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Autore: JulesBerry    09/02/2013    5 recensioni
Seguito di "I have finally realised I need your love".
[Prevista revisione - e anche piuttosto urgente, Santo Merlino - dei capitoli già pubblicati.]
- Dal capitolo 26 -
«Ci sono sempre stati troppi cocci di me, sul pavimento. Potresti farti del male tentando di raccoglierli e rimetterli insieme» sfilò la mano dalla presa di Fred, percependola più allentata, e si alzò sotto il suo sguardo attonito. «Non sentirti in colpa se non ce la fai più. Non sentirti in colpa se decidi di aprire quella porta. Fosse possibile, sarei la prima a varcarne la soglia per allontanarmi un po’ da me.»
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore'
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- Dall'ultimo capitolo di "I have finally realised I need your love" -

Lui posò lo sguardo su di lei; poi, con la mano non impegnata, prese dalla tasca dei jeans un piccolo cofanetto di velluto rosso. Quando lo aprì, al suo interno si trovava un bellissimo anello ricoperto di diamanti a scalare, con quello centrale poco più grande degli altri. Margaret, presa alla sprovvista, si portò le mani al viso, non riuscendo a credere ai propri occhi.
Fred le s’inginocchiò di fronte, i fiori in una mano, l’anello nell’altra.

«Margaret Sadie Eleanor Stevens. Ci conosciamo da quasi un ventennio, da prima che imparassimo a parlare. Sei stata, per tutti questi anni, una delle persone a me più vicine, una delle più significative, importanti. Tutto quello che abbiamo passato insieme ci ha resi più uniti, e credo che fosse destino che arrivassimo a questo. So che è una follia, so che sto per chiederti qualcosa di assurdo, qualcosa che non mi sarei mai sognato di fare a diciotto anni da poco compiuti. So che sopportarmi per tutta la vita sarà un’impresa continua, e quindi ti chiedo scusa in anticipo per le crisi di nervi che ti procurerò, per i calzini che lascerò sparsi per casa, per gli innumerevoli pranzi bruciati che cucinerò, e per tanto, tanto altro ancora. Ma, lasciando queste considerazioni per tempi futuri... vuoi sposarmi?» le chiese, speranzoso, e lei per poco non svenne.
Lo studiò per diversi istanti, pensando che sarebbe stato opportuno avere con sé una macchina fotografica per immortalarlo in quell’atto di riverenza. Ma gli occhi le si riempirono di lacrime di una gioia immensa, mentre un nuovo enorme sorriso le si allargava sul volto. Si gettò sul ragazzo che aveva davanti a sé, facendogli perdere l’equilibrio e cadere disteso sul pavimento.
«Sì, Fred! Sì, voglio sposarti! Voglio farlo, anche se è irrimediabilmente folle!» quasi urlò lei, dopodiché prese a riempirlo di baci su tutto il viso, mentre lui si godeva quel momento di totale ma piacevole impotenza.


Capitolo 1


 

 
 
Ecco a cosa serve il futuro:
a costruire il presente con veri progetti di vita

 

If it’s love
And we decide that it’s forever
No one else could do it better
And if I’m addicted to loving you
And you’re addicted to my love too
We can be them two birds of a feather
That flock together

 
Il sole era alto, la mattina di quel 7 luglio 1996, e i capelli castano rame di una giovane donna erano sparsi disordinatamente sul cuscino, mentre il lenzuolo lasciava scoperta gran parte della sua schiena nuda e illuminata dalla luce del mattino. Margaret Stevens era ancora profondamente addormentata, e non si accorse, dunque, che la figura maschile che fino a pochi momenti prima era accanto a lei si dirigeva in cucina per preparare la colazione.
Fred Weasley era ancora molto assonnato, i suoi capelli rossi erano più scompigliati del solito e gli occhi azzurri non erano perfettamente vigili. Aprì la finestra della cucina e fece entrare un po’ della calda temperatura di quella prima domenica di luglio, poi gettò un’occhiata compiaciuta a un vaso contenente un mazzo di orchidee, che fino a pochi giorni prima doveva essere stato bellissimo e rigoglioso. Mise la caffettiera sul fuoco e preparò del pane tostato, delle uova e un po’ di bacon, mise il tutto su un vassoio e si diresse nuovamente in camera da letto, dove Meg russava beatamente. Poggiò la colazione sul comodino e si sedette sul bordo del materasso, prendendo ad accarezzare i morbidi capelli della sua ragazza. Questa si mosse leggermente, ma non aprì gli occhi. Fred, allora, le avvicinò la bocca all’orecchio per poterle sussurrare qualcosa.
«Dormigliona, ti ho preparato la colazione!» fece lui, ma ciò che ottenne furono solo dei mugolii infastiditi. Nonostante ciò, non si arrese. «È tardi, dai» continuò, ma ricevette in risposta un brusco cenno con la mano. A quel punto, dunque, prese lentamente il lenzuolo e con uno strattone lo tirò via: a mali estremi, estremi rimedi.
«Ma cosa fai?! Sono nuda!» sfoggiò la sua innata gentilezza Margaret, che intanto si era ridestata e cercava disperatamente la sua coperta. Fred iniziò a ridere.
«Come se non ti avessi mai vista!»
«C’è tuo fratello nell’altra stanza, e la porta è aperta!» esclamò, esasperata, mentre s’infilava rapidamente la vestaglia e affondava i denti nel pane tostato.
«È uscito, ci vediamo direttamente a casa dei tuoi genitori per l’ora di pranzo» disse Fred con noncuranza. Meg, al contrario, sembrò affogarsi con il bacon.
«Ricordi che giorno è oggi, vero? E anche cosa dobbiamo fare, no?» domandò, affatto entusiasta, al suo ragazzo. Questi la guardò sorridendo e annuì, anche se era possibile scorgere, nei suoi occhi, un velo di nervosismo. Uscì dalla stanza e s’infilò in bagno, e presto in camera si poté sentire in lontananza il rumore dell’acqua che scorreva nella doccia.

Margaret finì velocemente la colazione e con un colpo di bacchetta lasciò che i piatti si pulissero da soli e che la stanza si riordinasse. Mentre si avviava all’armadio, la sua mente macchinava, frenetica: come l’avrebbero detto ai loro genitori? Come l’avrebbero presa? Era al settimo cielo da quando aveva detto di sì a Fred, e ciò non le aveva permesso di pensare al momento in cui avrebbero dovuto comunicare la notizia a tutti quanti. Avevano deciso di farlo proprio quel giorno, per il compleanno di sua madre, ma l’euforia era stata tanta che si era tolta dalla testa che quel 7 luglio era già arrivato, e che di lì a poche ore sarebbero stati spettatori dello shock delle famiglie Weasley e Stevens quasi al completo. Erano molto giovani, avevano compiuto da pochi mesi diciotto anni, ed era sicura che questo fatto, i loro genitori, gliel’avrebbero fatto notare quasi continuamente.
«Dentro quell’armadio deve esserci qualcosa di notevolmente interessante, dato che ti sei immobilizzata lì di fronte» questa considerazione la fece ridestare dai suoi pensieri, al che prese il primo abito che le si parò davanti agli occhi e si precipitò in bagno, lasciando uno spiazzato Fred sulla soglia della loro stanza da letto.
Dopo quasi due ore, entrambi erano pronti e fermi davanti al camino della cucina. Margaret, splendida nel suo abito estivo color rosa pesca, prese un po’ di Polvere Volante e si avviò.
Dopo pochi istanti, la Metropolvere la catapultò dritta nel salotto di Casa Stevens, dove poche persone erano comodamente sedute sui divani e aspettavano il loro arrivo.
«Auguri, mamma!» esclamò Meg, abbracciando la madre, prima di andare a salutare tutti gli altri.
«Gloria, tanti auguri! Sempre più vecchia, ma ancora più bella!» commentò Fred, arrivato dopo la sua ragazza. La madre di quest’ultima lo guardò torva.
«Compio solo quarant’anni, sono più giovane di quanto tu possa immaginare!» disse lei, tirandogli un affettuoso pugno sul braccio.
Quando anche George si fu presentato all’appello, l’ora di pranzo era già arrivata e Desmond, con l’aiuto di Molly, si affrettò a servire le pietanze a tavola, accogliendo il consenso degli invitati.
 

***
 
Ormai il pomeriggio era più che inoltrato, e il sole si apprestava a tramontare al di là della collina. Erano tutti riuniti in salotto, intenti a chiacchierare allegramente, e Margaret rigirava nervosamente l’anello di fidanzamento tra le dita, sorridendo poi al pensiero che nessuno, in quella stanza – tranne pochissimi eletti –, sapesse realmente cosa esso simboleggiava.
Percepì la mano di Fred accarezzarle dolcemente i capelli, così alzò lo sguardo e lo posò su di lui, che la fissava amorevolmente. Questi le fece l’occhiolino, nell’intento di tranquillizzarla, e le passò un braccio dietro le spalle, stringendola a sé: era nervoso, ma riusciva a nascondere questo suo stato d’animo dietro l’immancabile sorriso che lo caratterizzava.
«Andrà tutto alla perfezione» le sussurrò all’orecchio, al che lei sollevò il sopracciglio sinistro e tornò a guardarlo, scettica.
«L’importante è uscirne vivi» commentò, allora, per niente sicura che i loro genitori la prendessero bene.
Cercò di focalizzare la sua attenzione su qualcos’altro, e inevitabilmente rise nel momento in cui i suoi occhi si furono posati su Ginny e Ron, che stavano litigando – come sempre –, per venire rimproverati da Molly, che li trucidò con una sola occhiataccia.
Poi, guardò le sue nonne – più allegre che mai a causa di quella bottiglia di Whisky Incendiario con la quale si riempivano i bicchieri, a vicenda, da quasi due ore – e George, che si divertiva, sotto gli sguardi furiosi della madre, a cambiare continuamente il colore delle tende a suon di colpi di bacchetta.
E infine, sul sofà di fronte a quello dov’erano seduti lei e Fred, c’erano Bill e Fleur, nervosi anche loro e indecisi se prendere parola o meno.
“Bill, di che diamine ti preoccupi? Uccideranno noi, non te... Fa’ quel che devi fare e basta!”
Come se le avesse letto nel pensiero, Bill si alzò dal divano, chiedendo un attimo di attenzione.
Fred e Margaret si guardarono rapidamente, consapevoli che il momento tanto temuto andava approssimandosi un istante dopo l’altro.
«Famiglia, amici: io e Fleur abbiamo una notizia da darvi. Volevamo dirvi che... be’, che ci sposiamo» annunciò il maggiore dei fratelli Weasley, emozionato, rivolgendo uno sguardo particolare alla madre, affatto entusiasta – come Ginny – della notizia ricevuta. Il resto dei presenti, però, si lasciò andare in vari complimenti e felicitazioni, che non fecero che incentivare l’ansia che tormentava Margaret da quella mattina.
Fred, dopo essersi congratulato con Bill, si alzò e attirò su di sé gli sguardi della sua famiglia e di quella della sua ragazza. Quest’ultima lo scrutò, trattenendo il fiato e sperando che tutta quella storia finisse il prima possibile.
«Bill, ma che bella notizia! Devo dire che me l’aspettavo, sai?» commentò ironicamente Fred, che era stato il primo che il fratello aveva informato del lieto evento. Quest’ultimo sorrise, scuotendo la testa. «Comunque, non sei l’unico che ha qualcosa da dire, perché... be’, perché anche Margaret ed io dobbiamo fare un annuncio» riprese il primo, entusiasta, lasciando perplessi tutti i presenti – ad eccezione di George e delle nonne di Meg che, naturalmente, erano a conoscenza dei loro piani.
La giovane si alzò e passò in rassegna ogni volto; poi, nervosa ma sicura, parlò.
«Volevamo dirvi che, tra qualche mese, al... al mio cognome se ne aggiungerà un altro» fece lei, convinta che nessuno l’avrebbe capita: infatti, voleva scaricare quel compito al suo fidanzato, che non tardò a lanciarle un’occhiataccia.
Ovviamente, il suo presentimento si rivelò più che giusto.
«In che senso? Non ho capito, davvero.»
«Potreste spiegarvi meglio, per favore? Evitando tutti questi giri di parole, possibilmente.»
«Perché mai vorresti cambiare il tuo cognome?» si aggiunse Ron, che sembrava il più stranito dei presenti. La giovane coppia iniziò a ridere, così fu il turno di Fred di provare a chiarire la situazione – o di confonder loro le idee. Quale sia la verità, non ci è dato saperlo –.
«Cercherò di spiegarvelo io!»
«Siamo rovinati
«Grazie della fiducia, Paul: davvero commovente. Volevamo solo dirvi che, tra un po’ di tempo, potremo contare un’altra famiglia Weasley in circolazione» spiegò lui, ma solo Ginny parve capire qualcosa, dal momento che si lasciò scappare un gridolino isterico di felicità, che però fu subito stroncato da George, che non perse tempo a pestarle il piede per farla tacere.
Margaret fece un passo avanti, stavolta sorridendo, e mostrò la mano sinistra, dove si poteva ben notare uno splendido anello di diamanti scintillare sull’anulare. Stavolta anche Fleur capì, e difatti prese ad applaudire come una bambina di fronte a una tavoletta gigante di cioccolato. Ginny, intanto, stava per scoppiare a piangere dalla felicità. Nessun altro, però, parve illuminarsi, e allora i due crederono di aver a che fare con degli emeriti idioti – o, in alternativa, con un gruppo di soggetti cui era stato inferto un Incantesimo Confundus.
«Ma che bello, Maggie cara! Fred, tesoro, per quale occasione le hai comprato quell’anello?» domandò un’ignara Molly Weasley al figlio, che stava iniziando a esasperarsi. Così, decise che quello era il momento giusto.
«Sono contento che ti piaccia, mamma. Quale occasione, dici? Quella in cui le ho chiesto di sposarmi, ovviamente. E, rullo di tamburi, lei ha felicemente accettato» esordì il ragazzo, esibendo un tono che lasciava intendere che quella fosse la cosa più ovvia del mondo.

I presenti, come i due giovani si aspettavano, ebbero reazioni differenti: Ginny, finalmente, fu libera di saltellare per la stanza e di gettarsi addosso al fratello e alla futura cognata; Julia e Vittoria si batterono il cinque, contente di aver collaborato nella scelta dell’anello di fidanzamento; George, ghignante, si godeva la scena, convinto che quei piccioncini non l’avrebbero passata liscia; Ron, Bill e Fleur si andarono a congratulare con i futuri sposi; Dawson e Paul si guardarono con perplessità, indecisi sul da farsi; Gloria e Molly non sapevano se mostrarsi contente per la lieta notizia oppure se lanciarsi in urla di disapprovazione per una scelta che reputavano terribilmente affrettata e incosciente; infine, in un angolo della stanza, Arthur assisteva Desmond, svenuto con dignità.
“Papà! Non cambierai mai.”
Una volta ripresosi, tentò di fare un quadro della situazione che potesse quantomeno convincerlo. Constatando che non fosse possibile, si scagliò contro i due ragazzi.
«State scherzando, spero! Vi rendete conto di quanto siete giovani? Avete solamente diciotto anni
«E quando ci sposeremo ne avremo diciannove, papà. Solo due anni in meno di quanti ne avevi tu il giorno del tuo matrimonio.»
«Era il 1977, Margaret! Eravamo in Guerra, e Voldemort era nel pieno dei suoi poteri. La gente aveva paura, per questo cercava di affrettare ogni decisione! Ma adesso...»
«Ma adesso è esattamente come diciannove anni fa, Desmond. Siamo nuovamente in Guerra, il Signore Oscuro è tornato e siamo ancora più in pericolo di prima, se proprio vuoi saperla tutta!»
«Vittoria, non ti ci metterai anche tu! Mamma, dammi una mano
«Tesoro, sono d’accordo con tua suocera. Personalmente, sono felice che Meg si sposi, dato poi che il figlio di tua sorella Annabel – Dorian – sembra ben lungi dal farlo!» commentò l’anziana signora, brilla dopo tutto quell’alcool.
«Gloria, amore!» stavolta Desmond fece appello alla moglie, esasperato di fronte a così poca collaborazione. Ma anche lei, come le due donne precedenti – e, soprattutto, con grande sorpresa della figlia –, scosse la testa.
«Si amano, sono abbastanza grandi da prendere autonomamente delle decisioni. Sono già andati a vivere insieme, quindi credo che avremmo dovuto aspettarci una cosa simile da un momento all’altro. E, anche se credo sia una decisione un po’ affrettata, non posso negare che una parte di me sia più che felice di questa splendida notizia» concluse Gloria che, così come Molly, si precipitò ad abbracciare i due ragazzi. Desmond si voltò dapprima verso Arthur – che scrollò le spalle, sorridendo, e raggiunse Meg e suo figlio –, poi verso suo padre e suo suocero.
«Caro Des, è l’amore! Che cosa pensavi, che la tua adorata e unica figlia sarebbe tornata a vivere a casa con mamma e papà fino a quando non avresti deciso che fosse ora che convolasse a nozze? Ha intrapreso la sua strada, è una strega adulta ormai.»
«Tuo suocero ha ragione, figliolo. Il tuo problema è che hai paura di sentirti vecchio vedendo tua figlia fare quello che hai fatto tu diciannove anni fa, solo questo! Prendi esempio da Arthur, non mi sembra tanto dispiaciuto!» commentò Dawson con semplicità, strappando il bicchiere di Whisky dalla mano della moglie e ignorando bellamente gli sguardi minacciosi che questa aveva iniziato a rivolgergli.
«Ovvio che non è dispiaciuto! È il padre dello spo-, voglio dire, di Fred! Dannazione! Volete recuperare il lume della ragione per qualche momento, per piacere?» sbottò Desmond, attirando l’attenzione su di sé. Margaret si sciolse dall’abbraccio di Molly e fissò gli occhi in quelli identici del padre, senza alcuna traccia di timore o imbarazzo.
«Papà, mi dispiace, ma il prossimo anno Fred ed io ci sposiamo, che ti piaccia o no. Hai abbastanza tempo a disposizione per accettare la cosa. Se vorrai accompagnarmi all’altare, sarò la persona più felice sulla Terra. In caso contrario... be’, me ne farò una ragione» disse lei, pacata, senza batter ciglio. Suo padre restò impassibile per una manciata di secondi, lasciando che il gelo calasse sulla stanza nonostante la calda temperatura estiva. Dopodiché, si diresse a grandi passi nel suo studio, per poi sbattere la porta di gran carriera e fare scattare la chiave della serratura.
Margaret percepì gli occhi inumidirsi, ma sapeva perfettamente che non doveva piangere: era forte, e non poteva permettere che una debolezza così sciocca prendesse possesso di lei. Tuttavia, non poteva neanche negare che quest’atteggiamento l’avesse dispiaciuta profondamente. Con amarezza, si rese conto che era proprio in quei momenti in cui notava maggiormente la somiglianza con suo padre, e che capiva di aver ereditato alcuni dei suoi peggiori difetti, quali la testardaggine, l’impazienza, ma in particolar modo l’orgoglio.
«Vado a prendere una boccata d’aria» comunicò, rapida e decisa, precipitandosi quasi immediatamente in giardino. Fred fece per seguirla, ma fu trattenuto per la manica dal gemello, che lo costrinse a voltarsi e a guardarlo.
«Questi sono i momenti in cui entrano in gioco i migliori amici, non il fidanzato. Quando lo imparerai?» fece George, ironico, strappandogli un sorriso e avviandosi in direzione della porta d’ingresso.
Una volta fuori, la vide poco lontano, seduta su quel dondolo di legno che era lì da una dozzina di anni, sempre nello stesso identico posto. Si avvicinò, lentamente, e Meg si accorse della sua presenza solo quando le si fu seduto accanto.

Rimasero per un paio di minuti in religioso silenzio, intenti a fissare il punto in cui il sole pian piano andava scomparendo. George non voleva forzarla: doveva essere lei, una volta che si fosse sentita pronta, a prendere la parola. E infatti, dopo un po’, così fu.
«Mi è sempre piaciuto il tramonto, sai?» disse lei, quindi, tenendo lo sguardo costantemente fisso davanti a sé.
«Come mai?» le chiese lui, curioso. Meg aspettò un po’ prima di rispondere.
«Perché è estremamente affascinante. Simboleggia la fine di qualcosa, il giorno, e l’inizio di un’altra, la notte. A pensarci, è ciò che spesso accade durante il corso della nostra vita, non credi? Quando una fase raggiunge il suo compimento, subito ne inizia una nuova, che può essere migliore o peggiore.»
«Wow» esclamò il ragazzo, impressionato da quella considerazione: lui, nel tramonto, ci aveva sempre e solo visto il sole che calava, niente di più.
«Mi sento male, George. Potrei piangere da un momento all’altro, e per questo mi odio» riprese lei, torturando con le dita la gonna del vestito. George le poggiò una mano sotto il mento e, delicatamente, fece in modo che si voltasse a guardarlo.
«Sei umana, Maggie, e come tale anche tu ne hai bisogno. Ti aiuta a liberarti, perché non lo vuoi capire? Tu tieni sempre tutto dentro e poi, quando non ce la fai più, butti fuori quello che provi, ma lo fai urlando e comportandoti come una pazza furiosa. Ora, così non è peggio?»
«Ma mi sento così ridicola, quando piango… dannatamente fragile, debole, inerme. Io... Io...» iniziò lei in risposta, ma a metà frase le parole le morirono in gola, soffocate da quello che subito dopo dimostrò essere un sano e liberatorio pianto. Margaret si fiondò di slancio tra le braccia di George, psicologicamente e fisicamente pronto a lasciare che un fiume di lacrime – molte delle quali represse da tempo – lo inondassero. La strinse forte a sé, come solo un fratello avrebbe potuto e saputo fare, e le accarezzò i capelli con pazienza, mentre lei continuava a singhiozzare contro il suo petto.
«Me-Merlino, George. Sono u-una... stupida
«Lo so, tesoro, lo so» sussurrò lui, non riuscendo a frenarsi dalla voglia di dirlo.
«Fottiti» rispose lei, elegantissima, una volta scioltasi dall’abbraccio dell’amico per asciugarsi il viso. Lui rise, per nulla meravigliato da quella raffinata esclamazione.
«Ed eccola qui, la nostra nobildonna! Come ti senti?» le domandò, sghignazzando – anche se, in fondo, conosceva già la risposta. Meg tirò un lungo respiro, prima di incurvare le labbra in uno dei suoi classici, grandi sorrisi. Di fronte ad uno di quelli, nessuno avrebbe detto mai che aveva appena pianto.
«Molto meglio, in effetti. Ti voglio bene, George.»
«Ti voglio bene anch’io, Zuccherino
«Grazie, davvero.»
«Questo e altro. Adesso, però, ci conviene tornare dentro: credo proprio che mio fratello ti stia reclamando» constatò George, prendendola per mano e conducendola rapidamente in casa, dove tutti gli altri stavano aspettando proprio loro.

Non appena lo vide, Fred sgranò gli occhi.
«Ma ti sei visto la camicia? C’è stampata una chiazza di mascara grande quanto il Platano Picchiatore!» esclamò, divertito, mentre faceva segno a Meg di raggiungerlo sul divano e, poi, la stringeva a sé.
«Oh, vieni qua che te la tolgo io!» disse Molly al figlio, più confuso che altro.
«Maggie, mia cara, stavamo giusto iniziando a parlare della data delle nozze» comunicò Arthur alla futura nuora, che assunse un’espressione fin troppo eloquente.
«Sì, Meg! Io e Fleur stavamo proprio per dire che avremmo intenzione di sposarci per il primo di agosto, dato che ci risulta impossibile organizzare per prima di quella data. Voi ci avete già pensato, invece?» chiese Bill ai due, la cui risposta era bell’e pronta da diversi giorni e non vedeva l’ora di essere data.
«Ovviamente! Ci sposeremo il 3 luglio. Bel mese, vero?» fece Fred, compiaciuto, godendosi lo sguardo sconvolto del fratello maggiore.
«Ma... Ma come? Insomma, perché non... settembre?! È un così bel mese, no?» cercò di convincerli quest’ultimo, ma con scarsi risultati.
«Ehi! Io e Ginny saremo a scuola, come faremmo? Sarebbe impossibile!» si lamentò, non a tutti i torti, Ron, che trovò appoggio nella sorella.
«Appunto. Io voglio esserci, al matrimonio! Non ci pensate nemmeno, se non volete che vi lanci addosso una Fattura Orcovolante!» li minacciò Ginny, autoritaria. Meg sorrise, soddisfatta di tutta quella solidarietà, e guardò il cognato con uno sguardo che non consentiva fraintendimenti. 
«Ma insomma! Voglio dire, non avreste potuto trovare un’altra data?»
«Bill! Non fare il ragazzino!» sbottò Molly, che già non ne poteva più di quel discorso.
«Ma mamma...» prese a lamentarsi Bill, ma sua madre lo zittì con un solo cenno della mano e un’occhiataccia.
Fred e Margaret, allora, si scambiarono nuovamente un’occhiata complice, e in entrambi una malcelata soddisfazione prese il sopravvento. Quando avevano deciso di sposarsi, infatti, i due erano stati d’accordo sul fatto che, per qualche ignota ragione, avrebbero assolutamente dovuto farlo prima di Bill e Fleur. Per giorni avevano architettato una strategia efficace che permettesse loro di avere la meglio, e alla fine erano riusciti a ottenere ciò che desideravano.
 


***

 
Qualche ora dopo, quando tutti gli invitati ebbero lasciato Casa Stevens, i futuri sposi e George si apprestarono a usare la Metropolvere per ritornare nel loro accogliente appartamentino a Diagon Alley.
«Siete sicuri di non voler restare per la notte, cari?» chiese Gloria, guardando con apprensione i tre.
«Sei molto gentile, Gloria, ma domani ci sarà tanto da lavorare al negozio» le rispose George, prima di salutarla e gettarsi tra le fiamme generate dalla Polvere Volante.
«Bellezza, sta’ tranquilla: tua figlia è al sicuro, con me» la rassicurò Fred, facendole l’occhiolino. La donna, inaspettatamente, arrossì.
«Oh, tesoro, questo lo so!» gli disse, abbracciandolo, per poi sospingerlo verso il camino. Quando il futuro genero fu sparito, si volto verso la figlia e la osservò, soppesando le parole giuste da dirle.
«Meg, amore... mi dispiace per tuo padre, a volte esagera. Cercherò di farlo ragionare, te lo prometto.»
«Gli passerà, lo so, ma deve essere lui a capire. Buonanotte, mamma.»

Dopo aver salutato la madre, Margaret entrò tra le fiamme verdi del camino e, dopo qualche istante, si ritrovò a faccia in giù nella cucina dell’appartamento che divideva con Fred e George. Questi la stavano aspettando, seduti al tavolo, mentre aprivano una bottiglia di Whisky Incendiario.
«Ce l’avete fatta, Zuccherino!» esultò George, levando in alto il suo bicchiere e offrendone uno alla cognata, prima di continuare. «Il 3 luglio è davvero una gran bella data! Sarò perfetto nel...»
«Nel tuo vestito da testimone della sposa. Sì, sarai splendido» commentò Meg, disinvolta, gustandosi l’espressione sorpresa di George. Quest’ultimo, difatti, era rimasto con le sopracciglia alzate, con la bocca semi-spalancata e con la bottiglia di Whisky a mezz’aria nell’atto di versarne un altro po’. A quella visione, Fred scoppiò a ridere come non mai.
«Io... wow, sono senza parole per la prima volta in vita mia! Non... Non me l’aspettavo, sul serio.»
«Non mi dirai che ti commuovi come una femminuccia, fratello!» esclamò Fred, che ormai piangeva dalle risate. In effetti, gli occhi del gemello davano l’impressione di essersi leggermente inumiditi. Quest’ultimo scosse rapidamente la testa e, con un sorriso a trentadue denti, si alzò e andò a stritolare affettuosamente Margaret, quasi fino a farla soffocare.
«Che privilegi ha il testimone della sposa?» le domandò non appena l’ebbe lasciata andare. Lei sbuffò, divertita.
«Il tuo unico privilegio rispetto agli altri sarà quello di accompagnarmi quando dovrò comprare il vestito, quindi vedi di diventare un ottimo consigliere. Be’, e poi... sarai in stretta collaborazione con la testimone della sposa.»
A quelle ultime parole, il sorrisino compiaciuto di George si fece più pronunciato. Tra lui e Hermione, infatti, non sembrava che le cose stessero andando tanto bene: dopo che i gemelli avevano fatto la loro uscita trionfale da Hogwarts, i contatti erano diventati più radi e distaccati, e quando si erano rincontrati alla stazione di King’s Cross, lei aveva dato l’impressione di sentirsi stranamente a disagio e aveva fatto di tutto per convincere i genitori ad andarsene il prima possibile di lì. Non si vedevano da quasi due settimane, e si erano scritti una sola volta. Il ragazzo non riusciva a capire cosa fosse successo.
«Ragazzi, è quasi mezzanotte, e domani dovremo aprire il negozio molto presto. Avanti, a letto!»
«Sì, mamma» fecero i gemelli all’unisono, al che la ragazza sollevò gli occhi al soffitto.
George s’infilò nella sua stanza dicendo le solite cose, come “mi avete lasciato solo”, “se vi stringete ci entro anch’io”, e “questo è maltrattamento”.
Fred e Meg, invece, entrarono nella loro stanza e si gettarono quasi contemporaneamente sul letto, sfiniti. Lui le si avvicinò e la strinse a sé, posandole dei dolci baci su fronte e labbra.
Lei sorrise, rilassata, pensando che il peggio dovesse essere passato. Finalmente, si erano liberati di quella comunicazione imminente, e chissà quanto tempo sarebbe passato prima di doverne fare un’altra di qualsiasi genere, ma potenzialmente pericolosa.
Si addormentarono così, come ogni notte, stretti l’uno all’altra, mentre una lieve brezza entrava dalla finestra socchiusa e un anello di diamanti brillava nell’oscurità.


- Angolo di un’autrice degenere che vi implora perdono

Ebbene sì, eccomi tornata! Ora, vi scongiuro, non linciatemi per l’enorme ritardo. Credo basteranno i pomodori che mi lancerete per l’orridezza di questo capitolo.
Sono in ritardo di ben due mesi, e me ne vergogno tanto. ç_ç
Ma purtroppo ho avuto davvero troppi impegni con la scuola e quindi ho deciso di posticipare la data di pubblicazione per permettermi di portarmi avanti un altro po’ con la stesura dei capitoli (anche se, in verità, non è che ci siano stati poi tutti questi progressi...).
Per questo motivo, fino a metà giugno l’aggiornamento avverrà ogni due settimane, precisamente di sabato, quindi vi dico fin da ora che il prossimo capitolo verrà pubblicato giorno 23 febbraio.
Ora, questo è, per chi non lo sapesse, il sequel di un’altra mia FF, “I have finally realised I need your love”. Chi l’ha letta, bene; chi non la conosce, invece, se magari vuole continuare a leggere questa FF e quindi vuole chiarirsi un po’ le idee, la trova tra qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1225922
Infine, il titolo di oggi lo devo alla scrittrice francese Muriel Barbery, la canzone è If It’s Love, dei Train, mentre la frase che ho scelto come titolo dell'intera FF è di Emily Dickinson.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino, e spero anche di trovare qualche recensione! :)
Un bacione,
Jules

Ps. Ah, quasi dimenticavo! Ho deciso di inserire delle piccole curiosità in ogni capitolo. Devo quest’idea alla cara EmmaDiggory15 (che ringrazio), che l’ha utilizzata in una sua storia.
Inoltre, un ringraziamento particolare va anche ad Alice, alias JeckyCobain, amica ed affezionata lettrice!

- Curiosità:

Margaret avrebbe dovuto chiamarsi “Eileen Grace Stevens”. Un giorno, però, notai che sul manico della mia spazzola per capelli c’era scritto “Maggie”, così decisi per il nome definitivo. Il secondo - Sadie - e il terzo nome - Eleanor -, invece, mi sono stati gentilmente suggeriti da due canzoni dei Beatles, “Sexy Sadie” ed “Eleanor Rigby”.



 
- Personaggi e prestavolto -

Margaret Stevens: Phoebe Tonkin
Abigail Thompson: Ashley Benson
Desmond Stevens: Simon Baker
Gloria Wilson in Stevens: Rachel Shelley 
Vittoria Mills in Wilson: Charlotte Rampling
Julia Palmer in Stevens: Meryl Streep
Regina Wilson in Thompson: Laura Leighton 
Matthew Thompson: Garrett Hedlund
Andrew e John Thompson: Brant Daugherty 
Anastasia De Luca: Holland Roden
Nicholas Wilson: Matt Bomer
Alexis Williams in Wilson: Amanda Schull
Blanche Wilson: Raffey Cassidy
Annabel Stevens in Russell: Debra Messing 
Landon Russell: Michael Fassbender
Dorian Russell: Tyler Blackburn
Giselle Edwards: Lily Collins
Lancelot Russell: Chace Crawford
Elsa Pedersen: Andrea Parker
Savannah Pedersen: Doutzen Kroes
Erik Pedersen: Paul Wesley
Cassandra Jones: Troian Bellisario
Frank Walker: Julian Morris
Flor Gimenez: Claire Holt
Inés Velasco: Ellen Page
Isabel Ortiz: Danielle Campbell
Leonor Ortega: Leah Pipes
Mercedes Guerrero: Elizabeth Gillies
Filippo Rinaldi: Steven R. McQueen
Virginia Anderson: Dianna Agron 

Ultima revisione: 25.04.2015
   
 
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