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Autore: _Jaya    06/02/2013    7 recensioni
«Partecipante al concorso “All you need is love ~ Sesto girone,"Everyone says I love you", indetto da KikiWhiteFly»
« Scusatemi sire, ehm… stavo raccogliendo delle erbe rare per Gaius, nella foresta e, ehm… ho perso la cognizione del tempo » si scusò Merlin, avvicinandosi per mettere il piatto di fronte al principe [...]
Arthur studiò il piatto davanti a lui e solo dopo aver scoccato un’altra occhiataccia al giovane, cominciò a mangiare. Merlin approfittò di quel momento per riordinare un minimo la camera del reale.
« Non fingere, so benissimo dove eri fino a qualche minuto fa...»[...]
« Non mentirmi Merlin, conosco quel sorriso ebete: ce l'hai ogni volta che facciamo qualcosa di proibito... »
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Non solo destino
 

Dedico questa storia a chi voglio bene:
grazie Antys, Ester, Ely.
E ovviamente alla mia meravigliosa
beta e socia di scrittura, Sara.


Capitolo 1.
 
Un giorno come tanti altri a Camelot: l’autunno si stava facendo sentire e i primi venti freddi cominciavano a spirare. Gli alberi erano già pieni di foglie gialle e arancioni che cadevano al suolo in spirali, accasciandosi una sopra all’altra e formando così un quadro perfetto di colori caldi e malinconici. L’aria profumava degli odori delle cucine di tutte le case e le taverne della città: era l’ora di pranzo e poca gente non era davanti ad un piatto pieno di manicaretti o meno.
Un giovane alto e moro era tra i pochi sfortunati: stava correndo verso il castello del regno passando per vicoletti nascosti e piccoli spazi. Molti pensieri gli passavano per la testa, ma il più assillante aveva una folta chioma di capelli biondi e due occhi azzurri come lapislazzuli: il suo padrone era il principe ereditario di Camelot e non aveva un buon carattere, ma non per questo Merlin evitava di farlo arrabbiare. Solo che arrivare in ritardo non era esattamente nei suoi piani, per farlo infuriare bastava solo la sua presenza. Era stato nel bosco a raccogliere delle piante per Gaius e aveva cominciato a esercitarsi con la magia, lì, senza essere visto da nessuno. Era rimasto preso dalla sua abilità e dai suoi poteri troppo a lungo, e quando la campana del pranzo era suonata, si era come risvegliato da un lungo sogno. Aveva cominciato a correre verso le cucine del castello, perdendo ben presto il fiato.
La cuoca che lo vide arrivare così conciato non gli risparmiò i rimproveri, come al solito. Merlin nemmeno la sentì: prese il vassoio del pranzo del principe e si precipitò nelle sue stanze, cercando, nel frattempo, di riprendere fiato. Aprì la porta con un colpo secco, senza bussare, ed irruppe nella stanza. Il viso era rosso per corsa, ma l’espressione era tra le più ricercate del suo repertorio: cercava, senza alcun risultato, di mascherare la consapevolezza di aver passato l’orario stabilito per il pranzo da almeno dieci minuti.
« Sei in ritardo, Merlin » la voce del principe arrivò e colpì Merlin, che abbassò lo sguardo a terra prima di rispondere. Arthur era seduto al tavolo e lo stava fissando con espressione seccata.
« Scusatemi sire, ehm… stavo raccogliendo delle erbe rare per Gaius, nella foresta e, ehm… ho perso la cognizione del tempo » si scusò Merlin, avvicinandosi per mettere il piatto di fronte al principe « Pollo con contorno di patate arrosto, sire »
Arthur studiò il piatto davanti a lui e solo dopo aver scoccato un’altra occhiataccia al giovane, cominciò a mangiare. Merlin approfittò di quel momento per riordinare un minimo la camera del reale.
« Non fingere, so benissimo dove eri fino a qualche minuto fa...»
Merlin si sentì agghiacciò a quelle parole, ma continuò a guardare Arthur senza capire. Cosa voleva dire con quella frase? Aveva forse carpito il segreto che conservava con tanta cura?
« Ero a raccogliere le erbe per... »
« Non mentirmi Merlin, conosco quel sorriso ebete: ce l'hai ogni volta che facciamo qualcosa di proibito... » Se per la prima parte della frase il mago avrebbe voluto ridergli addosso, per la seconda lo fissò sdegnato e indeciso su cosa dire. Per fortuna fu proprio Arthur a toglierlo dall'impiccio, anche se non sapeva se esserne felice o ancora più sdegnato. Il principe si avvicinò a lui e gli diede una gomitata, con uno sguardo complice e ammiccante. L'espressione di Merlin divenne ancora più sospettosa e lo guardò di sottecchi.
« Dai, credi davvero che non mi sia accorto di Lilian, la figlia del panettiere che ti fa gli occhi dolci?»
Merlin continuò a guardare il principe per qualche secondo senza riuscire a capire veramente che cosa stava dicendo, per poi darsi dell’idiota da solo e mettersi a ridere.
« Credetemi, state prendendo un bel granchio, sire » gli confessò con un sorriso. Arthur alzò lo sguardo dal suo pranzo per puntarlo sul suo servitore. Lo osservò per qualche istante e poi scosse la testa, apparentemente rinunciando a comprendere l’enigma che aveva davanti.
« Io non credo invece. E’ carina sai… molto più di quello che meriterebbe un semplice servitore » disse il principe con un sorriso arrogante.
« Non credo sia il mio tipo » rispose Merlin, rifacendo il letto dell’erede al trono e senza dare troppo peso alle sue parole. Era sollevato all’idea di non dover dare eccessive scuse ad Arthur: già doveva celare la sua natura, condire questa grande bugia (o omissione, come preferiva chiamarla il mago) con tante altre piccole scuse per riparare alle sue mancanze gli sembrava un comportamento ancora più meschino da parte sua. Preferiva subire le punizioni che continuare a infestare la sua nascente amicizia con il principe con piccole o grandi bugie.
Arthur lo fissò prima di risedersi al tavolo, davanti al piatto fumante. Infilzò una patata arrostita, ma non la portò subito alle labbra, fissandola per qualche secondo. Merlin lo guardò di sfuggita, domandandosi come mai non avesse replicato niente. Lo trovò intento ad osservare la patata al forno infilzata sulla forchetta, prima di portarla alle labbra e continuare a fissare il vuoto.
« Se non serve altro io andrei » disse con un lieve sorriso sul volto. Arthur fece un gesto con la mano per farlo andare via, ma quando la mano di Merlin fu sulla maniglia della porta cambiò idea.
« No, Merlin, resta qui » gli ordinò. Il mago si voltò meravigliato. La sua espressione lasciava traspirare la sua sorpresa a quella richiesta « Siediti » gli ingiunse di nuovo.
« Cosa devo fare? » domandò poi, dopo essersi accomodato sulla sedia alla sinistra del principe, quella più vicino alla porta.
« Dobbiamo trovare un piano per far capitolare Lilian ai tuoi piedi, mi sembra ovvio » fu la risposta.
Merlin portò gli occhi al cielo prima di rispondere: « Veramente Sire, non c’è bisogno che impegnate i vostri preziosi pensieri in questo modo! »
Come al solito Arthur non ascoltò neppure le rimostranze del suo servitore « Invece sì! Così forse riusciresti ad essere un po' meno svanito e… io saprei dove trovarti ogni volta! »
Il mago arrossì leggermente all'ultima frase e continuò a negare. Dopo qualche minuto di continuo tira e molla il principe lo congedò, “sperando che lavare tutti i suoi regali abiti lo rendesse più bendisposto verso i suoi piani”.
Merlin sbuffò, ma non rispose niente, ben contento di poter finalmente filare da quella stanza e da quei discorsi senza né capo né coda. Come poteva conoscere i suoi sentimenti per Lilian? E come poteva sapere che si incrociavano spesso, andando su e giù per la cittadella? Merlin non riusciva a spiegarsi tutto quell’interesse nei confronti del suo versante amoroso. Poteva aver preso a cuore la fanciulla e quindi cercare di farla “accasare” in maniera adeguata? O era semplicemente l’ennesima presa di giro del principale nei confronti del povero servo? Strofinando e strusciando i panni Merlin ripensò alla conversazione appena avuta e arrivò a questa conclusione: forse la noia in quel periodo era talmente forte che anche quel passatempo era gradito. Con un colpo di spugna più forte Merlin scosse la testa e smise di cercare di capire i meccanismi del comportamento del principe, perché sapeva benissimo che ne avrebbe ricavato solo un gran mal di testa.
 
Quella sera, quando Merlin portò al principe la sua cena lo trovò seduto sul letto, pensieroso. Il principe guardò velocemente il proprio servitore annunciare la cena e poi distolse lo sguardo. Si alzò dal suo letto a baldacchino e prese una maglia bianca posata sul paravento per indossarla.
Finalmente si sedette a tavola, ma non cominciò a mangiare:
« Se dici che Lilian non è il tuo tipo… allora chi lo è? » domandò dal nulla. Merlin lo guardò con tanto d’occhi prima di comprendere che l’argomento della loro conversazione era sempre lui e la sua situazione sentimentale. Si sorprendeva ancora che Arthur non avesse fatto commenti su quanto fosse disastrata o inesistente, ma Merlin pensò che non fosse saggio cantare vittoria troppo presto.
« Non… non lo so » rispose leggermente impacciato. Arthur fece una smorfia per fargli capire che non gli credeva minimamente e allungò il bicchiere verso di lui. Merlin prese la caraffa e versò il liquido completamente fuori dal bicchiere.
« Ma che ti prende? Stai attento Merlin! » lo sgridò l’altro con un’occhiataccia, prima di portarsi il bicchiere alle labbra. Merlin borbottò qualcosa di simile ad una scusa e si voltò per prendere la cesta dei panni sporchi.
« Un momento… » la voce di Arthur echeggiò improvvisa e potente nel silenzio della sera. Merlin si girò verso di lui e lo esortò a parlare con un muto movimento delle sopracciglia.
« Sei distratto, non ti si trova mai, non vuoi che ti organizzi qualcosa con Lilian… non è che hai già trovato qualcuno e non me l’hai detto? » il principe fece una pausa senza badare alla faccia basita del suo servitore « Merlin, tu devi dirmi tutto, lo sai vero? »
Merlin deglutì a vuoto un paio di volte, terrorizzato più dalla non molto velata minaccia finale che dalle supposizioni precedenti.
« Perché dovrei dirvi tutto? » domandò cercando di non fare una faccia sospetta, pur senza riuscirci. Arrossì quel che bastò per farlo segretamente maledire il principe.
« Perché… sono il tuo principe, dovresti dirmi tutto, è ovvio » rispose senza alcun tentennamento Arthur, abbassando poi lo sguardo sul piatto che aveva davanti « Cos’è questa roba? »
« Ravioli » rispose Merlin felice di non essere più oggetto della discussione.
« Hanno un odore orrendo » commentò l’erede al trono prima di immergere il cucchiaio nel piatto e assaggiare « Però non sono così male »
Merlin annuì e prese tra le braccia la cesta strabordante di panni sporchi. Fece qualche passo verso la porta prima di venir fermato dalla voce del principe.
« Mi devi sempre una risposta, Merlin » gli ricordò.
« Non ho niente da rispondere, Arthur » ribatté il servitore aprendo la porta e chiudendola dietro di sé cercando di non perdere tutta la sua dignità.
Dopo qualche passo dalla stanza del principe si fermò e appoggiò il cesto al suolo. Si passò una mano sulla fronte per scacciare i capelli ribelli e si accorse di essere piuttosto accaldato. Era arrossito? C’erano poche domande da fare a proposito, anche il riflesso nel vetro della finestra glielo provava. Ma perché? Forse per i discorsi un po’ strani di Arthur?
Sembrava che volesse controllare tutta la sua vita, ma non sapeva quanto Merlin gli stesse nascondendo, in realtà. Scosse la testa e, imponendosi di non pensare più alla discussione appena avuta con Arthur, si avviò verso la lavanderia del castello.

Ormai la pulce era entrata nell'orecchio di Merlin e non se ne voleva andare. Continuò a pensarci anche durante la notte, tanto che i suoi sogni furono punteggiati dagli interrogatori del principe, che ricordavano molto quelli vissuti qualche tempo prima nelle segrete con Aredian, il cacciatore di streghe: l’argomento della discussione era però sempre la sua situazione amorosa e i suoi sentimenti nei confronti di ogni ragazza di sua conoscenza. Si svegliò piuttosto agitato e faticò a riprendere sonno, continuando a vedere davanti agli occhi le immagini terrificanti dell’incubo appena avuto.
La mattina arrivò con troppa fretta e Merlin maledì ancora una volta il principe per avergli messo in testa quelle idee così senza senso e strane. Ma non poteva di certo immaginare quello che lo stava aspettando nella stanza di Arthur. Appena varcò la soglia si sorprese di vederlo già alzato e seduto al tavolo, intento a scrivere qualcosa su un foglio di pergamena.
« Oh Merlin… » lo salutò il principe « ho pensato a qualche nome da proporti, pronto? »
Il mago fissò il principe per qualche istante prima di riuscire a capire appieno quello che volesse dire. Era stata la prima idea, ovvero che il principe stesse continuando il discorso del giorno prima, quella corretta.
Non trovandone altre adeguate Merlin deglutì e domandò innocentemente « Ma perché vi siete impuntato proprio con me? »
La domanda non parve però così innocente al principe, perché l’osservò per un po’ prima di rispondere con un tono infastidito. Merlin dovette abbassare gli occhi al terreno sotto quello sguardo penetrante e a lui incomprensibile.
« Sei o non sei tu il mio servitore? » chiese in risposta prima di recuperare la sua naturale baldanza e alzarsi dalla sedia. Merlin appoggiò il vassoio con la colazione sul tavolo e con un sospiro si arrese « Sentiamo questi nomi »
Arthur non sembrava aspettare altro e si avvicinò portando il foglio di pergamena all’altezza degli occhi. « Faith, l’aiutante cuoca »
« Leonard, lo stalliere, le fa la corte » rispose prontamente il moretto ricordando di averli visti scambiarsi sorrisi e biglietti segreti di tanto in tanto. Il principe fece un leggero sbuffo e bofonchiò qualcosa come “era troppo carina” e continuò nel suo elenco.
« Corinne, la lavandaia »
« Ma l’avete vista? Quella è capace di uccidere qualcuno solo provando ad abbracciarlo! » squittì Merlin lanciando uno sguardo sdegnato ad Arthur, che non commentò quell’uscita e si umettò le labbra per non ridere.
« Paula, quella della taverna » elencò.
« Ha come minimo il doppio della mia età » rispose lapidario Merlin.
« L’amore non ha età » commentò Arthur prima di proseguire l’elenco, con sommo sollievo del servitore « Art… Anthis »
Merlin sollevò un sopracciglio e si voltò verso il principe « E chi sarebbe? »
« Anthis » ripeté Arthur senza esitazioni « non la conosci? »
Merlin negò con la testa e si concesse un sorriso.
« Beatha? » appena finì di pronunciare quel nome Merlin si voltò verso di lui e lo guardò, fissandolo negli occhi ed avvicinandosi di qualche passo.
« La cuoca? State davvero dicendo che mi vedreste bene con Beatha, la cuoca? A parte il fatto che mi vuole morto… vi siete bevuto il cervello? »
Arthur scoppiò a ridere e si apprestò a nascondere il foglio su cui aveva appuntato i nomi. Merlin intravide un occhio disegnato, ma non disse niente.
« Finito? » domandò con un sospiro, prima di recuperare una casacca che si era perso la sera prima.
« Umh… per ora sì, ma non te ne andare » Merlin fissò il principe per qualche secondo prima di buttare di nuovo la camicia dove l’aveva trovata.
« Avete bisogno di qualcosa? » domandò.
« Niente in particolare… solo resta qui » quella richiesta sembrava più strana dell’infinito elenco di nomi che gli aveva appena fatto, ma solo per il tono usato e l’esitazione con cui aveva pronunciato le prime parole. Merlin si sentì enormemente a disagio e abbassò lo sguardo. Perché sentire quelle parole lo facevano sentire così confuso e… strano?
« Veramente dovrei ancora finire di lucidare la gorgiera… » confessò Merlin mordendosi un labbro. Non era una bugia, doveva mettere a posto l’armatura del principe veramente, ma Merlin si sentiva un bugiardo ugualmente. Non aveva mai voluto fuggire così dal principe, ma non capiva la situazione e lui odiava non capire.
Arthur non rispose immediatamente, aspettò di ingollare il boccone « Allora cosa aspetti? Fila! »
Merlin non si fece ripetere due volte quel comando e, prendendo la casacca del principe, lasciò la stanza sperando di non doverci mettere più piede fino alla sera. Nella fretta di lasciare la stanza non si accorse dello sguardo penetrante del principe che non lo aveva lasciato nemmeno per un istante da quando si era voltato. Non appena la porta si chiuse, Arthur stese il foglio davanti a sé e osservò quell’occhio disegnato, contornato da delle ciglia lunghe e nere. Conosceva bene quell’occhio, era il primo che vedeva ogni mattina, da almeno tre anni. E aveva imparato a carpire i più piccoli cambiamenti di quell’iride azzurra: le aveva viste attraversate da tutte i sentimenti possibili, e credeva che non gli nascondessero niente, come il sorriso del proprio servitore.
Non sapeva però quanto si sbagliasse: ciò che credeva di conoscere mascherava una verità molto più profonda e pericolosa.
 
 
 
 
 
 Note: Benvenuti nella mia prima fanfiction Merthur! Spero che qualcuno sia arrivato fino a qui, sarebbe già un buon segno! Non ho molto da aggiungere se non che siamo durante la seconda serie, in un momento non ben definito, ma sicuramente prima dell'"incattivimento" di Morgana. La ff è composta in totale da cinque capitoli, già tutti scritti, e partecipa al concorso “All you need is love ~ Sesto girone,"Everyone says I love you", indetto da KikiWhiteFly. (click!) Se ci sono domande/correzioni da apportare non esitate a contattarmi :)
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