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Autore: _Hikari    20/01/2013    2 recensioni
Soffia, urlando al cielo e agli uomini e agli immortali il proprio quesito.
(...) E il fratello sorride, per la prima volta d'un sorriso triste di chi vorrebbe dimenticare.
Ma non può.
{Personaggio accennato: Didyme | Completamente revisionata.}
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aro, Didyme
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Imperium sanguis.'
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Mentre il vento soffia
{di domande senza risposta}.



È spessa, la sua maschera. Di quelle intagliate con cura, dipinte a mano e rifinite con minuzia.
Ad attorniarla sono una serie di parole che vorticano, si levano nell'aria suadenti e gentili, sue compagne fedeli in una danza priva d'epilogo.
E ci sono le risate. Vuote, prive di calore. Loro fanno parte del copione.
C'è anche il palcoscenico. Mura che si stagliano contro un cielo senza confini – un po' come i sogni e le speranze di gloria e ricchezza e potere.
Il sipario però è assente. Non c'è alcun telo color porpora – quello, è stato strappato anni fa. Ridotto a brandelli per un bagliore d'oro e trionfo semplicemente troppo prezioso per non meritare qualche sacrificio.

Una volta, a Volterra, c'era una rosa. Candida, pura. Di quelle che se le si guarda rendono felici senza la necessità d'un altro motivo.
La rosa aveva un sorriso. Luminoso e raggiante.
Poi, una mano – così, in un istante – ne aveva reciso il gambo. Dopo l'aveva sradicata dal terreno.
E quella tanto bella contrazione di labbra era scomparsa.

E adesso, Aro non desidera pensarci, a quel fiore. Semplicemente, fa male. Fa male nonostante il potere. Fa male nonostante tutto.
Eppure, era una di quelle cose che andava fatta. Uno di quegli impedimenti che andavano eliminati.
E nel frattempo la maschera è rimasta, indelebile ed eterea conoscitrice d'una vicenda di fuoco e brama.
Nel frattempo la rappresentazione prosegue il proprio corso. Gli imprevisti sono solo brevi inconvenienti privi d'importanza. Occasioni per giocare, divertirsi come un predatore che si diverte con la propria preda prima di porre termine alla sua esistenza – perché lui è quello che si diverte qualsiasi cosa accada.
Prima dell'ennesimo celere, magnanimo movimento della mano.
Nel frattempo il vento soffia impertinente fra il reticolo di strade, si intrufola tra le torri che si levano maestose, testimoni di un'epoca passata e di un'era presente.
Soffia, e per un istante sembra quasi che quell'insistenza sia rabbia. Una rabbia cieca, una furia acrimoniosa e maligna.
Soffia, urlando al cielo e agli uomini e agli immortali il proprio quesito.
E lo spettacolo prosegue, mentre nessuno riesce a comprenderlo. Mentre loro dialogano per un istante, per il tempo necessario di uno sguardo rivolto alla via.
Il vento soffia, e lo domanda: almeno Didyme sapeva chi fosse suo fratello?
E il fratello sorride, per la prima volta d'un sorriso triste di chi vorrebbe dimenticare. Ma non può.


Edit 11/01/2014: salve a tutti! :)
Per prima cosa ringrazio chi ha recensito la precedente versione della storia e chi l'ha semplicemente letta. Ovviamente, un grazie anche a chi ha aperto questa flashfic solo adesso.
Vi invito a lasciarmi un parere, spero solo che la lettura sia stata di vostro gradimento e di essere riuscita a mantenere il personaggio sufficientemente IC. ^-^
Chissà, forse è inutile il fatto che io l'abbia riscritta, ma mi dava “fastidio” lasciarla qui così com'era.
In ogni caso smetto di tediarvi.
Baci, Dream.

   
 
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