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Autore: Manuele93    18/01/2013    0 recensioni
Una storia completamente inventata, narra della vita in un paese di nome San Cesc'ammare.
Storie surreali e linguaggio paesano. Seguite le divertenti storie di questi personaggi decisamente fuori dal comune.
LA PRIMA STAGIONE E' COMPOSTA DA 15 EPISODI.
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Scritto da Manuele e Serena.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Racconti D'Aveno'
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Racconti D’Aveno 1x08:

Evritinghe Canne Eppene

 

“Questa è la notte giusta, la notte in cui i vostri desideri si avvereranno! La notte in cui vi innamorerete!! O la notte in cui vi stancherete dell’amore!! Eh si! Si! Su le mani! La notte in cui niente è proibitooo!!! E al mio tre voglio sentire un urlo…. Uno…. Due…. Treeee”

 

In quel momento la gente del “Aravenat” fece un grandissimo urlo da incendiare la pista.

Ebbene sì, San Cesc’ammare era l’unico paese ad avere la discoteca. Questo voleva dire che tutti i paesi vicini, passavano il venerdì e il sabato sera a ballare nella discoteca più grande del circondario.

“Allora?! Siete proonti?? Pronti?? Su le mani, perché arriva….. DJ GLO-BU-LOOOO!!!” disse il vocalist.

Si abbassarono i ritmi delle luci lampeggianti e partì il jingle.

 

“This is blood. From this moment, you can hear your heart squirm. From right now, everything can happen, everything can change. D-J Globulo”

 

“Uuhhh maronne! Quant’è brave!” disse una ragazza.

DJ Globulo, era uno dei più bravi e famosi DJ del momento. Si chiamava in questo modo poiché la sua faccia non la conosceva nessuno, infatti, in testa, aveva una grande palla rossa, che rappresentava un globulo rosso. Lui fece il suo debutto su Radio Arteria.

Quella sera all’Aravenat c’era Fabio, Nonno e Paolo.

“Che ha dette queste? Evritinghe-te-tetù canne….canne…can… Ao! Nun se fanno! E’ illegalo” disse Nonno, che si è sempre sentito giovane.

“Nonno tranquillo, lo sane che nun me drogame” gli rispose in modo confortante Fabio.

“Uff… questa nun la vede… io la voje vedene… ma arive? Che ti ha dette a te? Arive?” disse Paolo.

“Quante volte t’ho deo dine? Baste!! Nun ce pensane e divertite!” rispose Fabio.

“Ma io la ameee!!! Io la ameeee!!”

“Bello de Nonno, annamio a beve che ancora quello nun’è illegalo” disse Nonno.

“Va benia annamio, te che fai Fa?” domandò Paolo.

“Io rimane, e abballe” rispose.

Fabio rimase a ballare, ma non essendo capace, pestava i piedi a chiunque.

 

Intanto Nonno e Paolo erano arrivati al bar.

“Nonno… ordine tene… io prende un vodga lemmo’…” disse Paolo.

“Allore… io vorene un vodghene lemmo’ pella ‘mico mio. E Io pie, un Wischi invecchiate del 34” disse Nonno rivolgendosi al barman.

“Ma nun c’è l’hone” gli rispose il barman.

“Va bena… allora un ginne bielorussio de n’anne fane tane bune” disse convinto Nonno.

“Fane tane bune…. Mah… Vodghe lemmo’?”

“EH!?”

“Vodghe? Lemmo’?”

“Sì. Pella ‘mico mio!”

“Sì. Lo vone pure tune?”

“Va bena, va bena, è uguala vojo anave” disse frettoloso Nonno.

 

Intanto Gina arrivò con Milla e Camo, le sue due migliori amiche.

“Scè n’vedevo l’ore de venine quineZè, è ‘nzacco bello tutto qua” disse Camo.

“Sì, ci si divertene sempra quaN” disse Gina.

“Regà, me sente pesanta… ho magnate la peperonate…” disse Milla.

“Scè, magnà n’antro pone… scè… stai a uscìne fori dai legginZè” disse Camo.

“Fabbiooo!!! Sto quiN!!” disse Gina salutando Fabio.

Fabio le raggiunse e si salutarono.

“A Fa… lene è Camo…” disse Gina.

Milla era di spalle.

“Scè…. Zao! Piacene Camo” mentre gli porse la mano per stringergliela.

“E lene… è Milla…”

Milla si girò, da quel momento, Fabio la vide come Venere, la Dea della bellezza. Tutto si muoveva lentamente, quasi come in un film. La musica cessò, le luci si spensero, nella mente di Fabio c’era solo lei, Milla.

Il trambusto riprese non appena lei parlò.

“Piacene, Milla”

Fabio rimase imbambolato, non riusciva a dire niente, gli porse la mano tremante e lei la strinse. Poi riuscì a dire qualcosa.

“Pi…Pia…. Piac….. Piace….. mi piac… no! Piiiacere. Fabbio” disse impacciato.

“Scè, ma che c’ha quarche probleme? Scè, ricchiappete*!” disse in modo arrogante Camo, guardando Gina (*Ricchiappete = Riprenditi).

“Dane lascelo perdeR” rispose Gina ridacchiando.

Intanto Nonno e Paolo tornarono dal bar con i drink. Nonno era un po’ ubriaco.

“Sto vodghe lemmo’ come và… va giù come l’acque… va lemme lemmo…” disse singhiozzando Nonno.

Intanto Paolo vide Gina.

“Sei arrivate! Che belle che…. Che…. Ah… Io nun ti aspettave, che sorprese” disse Paolo.

“Sì… comunqua vi presente Camo e Milla…” disse Gina.

“EH?! No, ‘na voje a camomille! C’ho ‘rvorka lemmo’ns” ribadì Nonno.

Scoppiarono a ridere poiché Nonno era ormai, decisamente ubriaco.

“Vuoi ballane co mene?” chiese Paolo a Gina.

“Va bena… andiame… famme vedene che sai faN” rispose ammiccando.

“Scè vabbè. A me me tocca rimorchiane… scè… scè…. Scè…. Zè” ribadì Camo.

“Sivvone, balle co un bel madrillone come mene… nun te preoccupane, lo sone che sei piccole pemmene” disse Nonno scherzoso.

“Scè… vabbè… mejo de ‘gnenta. Annamio a ballanzè scateniamozì” rispose Camo.

Nonno e Camo iniziarono a ballare, o meglio, Nonno improvvisava un ballo. Gina e Paolo ballavano a fianco a loro.

“Rimaneme solo noi… che fame? C’ho fame” disse Milla.

“Pura ieee!!! Annamise a fane un gire. C’haveme tante ‘ncomuna, saa ‘ntendemo” propose Fabio.

“Annamie và! Annamie a cercare er paninario”

I due uscirono.

 

Intanto Gina e Paolo ballavano e si lanciavano sguardi molto intensi.

“Allore… coma te para sta feste?” chiese Paolo.

“Me para belle… belle… c’è un sacche de genta, e poi Dj Globulo è il mio preferiT” rispose Gina.

“Beh… pe mene… in mezza a tutta sta genta… quine… la più belle è sole une”

“Iiihh! E chidè?”

“Sei tene!”

“Ahne… ammappe quantì si belle quende dici ste coS” disse arrossendo.

“A me me piasciua… me piasciua tante”

I due si avvicinarono piano piano, arrivarono a pochi millimetri dalle reciproche labbra.

“Scè! Rigààà! Nonno nun sta tante bena… zè addormentato sul divenette!” li interruppe Camo.

“Svejelo! Cori!” disse Paolo.

“Scè… No… Nonno! Svejete!” disse Camo scuotendo Nonno.

“Ecchime, sone pronte, annamio a ballanio!” disse Nonno pimpante.

“Ma no, Nonno dobbiame andane vie” disse Paolo.

“Ma… ma… do stanne Fabbio e Milla?” chiese Gina.

 

Proprio in quell’istante i due tornarono con un panino in mano.

“Vieni quine, porpettona dea vite mie” disse Fabio a Milla.

Gli altri rimasero sconcertati da quella affermazione.

“Sei dorce coma un ripiene de cannoli” disse Milla.

“Sì… e lo sai perchène? Perchène tu si coma un cotechine a capodanne, la ciliegine sulle torti” disse Fabio.

I loro amici se li guardavo stupiti. I due erano mano nella mano, e prima ancora che potessero dire di aver visto proprio tutto quella sera, Fabio e Milla si misero l’ultimo pezzo di panino in bocca, e lo incominciarono a mangiucchiare insieme, avvicinando sempre di più le labbra l’uno con l’altra. Finirono per baciarsi. Quello che successe poco prima, solo loro lo sanno, e rimase un mistero.

“Scè… ma che davere? Questa sere ho viste abbastanzè!” concluse Camo.

Fabio accompagnò Milla a casa, loro due avevano molto in comune. Fin troppo.

Nonno e Camo, invece, tornarono per conto loro.

 

Intanto Paolo stava accompagnando Gina a casa.

“Comunqua… nun sone… forse è meja che nun se semio baciave” disse Gina.

“Perchène? Nun te piasciuo?” chiese Paolo.

“No… mi piasciui però sei anche un belle amiCH…”

“Allore, domani usciama… e vediama come vane…” chiese Paolo.

“Dici? Nun me sente sicure… e poi… domani dicheno che neviche!”

“Non nevica, cretini!” - (Cit.) – “Scuse… nun so nemmene perché l’ho dette… m’è uscite cosìne. Comunqua… che disciua? Ti vane?” disse Paolo.

“Boh… non lo sone… mi sente confuse”

“Dai… nun ti trove bena con mene?” chiese Paolo.

“Sine…” rispose Gina.

“Nun ti facce ridera?” chiese avvicinandosi a lei.

“Sine…”

“Nun mi hai dette che ti piasciuano i miei occhi?”

Ad ogni domanda, Paolo si avvicinava sempre di più a Gina. I due si fissavano le labbra, erano quasi incantati l’uno dall’altra. Erano come due calamite pronte ad unirsi.

“Sine…” disse lei con voce flebile, incantata dalle sue parole

“Nun pensi a mene qualche volte?”

“Sine…”

Le labbra dei due erano quasi attaccate l’una con l’altra, ci sarebbe stato il tempo di una sola altra domanda. E sarebbe stata quella giusta.

“Nun prove le stessa cosa che prove io? Nun te senta coma se ti mancasse il respira? Nun te….”

I due iniziarono a baciarsi.

“Sine.”

*Commento degli autori*

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