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Autore: Medea00    16/02/2013    16 recensioni
SPOILER 4X14: Quale potrebbe essere stato il dialogo, il non-dialogo, tra Kurt e Blaine, prima di quei fatidici baci in macchina? Ecco il mio punto di vista. Scritto in venti minuti e con ancora l'adrenalina della puntata addosso ma... hope you like it.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA: ... andava fatto.








Il sole non era molto alto, quella mattina. Le macchine erano coperte da un sottile strato di ghiaccio, annidatosi durante la notte e che persisteva alle intemperie del freddo; c’era un vento leggero, ma pungente, di quelli che fanno rabbrividire facendoti venire voglia di tornartene a casa e infilarsi sotto al piumone.
C’era una calma piatta. Le campane della chiesa rieheggiavano in un silenzio teso, nessuno osava ridere, o scherzare a una voce troppo alta; più che un matrimonio, sembrava un funerale. L’atmosfera era resa ancora più bizzarra dalla presenza di molte situazioni scomode, che tutti, chi più, chi meno, avrebbero preferito evitare: Finn e il suo incontro con Rachel; Ryder costretto a sussurrare il suo amore attraverso la bocca di qualcun altro; Quinn che pensa di combinare qualcosa con Santana.
E poi, Kurt e Blaine.
Kurt e Blaine che arrivarono davanti a quella chiesa, nello stesso istante. Probabilmente, se lo avessero pianificato, non si sarebbero incrociati in modo così preciso e immediato.
Era da Natale che Blaine sperava con tutto il cuore di rivedere quegli occhi azzurri, così come il suo sorriso, il suo fisico snello, le sue labbra rosee; con tutti i sogni, da sveglio e non, che aveva fatto durante quel tempo, pensava di essere preparato.
Invece, non lo fu affatto.
Rivedere Kurt fu semplicemente come essere atterrati su un terreno morbido, dopo mesi di caduta libera e senza nessun paracadute.
“Kurt.”
Il ragazzo a pochi metri da sè sembrò sorpreso; esitò, per un momento, sviando lo sguardo verso i suoi mocassini perfettamente lucidati e chiudendosi ancora di più dentro al cappotto pesante. Blaine ignorò quel gesto, preferì non chiedersi cosa volesse dire: fece due passi avanti, ma non uno di più. Era il suo modo per dirgli che lui c’era. Che lui voleva. Che lo trovava ancora unico, e bellissimo, ma che l’esito o no di quell’incontro dipendeva soltanto da lui.
E Kurt, lui lo sapeva bene. Blaine era stato sin troppo chiaro, a Natale, e poi ancora, durante le loro numerose telefonate. E riguardo a quest’ultima cosa, a volte si dava ancora dello stupido: nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscito a tagliare via Blaine dalla sua vita. In realtà, più il tempo passava, e più le chiamate si allungavano, i sorrisi si scioglievano, le parole si intiepidivano, e assumevano una parvenza di dolcezza, e affabilità.
Rachel gli diceva sempre che tutto dipendeva dal tempo; lei aveva imparato a dimenticarsi di Finn, dopo mesi di rassegnazione e volontà pratica. Kurt forse aveva la rassegnazione, e forse aveva anche la volontà, ma nessuna delle due era spesso legata insieme. La rassegnazione era riferita di più al gesto di Blaine nei suoi confronti. La volontà, insisteva sempre su quella parte del suo cuore che continuava ad accelerare quando incrociava il suo sguardo. Ogni volta.
“Ciao Blaine.”
Nessun saluto formale sarebbe risultato più informale di quello. Kurt, che aveva appena chiuso la portiera della sua macchina, senza muoversi di un singolo millimetro da lì, lasciò che Blaine facesse ulteriori passi avanti. Stavolta non ci fu esitazione, nè dell’uno, nè dell’altro; a dire il vero, avevano immaginato che avrebbero provato sensazioni molto confuse, molto contrastanti tra di loro, che li avrebbero disorientati  e, chissà, magari sarebbe sfociato tutto in un litigio. O in un pacifico e pubblico distacco.
Ma Blaine era molto sicuro su cosa provava; lo era sempre stato. Kurt, invece, si stupì ancora una volta di come ogni singola fibra del suo corpo esprimesse a chiare lettere un desiderio, e uno soltanto.
Blaine indossava un completo nero. Aveva una postura dritta e raffinata, i capelli aggiustati con un tocco marcato di gel. All’apparenza, non era cambiato nulla in lui. Eppure, il suo volto era più rilassato. I suoi occhi, più espressivi. Il sorriso che gli rivolse non fu falso, non fu di circostanza, ma fu serio. Trasmetteva tutta la sicurezza, e tutto l’amore, che gli aveva sempre professato di cui lui, a volte, continuava ancora a dubitare.
Ma non in quel momento.
“Insomma... siamo qui.”
“Siamo qui.” Confermò Blaine. Si guardò intorno, come per dare quel tocco di parvenza verso la chiesa e l’evento a cui erano stati invitati.
“Il professore si sposa.” Ribattè Kurt, come seguendo la scia del suo pensiero.
“Già.”
“Non sei felice?”
“Oh lo sono. Sono molto felice.”
“Anche io.”
Era molto felice. Ma non per il matrimonio. Quella felicità che soltanto la voce di Blaine, e la sua presenza materiale, fisica, potevano dargli.
“Insomma... sei venuto con qualcuno?”
Gli era mancato immensamente.
“No.”
Leggermente colto alla sprovvista, fece un leggero cenno con la testa. Non c’era nessun altro. Blaine non aveva nessun altro.
“Beh, nemmeno io sono venuto accompagnato.”
A quella risposta, le sopracciglia di Blaine si inarcarono in modo curioso e spontaneo, e Kurt non potè fare altro che sorridere ancora una volta. Perchè trovava irresistibili perfino quelle strane sopracciglia e qualsiasi cosa di Blaine, in realtà, lo stava facendo completamente esasperare.
“Quindi siamo scompagnati”, scherzò lui.
“Già. Senza nessun tipo di compagno.”
“Potremmo... potremmo entrare insieme.”
Kurt lo guardò non molto convinto, assottigliando gli occhi cerulei e, tuttavia, trattenendo a stento una sorta di ghigno.
“Non fraintendere”, lo sentì aggiungere subito dopo, “Lo dico solo perchè... siamo entrambi soli. E siamo amici. Lo siamo, vero?”
“Certo. Siamo amici Blaine.”
Fu particolarmente accorto a marcare quella parola, perchè non era possibile che un misero incontro con Blaine Anderson mandasse a monte tutta la sofferenza provata a causa sua, tutti gli sforzi fatti per andare avanti, tutte le frasi che ripeteva a se stesso ogni sera, prima di andare a dormire.
Tu non lo ami. Dimenticatelo. Vai avanti.
“Quindi... immagino che potremmo stare insieme. Da amici.”
Perchè lui stava insieme a qualcun altro, no? Era Adam.
Ma tu non lo ami.
“Sicuro. Perfetto.”
“Blaine.”
“Sì?”
“Smettila di guardarmi così.”
Blaine fece finta di non capire: non era possibile che non avesse capito sul serio. Si capivano sempre, loro due.
“Così come?” Lo sentì chiedere con una punta di innocenza nella sua voce dai toni incredibilmente caldi.
“Come se stessimo per baciarci da un momento all’altro e sai benissimo che questo non succederà.”
“Ne sei sicuro?”
Blaine mi ha ferito, continuava a ripetere dentro di sè. E’ andato con un altro.
Dimenticatelo.
“Certo. Non dire stupidaggini.”
“Sto solo dicendo...” mormorò, avanzando di un altro passo, e adesso erano a distanza di pochi centimetri, le sue ciglia scure sfioravano le guance arrossate dal freddo provocando quel brivido così piacevole, che non sentiva da tanto, troppo tempo. Bastava un altro, singolo, passo.
“Che non ci sarebbe nulla di male.”
“... Ah no?”
“No Kurt. Potremmo. Come amici.”
Oh.
Giusto. Come amici. Un modo per scaricare la tensione. Erano tutti e due così tesi.
“Come amici.”
Era un po’ la loro cosa, ripetere l’uno le frasi dell’altro. Ma poteva veramente farlo? Poteva davvero allontanare ogni pensiero che cercava di frenarlo, abbandonandosi soltanto ai sentimenti del suo corpo e, forse, alla ragione di qualcosa di più fermo, più importante?
Kurt. Vai avanti.
 
Kurt baciò Blaine giusto un secondo prima di aprire la portiera della macchina e trascinarlo dentro insieme a sè.
Per ricordare, in onore dei vecchi tempi. Altrimenti, negando anche quel piccolo gesto, sarebbe come dire che non è mai successo niente, no?




   
 
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