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Autore: Nimel17    26/01/2013    11 recensioni
Emilie è sorpresa dalla pioggia e Robert le dà un passaggio
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emilie de Ravin, Robert Carlyle
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“No! Nononono, non osare, stupido, inutile computer!”
Emilie batté la mano sulla scrivania, freneticamente. Come poteva piantarla in asso proprio nel bel mezzo della nuova puntata di Stargate Universe?
“Ehi, tutto bene?”
Lei serrò gli occhi e pregò improvvisamente che il pc rimanesse nella sua fase di stasi.
“Oh, i soliti problemi. La tecnologia mi odia.”
Robert le sorrise dallo stipite della porta, reggendo due caffè in un bicchiere di cartone. Emilie si sentì la bocca asciutta come il Sahara e non per la sete.
“Sono sicuro di no. Ti ho portato da bere.”
“Grazie.”
Anche se sapeva che le sarebbero poi arrivati decine di messaggi rimproverandole la chiusura forzata del sistema, premette il pulsante di spegnimento del computer.
“Così avrai un casino di problemi, dopo.”
“Questa stupida macchina mi ha stufata. Giuro che mi legge nella mente e fa il contrario di quello che voglio.”
Il cuore di Emilie si sciolse quando vide che Robert metteva ben quattro cucchiai di zucchero nel caffè. Josh l’aveva sempre preso nero e più volte al giorno, e il fatto si ripercuoteva sul suo comportamento.
“Perché sorridi?”
Mentre era persa nei suoi pensieri, lui si era avvicinato e le bastava allungare il braccio pochi centimetri per toccargli il braccio. Non aiutava il fatto che indossasse la maglia bianca e verde che il dottor Rush portava spesso durante gli episodi del telefilm.
“Dovrei chiamarti Nick, oggi.”
Robert sbatté le palpebre, poi abbassò lo sguardo e rise.
“Pensavo non ti piacesse la fantascienza.”
“Non mi piace, infatti.”
Il cervello di Emilie aveva fatto partire l’allarme rosso e lei si diede uno schiaffo virtuale. Cosa voleva dirgli, che aveva voluto vedere la serie perché c’era lui?
“Ma avevo pensato di fare un tentativo. Per vedere se i miei gusti erano cambiati.”
Lui buttò giù una sorsata e lei tirò un impercettibile sospiro di sollievo, appoggiandosi meglio sulla sedia. Notò che Robert si stava lasciando crescere la barba, appena da creare un’ombra scura sul mento. I capelli gli erano cresciuti, sfiorandogli ora il collo e gli spruzzi bianchi erano leggermente più numerosi rispetto a qualche mese prima, ma Emilie non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Contegno, contegno, contegno…
“Sei pronta? Fra un po’ dovremmo provare la scena della riunione tra Belle e Rumpelstiltskin, hanno modificato la vecchia versione.”
Lei annuì e si stiracchiò.
“Vorrei poter dormire. Anzi, vorrei che non mi facessero indossare quei vestiti orribili.”
Lui le diede una leggera pacca di consolazione.
“Se ti aiuta a stare meglio, sei molto carina lo stesso.”
Gli sorrise, facendo una fatica enorme per non arrossire.
“Sei troppo gentile, ma aspetta a vedere come mi ridurranno i capelli.”
Robert rise, scoprendo i denti bianchi, ed Emilie deglutì silenziosamente, stringendo forte i bordi della sedia per resistere alla tentazione di prendergli la testa e baciarlo in meno di un secondo.
Lo guardò allontanarsi, poi si appoggiò allo schienale, respirando profondamente e prendendo un giornale per farsi aria.  Le guance erano caldissime e nel suo stomaco non c’erano farfalle, ma sciami di api. Per distrarsi, riaccese il computer, ma trovò scritto il prevedibile messaggio d’attesa di rinvio, che sarebbe incominciato entro pochi minuti. Sapendo bene cosa voleva significare, si prese il viso tra le mani e sbuffò.
“Merda!”
 
Come previsto, Emilie si sentiva un disastro: la parrucca era spettinata fino all’inverosimile, da indossare le avevano dato una specie di camicia da notte gigante, un golfino di lana e ciabatte da ospedale. Si chiese come facesse Gold ad essere attratto da Belle persino in quel momento, in cui lei avrebbe voluto solo rinchiudersi in uno stanzino o coprirsi la faccia con un sacchetto.
“Mi scusi… è lei il signor Gold?”
“Sì, sono io, ma ho paura che il negozio sia chiuso.”
Robert si voltò e lei poteva leggere lo sconcerto nei suoi occhi, assieme ad una certa luce ferita. L’intensità del suo sguardo le bloccò la gola, così le sue parole uscirono più esitanti di quanto intendesse.
“Mi è stato detto di cercarla…”
Lui stava avanzando verso di lei, piano, ma questo non cambiava che il suo cuore stava battendo esageratamente veloce.
“E… di dirle che Regina mi ha imprigionata. Significa qualcosa per lei?”
La mano di Robert le afferrò la spalla, stringendola leggermente, ed Emilie si trovò a desiderare che si trattasse di qualcosa di diverso del suo braccio.
“Sei reale… sei viva.
Il suo sussurro era incredulo, ma così pieno di reverenza, che lei fece fatica a ricordarsi la sua battuta successiva.
“Mi è stato detto anche che mi avrebbe…. Protetta?”
Gli occhi color cioccolata di Robert s’inumidirono e lui la strinse in un abbraccio esclusivo, serrato, come se avesse paura che lei svanisse. Emilie avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi, lasciarsi andare e sciogliersi completamente, ma ricordò a se stessa che era solo una scena.
Solo una scena.
“Oh, sì…. Sì, ti proteggerò.”
A malincuore, lei arretrò e si allontanò da lui.
“Mi scusi, ma ci conosciamo?”
“No, ma ci conosceremo.”
“Stop!”
Si voltarono entrambi verso la cinepresa, Robert sorridendo ed Emilie sentendosi ancora confusa.
“Ci fermiamo qui per oggi. Ci vediamo domani per le prossime riprese, mi serviranno solo Jared, Lana, Jennifer e David. Robert, Emilie, voi verrete dopodomani.”
“Bene.”
“Sicuro.”
“Complimenti, avete sciolto cuori con questa scena.”
Lei arrossì e lui sogghignò, evidentemente prendendolo come uno scherzo. Si toccò la parrucca, improvvisamente imbarazzata dal contatto che avevano avuto, nonostante fosse tutt’altro che il primo.
“Scusatemi, vado a cambiarmi.”
Si diresse verso il camerino più in fretta che poté senza correre e una volta dentro si chiuse la porta a chiave, appoggiandosi con un sospiro.
Doveva smetterla di far entrare i suoi sentimenti per Robert nel suo lavoro. Appena realizzò il pensiero che aveva formulato, le si gelò il sangue nelle vene per la paura: sentimenti? Lei aveva solo una stupida cotta, non sentimenti!
Gli occhi le si inumidirono, sconfortata. Maledizione.
Iniziò a togliere il trucco con forza, con il solo risultato di arrossarsi la pelle come se si fosse scottata. Davanti agli occhi rivedeva sempre Robert che le veniva incontro e l’abbracciava, il suo profumo leggero di fumo e menta ancora sotto le sue narici. Si spazzolò i capelli, felice che le fossero cresciuti un po’. Aveva l’impressione che le stessero meglio.
Fece per prendere la crema per il viso, ma le sue dita incontrò il vuoto. Cercò il barattolo con le sopracciglia aggrottate, fino a quando si ricordò che l’aveva finita quella mattina. Si batté la fronte con la mano e guardò l’ora. Se faceva un salto veloce al negozio più vicino, sarebbe tornata prima che iniziasse a piovere, visto che il suo ombrello era rotto e strarotto. Ma perché si dimenticava sempre di comprarne uno nuovo?
Si mise in fretta e furia un paio di jeans e un maglioncino, l’impermeabile e la borsa. Dentro c’era l’ombrellino sbrindellato, ma era meglio di niente. Era già sulla porta di uscita degli studios quando la voce di Robert la fermò:
“Ehi, Em, dove vai?”
“A prendere un paio di cose.”
“Non sai che fra poco si scatena un temporale, qui?”
“Tornerò prima che piova. E poi, ho l’ombrello.”
Arrivò alla profumeria che le nuvole avevano appena iniziato a scurirsi, così la sua attenzione calò e si perse dietro ai nuovi prodotti. Si prese una crema antirughe, una idratante, il nuovo profumo della Wonderstruck, due o tre bagnoschiuma e uno smalto, tutto per accorgersi, quando alzò lo sguardo, del vento fortissimo e della pioggia fitta che dominavano la scena fuori della vetrina.
Pagò senza fiatare e uscendo aprì il suo inutile ombrellino, preparandosi alla furia degli elementi. Dopo mezzo minuto era già fradicia e dopo due minuti le dita erano diventate insensibili.
“Serve un passaggio?”
Vicino al marciapiede si era affiancata una vecchia Cadillac, ma in un primo momento Emilie non riuscì a distinguere chi ci fosse al volante. Riconobbe la sciarpa.
“Robert, sei tu?”
“Non conosco nessun altro che esca con questo tempo per una scervellata. Dai, sali.”
Lei obbedì veloce e arrossì per l’imbarazzo.
“Scusa, ti sto bagnando tutto il sedile…”
“Non ci crederai, ma l’avevo messo in conto.”
Le prese l’ombrello e lo gettò fuori dal finestrino.
“Ehi, che fai?”
“Sei un’attrice famosa e vai in giro con quella cosa bucata e inutile?”
“Mi dimentico sempre di prenderne un altro.”
Robert parcheggiò la macchina vicino agli studios, sospirando.
“Aspettiamo qualche minuto che ti scaldi, fra un po’ dovrebbe smettere.”
Emilie cercò di bloccare la mano che si stava allungando verso la sua sporta, ma lui aveva già iniziato a sbirciare gli acquisti.
“Vediamo se il bottino è stato degno dell’avventura.”
Lei avrebbe voluto sprofondare, quando vide che la prima cosa che era stata tirata fuori era la crema antirughe. Robert la guardò con un’espressione per metà accuratamente impassibile, per metà esasperata.
“Sul serio, Em?”
Si rigirò il barattolo tra le dita, accendendo contemporaneamente la lucetta interna della macchina.
“Dunque, vediamo, estratto… di veleno d’api?”
Emilie sbuffò e tentò di riprendersi ciò che era suo, ma lui aveva alzato il braccio all’indietro.
“Per le rughe? Cazzo, Em, ma inizi già a preoccuparti delle rughe?”
“Ho trent’anni e da due uso questa crema, è molto utile.”
“Oh, Signore.”
Lei riuscì ad afferrare la confezione un istante prima che lui la buttasse nel cestino lì vicino, ma così facendo si sbilanciò e cadde addosso a Robert, la schiena sulle sue ginocchia e la testa appoggiata alle sue braccia. Sbatté le palpebre, nel vedere gli occhi di lui così vicini. Non si era mai accorta che avevano delle pagliuzze rosso-ambrate in fondo all’iride, ma le ricordò moltissimo lo sherry messo nella cioccolata calda. Alzò una mano per sfiorargli i capelli che gli erano caduti sulla fronte e lui posò la testa sul suo palmo, per poi scendere e trasformare il tocco in una carezza.
La sua pelle era più morbida di quanto avesse pensato, per niente ruvida nonostante l’ombra della barba.  Alzò la testa e fermò la bocca a pochi millimetri dalla sua, dandogli la possibilità di scegliere.
Le labbra di Robert presero possesso delle sue subito e senza esitazione, stringendola e accarezzandole la lingua con la sua, mordicchiandole il labbro inferiore mentre intrecciava le dita nelle sue ciocche bagnate e ondulate.  Se Emilie non fosse stata già seduta, sarebbe caduta, visto il tremore che le pervadeva le gambe. Non era una novellina, era stata sposata, ma Josh non l’aveva mai fatta sentire così bene, né tantomeno con un solo bacio.
Sentiva caldo dove passava la mano di lui, lungo la gamba, sul fianco, sul seno per poi stringerlo con delicatezza. La sua schiena s’inarcò automaticamente, lasciandosi scappare un gemito, ma all’improvviso si sentì libera.
Libera dalla sua bocca, dalle sue braccia, dalle sue mani. Non era libera, era vuota.
“Robert….”
“Mi dispiace, Emilie. Questo… questo non sarebbe dovuto accadere.”
 
 
 
Angolo dell’autrice: una seconda avventura Robelie!  Non vi preoccupate, non finirà certo qui! Buona serata!
  
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