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Autore: Eowyn 1    01/02/2013    12 recensioni
« Che noia… che si fa? »
« Tu hai in mente qualcosa? »
« Non lo so, ma propongo di trovare al più presto qualcosa da fare, altrimenti qui ci addormentiamo. »
« Io voglio un’avventura, un’avventura! » reclamò il piccolo Kili.
Perché, quando si discende dalla linea di Durin, rimanere per troppo tempo senza mettere alla prova il proprio coraggio può diventare noioso...
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Carmaux_95, che sta leggendo tutta la mia long sul Signore degli Anelli, e a Tigre Rossa, che si è letta tutte le

Dedicata a  Carmaux_95, che sta leggendo tutta la mia long sul Signore degli Anelli, e a Tigre Rossa, che si è letta tutte le mie fan fiction sul Signore degli Anelli. Siete fantastiche, grazie per aver sopportato tutti i miei “scleri”, devo ancora capire come abbiate fatto! J

Detto questo, vi lascio alla fan fiction. Volevo solo precisare che Fili e Ilrin (la loro amica) hanno 9 anni, mentre Kili 4. Ci risentiamo alla fine per eventuali chiarimenti ;)

 

 

 

AVVENTURE SUI MONTI AZZURRI

OVVERO: COME FILI E KILI RISCHIARONO PIÙ DI UNA VOLTA DI ROMPERSI L’OSSO DEL COLLO

 

« Che noia… che si fa? » domandò Ilrin annoiata.

« Tu hai in mente qualcosa? » fece di rimando Fili mentre se ne stava appollaiato sul ramo basso di un albero, osservando con noncuranza le nuvole che si rincorrevano velocemente nel cielo terso sopra i Monti Azzurri.

« Non lo so, ma propongo di trovare al più presto qualcosa da fare, altrimenti qui ci addormentiamo. » sbuffò lei.

« Io voglio un’avventura, un’avventura! » reclamò il piccolo Kili. Aveva quattro anni e, come ogni fratello minore che si rispetti, seguiva l’adorato fratello maggiore ad ogni passo che questo faceva.

« Kili, te l’ ho già detto, non è che le avventure spuntano fuori così, puff, come funghi! » borbottò di nuovo Fili.

« Sì, ma non spuntano fuori nemmeno se stiamo qui a non fare niente! Andiamo a cercarcele, no? » propose Ilrin.

« Ma possibile che voi due siate sempre d’accordo? » domandò Fili con un po’ di fastidio.

« Se il tuo fratellino ha delle idee geniali, cosa ci posso fare? »

Kili guardò la ragazzina con gratitudine: « Lo so, sono troppo forte! » esclamò poi battendosi il petto con un pugno.

« No, sei troppo pulce! » replicò Fili, guadagnandosi una linguaccia da parte di Kili, ma il piccolo non se la prese, sapeva che suo fratello scherzava e che faceva sempre così quando c’era in giro Ilrin, e questa era una cosa che Kili proprio non riusciva a spiegarsi! Perché mai il suo fratellone assumesse un’aria così saccente quando la loro amica era nei paraggi, per lui era proprio un mistero.

« Allora voi due! Invece di litigare aiutatemi a pensare a dove possiamo andare a scovare un’avventura! » li riprese lei.

Kili si sedette a terra a gambe incrociate, appoggiando il mento su una mano e giocherellando con l’altra con un filo d’erba, spremendosi le meningi alla ricerca di un’idea. Ilrin si appoggiò al tronco dell’albero sul quale Fili rimaneva intento a fissare il cielo.

I tre rimasero per lunghi minuti in silenzio, assorti nei loro pensieri, quando finalmente Kili sussultò, illuminandosi in volto e saltando in piedi: « Le Grotte Abbandonate! » urlò.

Per poco Fili non cadde dall’albero per la sorpresa mentre Ilrin, a sua volta, si illuminava in volto.

« Kili, sei piccoletto ma sei un genio, te l’ho già detto? » esclamò.

« Sì, me l’hai detto poco fa! »

« Non fa niente, sei talmente tanto geniale che te lo ridico! Sei-un-genio! » sillabò Ilrin, scompigliando i capelli del piccolo nano.

« E io invece dico che voi siete matti! Le Grotte Abbandonate, ma dico io, Kili! Sai che se Thorin scoprisse che ci siamo entrati ancora ci disedererebbe? » li riprese Fili.

« Dise… che cosa? » domandò Kili, quindi si rivolse a Ilrin « È una brutta cosa quella che ha detto? »

La ragazza però non gli diede retta, ma si diresse a grandi passi verso Fili che ora stava a cavalcioni del ramo: « Da quando avete paura di vostro zio, mio Principe? »

Ilrin sapeva che Fili si innervosiva quando gli dava del voi e lo chiamava in quel modo, e soprattutto sapeva che odiava quando qualcuno insinuava che lui avesse paura di qualcosa.

« Io non ho paura proprio di niente, chiaro? » sibilò lui, cercando di mantenere la calma.

« Oh, non si direbbe! »

« Sai che non è così. »

« E allora andiamo in quelle grotte, no? »

« Ilrin, lo sai che… »

« Perfavooooore! »

« Ho detto di no! » esclamò risoluto Fili e incrociò le braccia sul petto con aria soddisfatta, credendo in questo modo di essere riuscito a chiudere la questione.

« Oh beh, vorrà dire che racconterò agli altri nostri amici che il Principe Fili teme suo zio più di ogni altra cosa. »

« Che?! » per poco il nano non cadde dall’albero « Tu non lo farai. »

« Oh sì, invece, e lo sai! »

Il ragazzino emise un grugnito: « E va bene, ma se succede qualcosa, sappi che la colpa andrà tutta a te, intesi? »

« Certo, mi assumo io tutta la responsabilità! » esclamò lei entusiasta, e stava per iniziare a correre verso l’ingresso delle Grotte Abbandonate, quando si volse di nuovo verso Fili, afferrò il piede che questo teneva a penzoloni dal ramo e gli sussurrò: « Mio Principe! »

Fili perse l’equilibrio e cadde di schiena dall’albero.

« Scappa perché se ti prendo me la paghi cara questa volta! » urlò il ragazzino massaggiandosi la schiena.

« Coraggio Kili, un’avventura ci aspetta! Vieni! » gli urlò la ragazza.

Ma il piccolo era troppo impegnato ad osservare con aria scioccata il fratello più grande: « Sapete… siete proprio strani voi due! » disse, guardandoli con gli occhi spalancati.

« Zitto pulce e muoviti, o rimani indietro come al solito! » disse Fili prendendo per mano il fratellino e accompagnandolo lungo il fianco della montagna, seguendo Ilrin che saltellava come uno stambecco da una roccia all’altra, salendo verso l’entrata delle Grotte.

 

« Fili, Kili! » erano in marcia da dieci minuti, quando una voce li fece sussultare. Si trattava di Balin, che insieme ad altri nani era in spedizione di ricognizione lungo il fianco della montagna. Non che ci fosse granché da controllare, in quella zona i Nani avevano finalmente trovato un po’ di pace dopo la lunga ricerca di una nuova casa, a causa dell’attacco di Smaug il Terribile, ma Thorin voleva che il territorio fosse comunque controllato a dovere. Lui e la sua gente avevano già perso la casa una volta, non voleva che ciò accadesse di nuovo per una loro leggerezza.

« Balin! » esclamò Fili, e fece un leggero inchino di riverenza al nano, grande amico e fedele consigliere di suo zio. Kili lo imitò e presto Ilrin, che si trovava più avanti rispetto a loro, li raggiunse.

« Oh Ilrin ci sei anche tu! Dove andate di bello? »

I tre ebbero un secondo di panico: non potevano dire a Balin dove si stavano dirigendo, o gli avrebbe categoricamente impedito di recarsi alle Grotte Abbandonate, senza contare la lavata di testa che avrebbero poi ricevuto dallo zio.

« Facevamo una passeggiata! » si inventò al momento Fili.

« Sì cercavamo… farfalle! » esclamò Ilrin, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Fili.

« Farfalle? » domandò Balin sorpreso.

« Sì vedi il… il piccolo Kili voleva vedere la famosa farfalla Testa di Morto! » spiegò ancora Ilrin.

Sul viso di Kili si dipinse un’espressione interrogativa, ma Fili gli lanciò uno sguardo di ammonimento e il piccolo non disse nulla.

« Uhm, la farfalla Testa di Morto… » borbottò Balin lisciandosi la barba con una mano, completamente assorto nei suoi pensieri. L’espressione dell’anziano amico dello zio fece temere a Fili che egli avesse compreso che gli stavano nascondendo qualcosa.

« Sì, sì e stiamo andando a cercarla! » continuò a mentire Ilrin.

« Beh, divertitevi allora! » esclamò quindi il nano, tornando alla sua aria gioviale con grande sollievo di Fili « E vedete di non cacciarvi nei guai! »

Fili, Kili e la ragazza sorrisero e, dopo averlo salutato, scapparono via il più in fretta possibile.

« Che si fa? » domandò piano Ilrin quando furono sufficientemente lontani.

« Beh, direi che per ora prendiamo un altro sentiero… sono certo che Balin ci terrà d’occhio finché non scompariremo dalla sua vista. Non dobbiamo fargli capire dove siamo diretti. Seguitemi! » detto questo, Fili passò in testa al gruppetto e prese una via opposta rispetto a quella che conduceva alle Grotte Abbandonate. Così avrebbero allungato un po’ la strada, ma almeno Balin non avrebbe sospettato che si stavano dirigendo dove non avrebbero dovuto.

« Che cos’è la farfalla Testa di Morto? » domandò dopo un po’ Kili che, come ogni bambino della sua età, registrava qualunque cosa i “grandi” dicessero.

« È una farfalla che sulla schiena ha un simbolo bianco che assomiglia al teschio di una persona, per questo viene chiamata così. » spiegò Ilrin. Kili ascoltò con attenzione, per poi rimanere in silenzio con aria assorta e gli occhi che brillavano.

« Certo che avresti potuto inventarti una scusa un po’ più intelligente! » le fece notare Fili.

« Dovresti ringraziarmi invece! E ringraziare anche mio nonno che mi insegna tutte queste cose! E poi io almeno mi sono saputa inventare qualcosa! Tu sei solo stato capace di dire che stavamo facendo una passeggiata! »

« Beh, era molto più credibile! » esclamò Fili a due centimetri dal viso della ragazza.

« No che non lo è! »

« Oh sì che lo è! »

« No! »

« TI HO DETTO DI Sì! »

« Ho deciso! » dichiarò il piccolo Kili interrompendo il litigio « Voglio una farfalla Testa di Morto come animale domestico! »

« Ma… le farfalle non si possono addomesticare! » gli fece notare Ilrin.

« Ma io ci riuscirò lo stesso! Da grande farò il domatore di farfalle! »

La ragazza guardò con tanto d’occhi il piccolo, che stava con un pugno sollevato in segno di vittoria e determinazione: « Ma come fa ad inventarsi certe cose? » domandò a Fili.

« Non lo so, ma ha una grande immaginazione. » quindi si diresse verso il fratellino e se lo caricò in spalla « Andiamo domatore di farfalle, o con quelle gambette corte non ci starai dietro! »

« Io non ho le gambette corte! » reclamò Kili tirando un pugno in testa al fratello.

 

Camminarono per una buona mezz’ora, superando piccole cascate che scendevano lungo il fianco della montagna e saltando da una roccia all’altra. Kili, sempre sulle spalle del suo fratellone, ogni tanto tirava i capelli di Fili quando questo gli faceva prendere qualche scossone, ma il fratello maggiore non reclamava mai, era abituato a quel tipo di torture.

Quando finalmente giunsero davanti all’entrata delle Grotte Abbandonate, era già pomeriggio inoltrato.

« Sarà meglio sbrigarci… se vogliamo fare un giro là dentro e tornare in tempo per cena, o nostra madre si insospettirà. » disse Fili senza riuscire a staccare gli occhi dall’entrata.

« E lo zio Thorin ci sgriderà. » completò Kili « Ma perché i grandi sono così… insomma non sanno divertirsi. »

« Forse perché quelle grotte sono pericolose, e il pericolo per loro non è divertente! » spiegò Fili.

« Ma che pericolo vuoi che ci sia?! » esclamò Ilrin, saltando agilmente su una roccia « Suvvia, cosa mai ci sarà lì dentro? A parte qualche topo morto? »

« Beeeeellooooo! » esclamò Kili con gli occhi che brillavano. Ilrin storse il naso.

« Non è per quello che potrebbe esserci. Non penso che ci sia qualcosa, credo solo che siano pericolose, ecco perché non vogliono che ci andiamo. » spiegò Fili « Lo zio ci ha spiegato che, quando sono arrivati qui sui Monti Azzurri, hanno rinunciato a costruire delle gallerie in questa zona perché le rocce franavano all’interno dei cunicoli. Alcuni nani hanno addirittura perso la vita. »

« Ma noi non ci spingeremo fin nel cuore della montagna, resteremo qui vicino all’entrata! » disse Ilrin. Ma Fili continuava a non essere convinto.

« Allora, cosa devo raccontare agli altri? Che avevi paura dei fantasmi dei nani che sono morti là dentro o che… »

« Va bene, va bene! » sbuffò Fili spazientito « Entro! Ma ti ricordo che… »

« La responsabilità è mia, lo so! » disse Ilrin facendogli il verso « Andiamo? »

E con il sorriso superò l’entrata delle Grotte.

Kili tirò una ciocca di capelli del fratello: « Fa-fantasmi? »

« Uff, tutte cavolate! Non crederai mica ai fantasmi? »

« No ma… posso restare sulle tue spalle? »

Fili sorrise: « Ma certo, rospetto! »

« E non sono un rospetto! Sono un domatore di farfalle! »

 

Così, i tre entrarono nella Grotta, e iniziarono ad esplorare le gallerie che si dipanavano verso il cuore della montagna. Procedettero seguendo il cunicolo principale perché era quello che riceveva maggiormente la luce dall’esterno, ed evitarono le aperture laterali per non rischiare di perdersi.

Le pareti erano umide e in alcuni punti alcune gocce di acqua scendevano dal soffitto creando un ambiente particolarmente umido e al contempo freddo. Kili rabbrividì sulle spalle del fratello maggiore. Dal canto suo, Fili poneva attenzione ad ogni passo che faceva, cercando di non scivolare sul pavimento bagnato, mentre Ilrin procedeva spedita, senza farsi troppi problemi.

« Fai attenzione! La luce diminuisce e potremmo non accorgerci di qualche spaccatura nel terreno. » la ammonì Fili. Ma lei non fece caso più di tanto alle ammonizioni dell’amico, e continuò a camminare noncurante dei pericoli che avrebbero potuto esserci.

A mano a mano che procedevano, il soffitto cominciò ad abbassarsi e Fili fu costretto a far scendere dalle spalle il fratello, che subito si ancorò alla mano del maggiore.

« Forse è il caso di tornare indietro, non si vede quasi più niente! » propose Fili.

Ma Ilrin lo zittì sollevando una mano: « Aspetta… non senti anche tu un rumore? »

I tre rimasero immobili e in silenzio, solo a quel punto anche Fili e Kili udirono un rumore attutito provenire poco lontano dal luogo in cui si trovavano.

« Un fa… fantasma? » bisbigliò Kili stringendo la mano del fratello, ma cercando di non permettere alla sua voce di tremare. Era pur sempre un Nano, nipote nientemeno che di Thorin Scudodiquercia, figlio di Thrain, figlio di Thror, e discendente della stirpe di Durin… e pur non capendo ancora bene cosa significasse tutta quella pappardella che ogni giorno sua mamma gli ripeteva, Kili sapeva perfettamente che tutto ciò doveva avere un significato importante (lo capiva dalla fierezza con cui la madre ogni volta glielo diceva) e sapeva quindi che, chi poteva vantare quei titoli, doveva difendere con orgoglio quella fierezza che animava il volto di Dís quando ripeteva i nomi dei suoi antenati.

Dunque no, Kili non avrebbe permesso alla sua voce di tremare e nemmeno si sarebbe messo ad urlare. Potevano anche arrivare tutti i fantasmi di quel mondo, ma lui sarebbe rimasto al fianco di suo fratello, e li avrebbe combattuti, anche se non sapeva bene come, ma li avrebbe combattuti.

« Non c’è nessun fantasma Kili… » gli rispose Fili mentre un brivido gli percorreva la schiena « Andiamo! »

I tre iniziarono a muoversi il più silenziosamente possibile verso il luogo da cui proveniva il rumore. Ilrin, che fino a quel momento era stata in testa al gruppetto, passò alle spalle di Fili, e Kili stava ormai stritolando la mano del fratello maggiore, mentre continuava a ripetersi, dentro di sé, che per nulla al mondo si sarebbe dimostrato spaventato, perché suo fratello era lì e non aveva paura, li stava conducendo verso quel rumore sconosciuto, eppure non aveva paura.

Quel che Kili non sapeva, era che Fili aveva paura quanto lui, ma stringeva la mano del fratellino e dentro di sé si ripeteva che non doveva far capire a Kili e a Ilrin che aveva paura, perché lui era il più grande, e il diretto successore al Regno sotto la Montagna, e doveva essere coraggioso.

Procedettero per qualche metro più in profondità, quando improvvisamente il tunnel svoltò verso sinistra: il rumore proveniva esattamente da dietro la curva.

Fili si appiattì contro la parete di roccia: gocce di sudore freddo gli colavano lungo la schiena e l’umidità di quel luogo non aiutava certo a migliorare la situazione, tanto meno quando si appoggiò alla parete bagnata e la tunica gli si appiccicò alla schiena. Proprio in quel momento, uno spiffero d’aria fredda, proveniente da dietro l’angolo, fece rabbrividire i tre.

Fili si sporse oltre la svolta, quel tanto che gli permettevano i suoi compagni: Kili lo teneva per una mano mentre con l’altra era saldamente ancorato ai suoi pantaloni a livello del ginocchio, ed Ilrin gli stritolava nervosamente una spalla.

« Che c’è? Cos’ hai visto? » gli domandò la ragazzina in un sussurro.

Fili si voltò verso di loro e avvicinò l’indice alle labbra facendogli cenno di tacere. Sia Ilrin che Kili si immobilizzarono con un’espressione spaventata dipinta sul volto.

« Che… cosa c’è? » bisbigliò la ragazza quasi senza voce, una goccia di sudore le scese lungo la tempia.

« Qualcosa, o qualcuno! » rispose Fili movendo solo le labbra.

Kili deglutì a vuoto e si strinse ancora di più al fratello, abbracciandogli la gamba.

« Dimmi che non è un fantasma! Avevo detto che qui non c’erano fantasmi! » piagnucolò.

« Ora io vado di là e lo colgo di sorpresa! »

« No Fili aspett… » ma Ilrin non fece in tempo a finire di parlare, che lui era già saltato oltre la curva, urlando come se si stesse lanciando in mezzo alla battaglia mentre Kili, ancora appeso alla sua gamba, urlava a sua volta, ma di paura.

Dietro alla parete, Ilrin strinse gli occhi e si acciambellò contro la roccia fredda, in attesa che accadesse il peggio, ma nessun rumore proveniva da dove si trovava ora Fili, se non una leggera, sommessa risata, che lentamente si fece sempre più forte per poi scoppiare e rimbombare per tutta la galleria.

Esterrefatta, Ilrin spalancò gli occhi e si affacciò oltre la curva per vedere cosa stesse succedendo, trovandosi davanti Fili piegato in due, che rideva come un matto.

« SI PUÒ SAPERE COSA CAVOLO TI è SALTATO IN TESTA? » gli urlò lei rossa in viso per la vergogna.

Kili, dal canto suo, era ancora attaccato alla gamba del fratello con gli occhioni lucidi e il magone che gli stringeva la gola.

« E non vedi che hai terrorizzato tuo fratello? » gli fece notare lei.

Solo allora, Fili smise di ridere e abbassò lo sguardo sul suo fratellino.

« Kili è… tutto ok? Stavo solo scherzando! Non c’è nessun fantasma. Io non volev… »

Ma Kili non lo lasciò finire di parlare, ci aveva provato, si era trattenuto, aveva resistito fino a quel momento, ma a quel punto non ce la fece più. Scoppiò a piangere in preda ai singhiozzi. Si staccò dalla gamba di Fili e si coprì il volto con le mani cercando di nascondersi, come se quello bastasse a non far capire che stava piangendo, ma l’emozione era stata troppo grande e non riusciva più a controllarla.

« Dai Kili, coraggio! Tuo fratello stava solo scherzando, non c’è nessun fantasma! » cercò di consolarlo Ilrin, inginocchiandosi di fronte a lui e accarezzandogli la testa, quindi lanciò un’occhiataccia a Fili che, con un’espressione colpevole dipinta sul volto, osservava il fratellino piangere disperato.

« Sei uno stupido! Non vedi che lo hai terrorizzato? » lo rimproverò la ragazzina.

Fili non le diede retta, ma si abbassò e scostò le manine di Kili che il bambino premeva con forza sugli occhi, nel tentativo di bloccare le lacrime.

« Kili… Kili non c’è niente! Stavo solo scherzando! »

Il piccolo lo guardò con i suoi occhioni scuri che, umidi in quel modo, parevano le profondità più inesplorate di quelle gallerie, e si gettò al collo del fratello maggiore, stritolandolo.

« Non c’è… niente? » domandò.

« No! Non c’è assolutamente niente! » disse Fili sorridendo e stringendolo a sé, quindi lo scostò e gli asciugò le lacrime col dorso della mano « Scusami, non pensavo che ti saresti spaventato così. Io volevo solo spaventare Ilrin! »

A questa dichiarazione, la ragazza tirò uno schiaffo sulla testa di Fili.

« Antipatica! » imprecò lui.

« Ah io sarei antipatica?! »

Per l’ennesima volta però, il litigio terminò nel nulla, perché Kili aveva iniziato a ridere, divertito dallo schiaffo e dal fratello che si grattava la testa.

« E va bene, questa volta me lo sono meritato! »

« Che piacere sentire che ogni tanto dici qualcosa di sensato! » lo rimbeccò lei ricevendo una linguaccia in risposta.

« Allora, mi perdoni? » domandò Fili al fratellino.

Kili annuì, e si asciugò le lacrime (e il naso) con la manica della piccola tunica.

« Mpfh, non meriti tutta questa fiducia. » borbottò Ilrin.

Fili la ignorò e si alzò, e solo in quel momento i tre spaziarono con lo sguardo intorno a loro, notando che si trovavano in un’ampia grotta naturale, al centro della quale si trovava un piccolo laghetto sotterraneo. Il rumore che avevano sentito e che li aveva spaventati poco prima, era prodotto da alcune gocce di umidità che cadevano dal soffitto e si infrangevano sulla superficie del lago provocando una serie di cerchi concentrici.

« Wow! » commentò Kili sorpreso.

« Venite, andiamo più vicino! » propose Fili.

Poco dopo si trovavano in riva al lago e, se fosse stato per Kili, ci si sarebbe buttato dentro all’istante.

La grotta era immersa in una semi oscurità: nel soffitto infatti erano presenti delle fenditure, alcune naturali mentre altre, molto probabilmente, erano state create apposta per creare un po’ più di luce, dai nani che tempo addietro dovevano aver scavato fin là sotto e trovato quella grotta naturale.

I tre notarono anche che, in alcuni punti, si aprivano altre gallerie che procedevano verso le profondità della montagna. Era più che evidente che non fossero naturali, ma che si trattasse invece di cunicoli scavati dai nani.

« Chissà perché hanno abbandonato questo bellissimo posto… » disse Kili a bassa voce, quasi non volesse disturbare il silenzio magico che regnava in quel luogo.

« Guarda. » gli disse Fili indicando delle impalcature in legno, molto probabilmente mezze marce per via dell’umidità di quel luogo, che erano state costruite nei punti in corrispondenza dei quali partivano le gallerie.

« Prima hai detto che Thorin ti ha raccontato che questi luoghi sono stati abbandonati per via delle frane che si sono verificate durante gli scavi. » intervenne Ilrin « E quelle impalcature dimostrano che hanno cercato si sostenere il soffitto, ma a quanto pare senza riuscirci. Ecco perché se ne sono andati. » spiegò lei, Fili annuì.

I tre cominciarono a camminare, costeggiando la sponda del laghetto. La luce che si infiltrava dal soffitto produceva strani riflessi sulla superficie dell’acqua.

« È un peccato, però, che se ne siano andati da qui. È proprio un bel posto. » notò Fili, mentre Kili saltava in una pozzanghera schizzando dappertutto.

« Ehi guardate! » esclamò all’improvviso Ilrin che si era allontanata di qualche metro. Stava indicando qualcosa, ma nella semi oscurità i due fratelli non riuscivano a capire di cosa si trattasse, e dovettero raggiungerla per riuscire a vedere quello che doveva essere l’abbozzo di un trono, che a quanto pare qualche nano, tempo addietro, aveva iniziato a scolpire nella roccia.

« Magari questa era la sala del trono dello zio! » esclamò agitato Kili saltellando sul posto e gesticolando « Pensa che bello! Una sala del trono con un lago in mezzo! Quando lo zio aveva fame, avrebbe potuto pescare dei pesci direttamente stando seduto su trono! »

Fili e Ilrin sorrisero.

« Beh, dubito che ci siano pesci in questo laghetto. » disse Fili avvicinandosi al trono e osservandolo incuriosito. Quindi, ci si sedette sopra e, assumendo l’aria più regale che poteva, e che il viso impolverato e bagnato di sudore gli permetteva, esclamò:

« Miei cari Nani! Siamo qui oggi per festeggiare il nostro ritorno a Erebor e la sconfitta del drago Smaug! Molto sono i morti, molti i feriti, ma non temete! L’incubo è finito! L’esilio solo un ricordo! La nostra gente può ora tornare a casa! »

« Sìììììì! » urlò Kili, senza più curarsi di spezzare il silenzio di quel luogo « Bravo fratellone! Lo zio Thorin sarebbe gorgoglioso di te! »

« Si dice orgoglioso Kili e comunque, dubito che Fili riuscirebbe a sconfiggere quel drago… » lo punzecchiò Ilrin.

« Sei solo invidiosa! »

La ragazza sbuffò.

« ROARR! ROOAAAARRRR! » iniziò a gridare Kili « Sono Smaug il Terribile! Prova a sconfiggermi se ne sei capace! »

Ilrin alzò gli occhi al cielo, mentre un sorrisino di sfida comparve sul volto di Fili, che afferrò un vecchio legno che giaceva a terra e si avvicinò al fratellino urlando:

« Coraggio, fatti sotto draghetto dei miei stivali! Voglio vedere di cosa sei capace! »

I due iniziarono a fingere di combattere: Kili si gettava verso il fratello maggiore che agitava il legno come se avesse in mano una spada, quindi si ritraeva urlando di dolore, quando Fili fingeva di colpirlo.

« Noooo! Sei troppo forte, non potrò mai vincere contro di te! Mi arrendo! » esclamò infine Kili con tono melodrammatico.

Fili si avvicinò al “drago” e gridò: « Hai distrutto il nostro regno, hai costretto la mia gente all’esilio, ed io ora vendicherò tutto il male che hai fatto. È la tua fine, Smaug il Terribile! »

« Nooo! Pietà! Lasciami tornare da mia moglie e dai miei piccolini! » esclamò Kili coprendosi il viso.

Ilrin scoppiò a ridere.

« Kili… dubito che Smaug abbia una moglie e dei piccoli… » gli disse scettico il fratello.

« E tu come fai a saperlo? » gli domandò il piccolo. Fili alzò gli occhi al cielo, quindi continuò:

« No, ti ucciderò, così come tu hai ucciso centinaia di Nani! »

Il ragazzino alzò il braccio con cui impugnava il bastone, pronto ad affondarlo nel ventre del “drago”, ma per la foga non si accorse che, durante il combattimento, si erano avvicinati troppo a una delle vecchie impalcature e, senza volerlo, assestò un forte fendente ad alcune assi di legno, producendo un rumore sinistro.

I tre rimasero per un attimo col fiato sospeso, ma quando si accorsero che non era successo niente, Fili tornò a concentrarsi sul “drago”, che ancora si divincolava a terra, pronto a ricevere il colpo mortale.

« È la tua ora Smaug! » Ma Fili non fece in tempo ad assestare il fendente, che uno scricchiolio proveniente da dietro le sue spalle li fece voltare, giusto in tempo perché si rendessero conto che l’impalcatura che aveva colpito poco prima stava cedendo. Un altro scricchiolio, ed essa crollò sotto lo sguardo attonito di Ilrin, che vide l’impalcatura cadere addosso ai suoi amici. Anche alcune rocce si staccarono dal soffitto della grotta, fu questione di pochi secondi, ma lei non poté fare niente per impedire il peggio.

Il suo cuore perse un battito, rimase con gli occhi sgranati per alcuni secondi poi, incurante del polverone che si era sollevato e delle rocce che ancora minacciavano di cadere, si fiondò in mezzo alle macerie gridando i nomi dei suoi amici.

« Fili! Kili! » chiamava, mentre i singhiozzi le spezzavano la voce. Stava piangendo, ma non le importava, doveva trovare i due fratelli. Ma se fossero stati… no, si impose di non pensarci, non potevano essere… no era impossibile. Iniziò a spostare legni e pietre, senza curarsi delle mani sanguinanti.

« Fili! Kili! » all’improvviso, una voce la fece sobbalzare, eppure quella voce…

« Balin! » gridò la ragazzina, quando si accorse del nano che stava correndo verso il cumulo di macerie.

« È tutta colpa mia! È tutta colpa mia! » gridò tra i singhiozzi « Sono stata io! Io ho voluto che venissimo qui! »

Balin la abbracciò: « Non importa ora! Tu stai bene? »

Ilrin annuì.

« Bene! Ora aiutami a cercarli! »

« Ehi! » una vocina chiamò da sotto alcune travi di legno.

« È Kili! » esclamò la ragazzina « Kili! Dove sei? Kili! »

« Continua a parlare Kili! Continua! » urlò Balin col cuore in gola.

« Siamo qui! E… etciù! » starnutì il piccolo.

« Qui dove? E Fili come sta? » domandò Balin.

« Sono vivo. » una seconda voce, sofferente, si aggiunse a quella di Kili.

« Fili! » esclamarono Balin ed Ilrin all’unisono.

« Continuate a parlare! Continuate! »

« Siamo qui! Qui sotto! » disse Fili. Erano vivi, ma dalla voce di Fili si capiva che qualcosa non andava. Balin e la ragazza si diressero nella direzione da cui provenivano le voci.

« Come state? » gridò Ilrin.

« Bene, credo… più o meno! »

« Io sto bene! Fili ha una gamba bloccata! »

« Ma è tutto a posto! »

« Però non riesce a muoversi! » spiegò Kili con voce preoccupata.

« Stiamo arrivando ragazzi! » urlò Ilrin.

« La polvere mi fa starnutire e… etciùùù! »

« Kiliiiiiii! Potresti evitare di sputarmi addosso? »

« Ma non riesco a girarmi! Spostati tu! »

« Hai appena detto che ho una gamba bloccata! Come faccio a girarmi! »

Finalmente, Balin vide i due fratelli sotto le macerie: Kili sembrava stare bene, era rannicchiato tra le braccia di Fili, che si era gettato sul fratello per cercare di proteggerlo. Quest’ultimo, aveva la caviglia sinistra bloccata sotto un’asse di legno.

« Siamo qui ragazzi, ci siamo! » esclamò Balin, e si mise a spostare i pezzi dell’impalcatura che bloccavano i due fratellini. Era anziano, ma ancora in forze e in poco tempo, Kili venne liberato e corse tra le braccia di Ilrin che lo stritolò, tra le lacrime.

« Ehi! Non mi devi soffocare! » esclamò.

Quindi, Balin si inginocchiò per osservare la caviglia di Fili.

« Potrebbe essere rotta. » disse « Ora, io solleverò l’asse, cerca di spostarti il più in fretta che puoi. È pericolante, e potrebbe crollare ancora qualcosa. » il ragazzino annuì « Ilrin, vieni ad aiutarlo. »

Poco dopo, Balin sollevò il legno e Fili, con l’aiuto dell’amica, riuscì a tirare fuori la caviglia, e a spostarsi di alcuni metri. Quel tanto che bastava per evitare di rimanere di nuovo intrappolato sotto le macerie.

Balin, con il fiatone, si sedette a terra accanto al ragazzo.

« Si può sapere cosa vi è venuto in mente? »

« È tutta colpa mia. » disse di nuovo Ilrin abbassando il viso.

« Lo dirai allo zio? » domandò preoccupato Kili.

« Non potrò evitare di farlo. Come gli spieghiamo della caviglia di Fili? » disse il nano, quindi si inginocchiò accanto al ragazzino, e gli tastò la caviglia. Fili gemette e strinse i denti.

« Dobbiamo tornare a casa il più in fretta possibile per curarti! Riesci a muoverla? »

Fili scosse la testa.

« Ti porterò io. » quindi, Balin si alzò e senza troppa fatica prese in braccio il ragazzino, che gemette ancora per il dolore alla caviglia e perse i sensi.

Pochi minuti dopo si trovavano fuori dalle Grotte Abbandonate. Balin appoggiò con delicatezza a terra il ragazzo per esaminare meglio la caviglia alla luce esterna.

« Morirà? » domandò Kili con le lacrime agli occhi.

« Morire? » esclamò Balin sorpreso « Oh, no. Non penso! La cosa peggiore che gli capiterà sarà, probabilmente, la punizione che gli darà vostro zio! »

In quel momento, il ragazzino parve riprendersi.

« Fili? » Kili gli strinse un braccio. Aveva gli occhi lucidi, come se stesse per piangere. Fili gli sorrise.

« Balin dice che non morirai! » gli disse, tra le lacrime.

« Morire? Kili ma cosa stai dicendo? » con fatica, Fili sollevò un braccio e asciugò le lacrime del fratellino.

« Coraggio. » intervenne Balin « Dobbiamo tornare a casa. La sera sta scendendo, vostra madre tra poco comincerà a preoccuparsi e tu hai bisogno di medicare la caviglia. »

Quindi, il nano sollevò di nuovo Fili e si misero in marcia.

« Sarà una punizione esemplare, mh? » domandò Fili a Balin.

« Suppongo di sì. Avete rischiato la vita, lo sai? » il tono di Balin era di rimprovero, ma vi era sempre una nota dolce nella sua voce « Però potrei sempre dire a tuo zio che tenga conto del meraviglioso discorso che hai fatto prima di uccidere Smaug! » detto questo, Balin fece un occhiolino a Fili, che sorrise.

« E comunque, » aggiunse l’anziano nano « devo dire che il tuo drago era davvero molto credibile, Kili! »

Il piccolo, che si trovava in braccio a Ilrin, sorrise con orgoglio, mentre la ragazza procedeva pensierosa.

« Non preoccuparti Ilrin. Andrà tutto bene vedrai. » le disse Balin con un sorriso incoraggiante.

« Balin… come hai fatto a trovarci? Voglio dire, abbiamo preso una via più lunga per arrivare alle Grotte, e tu non ci stavi seguendo. » gli domandò quindi lei.

Il nano sorrise: « Voi mi avete detto che stavate andando a cercare delle farfalle Testa di Morto… ma quelle sono delle falene, sono farfalle notturne. La cosa mi ha insospettito, quindi poco dopo ho lasciato che gli altri nani continuassero da soli la ricognizione e sono venuto a cercarvi. Poi si è trattato solo di fortuna: ho capito che quella delle farfalle era solo una scusa, e che avevate in mente qualcos’altro. Quindi sono andato per esclusione e mi sono diretto alle Grotte, pensando che potesse essere quella la vostra destinazione. A quanto pare avevo ragione! »

« Non mi ricordavo che quelle farfalle fossero notturne. » disse Ilrin con voce stanca.

« Beh, meglio così. Il tuo errore mi ha aiutato a trovarvi! » disse Balin con voce incoraggiante « Mai un errore è stato più provvidenziale! »

Ilrin sorrise e osservò Kili che, distrutto da tutte quelle emozioni, si era addormentato in braccio a lei.

 

Scese lentamente la sera, ma Balin riuscì a riportarli a casa prima che facesse buio. Almeno evitò che Dís si preoccupasse nel non vederli ritornare a casa per l’ora di cena, ma questo non gli evitò una sgridata coi fiocchi da parte della madre per via della loro leggerezza e per la l’irresponsabilità con cui Fili, il fratello maggiore, aveva gestito la situazione.

Entrambi vennero poi lavati e i vari graffi disinfettati. La caviglia di Fili non era rotta, ma aveva comunque preso una brutta botta e venne steccata e fasciata in modo da rimetterla in sesto, inoltre si ritrovò un enorme livido sul fianco destro. Kili invece se la cavò solo con qualche graffio e nulla di più, grazie al gesto provvidenziale del fratello che lo aveva protetto col suo corpo.

 

« Fili… » i due erano già sotto le coperte, ma Kili non riusciva a prendere sonno.

« Cosa c’è? »

« Pensi che lo zio si arrabbierà molto? »

« Sì. Moltissimo. L’abbiamo fatta grossa questa volta. Abbiamo rischiato la vita noi, e l’ ha rischiata anche Ilrin. »

« È colpa mia… » singhiozzò Kili sotto le coperte « È stata mia l’idea. »

« Ma io avrei dovuto convincervi che non era un’idea giusta… diciamo che siamo pari fratellino! Coraggio, ora dormi, domani sarà una giornata lunga. »

 

E l’indomani arrivò, più in fretta di quanto potessero immaginare. La loro mamma era silenziosa e nervosa, era evidente che ancora non le era passata l’arrabbiatura per ciò che era successo il pomeriggio precedente, ma come darle toro? Aveva già perso il marito pochi anni prima, Fili e Kili, oltre ad essere i suoi figli, erano le persone più preziose che le rimanevano. Quando li guardava negli occhi, poteva rivedere quello spirito indomito che tanto aveva amato nel marito, poteva rivedere l’orgoglio di suo padre Thrain, la fierezza di suo fratello Frerin, senza contare che quelli erano prima di tutto i suoi figli, e una madre non può sopportare l’idea che qualcosa possa accadere a ciò che è sangue del suo sangue, a quelle creature che ha portato in grembo per nove mesi, che ha cresciuto con amore.

« Mamma… » provò a chiamarla Kili.

« Sbrigatevi a far colazione. » tagliò corto lei « Vostro zio Thorin vi sta aspettando. »

Kili guardò con aria smarrita Fili, che con un sorriso tirato gli fece cenno di non prendersela.

Mezz’ora più tardi, Fili e Kili si stavano dirigendo, scortati da Balin, verso le stanze di Thorin.

I tre camminavano spediti nei corridoi in pietra che anni addietro erano stati scavati all’interno dei Monti Azzurri. I passi di Balin risuonavano pesanti contro la fredda pietra mentre Fili, appoggiato alla stampella, cercava di tenere il passo, rischiano di incespicare e Kili, con le sue gambette corte, correva per cercare di stare dietro a Balin. Quando arrivarono davanti alla porta della stanza di Thorin, i due bambini avevano il fiatone.

Balin fece per bussare, ma si bloccò e li guardò con aria severa, il viso contratto in un’espressione dura che non gli apparteneva:

« Ora ascoltatemi, siete consapevoli di averla combinata grossa, giusto? »

Fili e Kili abbassarono la testa con espressione contrita.

« Vostro zio è arrabbiato, ed ha ragione di esserlo: avreste potuto rischiare grosso! Mi raccomando per quando vi troverete di fronte a lui. Sapete che non vuole sentire ragioni, e questa volta non ce ne sono nemmeno. Avete sbagliato e temo che vi aspetterà una bella punizione. » Balin osservò i due bambini che tenevano ancora la testa bassa, quindi scompigliò i capelli ad entrambi, attirando il loro sguardo confuso. I lineamenti dell’anziano nano si distesero di nuovo: « Thorin apprezzerà se voi ammetterete il vostro errore. Alla fine sappiamo tutti che voi due siete il suo punto debole… »

Fece l’occhiolino ai due fratelli, che sentirono il cuore un po’ più leggero. Quindi assunse nuovamente la sua aria seria e bussò alla porta di Thorin.

« Sono Balin. »

« Vieni. »

Nell’udire la voce profonda e leggermente roca dello zio, Fili e Kili si scambiarono uno sguardo incerto: se avessero potuto sarebbero scappati via, lontano. Non che avessero paura di Thorin, anzi adoravano lo zio, lo stimavano più di qualunque altro nano. Egli era stato come un padre per loro, da quando il loro papà era venuto a mancare Thorin era sempre stato il nano da imitare, lo zio che tutti avrebbero voluto, il Re che un giorno avrebbe sconfitto il drago Smaug, insomma, il loro punto di riferimento. Ma era anche vero che Thorin era un nano molto severo e non gli aveva mai risparmiato una sgridata, soprattutto quando se la meritavano e, quella volta, erano entrambi più che consapevoli di meritarsela tutta.

Quando Balin aprì la porta, Fili e Kili videro lo zio seduto al tavolo con Dwalin. Pareva che stessero osservando delle carte che tenevano disposte in maniera disordinata di fronte a loro. I loro visi erano seri e le fronti corrucciate.

« Thorin siamo noi. » disse Balin entrando nella stanza.

L’altro nano sollevò il viso, piantando il suo sguardo di ghiaccio negli occhi dei nipoti che, timidamente, si facevano avanti.

La semioscurità in cui la stanza era immersa rendeva l’aria ancore più tesa.

Dwalin lanciò un’occhiata al fratello maggiore, che stava in piedi dietro a Fili e Kili, quindi fece per alzarsi con l’intenzione di lasciare la stanza, ma Thorin gli fece cenno di non andarsene.

« Come va la caviglia? » domandò asciutto.

« Ha solo preso una botta, ma non è rotta. » spiegò Fili tenendo gli occhi bassi.

« Si può sapere cosa vi è venuto in mente? » esordì quindi Thorin. Sul suo viso un’espressione illeggibile.

« Noi… io… » iniziò a dire Fili, ma lo zio non lo lasciò terminare.

« Mi sembrava di avervi spiegato perché non volessi che voi entraste nella Grotte Abbandonate, o sbaglio? » la sua voce era quasi un ringhio.

« Sì, zio. » rispose Fili, mentre Kili rimaneva a testa bassa.

« Dunque? » domandò Thorin.

« È stata colpa mia. » disse Fili con gli occhi che indagavano il pavimento alla ricerca di un punto su cui fissare lo sguardo per poter evitare quello severo di Thorin.

« È tutto qui quello che avete da dire? Vi rendete conto che avete rischiato la vita? Se non ci fosse stato Balin chissà quando vi avremmo trovati, chissà SE vi avremmo trovati. Sarebbe bastato poco, perché il crollo di quelle impalcature vi uccidesse! » la voce di Thorin aumentava di volume « Senza contare, che con voi c’era anche Ilrin! Pensate se le fosse successo qualcosa: cosa avremmo detto ai suoi genitori? Cosa avremmo potuto fare per rimediare a un incidente tanto grave? »

« Te l’ho detto: è stata colpa mia, mi assumo tutte le responsabilità. » disse Fili con voce flebile « Se c’è qualcuno da punire quello sono i… »

« NO! » un urlo di Kili fece sobbalzare i presenti, perfino Dwalin venne scosso dalla reazione del più piccolo « È colpa mia! Sono stato io! Io ho detto di andare alle Grotte! » le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi « È colpa mia se siamo andati là, è colpa mia se Fili si è fatto male perché sono stato io a iniziare a fare Smaug! »

Thorin inarcò un sopracciglio.

« Dunque… » il Re fece per riprendere la parola, ma in quel momento si sentì bussare alla porta e qualcuno, senza aspettare di essere invitato ad entrare, la spalancò e si fiondò nella camera.

« Aspettate! » Ilrin, rossa in viso e col fiatone, raggiunse i suoi amici e si mise al fianco di Fili « Aspettate è colpa mia! » gridò. Fili e Kili la guardarono con aria sorpresa.

Il sopracciglio di Thorin si inarcò ancora di più, mentre Balin osservava incuriosito la scena e Dwalin, dal canto suo, incrociò le braccia e distese le gambe, sistemandosi sulla sedia come chi si prepara ad assistere a uno spettacolo, mentre tentava di reprimere un sorrisino divertito.

« Io ho detto che mi stavo annoiando, io ho insistito perché trovassimo qualcosa di divertente da fare, e io avevo detto che mi sarei assunta tutta la responsabilità se fosse accaduto qualcosa. È colpa mia se abbiamo deciso di andare alle Grotte! »

Thorin sospirò e si passò una mano sul volto.

« Dunque, a chi spetta la punizione? » domandò.

« Loro non c’entrano niente! » esclamò Fili « Io sono il più grande e io avrei dovuto impedirgli di andare alle Grotte, ma non l’ ho fatto. » sussurrò queste ultime parole con vergogna « La colpa è mia. »

« Ma io ho voluto che trovassimo qualcosa di avventuroso da fare! » si intromise la ragazzina.

« E io ho detto di andare là e ho fatto Smaug! » urlò Kili, aveva smesso di singhiozzare e guardava lo zio dritto negli occhi, come a volerlo sfidare a non dare la colpa a lui.

« Smettetela! » ringhiò Fili rivolgendosi agli altri due « Sono il più grande, la colpa è mia! »

« Piantala! Lo sai benissimo che mi ero assunta tutta la responsabilità! » sbraitò di rimando Ilrin.

« E io ho fatto Smaug e se Fili non avesse combattuto non si sarebbe fatto male! »

« Smettila Kili, tu non c’entri! » gli urlò Fili « E nemmeno tu! » disse indicando la ragazzina.

« E invece sì! »

« E invece no! »

« Invece sì! »

« No! »

« MA IO HO FATTO SMAUG! » urlò Kili, più forte degli altri due. Fili e Ilrin si zittirono e lo osservarono perplessi.

Dwalin portò una mano a coprirsi il volto trattenendo a stento le risa mentre Balin, ancora in piedi dietro ai bambini, lo fulminava con lo sguardo.

« Capisco… » disse Thorin sporgendosi leggermente in avanti « Diciamo allora che tutti e tre vi assumete la responsabilità dell’accaduto? »

I bambini rimasero in silenzio, fissando il Re dei Nani.

« E che vuol dire? » domandò quindi Kili, spostando lo sguardo dallo zio al fratello maggiore, aspettandosi un chiarimento da quest’ultimo.

« Che la colpa è un po’ di tutti e tre. » gli spiegò Fili. Thorin annuì.

« Tutti e tre dite di avere delle responsabilità in quanto è accaduto. » cominciò il nano « Dunque: Fili non ha fatto niente per convincervi a non andare, Ilrin ha proposto di trovare qualcosa di avventuroso da fare e Kili ha avuto l’idea delle Grotte. »

« E ho fatto Smaug! » ci tenne a precisare il piccolo. Thorin lo guardò leggermente perplesso, ma non lasciò che questo suo sentimento trapelasse mentre sgridava i nipoti.

« E hai fatto Smaug. » concluse quindi il Re, pur non capendo bene cosa volesse dire il bambino « Quindi, questo significa che tutti e tre avete un po’ di colpa in ciò che è successo. » si fermò, ed osservò dritto negli occhi i bambini, che annuirono con soggezione.

« Per quanto riguarda te, Ilrin, non è una decisione che mi compete. Saranno i tuoi genitori a decidere cosa sia meglio fare e se meriti una punizione. » la ragazzina annuì « Ma gli faremo pervenire le nostre scuse per l’accaduto. »

Quindi guardò i nipoti con aria severa, la sua voce era ancora molto dura: « Per quanto riguarda voi due, sappiate che ho apprezzato la sincerità e il fatto che entrambi vi siate assunti la vostra parte di responsabilità. Ma questo non toglie che meritate una punizione. »

Fili e Kili deglutirono a vuoto.

« Da domani, per un mese, ogni giorno farete lezione con Grothim sulla storia del nostro Popolo. »

Mentre Kili corrucciò la fronte con aria interrogativa (a quattro anni non aveva ancora ben presente cosa significasse “lezione” e quelle a cui aveva avuto occasione di partecipare erano quelle che Balin teneva a sua fratello) Fili, dal canto suo, per poco non si ritrovò con la bocca spalancata e il mento a terra. Avrebbe voluto replicare, avrebbe davvero voluto farlo, ma lo sguardo di Thorin non ammetteva repliche ed era inoltre pienamente consapevole che in quel momento non si trovava nella condizione giusta per reclamare.

« Spero che la cosa vi serva da lezione. » disse Thorin guardando severamente i tre « Ora potete andare, e cercate di non cacciarvi più in una situazione simile. »

Dopo aver salutato, Fili, Kili ed Ilrin uscirono dalla stanza e, non appena si trovarono in corridoio, tirarono un sospiro di sollievo.

« Non vedevo l’ora che finisse! » bisbigliò Fili, appoggiando la schiena al muro in modo da sostenersi e riposare la caviglia.

« Beh dai… non è andata poi così male! » disse Ilrin mentre iniziavano ad avviarsi verso l’esterno.

« Oh certo… perché tu non sai come sono le lezioni di Grothim! » borbottò Fili.

« Perché come sono? » domandò Kili, iniziando a preoccuparsi vedendo l’espressione afflitta del fratello.

« La cosa più noiosa sulla faccia della terra! » spiegò lui sbuffando « Balin è tutta un’altra cosa! Lui è buono e ti capisce, ma Grothim è noiosissimo, e ti fa addormentare dopo cinque minuti! »

« Beh credimi, nemmeno io me la passerò molto meglio… » gli disse Ilrin.

« Sei in punizione anche tu? »

« Per due settimane non potrò più uscire. Sono fuori adesso solo perché ho spiegato ai miei genitori che dovevo venire a darvi una mano. » e gli fece l’occhiolino.

« Mi spiace, Ilrin… »

« Oh non preoccuparti Fili! Comunque tranquilli, i miei non ce l’ hanno con voi… hanno detto che sono io che dovrei cercare di mettere un po’ di sale in zucca… »

 

Nel frattempo, nella stanza in cui si trovavano Thorin, Dwalin e Balin, c’era un’altra discussione in atto…

« Potevi evitare di stare tutto il tempo con il risolino! Thorin parlava seriamente! » diceva Balin al fratello minore.

« Tanto non se ne sono accorti, erano troppo impegnati a fissare il pavimento! E poi, insomma, li hai visti? » esclamò Dwalin in preda alle risate « La situazione era più comica che altro! Ma vorrei proprio capire cosa intendeva dire Kili quando continuava a ripetere che lui aveva fatto Smaug! »

« Quello non l’ho capito nemmeno io. » disse Thorin, ancora con un’espressione severa sul volto.

« Kili e Fili stavano combattendo: Kili fingeva di essere Smaug e Fili era Thorin che cercava di ucciderlo. Ecco perché l’impalcatura è crollata. Perché nella “battaglia” sono andati a sbattere contro le assi di legno! »

« Fili era Thorin e Kili Smaug… » Dwalin cercò di trattenersi, ma non ce la fece e ricominciò a ridere. Era in ottimi rapporti con Thorin, sapeva che non se la sarebbe presa.

Balin alzò gli occhi al cielo di fronte al comportamento del fratello, ma lo lasciò ridere e si avvicinò a Thorin che, con aria assorta, stava probabilmente ancora meditando sull’accaduto.

« Credo che con la punizione che gli hai dato non dimenticheranno tanto facilmente questa faccenda… » gli disse.

« Forse ho esagerato. » ribattè Thorin.

« Oh no, credo che abbiano bisogno di capire che con la vita non si scherza! » Balin gli sorrise, quindi aggiunse « Sai, Fili ha buone capacità oratorie… »

L’altro alzò lo sguardo su di lui con aria interrogativa.

« Mentre entravo nella grotta sono stato guidato dalle loro voci verso il luogo in cui si trovavano e… durante la battaglia contro Smaug… avresti dovuto sentire i discorsi di Fili: da futuro erede del Regno Sotto la Montagna! » Balin gli fece l’occhiolino.

Thorin non poté fare a meno di sorridere, orgoglioso di suo nipote.

 

« Sai Kili… credo che dovremmo chiedere scusa alla mamma per come ci siamo comportati. »

Kili abbassò lo sguardo: « Era così arrabbiata ieri… pensi che ci vorrà ancora bene? »

« Ma certo piccoletto! » disse Fili ridendo « Era arrabbiata proprio perché ci vuole bene e aveva paura che ci fosse successo qualcosa di brutto, ma vedrai, che se le chiediamo scusa, piano piano le passerà l’arrabbiatura. »

« Allora andiamo a chiederle scusa! » esclamò raggiante il piccolo, iniziando a correre verso casa « E comunque non sono un piccoletto! » urlò al fratello maggiore.

Fili rise, e si fermò un attimo con Ilrin.

« Beh, ora è meglio che vada… e poi anche io dovrei chiedere scusa ai miei. Senza contare che dovrei essere chiusa in camera mia. »

« Ilrin… posso chiederti una cosa? »

La ragazza osservò Fili sorpresa: « Dimmi. »

Lui le si avvicinò e le bisbigliò qualcosa all’orecchio.

« Ma certo! » esclamò lei « Vivono anche qui, nelle foreste sui Monti Azzurri. »

« Allora ho un favore da chiederti per quando sarà finito il tuo castigo… io purtroppo con questa caviglia per alcune settimane non potrò fare molto e ho bisogno di una mano. »

Ilrin sorrise: « Mi piace questa cosa… suona come una nuova avventura! »

« Sì ma, ti prego… evitiamo questa volta di cacciarci nei guai! »

« Promesso! Ora dimmi cosa devo fare! »

Fili aveva appena finito di spiegarle cosa avesse in mente, che Kili tornò indietro correndo « Filiiiiii! Sbrigati dobbiamo tornare a casa! »

« Arrivo! Allora ci conto! Grazie mille! » disse poi, rivolto alla sua amica.

Le gli fece un occhiolino, quindi li salutò con la mano e si mise a correre verso casa sua, ma all’improvviso si fermò e, voltandosi verso gli amici, urlò: « Comunque, se qualche nostro amico dovesse chiedermi… gli dirò che il Principe Fili non è per niente un fifone! Ma un prode Nano che ha salvato la vita di suo fratello! » quindi si voltò e ricominciò a correre.

Fili rimase ad osservarla, con un sorrisino compiaciuto dipinto sulle labbra, finché non si sentì tirare per la manica della tunica.

« Fili! » Kili lo stava chiamando e lo osservava con un’espressione corrucciata « Andiamo? »

« Sì, sì, sto arrivando! » e Fili prese a zoppicare dietro al fratellino, appoggiandosi alla stampella.

« Però a volte siete strani! » esclamò ad un tratto Kili attirandosi uno sguardo interrogativo del fratello « Tu e Ilrin siete strani e non vi capisco. »

« Sei un piccoletto, ecco perché non capisci! »

« Non sono piccolo! »

« Oh sì invece! »

« No! » Kili si voltò, fece una linguaccia al fratello e si mise a correre verso casa.

« Ehi! Così non vale! Non riesco a starti dietro con questa caviglia! »

Kili scoppiò a ridere: « Visto? Adesso sei tu il piccoletto! Io corro più veloce di te! »

« Quando ti prendo ti faccio vedere io chi è il più forte! »

 

Le settimane passarono, la punizione di Ilrin terminò, mentre Fili e Kili erano ancora alle prese con le noiosissime lezioni di Grothim che, non solo era noioso, ma le sue lezioni duravano praticamente tutta la giornata. In questo modo Fili e Kili rimasero reclusi in casa per tutta la durata della loro punizione e questo gli impedì di combinare altri pasticci o ficcarsi di nuovo nei guai… almeno per il periodo della punizione, si intende.

Dal canto suo, Ilrin era invece alle prese con la promessa che aveva fatto a Fili, e ogni sera si appostava fuori da casa sua per alcune ore, finché gli occhi non le si chiudevano e capiva che forse era venuta l’ora di andare a dormire.

Dopo una decina di giorni, quando ormai anche il periodo di punizione dei due fratelli stava giungendo al termine, Ilrin si presentò a casa loro all’alba. Dís fu sorpresa nel vederla, soprattutto perché la ragazzina riportava alcuni graffi sul viso e sulle braccia.

« Ilrin! Cosa ci fai qui a quest’ora? »

« Scusatemi, mia signora, ma sono venuta a portare una cosa a Fili e Kili! So che sono in punizione, ma è davvero una questione urgente! »

Dís non seppe dirle di no: « Vai, sono in camera loro, ma credo che stiano ancora dormendo. Nel caso svegliali pure, dato che tra non molto arriverà Grothim per la loro lezione. »

Ilrin annuì e si diresse verso la camera dei due fratelli.

« E… Ilrin! » la chiamò Dís « Cosa ti è successo? Dove ti sei fatta tutti quei graffi? »

« Oh, niente di preoccupante! Mi sono dovuta arrampicare su un albero! » le rispose la ragazzina correndo verso la camera dei suoi amici.

Dís sorrise e scosse la testa. Inutile: quei tre proprio non riuscivano a rimanere fuori dai guai.

 

« Svegliaaaaaa! »

Le pesanti tende che coprivano le strette finestre scavate nella roccia della montagna vennero scostate senza troppi complimenti, permettendo alla luce brillante del mattino di penetrare nella stanza mentre qualcuno, con voce squillante, gridava come un matto rischiando di far cadere Fili e Kili dal letto.

« Machecosacavolo? » mugugnò Fili, prendendo le coperte e tirandosele fin sopra la testa, ma qualcuno le afferrò con forza tirandole indietro e lui si ritrovò in pigiama a tremare per il freddo.

« Ilrin? Cosa ci fai qui? » domandò Kili fregandosi gli occhi. A quanto pare, la mattina il piccolo aveva una capacità di ripresa maggiore rispetto al fratello.

« ILRIN?!! » esclamò Fili realizzando in quel momento chi li avesse svegliati. Quindi afferrò le coperte e se le tirò fin sotto il mento.

« Andiamo Fili… ti vergogni a farti vedere in pigiama? » lo prese in giro lei.

Fili borbottò qualcosa e si girò dall’altra parte.

« Ma cosa ci fai qui e dov’è la mamma? » domandò Kili con gli occhi ridotti a due fessure per via della luce.

« È di là. Mi ha fatta entrare lei perché dovevo darvi una cosa. »

« E non potevi aspettare, che ne so.. questa sera? » le disse Fili mettendosi a sedere, continuando a coprirsi con le coperte.

« No, perché avrebbe rischiato di morire! »

« Chi? Cosa??? » domandò curioso Kili saltando fuori dal letto.

Ilrin trasse fuori dalla borsa una scatolina, si accomodò sul letto di Fili e gli porse il piccolo oggetto. Lui le sorrise.

« Credo che tuo fratello ti debba dare una cosa. »

Kili fece un balzo e saltò sul letto del fratello: « Cosacosacosaaaaa?? »

Si mise ad urlare, mentre saltellava a quattro zampe.

« AHIO! La caviglia! Kili fai piano! » lo riprese Fili.

« Scusa! » disse mortificato il piccolo « Allora? Cosa mi devi dare? Un mannaro? Un drago domestico? »

Fili lo guardò esasperato: « Non credo che lo zio ci lascerebbe tenere un animale del genere… e comunque ti sembra che qui dentro ci possa stare un drago? » gli disse mostrandogli la scatola.

« E allora cosa c’è? » borbottò Kili incrociando le braccia sul petto.

Il fratello maggiore gli porse la scatola: « Aprila, ma stai attento che non voli via! »

Kili prese la scatolina con mani tremanti e guardò prima il fratello e poi Ilrin che gli sorrideva. Sollevò quindi leggermente il coperchio della scatola, quel tanto che gli bastava per capire cosa ci fosse dentro ed evitare che questo qualcosa scappasse.

Si lasciò sfuggire un « Oh! » ammirato, prima di richiudere con uno scatto la scatola.

« È… È… »

« Una farfalla Testa di Morto. » completò Fili.

« Catturata questa notte dopo giorni di appostamento strategico. » spiegò con orgoglio Ilrin.

« Così potrai iniziare la tua attività di domatore di farfalle. » gli disse Fili.

Kili appoggiò con cura la scatola sul comodino, prima di saltare al collo del fratello, rischiando di strozzarlo: « Sei il fratello migliore del mondo! »

« Ok, ok piccoletto… » disse Fili ridendo « Ma devi ringraziare anche Ilrin, è stata lei che si è occupata della cattura! »

Kili la guardò con occhi grati: « Ma come hai fatto? »

« Oh beh, ci ho impiegato un po’ di notti per riuscire a trovarne una… ma ora eccola qui! »

« Siete… dei grandi! » esclamò Kili con gli occhi colmi di ammirazione « Perché tu e Fili non vi sposate? » a quella domanda Ilrin divenne paonazza e Fili per poco non cadde dal letto.

Ma Kili non se ne accorse, era troppo impegnato nel suo monologo: « Così poi da grandi, insieme, potrete catturare un drago, e poi io lo addomestico e andiamo a Erebor, lo facciamo combattere contro Smaug e lo sconfiggiamo e lo zio torna Re Sotto la Montagna! »

« Non penso che sia così semplice addomesticare un drago. » tagliò corto Fili, evitando di guardare in faccia l’amica.

« Comunque » riprese lei, evitando a sua volta di incrociare lo sguardi di Fili « Purtroppo credo di averle fatto male a una zampa mentre cercavo di catturarla. Non è stato poi così facile, svolazzava di qua e di là, mi sono dovuta arrampicare su un albero per prenderla e quando l’ ho catturata, credo che una delle zampine sia rimasta incastrata sotto il bordo della scatola… »

Kili prese la scatolina e sbirciò di nuovo dentro.

« Non riesco a vedere. » reclamò.

« Perché quella scatola è troppo piccola. Dobbiamo trovarle una sistemazione migliore. » disse Fili alzandosi dal letto « Andiamo a cercare una scatola più grande. »

Prese una stampella e si avvicinò al baule che conteneva i suoi vestiti.

« Sbrigati Kili, tra poco arriverà Grothim e non possiamo lasciare la farfalla per tutto il giorno lì dentro. »

Ilrin uscì, e lasciò che i suoi amici si sistemassero. Poco dopo stavano girando per la casa, alla ricerca di una scatola più grande.

Sentendo rumori sospetti, Dís andò a controllare cosa stesse succedendo.

« Fili, Kili… cosa state combinando? »

« Mamma, mamma, mamma! » urlò Kili agitato « Fili e Ilrin mi hanno regalato una farfalla Testa di Morto! »

La madre inarcò un sopracciglio. Era identica a suo fratello Thorin, quando assumeva quell’espressione.

« Credo di non aver capito, sai? Calmati e spiegami bene. »

Così, Kili raccontò velocemente che voleva diventare un domatore di farfalle e che Fili e Ilrin gli avevano regalato la sua prima farfalla da addestrare.

« Ma è ferita e non può rimanere chiusa qui dentro tutto il giorno mentre noi facciamo lezione con Grothim! » disse infine, arricciando il naso nel nominare il Nano.

« Non fare quella faccia. » lo rimproverò la madre « Grothim è molto saggio e sai che potete imparare molto da lui! »

Fili alzò gli occhi al cielo, cercando di non farsi vedere dalla madre, mentre Kili assumeva un’espressione scettica: « Sì ma è noioso! Balin è molto più bravo! Però adesso, mamma, dobbiamo sistemare la farfalla prima del suo arrivo! »

Proprio in quel momento bussarono alla porta. Dís lanciò un’occhiata strana ai due figli, quindi andò ad aprire. Fili e Kili si scambiarono uno sguardo scocciato: non potevano lasciare che quel povero animale rimanesse tutto il giorno là dentro.

Poco dopo la madre tornò nella stanza dove li aveva lasciati e i due fratelli rimasero a bocca aperta, quando videro che era da sola.

« Ho detto a Grothim che per oggi potete saltare la lezione. » spiegò.

Fili e Kili la guardarono con un sorriso colmo di gratitudine.

« Ma solo per oggi, e alla fine del mese di punizione si aggiungeranno due giorni in più di lezione per recuperare questo. » continuò con voce severa. Ma Fili e Kili quasi non la ascoltavano, erano troppo contenti.

« Allora, posso tenerla? E possiamo cercare una scatola più grande? » domandò Kili.

« Sì, ma solo dopo che avrò curato tutti i graffi di Ilrin. Non so cosa sia successo, ma non ti permetterò di andare in giro tutto il giorno senza esserti disinfettata quei graffi. »

Così, dopo circa un quarto d’ora, i tre erano pronti per cercare una sistemazione adatta alla farfalla.

Dís gli diede una scatola di legno abbastanza grande perché la farfalla potesse muoversi e svolazzare, e dovette discutere con i figli quando questi avrebbero voluto usare una maglia di Mithirl per coprire la scatola e impedire alla farfalla di scappare.

Kili riteneva che fosse l’oggetto più adatto, anche perché le fessure nella maglia avrebbero permesso all’aria di passare, ma la madre disse che non avrebbe mai lasciato che usassero un oggetto tanto prezioso per coprire una scatola in cui tenevano una farfalla. Così, si accordarono per una maglia in ferro, che non era preziosa come quella in Mithirl ma perfetta per lo scopo con cui Kili l’avrebbe usata.

« Ora dobbiamo andare a prendere dei bastoncini e delle foglie per farla sentire più a suo agio! » esclamò Kili tutto agitato, quindi aprì la porta di casa, e per poco non andò a sbattere contro Dwalin, che stava per bussare proprio in quel momento.

Il nano lo prese sotto le ascelle e lo sollevò: « Buon giorno piccoletto! » gli disse « Cosa stai combinando di interessante oggi? »

Kili gli sorrise: Dwalin poteva anche sembrare scorbutico e burbero, ma aveva sempre dimostrato simpatia per i due nipoti di Thorin e Fili e Kili, semplicemente, lo adoravano.

« Ho chiesto a Dwalin di venire a tenervi d’occhio. » spiegò Dís avvicinandosi, seguita da Fili e Ilrin « Ricordatevi che voi due siete ancora in punizione… »

Fili e Kili annuirono, ma si scambiarono un’occhiata divertita: sapevano che con Dwalin avrebbero comunque avuto la possibilità di divertirsi.

Il nano si caricò Kili in spala: « Non preoccuparti Dís, te li tengo d’occhio io. »

« Allora, dove dobbiamo andare? » domandò Dwalin ai bambini. E Kili gli spiegò velocemente della farfalla e delle foglie che dovevano recuperare.

« Perfetto allora, andiamo a cercare un albero! » esclamò il nano, per poi concludere: « Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei ritrovato a fare anche da bambinaia… »

Non impiegarono molto tempo, e non ebbero nemmeno bisogno di rischiare di rompersi l’osso del collo arrampicandosi sugli alberi. Pensò a tutto Dwalin e, in men che non si dica, avevano recuperato tutto il necessario.

Quando tornarono a casa, riempirono la scatola con le foglie e i legni, con un po’ di fatica, e non senza rischiare di farla scappare, misero la farfalla nella scatola e finalmente Kili, attraverso gli anelli di ferro della maglia che sua madre gli aveva gentilmente concesso, poté osservare il suo animaletto.

Chiesero quindi a Dwalin di aiutarli a trasportare la scatola all’esterno, e rimasero tutti e tre incantati ad osservare l’insetto mentre Dwalin, seduto per terra con la schiena appoggiata a una roccia, era intento a fumare.

« Come hai intenzione di chiamarla, Kili? » domandò Ilrin.

« È vero, devo darle un nome! » esclamò il bambino che, con tutto quello che avevano avuto da fare quel giorno, non aveva pensato a quella necessità.

« La chiamerò… Thorin! Come lo zio! »

In quel momento, Dwalin rischiò di strozzarsi con il fumo e iniziò a tossire.

« Sai, non credo che Thorin apprezzerebbe che il suo nome venga usato per un insetto… » commentò Dwalin ridacchiando.

« E allora come la posso chiamare? »

« Secondo me, devi pensare a un nome che vada bene sia per un maschio che per una femmina! » propose la ragazza.

« Ilrin ha ragione! Non sapendo se sia maschio o femmina devi scegliere un nome che vada bene per entrambi! » disse Fili, massaggiandosi la caviglia.

Kili rimase pensieroso a lungo, quando ad un tratto si illuminò in viso ed esclamò: « Filrin! »

Fili, Ilrin e Dwalin lo guardarono con aria interrogativa, aspettandosi una spiegazione: « È l’unione di Fili e Ilrin! La farfalla me l’avete regalata voi e il nome è metà da maschio e metà da femmina! »

« Kili ma che cavolo! » esclamò Fili prendendosi la testa tra le mani.

Ilrin, dal canto suo, se la rideva ripetendo che Kili era proprio un genio, e Dwalin… per poco non si rotolava per terra dal ridere.

Kili si avvicinò alla scatola: « Allora, d’ora in poi ti chiamerai Filrin, sei contenta? » disse alla farfalla, sbirciando attraverso gli anelli di maglia.

Rimase a lungo a fissarla, senza dire una parola, mentre Fili e Ilrin chiacchieravano con Dwalin.

« Però… poverina! » esclamò dopo un po’.

« Cosa c’è Kili? » domandò il fratello maggiore avvicinandosi a lui.

« Guarda… » disse Kili indicando la farfalla che, nonostante fosse intontita dalla luce del giorno, cercava una via di fuga attraverso gli anelli, cadendo ogni tanto e zoppicando per via della zampa che era stata tranciata.

« Sai, mi sembri tu, dopo che ti sei fatto male alla caviglia. » disse Kili guardando tristemente il fratello.

« Ma cosa dici Kili? »

« Guardale la zampina! »

Fili la osservò. In effetti, faceva proprio pena lì dentro.

« Magari, anche lei ha un fratellino più piccolo da salvare… » ipotizzò Kili « Forse dovrei lasciarla andare. »

Fili, Ilrin e Dwalin lo osservarono stupiti.

« Ma non volevi diventare domatore di farfalle Testa di Morto? » gli domandò Ilrin.

« Ho cambiato idea. Lo so che tu hai fatto fatica a catturarla… ma non la posso tenere: magari fa così perché vuole uscire perché sa che c’è il suo fratellino da solo che ha bisogno di aiuto e poi magari anche la sua mamma si preoccupa se non torna a casa in tempo! »

Fili sorrise: « Sei sicuro di volerla liberare? »

Kili annuì: « Deve andare ad aiutare il suo fratellino. »

« Allora questa sera la lasceremo libera! »

« Ma no! Dobbiamo lasciarla subito! Se non torna entro quando fa buio puoi la sua mamma si preoccupa! »

« Fili ha ragione: se la liberi ora, con la luce del sole, potrebbe essere intontita e rischierebbe di farsi mangiare da qualche uccello! » spiegò Ilrin.

« E poi, ricordati che loro sono farfalle notturne! Al massimo sua mamma si preoccuperò se non tornerà entro domani mattina! » disse Fili cingendogli le spalle con un braccio per cercare ti tranquillizzarlo.

Kili rimase pensieroso per un attimo: « Mi sa che avete ragione! Allora la libereremo questa sera! »

Fili gli sorrise e lo strinse leggermente a sé.

Dwalin, che era rimasto silenzioso per tutto il tempo, li osservò con un sorrisino e scosse la testa: « Bambini… » mormorò mordicchiando la sua pipa « Che strano mistero! »

 

Così, quando scese il buio, Fili, Kili ed Ilrin si trovarono nuovamente per liberare la farfalla.

Kili e la ragazza trascinarono con fatica la scatola all’esterno, mentre Fili li seguiva, ancora aggrappato alla sua stampella.

« Sei proprio sicuro? » domandò al fratello.

« Sì! Te l’ ho detto, magari il suo fratellino ha bisogno di lui! »

Si avvicinarono alla scatola e Ilrin fece luce con una fiaccola. La farfalla era ora completamente sveglia e svolazzava dappertutto.

« Coraggio Kili! » lo incoraggiò Ilrin con un sorriso.

Il piccolo si avvicinò, osservò la farfalla, quindi sollevò la maglia di anelli e l’insetto volò via. Un volo leggero, dolce ma deciso, verso le stelle luminose, le fronde degli alberi, la libertà.

« Ciao Filriiiin! » urlò, salutandola con una mano « Vai dal tuo fratellino e torna a casa prima dell’alba o la tua mamma si preoccuperà! »

Fili lo guardò e gli sorrise.

« Dici che se la caverà? » domandò Kili al fratello, mentre continuava ad osservare il punto in cui la farfalla era scomparsa.

« Certo che se la caverà! »

« Anche se ha una zampina rotta? » chiese il piccolo, preoccupato.

« Beh, sai una cosa? » gli rispose Fili osservando il cielo « Se ha un fratellino fantastico come te… sarà lui ad aiutarlo, nel caso avesse bisogno. »

Kili alzò lo sguardo verso il fratello maggiore e gli sorrise. Quindi lo prese per mano e insieme raggiunsero Ilrin, che distava da loro di qualche metro, per poi tornare in casa e chiudere la porta anche a quell’esperienza, un po’ più cresciuti rispetto a prima, ma con tanta voglia ancora di andare alla ricerca di qualche nuova avventura.

 

 

 

 

 

So, here we are…

Ok, premesso che questa fan fiction era nata come un’idea completamente diversa… doveva finire con Fili e Kili che partivano per la loro missione verso la Montagna Solitaria, ma poi, mentre scrivevo, i personaggi hanno deciso loro che strade prendere e non ce l’ ho più fatta a trasformarla in qualcosa di triste… ho preferito lasciarla così.

Detto questo, volevo solo precisare che la farfalla Testa di Morto esiste davvero. Volevo inserire una foto, ma siccome sono imbranata non ci riesco! XD Ma se vi interessa basta che scriviate su google ed escono le foto.

Poooi chiedo scusa per il nome delle grotte… so che Grotte Abbandonate non è il massimo… ma per quanto riguarda i nomi non ho grande fantasia… e già ho sclerato abbastanza per trovare il nome di Ilrin… che tra l’altro è simile al nome del personaggio di un’altra mia fan fiction, ma quando me ne sono resa conto ormai per me lei era Ilrin e non sono riuscita a sceglierne un altro! XD

Ultima cosa: per la battuta in cui Kili sbaglia e dice gorgoglioso invece di orgoglioso… mi è venuto il dubbio di averla presa da qualche cartone animato o qualche film… non ne sono sicura, ma se così fosse chiedo scusa!

Beh, detto questo, spero che la fan fiction vi sia piaciuta e non vi abbia annoiato o sia risultata banale! A presto, spero, con altre fan fiction su Fili e Kili! J

Ciaoooo! E grazie per aver letto!

Eowyn 1

   
 
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