YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO DIECI
Tyler
non riusciva a dormire. Era da un po’ ormai
che se ne stava disteso sul letto, gli occhi aperti fissi ad un
soffitto che
non poteva vedere.
Continuava a ripensare alla giornata appena trascorsa in spiaggia con
Blake.
Era stata bellissima, gli aveva fatto guidare la moto, aveva potuto
sentire di
nuovo il vento scorrergli tra i capelli, sentirsi di nuovo normale
almeno per
un po’.
Il fatto di essere cieco gli pesava un sacco, non lo faceva vedere ma
era così.
Aveva dovuto rinunciare a molte cose, al basket ad esempio: era sempre
stato il
suo sport preferito, con suo padre ci giocava fin da quando era piccolo
e gli
ripeteva spesso che era un campione. E Tyler si sentiva un campione,
era bravo
e lo sapeva bene. Gli piaceva anche leggere, da bambino sua madre gli
regalava
spesso dei libri e lui li divorava in poco tempo. E ora aveva dovuto
rinunciare
anche a quello. I libri in breil
non
gli piacevano e men che meno gli audiolibri.
Per non parlare, poi, che per alcune cose aveva ancora bisogno di
aiuto.
Tutto
per colpa di quel giorno, quel giorno in cui
era andato tutto a puttane.
E lui di certo non poteva cambiare le cose.
Aveva
pregato tutti gli dei del mondo, di tutte le
religioni, aveva supplicato anche il suo angelo custode nel quale non
credeva,
ci aveva messo di mezzo pure i santi, madre natura e qualsiasi cosa gli
fosse
venuta in mente ma non era servito niente.
Cieco
era diventato e cieco sarebbe rimasto. E aveva
tanta voglia di spaccare il muro.
Sua
madre pensava che lì le cose sarebbero un po’
migliorate, che magari lui si sarebbe sentito meglio, che si sarebbe
aperto un
po’ di più. Non glielo aveva detto ma lui
l’aveva capito.
Ma Tyler ormai si era rassegnato. Niente sarebbe più tornato
come una volta.
Però
c’era Blake adesso. Blake era un ragazzo così
carino, simpatico, dolce, spontaneo e sincero. Aveva accettato il suo
problema
senza farne drammi, come se si fosse trattato di una cosa di poco
conto.
Ma non era certo una cosa di poco conto, non per Tyler almeno.
E,
quindi, non poteva fare a meno di pensare che
Blake fosse quel piccolo barlume di luce di cui aveva bisogno.
Ed era il suo ragazzo. Brividi strani lo percorsero a questo pensiero.
Era
strano, non credeva si sarebbe mai messo con un ragazzo. Anzi, in
verità non
aveva mai pensato molto a questo, non era uno a cui interessavano molto
nemmeno
le ragazze.
Però era bello, gli piaceva farsi coccolare da Blake,
baciarlo, sentire le sue
mani su di lui…
Non
sapeva quanto sarebbe durata, ma sperava che
durasse.
Improvvisamente
sentì la porta della sua stanza
cigolare e dei leggeri passi muoversi sulla moquette.
“Tesoro,
sei sveglio?”
“Sì,
mamma”.
“Stai
bene?”
“Certo”.
“Non
riesco a dormire”.
“Nemmeno
io”.
Nel
buio della stanza la donna si avvicinò al letto
di Tyler e si sdraiò accanto a lui. Lui le
circondò le spalle con un braccio e
lei appoggiò la testa sul suo petto muscoloso. Sembrava che
fosse lei la bimba
piccola e lui il padre che la doveva proteggere.
“Ho
raccontato tutto a Blake”. Sbottò ad un certo
punto il ragazzo.
Kelly
alzò lo sguardo osservando il suo viso duro e
serio.
“Proprio
tutto?”
“Sì”.
Non le disse che però si era messo a piangere
come un bambino. Un po’ iniziava a turbarlo questo fatto e
cominciava a credere
che non fosse stata una buona idea aver raccontato tutto a Blake. Forse
era
troppo presto.
Ma lui aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e Blake…
be’, Blake gli sembrava
la persona giusta.
“Mamma,
ti ricordi quella volta che… che ho tentato
di… sì, insomma…”.
“Sì,
me lo ricordo”. Lo interruppe la donna, capendo
che cosa Tyler non riusciva a dire. Quella era una cosa che non avrebbe
mai
dimenticato, aveva ancora impressa nella mente l’immagine di
Tyler che, con un
paio di forbici, si incideva i polsi.
“Non
ti ho mai chiesto scusa”. Le disse lui.
“Non
mi devi chiedere scusa”.
“Sì,
invece… ti ho spaventata. Mi dispiace, non
dovevo farlo… tu…”.
“Ho
capito, tesoro. Posso capire come ti sentivi,
avevi solo quindici anni e… anch’io se fossi stata
al tuo posto credo che…”.
Tyler
sospirò. Voleva un immenso bene a sua madre,
lei aveva fatto tutto ciò che aveva potuto per lui in quegli
ultimi due anni,
sebbene non sia stato facile nemmeno per lei.
“Ti
voglio bene, mamma”.
“Anche
io, Ty. Anche io”.
E,
abbracciati così, si addormentarono.
***
Quel
giorno Tyler e Blake avevano deciso di andare a
vedere gli allenamenti di tennis di Lucy. Oltre a tutti gli sport
acquatici che
praticava, aveva aggiunto pure quello. Non si poteva certo dire che non
si
tenesse in forma.
Si
stava allenando insieme ad Emily Tanen, nel
momento in cui i due ragazzi arrivarono, ed era proprio la bionda ad
avere la
meglio.
La divisa di Emily non la tradiva di certo, con una gonnellina bianca
corta e
una magliettina piuttosto attillata, i capelli raccolti in due lunghe
trecce
che le scendevano ai lati. Invece Lucy era decisamente più
pratica, con dei
pantaloncini aderenti e corti, una semplice maglietta a maniche corte e
una
fascia e tenerle lontani i capelli dal viso.
Di certo lei non avrebbe mai indossato una gonna, tanto meno mentre
praticava
uno sport.
Non
appena finirono, le due ragazze vennero loro
incontro e li salutarono. Emily era felicissima di vedere Tyler, un
po’ meno
nel vedere Blake, però.
Decisero
di farsi una passeggiata lungo il campo, ma
alla fine si sedettero su una panchina di fronte a quello da basket.
Era un
piccolo campetto con due canestri ai lati, creato per i ragazzi che
volevano
farsi qualche partitina o allenarsi un po’. Nel mezzo
c’era una palla
abbandonata.
Rimasero
lì qualche minuto a chiacchierare e a
ridere, poi Blake si alzò per andare nel campo.
Afferrò la palla e prese a
palleggiarla, ma non era molto esperto. Provò a tirare a
canestro ma fallì
miseramente, la palla non lo sfiorò nemmeno.
Emily
e Lucy lo fischiarono divertite.
Il
ragazzo mostrò loro una boccaccia e ci riprovò.
“Rinuncia,
Blake, non riuscirai mai a fare
canestro”.
“Questo
lo dici tu”.
Al
terzo tentativo fallito, il rossino sbuffò.
“Devi
tenere gli occhi sul canestro finché tiri la
palla”. Gli disse allora Tyler dalla panchina.
“Anzi, concentra lo sguardo sul
quadrato che c’è sopra e fai un piccolo salto
quando tiri la palla”.
Blake
lo ascoltò attentamente, ma non era convinto
che ci sarebbe riuscito. Lui e l’attività fisica
non andavano molto d’accordo.
“Perché
non me lo fai vedere tu?” chiese al moro
allora, avvicinandoglisi.
“Cosa?”
“Dai!”
il rossino lo prese per una mano e lo
trascinò in campo senza che l’altro avesse il
tempo di dire qualcosa. Lo piazzò
di fronte al canestro e gli diede la palla. “Forza fammi
vedere!”
Tyler
sospirò ma alla fine si arrese. “Allora, le
gambe devono essere un po’ distanziate l’una
dall’altra, le ginocchia
leggermente piegate e le mani con le dita ben aperte sulla palla. Gli
occhi
fissi al canestro. Quando tiri la palla allunghi le ginocchia per fare
un
piccolo saltello”.
Il
ragazzo fece tutto quello che aveva detto e tirò
la palla, confidando già che non avrebbe centrato il
canestro.
Gli altri, però, rimasero zitti.
“Che
è successo?” chiese, allora, Tyler scettico.
“Succede
che hai fatto canestro”.
“Davvero?!”
esclamò sorpreso con un piccolo
sorrisetto sulle labbra.
Allora
anche le due ragazze sedute sulla panchina
cominciarono ad applaudire e a gridare “Bravo,
Tyler!”
“Giocavi
a basket?” chiese all’improvviso Emily, non
sapendo che andava a toccare un tasto dolente.
“Sì,
ci giocavo quando ero piccolo con mio padre. A
quattordici anni ero entrato nella squadra della scuola, ma
poi… be’, ho dovuto
mollare”.
Blake
abbassò lo sguardo, capendo benissimo perché
Tyler aveva dovuto mollare lo sport che gli piaceva.
“Eri
bravo?” chiese ancora Emily. Ma perché non
stava mai zitta quella ragazza?
“Ero
uno dei migliori”.
Blake,
non volendo che il ragazzo ricordasse momenti
tristi, prese in mano la situazione e gli rubò la palla
dalle mani.
“Prova
a prenderla!” gridò divertito al moro. Tyler
non se lo fece ripetere due volte e si aggrappò alla sua
maglietta,
sovrastandolo con la sua altezza. Ma Blake teneva la palla stretta al
petto e
non la mollava.
Alla
fine cascarono entrambi per terra, distesi
sull’asfalto del campo a tenersi la pancia dal ridere. Quando
si calmarono,
Blake salì cavalcioni
sopra a Tyler e
rimase un attimo a guardarlo negli occhi azzurri.
Infine lo baciò e rimasero a baciarsi per un po’,
ignari del fatto che potesse
vederli qualcuno.
Come
Emily, ad esempio: seduta sulla panchina un po’
più distante da loro non capì subito che cosa
stessero facendo, ma quando lo
realizzò, sgranò gli occhi.
Lucy,
accanto a lei, ridacchiò.
“Be’,
di che ti stupisci?” le chiese.
“Ma
io… non… io…”. Non sapeva
che dire. Era
sorpresa, sì. Sapeva che Blake era gay, glielo aveva detto
lui stesso, ma non
si aspettava che lo fosse anche Tyler. Lui era così figo,
così forte… era uno
spreco. E poi, come poteva stare con uno come Blake? Certo Blake non
era
brutto, ma era così… così…
effeminato.
Forse
era più delusa che sorpresa.
***
Blake
parcheggiò la moto nel cortile di casa sua e
aiutò Tyler a scendere.
“Benvenuto
nella mia modesta dimora”. Disse il
rossino sorridendo.
“Wow!
E’ meravigliosa!” scherzò Tyler, senza
lasciare la mano dell’altro.
I
due fecero per avviarsi, quando, improvvisamente,
una voce squillante e spaccatimpani si mise ad urlare.
“Blaaaaaaaakeeeeeee!!!”
Il
ragazzo si voltò nella direzione dalla quale
proveniva la voce e, non appena vide una ragazzina un po’
bassetta con un
vestitino svolazzante corrergli incontro, esalò un sospiro
di frustrazione e
rassegnazione.
“Preparati
a sorbirti l’uragano di mia sorella”.
Tyler
ridacchiò e subito dopo percepì una presenza
davanti a loro.
“Ciao,
Blake!” salutò Susan, non appena li
raggiunse. Poi spostò lo sguardo sul moro che teneva la mano
a suo fratello. “Tu
sei il nuovo fidanzato di mio fratello?”
gli chiese e Blake arrossì fino alla radice dei capelli. Non
capiva perché ma
gli faceva ancora strano concepire Tyler come il suo fidanzato.
Il
moro, dal canto suo, mostrò un sorriso sghembo e
del tutto rilassato alla ragazzina e rispose senza problemi:
“Certo!”
“Non
capisco come fai a sopportarlo. È un
rompiscatole”.
“Ehi,
ragazzina maleducata! Ritira quello che hai
detto!” le gridò il fratello, sporgendosi per
saltarle addosso ma Tyler lo
trattenne tirandolo per un braccio e scoppiando a ridere.
Così
Susan fece una pernacchia in direzione del
rossino, per poi tornare a rivolgersi di nuovo a Tyler: “Ma
è vero che sei
cieco?”
Questa
volta Blake desiderò ardentemente prenderla
per tirarle il collo, ma si limitò a sgridarla.
“Susy, certo che potresti anche
frenare la lingua. Non si trattano così le
persone”.
“No,
va bene”. cercò di calmarlo il moro che non si
sentiva affatto infastidito. “Sì, è
vero”. Aggiunse, rivolto alla ragazzina.
“Posso
vedere i tuoi occhi?” chiese ancora la
dodicenne, senza fare assolutamente caso a quello che le aveva detto il
fratello.
Blake
si conficcò le unghie nel palmi per
trattenersi.
“D’accordo”.
Tyler
si abbassò per essere alla sua altezza e
alzò gli occhiali sul capo per mostrare gli
occhi azzurri.
Susan sgranò leggermente occhi e bocca ma non disse niente.
Rimase per un po’
ad osservarli e poi, come se qualcuno gliel’avesse ordinato,
corse via facendo
cozzare i suoi sandaletti contro la ghiaia del vialetto.
Il
moro inarcò le sopracciglia.
“Credo
che sia rimasta affascinata… o scioccata”.
Gli rispose Blake, guardando la sorella andare via. Prese di nuovo la
mano al
suo ragazzo e lo condusse in casa.
Raggiunsero
la stanza del rossino e si accomodarono
entrambi sul letto, Tyler appoggiato ai cuscini e le gambe incrociate e
Blake
contro il muro con le gambe a penzoloni.
“Posso
farti una domanda?”
“Tipo?”
“Hai
mai… sì, insomma… avuto una ragazza
o… fatto
qualche esperienza… di quel tipo?”
Il
moro ridacchiò. “Sì,
be’… ragazza fissa proprio
no. A tredici anni ho dato il mio primo bacio”.
“Ah
sì? Raccontami!” Blake era sinceramente curioso
e si mise comodo per ascoltare.
“Be’,
non c’è molto da dire. È successo ad
una
festa, lei aveva una cotta per me e così mi ha chiesto se
potevamo darci un
bacio. Chiaramente era imbarazzatissima, ma io ho accettato
perché volevo
provare. Così ci siamo ritirati in una stanza e
niente… ci siamo dati un
bacio”.
“Ma
con la lingua?”
“Sì,
sì”.
“E
come si chiamava lei?”
“Claire.
Eravamo compagni di scuola anche alle
superiori e mi hanno detto che poi è diventata molto
bella”.
Tyler
abbassò lo sguardo e si appoggiò del tutto
contro i cuscini, mentre Blake prese a tormentare un lembo del
lenzuolo,
leggermente in imbarazzo.
“E
poi… cos’altro hai fatto?”
Il
moro scoppiò a ridere. “Certo che sei
curioso”.
L’altro
arrossì e ringraziò il cielo che Ty non lo
potesse vedere. “Non devi dirmelo se non vuoi”.
“No,
no, tranquillo. Te lo dico”. Tornò serio e si
mise di nuovo comodo. “A quattordici anni mi sono fatto fare
un… pompino”.
“Coooosa?!”
“Sì.
È successo dopo gli allenamenti di basket. Gli
allenamenti erano finiti, ma io mi ero trattenuto ad esercitarmi ancora
un po’,
così i miei compagni erano già andati a casa.
Alla fine sono andato a fare una
doccia negli spogliatoi, ma poi è entrata una tipa. A quei
tempi era la ragazza
di uno dei miei compagni di squadra e aveva un anno più di
me. Io non avevo
niente addosso, nemmeno l’asciugamano… inutile
dire quello che è successo
dopo”.
Anche
Blake stavolta scoppiò a ridere ma, quando
tornò serio, guardò il suo ragazzo con aria
maliziosa e prese ad avvicinarglisi
gattonando. “Ma quindi eri figo già a quattordici
anni”.
“Hmm…
può darsi”. Rispose Tyler con voce maliziosa.
“E
anche ben dotato”. Aggiunse il rossino, facendo
scivolare una mano tra le cosce del fidanzato.
Il
moro gli mostrò un sorrisetto malizioso ma gli
bloccò la mano.
“Aspetta.
Adesso tocca a te raccontare”.
Blake
si bloccò e rimase un attimo a fissare
l’altro. Poi si riscosse e si mise seduto di fronte a lui a
gambe incrociate e
prese a raccontare, non proprio allegro.
“Io
ho avuto qualche ragazzo, ma diciamo che le mie
storie non sono durate molto. Ma non certo per colpa mia, io sono
sempre stato
un ragazzo molto romantico che crede nel vero amore e quando conosco
qualcuno
finisco sempre per innamorarmene. Non lo faccio apposta, semplicemente
accade.
Però gli altri non mi ricambiano mai o semplicemente lo
fanno solo per portarmi
a letto. Almeno i ragazzi che ho incontrato io”.
Calò
un attimo di silenzio nella stanza, ma poi
Tyler sussurrò: “Mi dispiace”.
“Be’
sì, ma pazienza. In fondo, sono io che devo
stare più attento. E tu che mi dici? L’hai
mai… fatto?”
“No,
io non l’ho mai fatto. Dopo… dopo
l’incidente
non ho più nemmeno pensato alle ragazze e alcuni dei vecchi
amici si sono allontanati”.
Non
era un argomento di cui Tyler parlava facilmente
o volentieri, però con Blake non gli riusciva
così difficile. E poi lui aveva
il diritto di saperlo, essendo il suo ragazzo.
“D’accordo,
non parliamone più”. concluse il
rossino, avvicinandosi di nuovo all’altro. “Adesso
stiamo insieme e non conta
ciò che abbiamo fatto nel passato”.
Eliminò
tutte le distanze tra loro due e appoggiò le
sue labbra su quelle del moro per trascinarlo in un bacio lento e
passionale.
Le mani di Tyler scivolarono sulla schiena di Blake, accarezzandolo
sotto la
maglietta.
Sarebbero
andati avanti così per un bel po’ se ad un
certo punto la porta non si fosse spalancata di colpo facendo
sobbalzare i due
ragazzi che si staccarono immediatamente, voltandosi verso
l’ingresso della
stanza.
“Mamma!”
esclamò il rossino, divenuto bordeaux per
l’imbarazzo. “Ma quante volte ti devo dire di
bussare!?”
“Ops,
scusa, tesoro”. ridacchiò la donna che non
sembrava minimamente dispiaciuta. “Non pensavo fossi
impegnato”.
Blake
si batté una mano in fronte, mentre Tyler
cercava di non scoppiare a ridere. Quella giornata era diventata
parecchio
divertente. Ma, d’altronde, con Blake si divertiva sempre un
sacco.
“Tu
devi essere Tyler, vero?” disse poi la signora,
rivolgendosi al moro con un ampio sorriso che lui purtroppo non
riusciva a
vedere. Voltò il capo nella sua direzione ma
abbassò gli occhi.
“Ehm…
sì, piacere signora”.
“Oh,
chiamami Mel. Non mi piacciono tutti questi convenevoli”.
“D’accordo”.
“Ma
sai che sei anche più bello di come Blake ti ha
descritto?”
“Mamma!”
gridò il figlio, trattenendosi dal
lanciarle una scarpa in faccia. Sua madre gli faceva sempre fare delle
pessime
figure. Adesso capiva da dove Susy avesse preso quel carattere.
“Oh,
che c’è? Sto solo dicendo un dato di
fatto”.
“Puoi
anche startene zitta ogni tanto”.
“Va
bene, va bene”. sospirò la donna, alzando le
mani in segno di resa. “E comunque sono solo venuta a vedere
se avevi della
roba da lavare”. Afferrò il cesto con i vestiti
sporchi e si diresse alla
porta. “Vi lascio in pace. Se avete bisogno di qualcosa
chiamatemi”.
Blake
tirò un sospiro di sollievo e ringraziò il
cielo che non fosse rimasta troppo a lungo. Ma dovette ritirare tutto
quando la
madre, prima di richiudere del tutto la porta dietro di sé,
sporse di nuovo la
testa dentro e, con un sorriso malizioso, esclamò:
“E mi raccomando, non fate
troppe porcate che i vicini vi sentono”.
Il
rossino per poco non si strozzò con la sua stessa
saliva ma, con una prontezza di riflessi, afferrò il cuscino
dal letto e lo
tirò in faccia alla madre che, però, se
n’era già andata.
Tyler,
intanto, se la rideva come un deficiente.
“Che
hai tu da ridere?!” lo sgridò il fidanzato.
“Dai,
tua madre è simpatica”.
“Troveresti
più piacevole un palo ficcato su per il
culo”.
“Hmm…
be’, chissà…”.
Rispose il moro con uno sguardo malizioso e questa volta nemmeno Blake
riuscì a
non sorridere.
MILLY’S
SPACE
Buooooonaaaaseraaaa!!!
Lo
so, sono imperdonabile e ormai non ho più scuse…
da
quant’è che non aggiorno una fanfic?? Da tanto,
troppo tempo… ma ormai lo
sapete com’è, non sto a ripetervi mille volte gli
impegni che mi assillano. Troppe
cose da fare e poco tempo per farle.
Che
mi dite di questo capitolo? La scena tra Tyler e Susy
l’ho presa da un film di cui non ricordo il nome
però l’ho trovata piuttosto
simpatica, quindi l’ho voluta inserire anche qui : ) e che mi
dite della madre
di Blake? Forte, eh? XD
Cercherò
di aggiornare qualcos’altro in questi giorni,
anche perché poi parto per la Spagna. Però non
prometto niente, come al solito,
perché la settimana prossima, oltre alle valigie da
preparare, ho tre compiti
-.-‘’ ma chi me l’ha fatto fare di andare
in un liceo… va be’.
Dai,
vi lascio… ma voi recensitemi (ditemi pure che siete
arrabbiati per questo mega ritardo) e mettete un po’ di mi
piace alla mia
pagina face: http://www.facebook.com/MillysSpace
Baci
: )
FEDE15498:
ma
che auguri speciali (e sto parlando di quelli che mi hai fatto per
Capodanno
^^), grazie mille cara anche se sono un po’ in ritardo, ma
sai com’è… eh sì, Ty
ha fatto uscire il suo lato tenero nello scorso capitolo ma adesso che
la sua
vita ha iniziato a prendere una piega positiva, abbandonerà
un po’ la corazza
da duro che lo ha contraddistinto fin dall’inizio. Bene, che
altro dire? Spero ti
sia piaciuto anche questo capitolo e, soprattutto, spero che ti ricordi
ancora
della storia. Un bacio, cara. Che farei io senza le tue
bellissimissimissimissime recensioni : ) <3