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Autore: C_Lennon    27/01/2013    3 recensioni
Non sono più padrone del mio corpo. Mi sembra di avere un disco inserito nel cervello che mi fa rivivere un momento confuso della mia vita(...). Faccio un passo, poi un altro. Sento la mia voce gridare un nome, ma è confusa, come ovattata.
-Cell!-(...)
1° classificata al contest 'Quasi un altro' indetto da Kirame27
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cell, Gohan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Vegetina99
Rating: Verde
Genere: Triste, introspettivo
Pacchetto: Oceano
Personaggio: Gohan(grande)
Titolo: Nightmare
Lunghezza storia :one shot
note: I love it, and I hope the same of you!


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Non sono più padrone del mio corpo. Mi sembra di avere un disco inserito nel cervello che mi fa rivivere un momento confuso della mia vita, provando sensazioni e compiendo movimenti involontari. Dentro di me la rabbia scorre incontrollata, senza un preciso motivo, so solo che deve essere così. Faccio un passo, poi un altro. Sento la mia voce gridare un nome, ma è confusa, come ovattata.
-Cell!-
Cell?Com’è possibile? Quel mostro l’ho già eliminato alla fine del torneo, sei anni fa…
Intanto, mentre l’insetto mi deride, la rabbia aumenta ancora, la sento scorrere nel corpo, impossessarsi dei miei arti e cancellare dalla mia mente quel minimo di razionalità che mi resta.
-Giuro che non ti perdonerò mai!-
Gli urlo contro tutto il mio odio. Ormai ho il controllo del mio corpo e, come quel giorno di tanti anni fa, mi metto in posizione. O almeno ci provo. Il braccio sinistro non risponde ai miei comandi. Mi giro ad osservarlo per vedere la situazione e per poco non svengo. Il braccio è sicuramente rotto, ma non è quello ad aver attirato la mia attenzione: esso infatti sembra ristretto, più corto del solito; anche i vestiti sono strani, diversi dalla mia tuta da combattimento nuova, quella regalatami da Kibithoshin…
È la tuta che usavo da piccolo, quella simile al completo di Junior.
Ho capito. Ora so cosa fare. Urlo più che posso, cerco di fare sentire la mia rabbia fino ai recessi dell’universo, aumentando l’aura e rilasciando energia. Oramai dovrei essere abituato a trasformarmi, ma per me è sempre una sensazione nuova, come se mi facessi attraversare da una folgore, senza provare dolore ma ricaricandomi. D’un tratto il fiatone scompare e le ferite smettono di pulsare. Il braccio non da lo stesso segni di vita, ma non mi importa. Mentre apro la mano destra mi viene in mente il viso di papà mentre poggiava le dita della mano sinistra verso quel mostro che ora mi stava davanti e si portava quelle della mano destra sulla fronte.
-KA…ME…
Si era sacrificato per noi, senza sapere che la sua morte sarebbe stata vana, che quell’essere schifoso-perché non c’erano altre parole per definirlo se non quella-sarebbe ritornato e avrebbe distrutto i suoi amici.
-HA…ME…-
La sfera di è pronta per essere lanciata dalla mia mano, l’energia azzurrina mi solletica il palmo mentre mi concentro sull’obbiettivo, cercando di non badare ai ricordi che mi scorrevano  davanti agli occhi.
Papà che mi salvava mentre cadevo, papà che mi spronava ad allenarmi, papà che mangiava come un mammuth…
Poi era arrivato Freezer, che, lentamente, si era insidiato nelle loro vite, rovinandole…
Radish mi rapisce. Papà che muore, Junior che mi rapishe, che diviene lentamente mio amico, che si sacrifica per me; Crilin muore, papà si trasforma, Junior si salva…
In un attimo la terra viene salvata, ma una nuova minaccia è all’orizzonte…

Arrivano i primi cyborg, il 19 ed il 20, ed ecco che si presentano anche i primi sintomi della malattia di papà; Vegeta sveglia i cyborg 17 e 18 che distruggono Gero e ci danno filo da torcere; arriva Cell, che uccide moltissime persone ed, alla fine di questo eccidio vengono ingeriti anche i due ribelli; papà ritorna dopo essere guarito scoprendo la morte di Trunks, e subito scompare di nuovo, portando con se Cell, senza sapere che l’essere perfetto si sarebbe rigenerato. Ed ora sono qui, davanti alla causa di tutte le lacrime che avevo versato in quegli anni, la causa, insieme a Freezer, della mia infanzia bruciata troppo in fretta. Una lacrima mi scappa solitaria da un angolo remoto dell’occhio, mischiandosi al sangue.
-HAAAAAA!!!-
Il nemico restituisce l’onda con altrettanta energia ed il mio viso viene sferzato dall’energia creatasi durante la collisione dei due raggi.
È uno scontro alla pari, nessuno sembra vincere, ma l’esito della battaglia è già scritto. Ho già vissuto una volta questa situazione e, fidatevi, una cosa del genere non te la cancelli dalla memoria facilmente…
Manca solo una cosa: papà!
Perché non viene a salvarmi come l’altra volta, sei anni fa?
Perché non mi aiuta?
Io da solo non ce la faccio! L’energia emanata da Cell è troppa, un oceano in confronto al mio misero mare. Inoltre il mio corpo non mi reggeva più in piedi, senza contare lo sforzo mentale che comportava il confronto.
Alla fine mi lascio andare a quella luce che preme  per inghiottirmi; la sento penetrarmi attraverso la pelle, fondersi con me fino a disintegrarmi, ma quando tutto finisce non vedo la luce che mi aspettavo, vedo solo il nero più assoluto.
Lentamente, mi osservo le mani. Sono tornato adulto, ma la paura e la rabbia ci sono ancora, in continuo aumento dentro di me.
Una risata comincia a propagarsi da un angolo remoto della stanza.
Inizio a correre in direzione opposta alla risata, che mi rimbomba nelle orecchie come il rullo di mille tamburi.
Tutto attorno a me comincia a girare,sempre più vorticosamente mentre vedo i corpi esanimi delle persone che amo sfilarmi davanti agli occhi.
Crilin, Mamma, Goten, Bulma…tutti quanti.
Anche Junior era stato disintegrato dalla furia di Cell.
Il pianeta terra era stato distrutto, insieme a tutti i suoi abitanti, ed è tutta colpa mia.
 
                                                                    ***
Mi sveglio in una pozza di sudore, le coperte sono ormai cadute dal letto, la testa mi pulsa e la gola brucia, irritata da un urlo che la blocca.
Soprattutto un immagine mi è rimasta negli occhi.
Una donna ed una bambina mai viste prima, tutte e due con i capelli scuri a caschetto.
La più grande dimostrava circa la mia età e, nonostante la morte fosse già calata su di lei, rimasi ammaliato dall’azzurro dei suoi occhi spalancati.
L’altra era una bimba, avrà avuto sui tre anni e, nonostante non la conoscessi mi ispirò subito un grande affetto.
Mi scosto una ciocca di capelli sudati dagli occhi e mi rimetto a letto.
Solo pochi anni dopo ho scoperto che si chiamavano Videl e Pan e che erano mia moglie e mia figlia.

 
 
   
 
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