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Autore: Tribute    20/01/2013    1 recensioni
-C’è chi è veloce, alcuni sono molto forti, altri più astuti di una volpe. Io e te siamo diversi. Noi siamo cacciatori.-
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV

Mi sveglio tesa, disorientata e confusa. Mi guardo intorno a lungo. Poso lo sguardo sulla poltroncina di velluto rosso davanti a me, contemplando il ragazzo seduto comodamente su di essa. I suoi sorridenti occhi blu, solcati da mille insenature grigie, sono chiusi. Il fresco sole mattutino filtra già dalle spesse tende coordinate alla poltrona. Credo siano circa le 7 di mattina.  E’ stato con me tutta la notte? Vorrei svegliarlo, chiedergli dove mi trovo, chiedergli se mio padre mi ha cercata, ma ha l’aria di chi ha tentato di restare sveglio tutta la notte cedendo alla fine al sonno. A quella visione provo quasi tenerezza. Mi accorgo improvvisamente di avere un certo appetito, dato che ieri  non ho cenato. Resisto all’impulso di cercare la cucina e servirmi da sola, non vorrei passare per maleducata e aspetto che Leigh si svegli. Nel frattempo porto le ginocchia al petto, le circondo con le braccia e ci appoggio il mento sopra. Passa un’ora prima che apra gli occhi.
-Ti sei svegliato finalmente – dico sempre nella stessa posizione.
- Oh merda, mi sono addormentato. Ho dormito tanto? – chiede agitato.
- Volevi restare sveglio tutta la notte? Perché? – chiedo ignorando la sua domanda.
- Si, cioè, avevo paura che ti potesse succedere qualcosa -. Non capisco perché sia così vago.
 - Non ho bisogno di una babysitter e poi scusa, che potrebbe succedermi?- ribatto acida. Come ho già detto, odio dipendere da qualcuno.
- E’ così che mi ringrazi per averti portata via da quell’inferno? – Ha ragione. Lui è stato gentile con me, anche se io non ho fatto altrettanto con lui. Sospiro. Mi manca un po’ l’aria. Adesso avrei solo bisogno di aprire una finestra e respirare un po’ di quell’aria fresca di mattino. Non rispondo, mi limito ad alzarmi ed andare verso le lussuose tende bordeaux. Mentre mi affaccio alla finestra socchiusa, sussurro: - Siamo a casa tua? –
- Si, spero non ti dispiaccia aver dovuto dormire sul divano, ma la mia stanza è al piano di sopra ed ero davvero troppo stanco per portarti su. Mi dispiace – Il suo tono di voce è così dolce, calmo. Credo gli dispiaccia sul serio anche se il divanetto su cui mi ho dormito è davvero confortevole.
Solo ora noto il silenzio in cui è avvolta la casa. E’ deserta, ci siamo solo noi.
-Vivi da solo? –.
Mi guarda incerto. – Si, per il momento si. In realtà mio zio viene a farmi visita per una settimana ogni mese… Sono orfano -. Quest’ultima affermazione mi fa sobbalzare lievemente, è orfano anche lui. Io ho mio papà, ma date le circostanze non conta molto. Si può tranquillamente dire che sono orfana anche io. Sussurro un debole “mi dispiace”, colta alla sprovvista.
-Hai fame? – Domanda allegro come se non fosse successo nulla. Effettivamente si, ho una gran fame. Non sono una persona che riesce a stare a digiuno o anche solo a dieta. Mi piace mangiare. E ora ne ho bisogno.
- A dire la verità si, ho una fame da lupo – gli sorrido amichevole (cosa strana trattandosi di me), e vedo che lui soffoca una grossa risata.  
Lo seguo mentre si avvia in cucina, con passo sicuro e gli occhi sorridenti. Si mette ai fornelli senza dire una parola.
-Ho detto qualcosa di divertente? – domando goffamente.
-No, certo che no. Ti piacciono i lupi? –
-Ma che domande sono? –
-Era solo per fare conversazione – un largo sorriso gli curva le labbra sottili, scoprendo i denti bianchi e perfetti. Lo guardo storto per un paio di secondi.
-Si, credo che siano animali affascinanti, anche se sono più un tipo da gatti che da cani –
-Oh, i lupi sono molto diversi dai cani – mi guarda sorridendo mentre appoggia su un piatto dei soffici pancake dorati.
-Si, suppongo di si – Rispondo incerta, tanto per assecondarlo. Mi porge l’elegante piatto bianco decorato da delle altrettanto eleganti linee dorate, colmo di pancake.
- Questa casa è sorprendente, sei ricco vero? – mi accorgo subito dopo aver finito la frase della sfacciataggine con cui ho detto la frase. Le guance  mi si arrossano evidentemente.
- I miei genitori mi hanno lasciato una bella eredità – risponde sempre sorridente. Mi incanta la sua capacità di mettere a proprio agio le persone, vorrei averla anche io. Non parliamo per il resto del pasto, ci limitiamo a scambiarci sorrisi e sguardi allegri. E’ da molto tempo che non mi sento così leggera, così spensierata. Mi piace stare con lui, è come se mi togliesse un peso dalle spalle. E’ come se riuscisse a portarmi in un altro mondo, un mondo privo di complicazioni e preoccupazioni. Non mi sorprende che un tempo fosse il mio migliore amico.
- Che facciamo tutto il giorno? – chiedo. E’ sabato, oggi non c’è scuola.
- Ti va di venire in un posto? Un posto segreto – chiede eccitato, come i bambini che non vedono l’ora di giocare con gli amici.
-Perché no- sorrido serena. Chissà dove mi porterà, spero sia un posto all’aperto, lontano dalla gente. Lontano dalla mia vita.
   
 
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