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Autore: Fegele    12/02/2013    4 recensioni
Thor ha una doppia vita.
Durante il giorno è il principe dorato di Asgard e un membro dei Vendicatori.
Dal tramonto all'alba è il devoto amante del principe degli inganni, Loki.
Consapevoli che nessuno regno li accetterebbe insieme, Loki e Thor hanno creato il proprio mondo tra le mura di un appartamento di New York.
Un mondo di luci ed ombre, grande abbastanza per loro, ma troppo piccolo per contenere l'enorme segreto che entrambi contribuiranno a creare.
[Thor x Loki]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Incest, Mpreg
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Prologo

Mattina

Thor


Da mesi, Thor aveva smesso di dormire nel suo letto.
Un vizio a cui nemmeno i suoi genitori erano abituati.
Negli anni, molti servi si erano ritrovati a sorprendere il giovane principe condividere il proprio letto con qualche fanciulla della corte. Una donna diversa ogni volta.
Poche volte, era stato Thor a scomodarsi per cercare piacere tra le lenzuola altrui e, comunque, non era sua abitudine restarvi per un’intera notte.
Non c’erano dubbi sul fatto che fosse un’amante a tenere l’erede al trono lontano dalla sua alcova dorata.
Solo alcuni possedevano le conoscenze necessarie per formulare delle ipotesi su chi fosse.
Non era una figlia di Asgard, questo era poco ma sicuro.
Nessuna fanciulla che avesse vantato delle attenzioni del principe era riuscita a mantenere il segreto abbastanza a lungo da non vederlo trasformarsi in un pettegolezzo di cui ridere durante il banchetto reale della sera.
Questa volta, però, nessuno  sembrava sapere nulla.
L’unico fatto attestato era che Thor passava su Midgard tutto il tempo in cui la sua presenza non era espressamente richiesta dagli obblighi di principe.
Non parlava di quello che faceva in quel mondo.
Non diceva nulla degli amici mortali con cui condivideva il suo tempo.
Non pronunciava parola nemmeno riguardo alla giovane donna che i suoi conoscenti più intimi ipotizzavano fosse protagonista indiscussa di tutti i suoi pensieri.
Era cambiato, Thor.
Era cambiato in pochi anni. Un tempo brevissimo per un semi-dio.
Era cambiato così tanto e così profondamente da mettere in difficoltà persino i suoi amici di sempre. Thor si era allontanato dai Tre Guerrieri, si era allontanato da Sif e se i primi si limitavano a cercare una degna spiegazione ad un simile cambiamento, la seconda ne soffriva atrocemente in silenzio.
Mai prima d’ora, una donna aveva attirato l’attenzione di Thor più a lungo di un paio di notti.
La giovane mortale che aveva conosciuto durante il suo esilio sembrava essere molto più di una delle tante.
Odino, il re, suo padre, non proferiva parola in merito alla questione: si accontentava che Thor fosse diventato un adulto responsabile e che i suoi affari su Midgard non interferissero con quelli di Asgard.
Frigga, la regina, sua madre, spesso si ritrovava a varcare la soglia della camera vuota di suo figlio. No, non quella di Thor, quella del figlio che aveva perduto, quella di Loki.
Si sedeva sul letto rimasto intatto per degli anni e si fermava a pensare a Thor che non dormiva più nella camera accanto, a Thor che passava le sue notti in compagnia di una mortale di cui nemmeno ricordava il nome, sebbene suo figlio gliel’avesse confidato.
Pensava che se Thor aveva seriamente concesso il suo cuore ad una figlia di Midgard, la sua felicità non sarebbe stata altro che una fugace parentesi, quella di una vita mortale. Pensava a quanto il cuore di Thor era già stato messo alla prova nell’ultimo periodo.
Da Loki, dal suo risentimento, dalla sua rabbia.
Pensava, Frigga, pensava e, in un angolino ben nascosto della sua mente, sapeva che dopo mesi di ricerche ossessive e di notti insonni dall’ultima fuga del principe maledetto, Thor non poteva aver abbandonato il pensiero di Loki per una donna. Anche fosse quella della sua vita.
Conosceva bene i suoi figli, Frigga ma non sapeva quanto i suoi sospetti si avvicinassero alla verità.

Thor adorava fare l’amore di mattina, con le lenzuola già calde, come i lori corpi già privi di qualsiasi barriera che potesse ostacolare il loro amplesso.
Adorava essere svegliato dalle prime luci del sole, per questo insisteva a tenere le tende aperte.
Adorava riprendere lentamente i sensi e, dopo lo stordimento iniziale, sorridere al ricordo della notte precedente stringendo l’oggetto del suo desiderio a sé con dolcezza.
Adorava svegliarsi accanto a lui, dopo tante notti passate sveglio a vegliare il suo sonno per paura che se ne andasse, che gli sfuggisse di nuovo, recando con sé un altro frammento del suo cuore.
All’inizio era stato così.
Notti d’amore sporadiche in cui Thor smetteva di rincorrerlo e riprendere fiato tra le sue braccia. Illudendosi che, alla fine, ce l’aveva fatta, l’aveva preso e niente poteva convincerlo a lasciarlo andare. Al mattino, si ritrovava sempre da solo ed ogni volta si prometteva che era l’ultima, che era sbagliato, che avrebbe continuato a vivere come se non fosse mai successo.
Lui faceva finta di niente ad ogni nuovo incontro, eppure l’esitazione con cui si lasciava andare tra le sue braccia e la rabbia che metteva in quel gesto erano gradualmente diminuite
Alla fine, si erano ritrovati sfiancati entrambi l’uno tra le braccia dell’altro.
Nessuno dei due aveva più voglia di correre e lo avevano accettato.
Non sapevano quello che stavano facendo, quando la situazione cominciò a divenire regolare. All’inizio, si trattava ancora di semplici episodi notturni.
Lui lo chiamava sesso. Thor la chiamava sopravvivenza.
C’erano voluti altri mesi, prima che le notti cominciassero a divenire mezze giornate e le mezze giornate, giorni interi. Settimane, alle volte. In rare occasioni, anche di più.
Quando si erano ritrovati a parlare di regole, erano già troppo tardi per tornare indietro.
Thor non lo disse a parole, sebbene non fu timido a dimostrarlo, ma ne fu felice. Ne fu felice come mai era stato felice per qualcosa in vita sua.
Col tempo, man mano che tornavano ad avere confidenza l’un con l’altro e, forse, un briciolo di complicità, avevano cominciato a fare l’amore alla luce del sole e tutto era incredibilmente più bella al mattino.
Non c’era più il sapore dell’avventura fugace.
Non c’era più l’amarezza di una passione disperata.
C’era la dolce consapevolezza che quel piacere e quella pace potevano trovarle solo l’uno tra le braccia dell’altro.
Thor aveva avuto molte amanti nella sua vita, ma Loki era stato il primo con cui aveva fatto l’amore.
Si sentiva ridicolo all’idea che era dovuto divenire un uomo adulto per capire la sottile differenza tra due corpi che si danno piacere e due corpi che si amano. Non credeva che sarebbe più riuscito ad accontentarsi del primo senza sentirsi profondamente frustrato.
“Thor… Uhm… Lentamente…”
“Ti faccio male?”
“No, ma abbiamo tempo…”
Era una bugia ed entrambi lo sapevano. Di tempo non ce n’era mai abbastanza.
Le notti finivano troppo presto.
Il sole sembrava dovesse sorgere solo per tramontare subito dopo.
I giorni, le settimane, i mesi, era un tempo troppo breve per due semi-dei.
Thor adorava fare l’amore di mattina, perché trovava sul corpo Loki, dentro Loki tutte le prove del piacere che gli aveva donato la notte precedente.
“Sei così bagnato…”
“Stai zitto.”
“No, mi piace. Sono felice di farti star bene.”
Thor adorava fare l’amore di mattina, perché alla luce del sole non solo poteva sentire tutto il piacere che provava Loki grazie a lui, ma poteva vederlo anche riflesso nei suoi occhi.
“Sei bellissimo…”
Il silenzio di Loki lo avvertì che quel dolce amplesso era prossimo alla fine. Aveva imparato a conoscere quella parte di Loki, aveva imparato a capire i suoi movimenti, i suoi cambiamenti, i suoi muti segnali.
Di mattina, Loki si sarebbe lasciato fare di tutto.
Una conquista per cui Thor aveva dovuto combattere dei mesi, perché c’era voluto tempo perché Loki si convincesse che poteva lasciarsi andare tra le sue braccia, che non era necessario avere sempre il controllo.
Thor non aveva parole per dire quanto quell’abbandono delle armi lo mandasse fuori di testa.
Il modo in cui Loki rispondeva ai suoi baci man mano che si risvegliava.
Il modo in cui cercava la sua mano per intrecciare le loro dita, mentre s’infilava lentamene tra le sue cosce.
Il modo in cui si lasciava amare senza opporre resistenza.
Il modo in cui gli veniva incontro poco prima di…
“Thor! Oh, Thor!”
Il modo in cui, ormai sveglio, lo stringeva a sé, come se avesse paura che svanisse come i suoi sogni.
 

Loki

Thor si era riappisolato con la testa appoggiata sulle sue gambe.
Loki non sapeva se dovesse farsi i complimenti per riuscire a ridurre il principe dorato in quel modo dopo un solo amplesso o se dovesse trionfare all’idea che Thor non avesse fretta quand’era tra le sue braccia.
Ne aveva sempre avuta con tutte le altre, glielo aveva confidato lui stesso quando ancora erano convinti di essere fratelli. A Thor non piaceva perdere tempo, un volta che aveva preso e dato piacere non faceva che concedersi pochi istanti prima di prendere la sua donna ancora una volta. Se, alla fine, la fanciulla di turno finiva per addormentarsi nel suo letto, era solo perché suo fratello era troppo gentile per invitarla ad andarsene e, sotto sotto, gli piaceva che qualcuno lo sorprendesse al mattino e parlasse delle sue continue conquiste erotiche.
Loki non aveva mai potuto saggiare la pratica di quelle confidenze infantili.
Fin dalla prima notte, quando entrambi si erano ritrovati atterriti e smarriti di fronte a quello che avevano condiviso, Thor non aveva mai dato cenno di volersene andare.
Thor non aveva fretta di consumare la sua passione, perché sapeva che non si sarebbe spenta con un secondo, un terzo, un quarto amplesso. Thor si rilassava tra le sue braccia, si addormentava come un bambino, ingenuo e fiducioso che nulla di male potesse accadergli.
Potevano sempre ricominciare a fare l’amore al suo risveglio, oppure il giorno dopo, non aveva importanza, perché ci sarebbe stata comunque un’altra volta.
Loki lo guardava il silenzio accarezzandogli lentamente i capelli.
Le prime volte, era stato lui a fuggire, a scappare da quel legame che stava prendendo nuova forma e, questa volte, avrebbe avuto anche il potere di strangolarlo più di quanto il loro passato insieme non facesse già.
Era stato bravo, Loki, aveva finto indifferenza per un periodo di tempo tanto lungo che era quasi riuscito ad autodistruggersi nel tentativo di negare la verità. Dopotutto, le migliori bugie che aveva mai detto erano sempre state per se stesso.
Prima si era detto che non sarebbe accaduto mai più.
Poi era cominciato a succedere tutte le volte che il suo cammino incrociava quello di Thor.
Prima si era detto che si trattava di sesso, nulla di diverso da un combattimento, un modo per sfogare rabbia e rancore lasciando che fosse Thor quello ad uscirne sconfitto.
Poi aveva cominciato a realizzare che l’unica cosa che riusciva a fare tra le braccia di Thor era sentire e non pensare.
Pensava di aver toccato l’oscurità più nera il giorno in cui aveva lasciato la presa su quello scettro per cadere nel vuoto, ma non era vero. Ora c’era molto di più in gioco, ora c’erano molte più cose a far male e cadere nell’oscurità non metteva tanta paura quanto la possibilità di riconquistare la luce a cui si era deciso di rinunciare.
Loki avrebbe potuto vincerla quella guerra, avrebbe potuto distruggere Thor schiacciando il cuore che gli porgeva con più insistente notte dopo notte. Sì, per una volta, Loki avrebbe potuto essere il vincitore.
“Thor…”
Invece aveva scelto di arrendersi.
“Thor, il sole è già alto,” mormorò passando le dita tra quei fili dorati con più urgenza. Thor si girò su un fianco nascondendo il viso contro il suo grembo e posandovi un bacio leggero, “chiudi le tende, fingi che sia ancora notte.”
“Se ci scoprono cadremo in un’oscurità ben più cupa di quella della notte…” Commentò Loki stringendo le labbra fino a farle divenire una linea sottile.
Thor alzò lo sguardo verso il suo viso guardandolo dal basso in alto, “non permetterei mai a nessuno di farti del male.”
Loki sorrise sarcastico, “dovresti distruggere mezza Asgard, se il peggio dovesse verificarsi.”
Thor si mise a sedere sospirando profondamente, “dopo tutto questo tempo, penso che possiamo smettere di preoccuparci,” disse guardando il compagno dritto negli occhi, “nostro padre avrebbe già dovuto sapere ogni cosa, se i tuoi poteri non fossero più che sufficienti per nasconderci.”
“Chi ti dice che non lo sappia?”
“Se lo sa, non gli interessa,” lo rassicurò Thor avvicinandosi per posare un bacio leggero su quelle labbra fredde, “se non lo sa, non c’è ragione di temere.”
Loki non aveva mai saputo cosa fosse la sicurezza e quella che Thor gli concedeva lo spaventava più dell’ignoto. Thor fece per baciarlo ancora una volta, ma Loki gli premette una mano contro il petto respingendolo quasi gentilmente, “è tardi,” ripeté con più fermezza, “dovresti andare.”

Pomeriggio
Thor

Thor passava la maggior parte del suo tempo su Asgard lontano dai membri della corte.
L’unica che visitava regolarmente era Frigga, sua madre, la sola persona da cui Thor non doveva temere nulla perché, sempre ammesso che potesse leggere nei suoi occhi il segreto che custodiva, non avrebbe detto a fatto niente per minare alla felicità sua e di Loki.
Tuttavia, non c’era giorno in cui la regina non nominasse il figlio perduto e non c’era giorno in cui Thor, vedendo il suo dolore e soffrendone a sua volta, non desiderasse confidare la verità almeno a lei.
“Non sai niente di lui, vero?”
Lo chiedeva spesso perché, nonostante la serenità che Thor, agli occhi di tutti, sembrava aver ritrovato, Frigga non poteva credere che suo figlio avesse messo completamente da parte la ricerca del fratello adottivo. Se solo avesse potuto dirle che non c’era più nulla da cercare…
“No, madre, mi spiace,” mormorò Thor cercando di non incrociare i suoi occhi.
Frigga annuì, “scusa se le mie domande insistenti ti rendono triste, amor mio.”
Thor sorrise dolcemente, “non devi assolutamente darti una simile colpa.”
“So che non dovrei ricordarti ciò che ti ha fatto tanto male, ora che sembri così felice…”
Ciò che mi ha fatto male è la mia felicità, madre.
“Mio fratello è nei miei pensieri comunque, non posso cancellarlo.”
Frigga sorrise tristemente, “sì, lo so, Thor.”

Loki

Loki si annoiava, per lo più.
Dopo che Thor lo lasciava, non aveva praticamente nulla da fare su quel ridicolo pianeta abitato da formiche.  Se solo fosse stato un po’ più onesto con sé stesso, se avesse gettato l’orgoglio da una parte e avesse smesso di evitare di guardarsi allo specchio. Forse, solo forse, avrebbe notato che dove, per anni, aveva contato ferite ed ematomi, ora vi trovava solo i segni della passione di Thor.
Sul collo, sul petto, sul ventre, tra le gambe… Soprattutto, tra le gambe.
Prima si toccava le bocca per cercare il punto preciso in cui la carne si era spaccata.
Ora vi passava le dita distrattamente sentendole gonfie e formicolanti a causa dei baci continui e dei morsi leggeri.
Loki si annoiava in quell’appartamento di New York e s’innervosiva al pensiero di quanto il suo animo fosse volubile. Di come correva sotto la doccia per togliersi di dosso l’odore di Thor, solo per ritrovarsi a pensare che l’acqua non era mai calda quanto il corpo dell’altro contro il suo. Di come evitava di pensarci e finiva per cercarlo nelle cose più piccole e futili: nell’angolo della cucina in cui gli aveva avvolto le braccia intorno alla vita, sul balcone dove l’aveva sorpreso con un bacio sul collo, sul divano dove spesso erano finiti lasciando raffreddare la cena.
Pur di smettere di pensare, si ritrovava a fare le faccende di casa, nemmeno fosse una di quelle sgualdrine di corte che, dopo aver tenuta la testa china per tutto il giorno compiendo rispettosamente il loro dovere, bisbigliavano alle sue spalle scambiandosi commenti velenosi.
Raccoglieva i suoi vestiti da terra e li riponeva nell’armadio con cura.
Raccoglieva quelli di Thor, ripiegava i jeans e li appoggiava sul bracciolo del divano, poi si ritrovava a rigirarsi la maglietta tra le mani, come se non sapesse che farci. Era già troppo tardi per essere razionale, quando si portava il tessuto al viso inspirando profondamente l’odore dell’amante.
Nemmeno se ne accorgeva, quando infilava la testa e le braccia nell’indumento per indossarlo.
Era solo una questione di minuti, prima che il desiderio avesse la meglio, prima che si ritrovasse nel letto in cui avevano consumata l’ennesima notte d’amore affondando il viso nel cuscino di Thor con gli occhi chiusi. Immaginava di averlo vicino mentre la mano scendeva quasi timidamente dove il principe di Asgard aveva lasciato la prova più concreta del suo passaggio.
Aveva avuto Thor solo poche ore prima, lo avrebbe avuto di nuovo poche ore dopo.
Ma Loki si annoiava facilmente in quell’appartamento con solo l’odore di Thor a fargli compagnia.

Sera
Thor

“Posso parlarti?”
Certe volte Thor pensava che Sif lo facesse a posta, che richiedesse la sua presenza pochi minuti prima della sua partenza proprio per farlo tardare. Proprio per far irritare Loki.
“Devo andare,” mormorò gentilmente Thor.
“Solo pochi minuti,” lo rassicurò lei impedendogli di avanzare verso la sala del banchetto. Thor non vi avrebbe partecipato nemmeno quella sera, lei lo sapeva fin troppo bene, stava andando solo per congedarsi dai suoi genitori. Non sarebbe tornato al mattino, quella volta.
“Thor, siamo tutti preoccupati per te.”
Lui sorrise, “per quale motivo?”
“Sei assente…” Spiegò Sif amaramente, “non sono fisicamente, anche quando sei qui è come se non ci fossi o non volessi esserci. Il tuo pensiero è perennemente altrove.”
Thor rise, “sì, amica mia, ti confesso che è così.”
Sif sospirò profondamente, “Thor, se si tratta di quella mortale, io…”
“Ho molte cose su Midgard di cui prendermi cura, ho delle responsabilità nei confronti di quel regno, non pensare che…”
“Thor,” lo interruppe lei scuotendo la testa, “non sei stato te stesso per molto tempo. Tutti sapevamo che era a causa di Loki, di tutti i segreti lo riguardavano e del modo in cui è venuto fuori il suo vero se stesso…”
“Quale vero se stesso?” Domandò Thor oscurandosi appena, “Loki non è nato ricolmo di rabbia ed odio, tutti abbiamo una parte di responsabilità in quel che gli è successo. Io e mio padre più di altri.”
“Non volevo parlare di lui…”
“Allora perché lo nomi?” Il tono di Thor era glaciale, ora, “Loki si è macchiato di colpe indicibili, non lo nego, ma vi sarei grato se tutti smettesse di ripetermi quanto questo mi abbia influenzato.”
Sif scosse la testa sospirando di nuovo, “Thor, stai inseguendo una felicità fasulla. Prima hai rincorso Loki autodistruggendoti lentamente ed adesso ti stai rifugiando in qualcosa che non può durare, Thor.”
“Non sai nemmeno di cosa stai parlando…”
“Quella mortale non vivrà in eterno.”
“Lo so.”
Ho già lasciato andare Jane, ho già fatto la mia scelta.
“Allora perché, anche ora, ti ostini a farti del male? Per cosa devi punirti?”
La mia punizione è il rimpianto per non averlo fatto prima.
“Mi dispiace, Sif. Devo andare.”

Loki

Loki aveva cenato solo.
No, non era esatto.
Loki non era riuscito a buttare giù un sol boccone per la rabbia, aveva gettato tutto nella spazzatura senza pensarci un secondo di più. Stava imboccando la strada della camera da letto, quando la porta d’ingresso si aprì alle sue spalle facendolo bloccare di colpo.
Thor non disse una parola, aveva imparato a capire quando era meglio tacere.
“Sei in ritardo,” commentò Loki col tono più neutrale che riuscì ad usare.
Sentì Thor sospirare profondamente, “Loki, io…”
“Cosa?” Lo interruppe il più giovane voltandosi nella sua direzione, “ti dispiace? Oh, certo! Non fai altro che dispiacerti da anni!”
Thor scosse la testa lentamente, “perché fai sempre così? Pensi che se avessi potuto, non ti avrei raggiunto prima?”
“Penso che se lo volessi davvero, lo faresti.”
“Loki…” Thor fece un passo in avanti, l’altro un passo indietro, “ti prego, non fare così.”
“Se è solo una puttana che ti scaldi il letto la notte, quella che vuoi, basta che tu lo dica e tutto tornerà come era in principio.”
“Non devi nemmeno azzardarti a pensarla una cosa simile!” Esclamò Thor esaurendo velocemente la distante tra loro, “sei tu il primo a dire che non dobbiamo destare sospetti! Sei tu il primo a cacciarmi dal tuo letto…”
“Oh, è il mio letto, ora?”
“Il nostro letto,” si corresse Thor.
Loki scosse la testa, “no, no, hai ragione. Il mio letto, tu sei solo un ospite di passaggio che sopporto finchè mi farà comodo averti!”
“Adesso stai esagerando…”
“Ah sì?” Loki gli rivolse un sorrisino sarcastico, “chi me lo dice che tutte le volte che torni nel cuore della notte e non mi sfiori con la scusa di non volermi svegliare non è perché ti sei già infilato tra le gambe di una fanciulla ben disposta ad allargarle per te?”
“Da quando sei diventato così volgare, per sapere?”
“Non mi faccio dare del volgare da una puttana di alto borgo che si è scopato mezza Asgard.”
“Ehi!” Thor lo afferrò per le spalle sbattendolo contro il muro con una certa violenza, Loki non cedette a quella battagli di sguardi nemmeno per un istante, “devi smetterla di comportarti in questo modo. Non puoi pretendere che, oltre quella porta, non esista nient’altro che mi riguardi.”
“Lo decido io cosa ti riguarda o no…”
“Non sono una tua proprietà, Loki!”
“Dovevi pensarci prima di dire che mi ami!”
Thor aprì la bocca, cercò di replicare ma tutto quello che gli venne da fare fu premere le proprie labbra contro quelle di Loki per impedirgli di sputare altre sentenze velenose. L’altro stette al gioco per poco, prima di mordergli con forza il labbro inferiore.
Thor si allontanò con un gemito e Loki gli sorrise vittorioso, aspettando la prossima mossa. Thor si pulì in sangue con il dorso della mano, poi ricambiò l’espressione. Fece per avvicinarsi, ma Loki lo spinse indietro senza particolare difficoltà. Vi fu un secondo tentativo che finì allo stesso modo.
Al terzo, Thor afferrò entrambi i polsi dell’amante bloccandoli contro il muro.
“Chi altro vorresti fare entrare nel tuo letto, oltre a me?” Ringhiò Thor a pochi millimetri dalle labbra dell’amante.
Loki sorrise vittorioso, “mentivo, idiota…”
  
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