Lo so.
Dovrei aggiornare
sia “The Akatsuki Program” che “Blood Brothers.” Ma credetemi se vi dico, che
questa storia è il prodotto di una settimana chiusa in casa per a) virosi infida,
b) pioggia torrenziale che in questo esatto istante si è trasformata in neve c) vicini cretini che sparano nel cuore della notte i petardi, facendomi venire un infarto! Allora,
il mio cervello va in panne e si inventa nuove storie; ciononostante, non
temete: entrambe le fic sono in fase di scrittura, specie A.P.
Dunque,
partendo con qualche nota introduttiva:
Punto
primo. Mpreg.
Signori, cercate di capire. Ho da poco compiuto gli anni e volevo farmi un
regalo. Con la mia coppia preferita! Ormai avete capito chi è: Kisaita! Kisame
è troppo brutto per essere papà? Eh? Eh? Eppoi, dai, l’Mpreg è talmente
accennato che neanche ve ne accorgerete! *fidatevi!* In ogni caso, ormai ho
deciso: facciamolo strano! XD Se Sakura ha i capelli rosa, non vedo perché Itachi
non possa rimanere incinto. *che razza di logica!* Sul serio, solo perché non è
una Mpreg Sasunaru (o viceversa) non significa che la storia non abbia
potenzialità, o mi sbaglio?
Punto
secondo. Appunto
per le piogge torrenziali ora trasformatasi in un bufera di neve, dannato clima
del pippio, e la febbriciattola mi è venuta la smara (= malinconia) di casa. Di conseguenza, ho voluto scrivere
una storia dell’orrore, scegliendo come base una leggenda veneziana, la mia
preferita. Mi manca il Carnevale! T^T Siccome la leggenda è in “prosa”, l’ho
voluta rendere simile ad una ballata. La riconoscerete dallo stile song-fic. Epic
fail? Speriamo di no!
Punto
terzo. Chi mi
conosce bene, sa che sono una patita alla die hard della Sasunarusasu (dopo
Kisaita, of course!) Ma in questa storia li ho fatti riscoprire etero. Perché? Ihihihih
… lo rivelerò all’ultimo capitolo! (se non si sarà già capito leggendo la
storia)
Punto
quarto. Anche se
ho i capitoli pressoché pronti, non voglio sacrificare A.P. e B.B. Ergo, gli
aggiornamenti saranno settimanali. Poco male, la storia si compone solamente
di: prologo, primo capitolo, secondo capitolo, terzo capitolo/epilogo.
Punto
quinto. Non si
accettano minacce di morte per eventuali OOC. E credetemi, ce ne sono! Ci sono
andata anche leggera stavolta! Lo sportello è chiuso!
Che altro
dire? Buona lettura?
H.
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Fedelmente guardati, qui rimanete,
Dove vi protegga la benedizione d’amore!
Vittorioso coraggio, amore e felicità
Vi uniscono con fede in felicissima coppia!
(Canto
Nuziale, “Lohengrin”, R. Wagner)
1925
Yamanaka
Ino si contemplava estasiata davanti allo specchio, lisciando le pieghe del suo
abito da sposa e assaporando coi polpastrelli la morbidezza della seta e i
ghirigori dei merletti. Si sistemò vezzosamente infastidita una ciocca ribelle
dietro l’orecchio, ammiccando al riflesso ridente di una sposa pronta ad unirsi
all’uomo che ama.
Ce n’era
voluto di tempo, accidenti accidenti!, per irretirlo, ma alla fine Sai si era
deciso a parlare con suo padre e, in seguito alla conversazione più ostica che
il giovane avesse mai sostenuto in vita sua, finalmente egli aveva ottenuto il
permesso di inginocchiarsi dinanzi ad Ino, offrendole il prezioso pegno - un anellino d’oro bianco con annesso un
diamante – assieme alla solenne promessa di convolare a nozze e di appartenersi
per tutta la vita, finché morte non li avrebbe separati.
A quel
pensiero, di solito così scontato da sorvolarci allegramente sopra, un piccolo
brivido freddo smorzò il sorriso altrimenti raggiante della fanciulla, la quale
si voltò, certa di aver avvertito una presenza alle sue spalle.
“Porta
male vedere la sposa prima delle nozze!”, esclamò ad alta voce la giovane,
voltandosi di scatto.
Niente.
Nessuno.
Era
completamente sola nella sua cameretta.
Eppure,
eppure …
La
finestra era sempre stata aperta?
Beh, era
il caso di chiuderla, nevvero?
“Ah! Sei
tu! Santo cielo, mi hai spaventata!”, sospirò Ino assai sollevata, mentre stendeva
le braccia e si apprestava a serrare la finestra – aveva sempre fatto così
freddo? - sennonché la voce alle sue spalle, soave come un dolce zefiro
primaverile e al contempo più gelida della bora invernale, le sussurrò
malinconica l’orecchio:
Posso
raccontarti una storia?
“Ino?
Sei pronta? Su, colombella mia, ti stiamo tutti aspettando! Non vorrai mica far
attendere lo sposo più del dovuto, spero? Dai, che sennò scappa!”, la richiamò
scherzando sua madre, Yamanaka Noriko, bussando alla porta ben serrata. Non
ricevendo risposta, la donna si risolse ad entrare forzatamente nella stanza
della figlia, preoccupata per quell’insano silenzio.
“Ino,
tesoro, ti senti bene? Ino, che succ- … Oh mio Dio, no!”, gridò Noriko,
tappandosi la bocca e barcollando all’indietro alla terribile vista offertale,
non appena mise piede nella camera da letto della sposa. “Ino! Ino! Oh mio Dio!
Bambina mia! Perché? Perché?”, prese a singhiozzare istericamente, attirando di
conseguenza l’attenzione degli ospiti al pianoterra, in particolare del padre e
dello sposo, i quali corsero istintivamente verso la fonte di quel pianto
disperato.
Giuntivi
infine, sia Inoichi che Sai rimasero pietrificati sul posto, increduli e
terrorizzati.
Seduta
scompostamente sul morbido tappeto completamente inzuppato di acqua salsa, Ino
fissava assente il vuoto davanti a sé, la mano destra che reggeva il polso
della sinistra, dalla quale cadevano leziosi rivoletti di sangue vermiglio.
“Oh,
tesoro mio! Perché proprio te? Perché? Che male avevi fatto, bambina mia?”,
abbraccio la madre la figlia in stato palesemente catatonico.
Dalla
mano sinistra di Yamanaka Ino mancavano sia l’anulare che l’anello di
fidanzamento.
La
maledizione di villa Nakano aveva mietuto l’ennesima vittima.
To be
continued …
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Ovviamente,
la Marcia Nuziale del “Lohengrin” deve essere letta in chiave ironica …