tutti, senza alcuna eccezione.

«Chi rimarrà sulla nave?» chiese Jackson, tentando di frenare il disappunto per la decisione di Stiles di essere in prima linea.

«Lydia, e Allison, ovviamente. Non potrebbe combattere contro la sua stessa famiglia. Il dottore, visto che ci serve qui. E chiunque pensi di non essere in grado di rispettare le mie direttive. A costo di assaltare quella nave da solo, farete come vi ho detto. Preferirei che Peter rimanesse qui, ma lascio a te la scelta.» concluse voltandosi verso l’uomo.

«Trovo anch’io che sia una buona idea. Sono d’accordo. Potrei essere il primo a perdere il controllo.» sorrise l’uomo, uscendo dalla stanza e raggiungendo la rossa al timone per informarla.

«Quindi ricapitolando le tue disposizioni» iniziò Jackson, con il tono che andava alzandosi di parola in parola, e iniziando a elencare sulle dita. «ci stai impedendo di uccidere, di catturare e di trasformarci per combattere, contro dei cacciatori? E in più tu sarai lì pronto a farti ammazzare? È questo il tuo brillante piano, Stiles?! Si può sapere perché non possiamo trasformarci?» sbraitò sbattendo i pugni sulla scrivania che scricchiolò pericolosamente.

Stiles inarcò un sopracciglio perplesso. «Quando esattamente ho detto che non potete trasformarvi? Io ho parlato di trasformazioni senza controllo. Ho parlato di uccisioni immotivate, non di impedirvi di farlo per salvarvi, se fosse necessario. Ed è ovvio che una volta preso il controllo della nave, prenderemo tutto quello che ci serve. E solo allora, li lasceremo andare, con una piccola precauzione ovviamente.» ribatté calmando Jackson. «Ora andate a fare quello che fate di solito per prepararvi.» li congedò con un gesto, fissando poi Scott negli occhi.

Dopo aver annuito, l’amico uscì lasciando soli Stiles e Allison, trattenuta dalla voce nuovamente gentile di Stiles, sistemandosi fuori dalla porta, facendo attenzione a quello che avveniva intorno a sé. Jackson era sceso a controllare un’ultima volta che tutti i cannoni fossero pronti e funzionanti, Danny aveva provato a seguirlo, ma era stato allontanato e ora sedeva di fianco a Matt, e parlavano tesi di quello che li aspettava. Lydia e Peter, sopra la sua testa stavano discutendo dell’incoscienza del capitano nel volersi gettare in prima linea. In effetti, era la rossa che sbraitava inviperita, celando la sua preoccupazione dietro parole caustiche, mentre Peter la lasciava sfogare, impedendole però di raggiungere Stiles.

Scott scivolò silenziosamente dietro la porta, ritrovandosi nuovamente nella cabina. Stiles non diede segno di averlo visto, anche se si era accorto di lui, mentre Allison non l’aveva sentito. Ad ogni modo, rimase in disparte, aspettando che Stiles lo chiamasse. Sapeva cosa stava facendo, e nonostante gli dispiacesse per quello che la ragazza avrebbe dovuto fare, era consapevole che non si poteva fare altrimenti. In effetti, mentre lui e Danny erano a terra, avevano discusso a lungo tutti assieme della possibilità che Allison entrasse effettivamente nella ciurma. Il dubbio non riguardava lei, ma più che altro il fatto che fosse un Argent. Sarebbe riuscita a essere veramente parte del loro gruppo, o no? Probabilmente questo pensiero aveva continuato ad ossessionare anche Stiles, che ora si era deciso a scoprirlo, mettendola alla prova.

Anche se non ne avevano mai fatto cenno l’uno con l’altro, né con nessun’altro della ciurma, era scontato il fatto che ad aiutare Stiles, sarebbe stato Scott. Spostando l’attenzione sui due, percepì la fermezza di Stiles, come se fosse fatta di pura roccia. Era vero che di solito si comportava in modo molto diverso, ma quando si trattava di accertarsi della sicurezza di chiunque si trovasse sulla nave, sembrava totalmente un’altra persona, e ogni volta Scott si stupiva di questo cambiamento che poteva sparire nel giro di un battito di ciglia. Anche Allison sembrava aver intuito che la situazione era delicata, ma Scott sospettava che non sapesse ancora quanto.

«Se ho deciso di non farti partecipare c’è un motivo, Allison.» ripeté stancamente Stiles.

Scott sperò che dopo che avessero portato a termine il loro scopo, l’amico avesse tempo di riposarsi e recuperare le forze perché, anche se cercava di non darlo a vedere, era così teso che aveva paura che da un momento all’altro si spezzasse e cedesse. Probabilmente avrebbe dovuto notarlo prima, anche in considerazione del fatto che si conoscevano da sempre, ma come spesso gli avevano detto per prenderlo in giro, non brillava certo per l’essere un grande osservatore.

«Ho capito che non è solo per quello che hai detto davanti a tutti.» rispose Allison, cercando di mantenere un’aria sicura, nonostante tutto.

«C’è dell’altro in effetti. Se si fosse trattato di un’altra nave o di un’altra missione non avrei avuto nessun problema a lasciarti decidere liberamente, ma purtroppo non è questo il caso. Oltre al fatto che probabilmente conosci qualcuna delle persone su quella nave, e sarebbe difficile per te riuscire a fare quello che è necessario...» Stiles tentennò per un momento, indeciso su come andare avanti.

«Stai dicendo che non ti fidi di me? Anche dopo quello che vi ho aiutato a fare? Stiles mi sono messa contro la mia stessa famiglia, per te. Vi ho passato informazioni che non avrei dovuto nemmeno conoscere, rischiando di farmi scoprire, perché sono dalla vostra parte e voglio aiutarvi. E…» le recriminazioni di Allison furono interrotte dal pugnale che Stiles aveva posato sulla scrivania, in mezzo a loro.

Guardandola dritta negli occhi, parlò senza più esitazione. «Io mi fido delle tue buone intenzioni, Allison. Ma ancora non posso fidarmi totalmente di te. È diverso. Ho bisogno di esserne totalmente sicuro, altrimenti non potrò farti rimanere su questa nave. C’è troppo in gioco perché possa permettere una cosa del genere. Mi capisci?» domandò, spostando per un secondo lo sguardo verso Scott, che si avvicinò silenzioso, e con aria mesta. Era preoccupato per il fatto che se Allison non avesse superato la prova di Stiles, avrebbero dovuto riportarla a terra, e si sarebbe ritrovata ad affrontare la sua famiglia.

«Cosa dovrei fare?» sussurrò spaventata.

Stiles prese un respiro, fissandola intensamente impedendole di distogliere lo sguardo. «Uccidi Scott, Allison.» disse avvicinandole il pugnale.

Vide il terrore e la pena negli occhi castani dell’amica, ma non poteva ritrattare fino a che non avesse avuto le sue certezze. Era sicuro che anche Scott, che nel frattempo li aveva raggiunti, ne era consapevole e l’appoggiava nella sua decisione. C’era un motivo ben preciso se aveva scelto proprio l’amico, e riguardava la relazione che avevano avuto in passato. Era indubbio che la persona a cui Allison tenesse di più sulla nave era Scott, ancora ora che la loro storia era finita.

Stiles la osservava in silenzio, lo sguardo triste ma deciso, mentre Allison non riusciva a staccare lo sguardo dalla sua mano che, con un tremore innaturale, si avvicinava sempre più alla lama abbandonata sul ripiano in legno. Quando la afferrò, lo sguardo guizzò verso Scott, che poté vedere il velo di lacrime che le offuscava lo sguardo. Si era resa conto che il suo corpo non le obbediva quasi più, e questo la terrorizzava perché non voleva in nessun modo fare quello che Stiles le aveva ordinato, ma ignorando il suo volere, sbatté Scott contro la scrivania, e piantò il pugnale nel legno di fianco alla sua testa, mentre un rivolo di sangue colava dalla guancia.

«Ti prego Stiles.» singhiozzò, mentre la mano si sollevava nuovamente senza che riuscisse a impedirlo.

Il corpo era completamente scosso da tremori che neanche il freddo più intenso o la febbre più alta avrebbe potuto provocare, e Allison era dolorosamente consapevole che se non l’avessero fermata, lei da sola non ci sarebbe riuscita e avrebbe pugnalato Scott dritto al cuore. Già prima, riuscire a deviare il colpo le era costato uno sforzo enorme. Il braccio sollevato sopra la sua testa ebbe un moto convulso, ma un attimo prima che calasse, la voce di Stiles le arrivò alle orecchie, come un balsamo, impedendole di vibrare il colpo.

«Allison, fermati.» appena pronunciò quelle parole, il corpo di Allison si afflosciò su Scott, e il tremore diminuì considerevolmente, provocato stavolta, da singhiozzi trattenuti.

Scott alzò lo sguardo su Stiles, abbracciandola e aiutandola a sedersi, mentre anche il capitano faceva lo stesso, leggermente ansante. Non era ancora sicuro di quello che avrebbe deciso Stiles, ma aveva fiducia in lui e avrebbe accettato la sua scelta, o almeno ci avrebbe provato. Così come avrebbero fatto anche tutti gli altri.

«Mi spiace di averti chiesto una cosa del genere Allison. Ma era l’unico modo per essere totalmente sicuro.» sospirò.

«Sicuro di cosa?» ribatté immediatamente, alzando lo sguardo lucido su di lui, la voce alta e strozzata che faticava ad abbandonare la sua gola.

«Sicuro di te. Non so se Scott ti ha mai raccontato il vero motivo per cui sono io il capitano, ma adesso non c’è tempo per farlo. Per ora posso dirti che hai superato la mia prova, ma che questa è l’ultima possibilità che hai per tirarti indietro da tutta questa storia. Dopo non potrai più farlo neanche se vorrai. Sei al limite, ma puoi ancora decidere. Ne riparleremo dopo che avremo concluso l’attacco alla Sentinel, e cercherò di spiegarti tutto.» disse, facendo un segno con il capo a Scott perché la accompagnasse fuori per aiutarla a riprendersi.

Rimasto solo, Stiles sospirò pesantemente e si lasciò scivolare un po’ più in giù sullo scranno, respirando piano per cercare di recuperare il fiato. Era una fortuna che sulla Revenge fossero tutti amici e si fidassero reciprocamente, nonostante gli screzi quotidiani, perché ogni volta quel trucchetto gli portava via un sacco di energie, e proprio ora che non avrebbe dovuto farlo, visto l’avvicinarsi dell’attacco, non aveva potuto farne a meno. Magari avrebbe potuto trascinarsi fino dal dottore per farsi dare qualcosa che l’aiutasse a recuperare in fretta. Stava ancora indugiando in questa decisione, quando la porta si aprì ed entrò proprio il medico, con il suo sorriso mite e una bottiglietta dall’aspetto poco rassicurante in mano.

«Doc, io non so come faccia tutte le volte, ma sono felicissimo che lei sia a bordo con noi.» rise Stiles.

«Coraggio Stiles, ci sarà bisogno di te sul ponte tra un po’.»

«Quanto siamo vicini?» domandò, buttando giù l’intruglio che gli veniva porto, con una smorfia di disgusto.

«Nel pomeriggio dovremmo riuscire a essere sufficientemente vicini da attaccare.» rispose, riprendendosi il contenitore ormai vuoto.

«Ottimo, lo faremo quando la luce inizierà a calare e ce ne andremo col favore del buio. Può comunicarlo lei a Lydia?»

«Certamente» annuì, uscendo per fare quanto gli era stato chiesto.

Stiles comparve sul ponte al primo colpo di cannone sparato da Jackson, in avvertimento. Si avvicinò a Lydia, che stava manovrando in modo da trovarsi speculare all’altra nave, e che si distrasse quel tanto che fu sufficiente a sibilargli contro un «Allora sei proprio deciso! Sei un incosciente Stiles.» che lo fece sorridere debolmente.

Si appoggiò alla balconata che dava sul ponte di coperta e richiamò l’attenzione di tutti quelli che vi erano indaffarati sopra. «Ormai ci siamo. Ricordatevi: niente uccisioni ingiustificate. Matt, Danny, venite su.» urlò, ritirandosi nuovamente vicino a Lydia. «Dov’è Peter?»

«Sottocoperta a dare il cambio a Jackson.» rispose la rossa, girando la barra del timone, mentre anche dalla Sentinel giungevano i primi colpi di cannone. «Eccolo.»

«Che succede Stiles?» chiese Danny, salendo di corsa le scale insieme a Matt.

«Preferirei che rimaneste anche voi qui. Andrò io con gli altri.» sentenziò, ricevendo immediatamente lamentele contrariate dai due e anche da Lydia, che nel frattempo era riuscita a portare la nave sufficientemente vicina all’altra.

«Non se ne parla! Non puoi attaccare una nave piena di cacciatori con solo Scott e Jackson a farti da supporto. Noi veniamo con te e non ci faremo ammazzare. E stavolta non ci piegheremo ai tuoi capricci per tenerci qui al sicuro.» ribatté Danny.

«Cerca di ragionare: vuoi combattere una trentina di uomini con il solo supporto di due licantropi? È un suicidio bello e buono. E come se non bastasse hai anche intenzione di far rimanere qui Peter.» rincarò Matt, inarcando un sopracciglio scettico.

Nonostante la sua riluttanza a permettere loro una cosa del genere, alla fine Stiles acconsentì, non senza una buona dose di preoccupazione. Avrebbe incaricato gli altri due di guardar loro le spalle.

Improvvisamente, una prima bordata partì dal fianco della Revenge, avvolgendo il ponte di fumo bianco, e sfruttando la risposta della Sentinel e la conseguente nebbia bianca che vi si spanse attorno, Stiles ordinò di dare l’assalto e, immediatamente, Scott e Jackson, già pronti da un po’, balzarono sul ponte dell’altra nave, facendo salire in breve urla di dolore e rumore di ferro che cozzava. Con un cenno d’assenso, anche Stiles, Danny e Matt passarono sull’altra nave, grazie alla tavola che Peter aveva appena disposto a collegamento e che venne subito ritirata, lasciando i cinque ragazzi isolati e soli a combattere.

Sulla Revenge tutti quelli rimasti si diedero immediatamente da fare per supportare come potevano i loro compagni, con bordate calcolate a riportare danni alla nave, impedendole così di inseguirli quando l’avrebbero abbandonata, ma non abbastanza da impedirle di navigare. Peter, di fianco a Lydia cercava di capire l’andamento dello scontro e, al contempo rassicurava la ragazza che erano ancora tutti in condizioni di combattere.

«Lydia, dobbiamo allontanarci o rischiamo anche noi di non poter scappare dopo.» le ingiunse Peter, prendendo il timone a manovrandolo.

«Non possiamo…» protestò, ma dall’altro ponte giunse il comando di Stiles di andarsene. Senza attendere oltre, l’uomo girò completamente la nave e sfruttando il vento si portò fuori gittata.

 

Appena erano balzati sul ponte, semi-nascosti dal fumo bianco, Scott e Jackson, si erano divisi, tentando di prendere il controllo del ponte e aspettando l’arrivo di Stiles, Matt e Danny per scendere sottocoperta. La bordata della Sentinel era stata una vera fortuna, ed erano evidentemente riusciti a sfruttarla appieno perché, prima che qualcuno potesse dare l’allarme, avevano già sistemato almeno quattro persone a testa. Appena Jackson si accorse che l’area era più sgombra, e che Scott riusciva a tenere a bada i pochi rimasti in piedi, si era spostato verso il passaggio che portava di sotto, occupandosi di chiunque ne uscisse.

Pochi minuti ancora e vennero raggiunti anche da Stiles, Matt e Danny, che si divisero per dare manforte agli altri due. La vista di Stiles, avvolto nei suoi riconoscibilissimi vestiti rossi, aveva effettivamente consentito loro altri attimi di prezioso stupore da sfruttare per diminuire il numero degli attaccanti. Quando il vento della sera soffiò, liberando il ponte dal fumo che ancora vi permaneva, si accorsero che erano già riusciti a prendere parzialmente il controllo della nave e che, dei trenta uomini previsti, dovevano rimanerne ormai, circa la metà o poco meno.

«Jackson, Matt. Legateli all’albero maestro e scendete sottocoperta passando dal quadro. Danny, rimani qui. Scott, noi andiamo.» ordinò sbrigativamente Stiles, deciso a sfruttare fino all’ultimo il tempo che avevano a disposizione, prima che i cacciatori rimasti si riorganizzassero e attaccassero, catturandoli.

Senza dare ulteriori disposizioni, si avviò verso la porta che conduceva ai piani inferiori della nave, sperando di non trovare ad attenderli sorprese indesiderate e potenzialmente letali. Anche se indugiare in questi pensieri, mentre in cinque davano l’assalto a una nave carica non era propriamente sensato. Appena passarono di fronte a una delle cabine, la porta di quest’ultima si aprì e ne saltò fuori un uomo robusto che cercò di attaccare Stiles, ma con un salto Scott lo atterrò, facendolo afflosciare contro una parete per il colpo ricevuto.

«Wow, grazie Scott.» rantolò Stiles.

«Fa andare me davanti, che ne dici?» propose, tergendosi il sudore dalla fronte.

Con un sorriso ironico e un gesto della mano, Stiles gli fece cenno di procedere, e continuarono a muoversi circospetti esaminando ogni luogo. Quando erano ormai vicini alla botola che conduceva alla stiva, sentirono una serie di tonfi e grida soffocate e, prima che riuscisse a fermarlo, Stiles si era già lanciato di sotto, venendo nuovamente aggredito da un altro cacciatore posto di guardia di fronte ad alcune porte. Probabilmente l’uomo pensava di aver facilmente ragione di Stiles ma, nonostante le sue capacità in battaglia non eguagliassero quelle dei suoi compagni, anche lui se la cavava discretamente e riuscì a sistemarlo prima dell’arrivo di Scott, momentaneamente impegnato contro due avversari contemporaneamente.

Avanzando cauto aprì una delle due porte e con un rantolo strozzato, vide quello che avevano disperatamente cercato in quei giorni. Incatenati al muro e svenuti c’erano Erica e Isaac, i vestiti laceri e pregni di sangue rappreso, innumerevoli ferite e contusioni su ogni parte raggiungibile con lo sguardo, che faticavano a rimarginarsi e guarire e le fronti imperlate di sudore. A quanto pareva però, non erano completamente privi di sensi, perché si mossero debolmente, facendo tintinnare le catene, quando sentirono la porta aprirsi con un cigolio.

Deglutendo a fatica, Isaac sollevò leggermente il capo e fissò Stiles, senza riuscire a metterlo a fuoco, o almeno così parve. Ammutolito, il ragazzo si avvicinò lentamente, fino a trovarsi a pochi centimetri di distanza e, lentamente, avvicinò la mano alla guancia gonfia dell’altro ragazzo, che trasalì spaventato tentando di ritrarsi, prima che una scintilla di comprensione tornasse nel suo sguardo addolorato e ferito e lo riconoscesse.

«Stiles» riuscì a sibilare, riaprendo delle piccole ferite sul labbro, che riprese a sanguinare.

«Sta zitto, ora vi libero.» sussurrò spostando lo sguardo in alto, ma si accorse che Isaac stava cercando nuovamente di parlare, per cui lasciò momentaneamente perdere per cercare di capire, ma una mano possente si strinse sulla sua spalla scaraventandolo indietro e facendogli sbattere il capo, offuscandogli momentaneamente la vista. Sarebbe certamente morto se un ringhio improvviso da dietro le spalle del cacciatore non ne avesse distolto l’attenzione, permettendo a Stiles di sguainare la spada e trafiggerlo al ventre.

Solitamente avrebbe cercato di metterlo solo fuori combattimento, ma la rabbia cieca e il dolore per le condizioni dei due ragazzi avevano completamente offuscato la sua capacita di raziocinio. Scavalcando il corpo rantolante ai suoi piedi, si avvicinò a Erica, mettendo a tacere momentaneamente il senso di colpa che stava iniziando a divorargli le viscere. Non aveva tempo per farsi prendere da crisi di panico e isterismo, finché fossero rimasti sulla Sentinel. Senza dubbio, una volta in viaggio con la ciurma nuovamente al completo, si sarebbe chiuso nella sua cabina a farsi divorare dal senso di nausea verso sé stesso e il gesto che aveva compiuto.

Con le mani che tremavano, liberò i due ragazzi, adagiandoli sulle assi del pavimento con quanta più delicatezza poteva. Nuovamente, Isaac tentò di comunicargli qualcosa, e Stiles dovette avvicinare l’orecchio alle sue labbra martoriate, per interpretare il sibilo che vi fuoriusciva e tradurlo in parole.

«Altra… porta…» era tutto quello che era riuscito a cogliere.

Indeciso se lasciare da soli i due feriti, occhieggiò il corridoio che riusciva a scorgere, scattando in piedi quando udì una serie di tonfi. Si avvicinò alla porta con la spada ancora insanguinata in una mano che tremava lievemente. Preferiva non pensare se per il nervosismo o la furia. Appena vide un ombra fermarsi nello specchio della porta, in procinto di entrare, menò un fendente all’altezza di quella che supponeva essere la gola dell’aggressore. Una mano si chiuse fulminea sul suo polso, fermando il colpo e la figura di Scott entrò, con qualche ferita a spezzare l’aria sollevata che aveva in viso per averlo ritrovato.

Lo sguardo del nuovo arrivato si oscurò, e Stiles giurò di aver sentito i denti e le ossa scricchiolare, per la forza con cui li stava stringendo, alla vista delle condizioni di Isaac e Erica.

«Scott» sentì la voce di Stiles richiamarlo indietro dallo stato di rabbia a cui si stava abbandonando. Con enorme fatica volse lo sguardo, ancora rilucente d’oro, verso il suo capitano. «Va a chiamare Danny e mandalo qui, ordina a Peter di riaccostare alla nave. Poi va dal dottor Deaton e digli di tenersi pronto. Mi hai capito? Scott!» lo scosse per la spalla, aspettando un cenno d’assenso che tardò un po’ ad arrivare, prima che Scott si decidesse a eseguire gli ordini assegnatigli.

Rimasto solo, Stiles rinfoderò la spada, quando un urlo dall’altra parte delle assi lo mise nuovamente in allarme. Umettandosi le labbra, e dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Isaac, che ricambiò, si avviò silenziosamente fuori dalla cella, spostandosi verso quella adiacente, da cui aveva sentito provenire il suono. Inspirando profondamente, aprì la porta della stanza e mosse qualche cauto passo al suo interno, prima che un colpo dietro la nuca lo facesse cadere in ginocchio con un gemito. Scuotendo la testa per snebbiarla, udì una serie di passi concitati e un rumore come di un corpo che cadeva in acqua.

Quando si rialzò si accorse che, anch’esso incatenato al muro, vi era un altro prigioniero. E, se possibile, versava in condizioni addirittura peggiori dei due membri del suo equipaggio appena ritrovati. Cautamente gli si avvicinò, intenzionato a liberarlo anche se non lo conosceva, ma un grugnito lo fermò con le mani a metà strada tra il suo corpo e le catene.

«Non ho intenzione di ucciderti, quindi puoi anche smetterla di ringhiare.» borbottò, alzando lo sguardo dal petto martoriato e dal sangue, per incrociare il suo sguardo diffidente, mentre le mani raggiungevano finalmente le catene e, munitosi di un piccolo coltello, riuscì a forzarle e ad aprirle.

Se aveva sperato che, vista la ben più muscolosa corporatura, quel misterioso e scontroso ragazzo sarebbe riuscito a tenersi in piedi una volta liberato, con enorme disappunto, Stiles si accorse di essersi sbagliato enormemente perché, appena non ci fu più la costrizione delle catene a sostenerlo, lo sconosciuto si accasciò completamente sulle spalle del ragazzo rosso vestito, perdendo del tutto conoscenza. A fatica, il capitano riuscì a stenderlo per terra, esaminando velocemente l’entità e la pericolosità delle ferite che gli costellavano il viso pallido e il torace scoperto di qualsiasi stoffa, giudicandole potenzialmente letali.

Uscì nel piccolo corridoio, aspettando che Danny arrivasse e ascoltando il silenzio che ora regnava sulla nave. A quanto pareva erano riusciti nel loro intento, con un minimo spargimento di sangue. Non si sarebbe sorpreso di scoprire che, probabilmente, l’unico uomo ucciso, sarebbe stato il suo durante quel raptus di rabbia.

Pochi secondi ancora, e riconobbe Danny scendere le scale che portavano la sotto e avvistarlo, il sollievo immediatamente visibile sul volto. Coprendo gli ultimi metri di corsa, si avvicinò a Stiles, aspettando.

«Com’è la situazione di sopra?» s’informò immediatamente il capitano, osservandolo in cerca di ferite che fortunatamente non trovò.

«La nave è nostra e tutti gli uomini sono di sopra, legati all’albero maestro, come avevi ordinato.» fu la pronta risposta, che portò conforto a Stiles.

«Non tutti purtroppo. Qualcuno è riuscito a fuggire. Comunque dobbiamo occuparci di Erica e Isaac. E anche di un misterioso sconosciuto. Portiamoli sulla Revenge, hanno tutti bisogno di cure immediate. Jackson e Matt dove sono?» spiegò Stiles, conducendolo dai feriti.

«Sei sicuro di volerlo portare a bordo?» domandò Danny, occhieggiando preoccupato il ragazzo svenuto.

«Non lo lasceremo qui a morire, Danny. Chiunque sia, verrà con noi, per ora.» sentenziò sicuro.

 

 

 

 

 

 

Deliri di fine capitolo:

Salve!!^^

Oh finalmente! Attendevo con ansia questo capitolo e spero che vi sia piaciuto!^^

Immagino che abbiate capito tutti chi è il misterioso sconosciuto, che ad ogni modo riprenderà conoscenza nel prossimo capitolo. Non ho resistito a prendere spunto dal telefilm, in cui Erica e Boyd erano appesi al soffitto con dei fili elettrici, e prima ancora di loro, lo era Derek. Spero che mi perdonerete per questo tocco crudo, ma dopotutto sono pirati.

Spero che i personaggi, Stiles in particolare, non vi sembri troppo OOC, ma considerate questo: sono tutti più grandi di età rispetto alla serie (non molto, ma comunque lo sono), e non si trovano nel solito contesto scolastico, bensì in un epoca e in una situazione in cui o si è più duri o si rischia di venire uccisi. Ad ogni modo, dal prossimo capitolo Stiles sarà un po' più lo Stiles che conosciamo, anche perché c’è la prima interazione con il caro Sourwolf!^^ Saranno subito scintille? Vedremo, vedremo…

Spero che per ora la storia vi piaccia, e vi invito a commentare.

Al prossimo capitolo!

Baci a tutti/e

  
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