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Autore: SilviAngel    03/02/2013    6 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 14
“Scott e i suoi quindici minuti di gloria”
 
Stiles e Scott passarono un paio d’ore a zonzo per la città, fingendo di cercare il cucciolo di lupo.
Il mannaro presente aveva tentato numerose volte di indirizzare la discussione su cosa fosse accaduto dopo il ritorno di Derek alla sua forma umana, ma il castano abile con le parole come non mai era sempre riuscito in poco tempo a fargli dimenticare le domande appena poste, svicolando argomenti spinosi o complicati.
Come tutti sapevano, il licantropo non era noto per il suo acume, ma certamente la sua testardaggine era ampiamente riconosciuta, ecco perché, giunto davanti a casa, prima di permettere al compagno di scuola di risalire in auto, artigliò l’immancabile felpa di questo, imprigionandolo tra il proprio corpo e la portiera della Jeep.
“Ora tu mi dici cosa diavolo è successo ieri sera, o stanotte o stamattina non so bene quando la pozione abbia terminato gli effetti”
“Scott, amico”
“No, non cercare di ubriacarmi di parole come hai fatto fino a ora. Forza sputa il rospo”
Le spalle del ragazzino in trappola crollarono mestamente e, sospirando rassegnato, si preparò a parlare.
“Hai presente la posizione in cui ci hai trovato ieri sera?”
Il moro annuì.
“Ci siamo addormentati e”
“Hai dormito con Derek?” domandò interrompendolo sconvolto dalla circostanza appena resa nota.
“Non stavamo parlando di questo. Dicevo, ci siamo addormentati e poi questa mattina era tornato umano. Punto, fine della storia”
“Quindi, questa mattina te lo sei ritrovato nel letto ed era semplicemente tornato umano”
“Sì, sei soddisfatto ora?”
Scott con lo sguardo perso nel vuoto, allentò la presa delle dita sulla stoffa, permettendo all’amico di muoversi.
“Ma ieri sera io ti ho portato i suoi… Oh per la miseria! Ti sei svegliato con Derek nudo nel letto!” urlò a metà tra lo sconvolto e il felice di aver completato un ragionamento così sottile.
Le mani di Stiles volarono sulla bocca del beta “Sei impazzito? Finiscila di urlare!”
“Ok” tornando a un tono di voce normale “ma ci ho azzeccato vero?” gongolò Scott incrociando le braccia al petto e sorridendo sornione.
“S-sì”
“Da quando in qua ti fai pregare in questo modo? Devo tirarti fuori le parole una per una?
“Ok, ci hai preso in pieno, contento? Questa mattina mi sono svegliato e… e”
“Eee?” lo pungolò Scott muovendo le mani a mulinello come a dire continua.
“E lui era, beh era come hai detto tu, ma non è stato quello il momento peggiore”
“Ok, qui urgono bollicine e biscotti. Vieni dentro, tanto mia madre è di turno”
 
Stiles entrò in casa e conoscendola a menadito si andò a spaparanzare sul divano, mentre il licantropo armeggiava in cucina per recuperare quanto promesso.
Scott arrivò in sala pochi attimi dopo e posate due bottiglie di Coca Cola e un pacco di biscotti al cioccolato sul tavolino di fronte, si accomodò accanto al castano “Forza ora racconta tutto”
“Hai presente come si è comportato quel botolo quando è scappato ed è venuto qui da te?”
“Certo, è stato stronzo esattamente come mi sarei aspettato”
“E ricordi che invece con me”
“Era tutto coccole e moine? Sì me lo ricordo e ancora mi chiedo cosa… oh porca puttana!” e Scott per la seconda volta nello stesso giorno riuscì a compiere un ragionamento astratto e addirittura di dimensioni iperboliche.
“BINGO” se ne uscì Stiles, notando lo sguardo inorridito e la bocca spalancata dell’amico, e sconsolato cercò conforto e consolazione nelle gocce di cioccolato.
Il moro si lasciò andare contro lo schienale del sofà.
“Dì qualcosa Scott, così mi fai preoccupare” cercò di smorzare il silenzio il piccolo umano.
“Sto cercando di mettere tutto in chiaro e possibilmente in ordine. Punto uno: tu piaci a Derek o almeno più di quanto gli piaccia io. Punto due: te lo sei trovato nudo nel letto questa mattina. Punto tre” e scivolando in un tono che trasudava il bisogno profondo di essere contestato “per caso ci ha provato con te?”
 
Il capo di Stiles precipitò in avanti trovando porto sicuro nei palmi spalancati che coprirono il rossore senza però smorzarlo minimamente.
“Dimmi che ho preso una cantonata?” lo supplicò bisbigliando Scott ma vedendo la testa dell’amico oscillare a destra e a sinistra, un suono stridulo lasciò la sua gola.
“Ho bisogno di te” si decise ad ammettere il figlio dello sceriffo “Mio padre ci ha beccati a letto e ora pensa che io stia con Derek”
Gli occhi di Scott si sgranarono all’inverosimile, ma nessun suono uscì dalle sue labbra e Stiles continuò.
“Ho cercato di spiegargli che non era così, ma quello stronzo di un Alfa non ha aiutato, anzi si è seduto alla mia tavola, si è gustato la colazione e poi”
“Poi?”
“Poi quando per l’ennesima volta l’ho allontanato dal mio fragile corpicino, ha detto che… che mi avrebbe corteggiato ufficialmente, ora mi spieghi COSA CAZZO SIGNIFICA NELLA LINGUA LUPESCA?” urlò il castano alzandosi di scatto, lasciando correre le dita nei corti capelli e passeggiando nervoso tra il tavolino e la finestra.
“Derek ha intenzione di corteggiarti”
“Sì, hai riassunto il tutto alla perfezione, ma cosa può voler dire? Non penso di essere così fortunato che tutto si risolva con quattro fiori e una scatola di cioccolatini”
“Io non lo so, non faccio parte del suo branco e nessuno mi ha spiegato le abitudini dei licantropi”
“Sempre utile come al solito Scott” sibilò infastidito, pentendosi immediatamente “Scusa, amico, ma non sono molto lucido”
“Lascia stare. Posso però farti una domanda?”
“Spara”
“Ma tu sei gay? Perché se non lo sei, penso che Derek se ne farà una ragione e tutto finirà lì, se lo sei, beh… penso che lui non sia niente male, potresti”
“Pure tu! Sembra di sentire mio padre, anche lui mi ha detto che Derek è bello. Lo so che Derek è un gran figo – e sì Scott, sono gay – ma è un animale!” oramai il ragazzino era un fiume in piena “È tutto un ringhio qui e un ordine là, un ti sbatto al muro prima e ti strattono poi. Questa cosa dell’Alfa gli ha dato alla testa. Io non sono mai stato con nessuno e non ho di certo intenzione di uscire con un musone, solitario e per di più violento”
“Quindi se Derek limasse un poco il proprio carattere ti piacerebbe?”
“Piacermi? Scott, ho gli occhi, se succedesse il miracolo a cui hai accennato, lo legherei al letto e affanculo tutto il resto! Ma tanto non succederà mai, quindi volendo salvaguardare il mio cuore e il mio fondoschiena, devo fare in modo di tenerlo alla larga da entrambi”
“Non voglio dettagli per favore” puntualizzò Scott scuotendo le mani davanti a sé.
“Ora sarà meglio che torni a casa, fingendo rammarico per non aver ritrovato il cane”
“Ok, ci vediamo a scuola”
 
Stiles sovrappensiero lasciò la casa del compagno di scuola, ignaro che la conversazione appena conclusasi avesse avuto uno spettatore silenzioso che a pochi metri dalla casa, aveva sentito tutto, ringhiando frustrato tra sé e sé, prima di salire in auto e partire sgommando verso il bosco.
 
Ancora prima di mettere piede fuori dalla Jeep, Stiles fu raggiunto dal padre “Figliolo, hai avuto fortuna? Oh, immagino di no” convenne l’uomo sbirciando dentro l’abitacolo desolatamente vuoto.
“Mi spiace pa’, non l’ho trovato da nessuna parte e sono arrivato per scrupolo fino da Scott, ma niente. È tutta colpa mia” e sperando che il genitore non avrebbe indagato oltre, si diresse verso la porta, seguito a ruota da James.
“Peccato, mi ero affezionato a quel cucciolo, era intelligente e coccolone e gli piaceva la TV. Però Stiles dovevamo metterlo in conto, era un lupo, non un cane. Non è fatto per vivere in una casa o per avere legami con gli uomini”
“Hai ragione papà era pur sempre un lupo. Io ho già mangiato pranzo da Scott” mentì nuovamente “ quindi vado di sopra a farmi una doccia e poi passarò il pomeriggio sui libri, tu sei di turno?”
“Sì, attacco tra mezz’ora, infatti stavo uscendo. Ci vediamo questa sera”
“Ok, ciao” salutando, il figlio entrò in casa e si incamminò verso il piano di sopra, chiudendosi subito in bagno.
 
Un certo lupo scontroso e tendente agli scatti d’ira trattenne il fiato, pronto a scattare verso la finestra e sparire se ai rumori di piedi sugli scalini, si fosse unito il cigolio della maniglia della camera che veniva girata, ma non accadde nulla di ciò e così Derek poté continuare ad agire indisturbato.
Non aveva avuto molto tempo, ringraziando comunque le strane deviazioni che il liceale aveva compiuto nel tragitto tra la casa di Scott e la propria, ma era riuscito comunque a recuperare un paio di cose che sperava avrebbero portato Stiles ad aprire all’Alfa il suo cuore e non solo.
Dopo aver sistemato gli acquisti fatti, il moro si sfilò con cura gli abiti, piegandoli sulla sedia e si distese esattamente al centro del letto.
 
Stiles intanto aveva terminato la sua doccia e indossando i comodi vestiti che solitamente utilizzava quando bighellonava per casa, frizionandosi i capelli con un piccolo asciugamano, attraversò il corridoio e aprì, del tutto perso nei propri pensieri, la porta della camera.
Pur avendo il volto coperto in parte dal telo, avvertì immediatamente qualcosa di anomalo: un odore dolciastro e a tratti inebriante lo colpì e portando la spugna sulle spalle si guardò intorno, sbarrando gli occhi.
Derek era steso al centro del letto, con addosso solo degli aderenti boxer grigi – quindi aveva delle mutande a casa propria, convenne il ragazzino – le braccia piegate dietro la testa e circondato da petali multicolori che riempivano tutto lo spazio non occupato dal suo corpo.
“C-cosa?” balbettò Stiles, notando sul comodino un paio di enormi scatole di cioccolatini.
“Ti ho detto che ti avrei corteggiato e poi sei stato tu a parlare di fiori e dolcetti. Pensavo ti sarebbe piaciuta la sorpresa. Purtroppo ho avuto poco tempo, altrimenti mi avresti trovato legato al tuo letto”
“Dannato lupo spione! Ora ti metti anche a origliare le mie conversazioni private? Pussa via! Fuori da quel letto e da questa camera”
“Stiles” sibilò tra i denti l’Alfa cercando di trattenersi.
“Se avessi prestato un poco più di attenzione, avresti capito cosa davvero io… aaah vai via!”
Derek si alzò dal letto, come il giovane aveva chiesto, ma invece di raggiungere i propri vestiti, con un paio di rapidi passi, fu a un palmo dal viso del padrone di casa.
“Io voglio te e tu vuoi me. Mi dici qual è il problema?”
“Qual è il problema?” sorrise Stiles “Il problema è che tu vuoi farti un giro, ma io non sono una giostra”
“Non hai fatto, mi pare, tanto il prezioso con Isaac” lo contraddisse il moro con voce avvolta da ringhi sommessi.
“Non ti azzardare a” ma non gli venne concesso di terminare la frase, perché la bocca di Derek fu sulla sua, intransigente e arrogante, e un attimo dopo la sua lingua danzava sulle labbra del castano forzandone l’accesso.
Stiles cedette a quelle lusinghe per nulla dolci e gentili e d’un tratto neppure uno spiraglio era tra i loro corpi. Le gambe divennero improvvisamente incapaci di reggerlo e il piccolo ringraziò le braccia forti e calde che lo stringevano in vita e la porta contro la quale, alla fine, era andata a cozzare la schiena.
Quello sì che si poteva chiamare bacio, forte e rude, passionale e bagnato e per la miseria quanto era buono il sapore di Derek che prendeva possesso della sua bocca. Nulla a che vedere con il bacetto che Isaac gli aveva strappato in quella radura in mezzo al bosco, Stiles stava letteralmente andando a fuoco.
La testa era vuota e colma di mille cose al tempo stesso, il cuore batteva come impazzito nel bel mezzo della sua gola e il liceale stava con tutte le sue forze cercando di convincere il suo corpo che no, non aveva realmente bisogno di ossigeno, che quella volta avrebbe potuto anche farne a meno.
La necessità di respirare purtroppo fu più forte ed entrambi quasi contemporaneamente dovettero arrendersi a essa e allontanarsi l’uno dall’altro.
Dopo aver ripreso sufficiente fiato, il moro si avvicinò nuovamente al viso dell’adolescente “Allora vuoi continuare a mentire a te stesso? Stiles lasciati andare, lascia che ti faccia stare bene”
“No, non così. Ti prego, non così” sussurrò imbarazzato.
Un piccolo ghignò di vittoria ricamò le labbra umide di Derek “Ok, per questa volta farò come tu dici. Quando torna tuo padre?”
Spiazzato da questa domanda, il castano alzò il capo guardando il licantropo negli occhi chiari e liquidi “Dovrebbe essere a casa per cena, perché?”
“Ci vediamo dopo cena, allora” e lasciandolo al freddo, l’Alfa si allontanò, prese i suoi vestiti e oltrepassò la finestra.
   
 
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