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Autore: bulmasanzo    16/02/2013    8 recensioni
Tutti noi sappiamo che i nostri due protagonisti sono fratellastri e che quindi non hanno gli stessi genitori. Questa storia non pretende di scoprire la verità, vuole semplicemente indagare su quei due personaggi fantasma che probabilmente nessuno nella serie vedrà mai.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Candace Flynn, Ferb Fletcher , Lawrence Fletcher, Nuovo personaggio, Phineas Flynn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Phineas guardava la fotografia di suo padre.

Era terribile da pensare, ma si sentiva fortunato per non averlo mai conosciuto.

Era arrivato a quella conclusione seguendo un semplice ragionamento, per il quale se una persona può rendersi capace di abbandonare le persone che ama e, soprattutto, se non fa mai niente per rimediare, probabilmente non merita nemmeno il perdono.

Lo aveva imparato di riflesso dall'esperienza di suo fratello, nel giorno delle nozze della sua madre biologica.

Linda gli aveva proposto di tornare a casa prima, ma lui aveva insistito perché restassero fino all'ultimo giorno.

Non aveva capito il motivo per cui, nonostante ciò che quella donna gli aveva fatto subire, avesse scelto di assistere alla cerimonia.

Forse, ed era probabile, lo aveva fatto unicamente per non deludere Bianca. L'unica che veramente lo voleva lì.

Angelica sembrava felice nel suo abito bianco con lo scollo vertiginoso e la gonna vaporosa dal lungo strascico. Il velo che portava in testa doveva misurare almeno una decina di metri e il trucco che aveva in viso era perfetto, doveva essere stato steso da un professionista da cinema. La faceva sembrare davvero molto bella.

Ma si trattava di una menzogna bella e buona che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di sbugiardare.

Bianca le faceva da piccola damigella e aveva tenuto l'estremità del velo più in alto che poteva, mentre lei avanzava con fierezza lungo la navata della chiesa, senza guardare in faccia nessuno.

La bambina indossava un vestitino in taffetà color glicine con la gonna corta che le lasciava praticamente nude le gambette tornite. I suoi capelli biondo-verde erano raccolti in un'acconciatura elegante ma sbarazzina, con dei nastrini viola che creavano un contrasto vivace di tinte.

Era più bella di sua madre. Eppure, sembrava a disagio.

Quando gli era passata di fianco, Phineas aveva notato che era rossa in viso, come se si vergognasse.

Allora le aveva rivolto un sorriso luminoso, incoraggiante, e lei gli aveva risposto a propria volta con un abbozzo di sorriso, soffermandosi per mezzo secondo, ma la sposa non aveva gradito quella seppur brevissima pausa e aveva tirato in avanti, costringendo la bambina a seguirla.

Lì, si era sorpreso a provare una punta di delusione, ma si era subito distratto.

Ferb, che era accanto a lui, gli aveva improvvisamente afferrato la mano e gliela stritolava, come se si fosse spaventato e cercasse conforto.

Sorpreso, si era girato a guardarlo, senza capire, aveva seguito il suo sguardo fisso e aveva fatto appena in tempo a incontrare l'occhiataccia inceneritrice di Angelica, la quale si voltava di nuovo, in fretta, in quell'istante. Come se non volesse ammettere che li aveva guardati.

La cosa non si era più ripetuta.

Ferb aveva assunto un'aria colpevole e frustrata, ma non aveva accennato a lasciare la sua mano, anche se non la strinse più come prima.

Certo, a lui non dispiaceva, gliela avrebbe tenuta anche per tutta la giornata, se fosse servito a farlo sentire meglio.

Poi l'aveva fatta scivolare sulle sue spalle e lo aveva stretto forte a sé, ma continuava a pensare che non sarebbe bastato.

Non si meritava tutto quell'odio, ma non sapeva in quale altra maniera aiutarlo.

La sala del rinfresco era arredata secondo un certo gusto, in un trionfo di calle e di narcisi che rendevano l'aria fin troppo profumata. Dovevano però aver spruzzato nell'aria qualche altra essenza, perché entrando, era stato colto da un lieve giramento di testa, causato da quell'effluvio così dannatamente intenso, ma aveva resistito.

Pareva che Angelica non avesse badato a spese, Phineas non aveva mai visto una torta nuziale alta e maestosa come quella che troneggiava al centro della tavolata, quasi volesse, da sola, adombrare il resto del cibo, che comunque era raffinato, abbondante e delizioso. Una miriade di gusti esotici, speziati e ricercati.

Di certo, significava che se lo poteva permettere, ma le quantità gli erano sembrate molto spropositate, sicuramente ce ne sarebbe stato un grande spreco.

Gli sposi di zucchero sulla cima della torta sfioravano il soffitto.

“La nostra torta non era così alta.” aveva osservato a bassa voce suo papà quando l'aveva vista.

Phineas non aveva capito bene a quale si stesse riferendo.

Ricordava vagamente il matrimonio dei suoi genitori, era molto piccolo, allora, e alle dimensioni non aveva nemmeno fatto caso.

Era sembrato che Lawrence stesse per aggiungere qualcos'altro, come per esprimere quanto ne fosse rimasto intimorito, ma sua moglie lo aveva fulminato con uno sguardo seccato e lui aveva saggiamente deciso di tenere per sé il resto dei commenti.

Naturalmente c'era un tavolo riservato per loro, ma era stato posto in un angolo, decisamente distante da quello degli sposi. Un'ennesima prova del fatto che non erano trattati realmente come degli ospiti, ma solo come dei tappabuchi.

Bianca era venuta a trovarli lì, si era addirittura portata il piatto e la sedia e si era seduta accanto a suo padre, di fronte a suo fratello. Con la sua presenza inaspettata, era stata una cena piacevole e il tempo era passato allegramente.

Gli era stato perfino permesso di bere dello champagne, non lo aveva mai assaggiato prima e non lo trovava nemmeno tanto buono, ma lo sorseggiava ugualmente perché gli piaceva che le bollicine gli facessero pizzicare il naso.

Il vero motivo della scelta di Ferb, di continuare a seguire quella farsa, gli fu chiaro alla fine della giornata, quando lo vide andare a passo deciso da Angelica, la quale era intenta a controllare l'etichetta posta sui regali di nozze che gli invitati le avevano lasciato, come se si volesse accertare della loro qualità.

Si era nascosto sotto uno dei tavoli, stavolta con la ferma intenzione di origliare.

Quando Ferb le si era avvicinato, l'aveva vista rabbrividire, disturbata. Era stata una reazione così evidente che gli era venuta un'improvvisa e stranissima voglia di buttarle addosso il resto dello champagne che aveva nel bicchiere che teneva ancora in mano.

“Congratulazioni.” aveva detto Ferb facendo finta di non averla notata “per essere diventata la signora Godrov. La ricchissima signora Godrov.” aveva precisato.

Lei era saltata su subito, offesa “Che cosa stai insinuando, pidocchio?” aveva sibilato.

Non doveva essere quello che si era aspettata che le dicesse.

Ferb aveva ignorato la sua domanda “Sai, è da quando sono nato che voglio dirti qualcosa. Non sapevo cosa, ma adesso che ho visto come sei, l'ho capito.”

Phineas aveva sobbalzato, non aveva mai sentito Ferb usare quel tono, doveva essere seriamente arrabbiato.

“E sei venuto a dirmela alla fine della festa per non rovinarmela? Oh, ma che gentilezza.” aveva detto lei sarcasticamente, era più fredda di un iceberg.

Ferb sembrò accusare il colpo, ma nelle iridi blu scuro dei suoi occhi c'era una fiamma strana, incerta e tremolante ma vivida, risoluta, che Phineas non aveva mai visto prima.

“Io non ti biasimo perché non mi ami.” continuò il piccolo inglese, che sembrava soffrire, sembrava schiacciato dal peso delle proprie parole “Ti auguro tutto il bene possibile. E spero veramente che questa tua specie di apatia nei miei confronti continui per sempre. Perché un giorno potresti svegliarti dal tuo mondo perfetto e accorgerti di quello che hai lasciato... Ma se quel giorno verrà, non potrai aspettarti più niente da me.” concluse.

All'inizio, sul volto di Angelica c'era solo fastidio. Ma pian piano si era trasformato in rabbia e poi in disagio.

Ebbe come uno scuotimento “Quel giorno non verrà mai.” disse, anche se fu chiaro che quella prospettiva avrebbe potuto preoccuparla.

Ma ormai, quello era un conto che Ferb aveva definitivamente chiuso.

Lo vide darle le spalle e seppe per certo che non si sarebbe mai più voltato.

Aveva lasciato a terra il bicchiere di cristallo ormai vuoto, era sgattaiolato via dal suo nascondiglio e lo aveva raggiunto.

Lui lo aveva guardato, sorpreso di trovarlo lì, e aveva capito che aveva visto tutto.

Per fortuna, non sembrava che se la fosse presa.

Gli aveva messo una mano sulla spalla, come prima aveva fatto lui, e senza che nessuno dei due dicesse una parola, se n'erano andati via insieme.

Ferb aveva chiesto a Linda di andar via ed era stato accontentato.

Non ce l'avrebbe proprio fatta ad assistere al resto del ricevimento, anche se oramai mancava pochissimo alla chiusura.

Erano tornati a Danville la sera dopo.

Bianca avrebbe voluto accompagnarli all'aeroporto, ma Angelica si era opposta in tutti i modi.

La bambina si era gettata tra le braccia di suo fratello e aveva iniziato a strepitare che non voleva lasciarlo, sembrava inconsolabile. Era incredibile che gli si fosse legata così tanto in così poco tempo.

Lui le aveva sussurrato qualcosa nell'orecchio e l'aveva fatta sorridere. Non avrebbe mai saputo come diavolo ci fosse riuscito.

“Ti scriverò ogni giorno.” gli aveva promesso lei, con gli occhietti castani che le brillavano.

Poi era venuta da lui e gli aveva dato, a sorpresa, un tenerissimo bacio sulla guancia.

“Grazie per aver fatto da fratello a mio fratello.” disse, ridacchiando per la ripetizione che aveva fatto “Voi due avete un grande talento, devi promettermi che continuerai a fargli creare quelle cose strabilianti, che non la smetterete mai.”

“Puoi scommettere che lo farò.” aveva risposto ridendo.

Sull'aereo, Candace e Ferb si erano addormentati appoggiati l'uno contro l'altra. Non glielo aveva mai visto fare prima.

Ma lui non era riuscito a dormire, si sentiva inspiegabilmente agitato.

Appena arrivato a casa, la prima cosa che aveva fatto, ancora prima di disfare la valigia, era stata prendere il libro e tirar fuori la fotografia dalle pagine.

La guardava e rifletteva.

Forse suo padre era uguale alla madre di Ferb, forse tutti quelli che abbandonano i figli poi non sanno più come amarli...

“Perché hai quella foto?”

La voce di Candace lo fece trasalire. Credeva di essere solo.

“Dove l'hai presa?”

“Non è la tua!” gridò nascondendosela dietro la schiena, temendo che gliela volesse togliere. “È la mia. La tua è ancora al suo posto.”

“Che ne sai tu di dov'è la mia? Sei entrato nella mia stanza?”

Lui si rese conto che ciò che aveva detto equivaleva a un'ammissione di colpa.

Fece: “Ops!” e si precipitò fuori dalla porta per sfuggire all'imminente ira di sua sorella.

“Aspetta!” Candace lo inseguì mentre correva giù per le scale e raggiungeva il salotto.

C'era Ferb lì in mezzo, girato di spalle. Non lo vide finché non ci andò a sbattere contro.

L'urto li buttò entrambi a terra.

Si rialzarono un po' doloranti.

La foto gli era sfuggita di mano ed era finita sotto il divano. Fece per tuffarsi a prenderla, ma Ferb si chinò, allungò un braccio e la raccolse prima di lui.

Candace piombò su di loro “Ti ho preso!” disse, afferrandolo per un polso “Adesso mi dici tutto.”

“Non arrabbiarti!” la implorò “Volevo soltanto vedere la sua faccia.”

La ragazza lo lasciò andare subito “Non sono arrabbiata.” disse. Sembrò addolcirsi. “Il tuo è un desiderio legittimo. Se volevi sapere qualcosa di lui, avresti potuto chiedermelo.”

“Davvero? Posso farlo ora?” le chiese timidamente.

Ferb gli riconsegnò la foto. Sembrava imbarazzato.

“Eccoti qua, Perry.” disse, individuando come un radar il piccolo monotremo in un angolo. Lo andò a prendere e se lo portò via in un'altra stanza. Aveva capito che in quel momento sarebbe stato meglio lasciarli da soli, perché avevano una cosa importante di cui discutere.

“Vieni.” sospirò Candace. Lo prese per mano e lo condusse di sopra, dentro la sua camera. Non lo aveva forse mai invitato là dentro.

Si sedettero sul letto. Lei tirò via il cuscino e prese la sua foto, come se volesse assicurarsi che fosse ancora lì al suo posto, come aveva detto Phineas.

“Allora... cosa vuoi sapere?”

“Non saprei. Forse ho paura a chiedere.” ammise lui.

“So cosa vuoi dire. Dopo aver visto la madre di Ferb, temi che potesse essere come lei, vero?”

Phineas alzò gli occhi, sorpreso che avesse intuito così bene il suo pensiero.

“Sì.” disse.

La ragazza si alzò e andò alla sua scrivania. Tirò fuori da un cassetto quello che sembrava un foglio di carta ripiegato varie volte.

“Su questo posso rassicurarti.” cominciò “Nostro padre non era come quel mostro di donna che abbiamo visto là. Lui ci voleva bene. Tantissimo.”

“Allora perché se ne è andato?” Phineas non aveva idea di volerne conoscere veramente la ragione, lo stava realizzando in quel momento. Senza darle il tempo di rispondere, le chiese quello che temeva veramente. “È stato per colpa mia?”

“Colpa tua?” ripeté Candace con un'aria scandalizzata. “No! Perché lo pensi?”

“Secondo te?” disse lui accompagnando quelle parole con un gesto molto teatrale ed eloquente “Insomma, devo credere che sia stato un caso che se ne sia andato proprio quando sono nato io? Magari lo ha fatto perché non mi voleva. Magari non ha accettato la mia presenza. Magari avrebbe preferito avere soltanto una figlia perché... per me non c'era abbastanza amore.”

“No, no e no!” esclamò Candace, a voce così alta da farlo sobbalzare. “Non pensarle nemmeno queste cose! Tu non c'entri, Phin, qui la situazione è completamente diversa.”

“Allora dimmelo tu quello che è successo.” riprese il bambino debolmente. Voleva capire, voleva sapere, anche se temeva di scoprire qualcosa che non gli sarebbe piaciuto “Dimmelo tu perché se ne è andato.”

“Per una ragione valida.” riprese lei, sedendosi di nuovo. “Questa foto non è l'unica cosa che ho tenuto di lui e non ce l'ho per caso. Me l'ha mandata lui... insieme a questa.”

Gli mostrò il foglio, era una lettera.

“Ti scriveva?” chiese, sorpreso “Non me lo hai detto.”

“Lo ha fatto una sola volta. Per spiegarmi, perché non lo odiassi.” sospirò di nuovo e fece una breve pausa. Sembrava che non fosse facile parlarne. Eppure, avrebbe dovuto essere tutto molto naturale.

“Phineas, nostro padre non voleva andarsene. È stata la mamma a cacciarlo di casa.”

Phineas sgranò gli occhi “Cosa?” sussurrò “Perché?”.

“Poco prima che tu nascessi, lui si innamorò di un'altra donna.”

“Cos'ha fatto?” quasi gridò Phineas “In quale mondo si potrebbe preferire un'altra donna alla nostra mamma?!”

Per lui era inconcepibile. Solo dopo si rese conto di quello che aveva detto.

“Aveva perso la testa!” disse Candace “Dovresti sapere che l'amore può portarci a compiere dei gesti assurdi... Potrebbe portarci a costruire un trampolino dopo che ci siamo scheggiati un dente...”

Phineas si sentì arrossire, ma tenne la testa bassa, sperando che non la notasse.

“Se quello era amore, cos'era quello che c'era con la mamma?”

“Era sempre amore. Può succedere che ci si innamori di due persone nello stesso tempo. Questo, però, mamma non lo accettò. Non riuscì a perdonarglielo, non riusciva più a stare insieme a lui. Il loro matrimonio non poteva più funzionare.”

Phineas si sentì come stordito, aveva avuto un lampo nella mente in cui aveva rivisto una giovane Linda che si truccava con rabbia di fronte a uno specchio e imprecava a bassa voce perché le lacrime le scioglievano in continuazione il mascara. Era stato in quel modo che aveva imparato le parolacce, salvo prendersi due sberle se si fosse azzardato a ripeterle.

“Aveva tutte le ragioni per essere arrabbiata!”

“Lo penso anch'io. Ma... non è stata colpa sua se si era innamorato.”

Phineas cercò di riflettere, ma si arrese subito “No, non lo capisco...”

“Forse sei troppo piccolo.” commentò Candace “Lo capirai meglio quando sarai più grande.”

Phineas sbuffò, odiava quando qualcuno metteva esplicitamente in dubbio la sua capacità di comprensione.

“E poi cos'è successo?”

“Andò a stare in un'altra città. La mamma lo voleva escludere completamente dalla nostra vita, ce l'aveva a morte con lui. Poi però, dopo un certo periodo, lui tornò e la implorò di permettergli di vederci. Lei si lasciò convincere, ma acconsentì solo per me, perché mi riteneva già abbastanza grande. ”

“Mamma non voleva che io lo incontrassi?”

“Avevi solo quattro anni!” esclamò Candace “Eri troppo piccolo, papà e Ferb già praticamente vivevano con noi. Non voleva confonderti.”

“E lo incontrasti?”

Candace scosse lentamente la testa.

“Ci eravamo accordati perché mi venisse a prendere, così potevamo passare una giornata insieme. Ero molto impaziente... ma lui non si presentò mai all'appuntamento.”

Phineas aggrottò le sopracciglia “Perché?”

“Ti ricordi di Bucky, il cane che avevamo prima di prendere Perry?”

Phineas annuì, confuso “Vagamente. Mamma lo ha portato a vivere nella fattoria del vecchio signor Simmons... Ma che c'entra?”

“Ci fu un incidente. Era scappato dal giardino, s'era messo in mezzo alla strada. Nostro padre stava venendo a prendermi ed era in macchina. Non so bene come fu la dinamica, ho capito solo che se lo vide addosso e sterzò per cercare di evitarlo... Era inverno e quella notte era nevicato. L'asfalto doveva essere bagnato, scivoloso...” La voce di Candace si era incrinata.

Phineas la fissò, spaventato per ciò che sarebbe arrivato dopo.

Ma voleva che finisse di raccontare.

“L'auto sbandò... e si andò a schiantare contro un muro. Successe tutto a distanza di soli tre isolati da casa nostra. Cercarono di salvarlo, ma l'urto... gli aveva spezzato il collo.”

Phineas si accorse di aver trattenuto il respiro. Lo tirò lentamente.

“È stato così che è morto?” chiese.

“Sì.” rispose semplicemente Candace.

In un modo così idiota?

“Ok...” fece, aveva chiuso gli occhi, sforzandosi di assimilare la scoperta “Questo è sconvolgente.” li riaprì di scatto “Quando avevi intenzione di parlarmene?”

“Non sapevo se spettasse a me dirtelo, io e mamma abbiamo sempre evitato il discorso, perché... volevamo proteggerti.”

“Proteggermi?” ripeté, incredulo. Si tirò in piedi sul letto, la sua voce si era alzata più del normale. “Da che cosa? Dalla verità? Non volevate che sapessi che mi aveva voluto bene? Preferivate che pensassi che non mi voleva? Che fosse come la mamma di Ferb?

“No, non volevamo questo. Siediti.” disse Candace prendendolo per le spalle e costringendolo ad abbassarsi di nuovo “Non volevamo che soffrissi come ho fatto io. Eri troppo piccolo per capirlo. Lo avresti odiato.”

Phineas la rivide, bambina, mentre piangeva sconsolata nel suo letto, abbracciata a un peluche. Aveva pensato che fosse perché non riusciva ad accettare Lawrence nella sua vita, ma ora capì il vero motivo. Aveva appena perso il suo vero padre.

Si calmò, si lasciò cadere in ginocchio.

“Mi dispiace di non avertene mai parlato. Probabilmente avrebbe dovuto farlo la mamma, ma per lei è così difficile.”

Phineas deglutì a vuoto. “Lo capisco.” disse.

Si sentiva come se la sua testa stesse per fondere. Troppe rivelazioni, tutte in una volta.

Appoggiò la testa sul fianco di Candace e lei gli accarezzò i capelli, pensosa.

“Devi solo capire che se è sparito completamente dalla nostra vita non è stato per colpa sua. Era una brava persona che ha fatto un errore. Ci amava... Se ne avesse avuto la possibilità ti avrebbe incontrato.”

“Avrei voluto conoscerlo.” sussurrò lui.

“Anch'io...” convenne Candace.

Rimasero qualche secondo in silenzio.

“Però il nostro papà è un valido sostituto, no?” fece poi la ragazza con una punta improvvisa di allegria.

Phineas la guardò “Sì che lo è.” sussurrò lasciandosi contagiare dal suo sorriso.

Ci fu un altro breve silenzio.

“Pensi che lui sarebbe contento di noi due?” chiese ancora, dopo un po'.

Candace aveva perso per un momento lo sguardo nel vuoto. Poi si mise a ridere.

“Beh, di me sarebbe fiero. Dopo averci tanto provato, alla fine ti ho beccato.” iniziò a punzecchiarlo con un dito, che lui allontanò infastidito, ma poi si mise a ridere con lei.

“Oh, credimi. Non solo per questo.” disse “Sei una brava sorella.”

Lo pensava sinceramente, ma Candace sembrava non essere dello stesso parere.

“Come fai a sembrare sempre così innocente?” gli chiese.

“Che vuol dire?” fece lui, confuso da quella domanda.

“Ecco, appunto...” La vide alzare bonariamente gli occhi al cielo “No, niente, lascia stare...” esitò “Comunque, grazie. Neanche tu sei poi così male, come fratello, dopotutto.”

Non era esattamente entusiasta di quel 'dopotutto', ma probabilmente quello era il massimo complimento che poteva aspettarsi da lei. Ma lo fece sorridere lo stesso.

Strinse affettuosamente il suo corpo magrissimo.

La sentì sbuffare, ma non lo respinse.

Almeno, non subito.

“Ok, fratellino, adesso basta fare gli sdolcinati! Vai fuori dalla mia camera!” sbottò improvvisamente.

Lo tirò giù dal letto e lo spinse via.

Ma lui sapeva benissimo che non doveva prenderla sul serio.

“Grazie per avermi detto di nostro padre.” le disse prima di andarsene, senza aspettare risposta.

Tornò nella sua stanza e vide il libro che aveva lasciato aperto sul suo letto.

Con un gesto automatico, allungò un braccio per rimettere la fotografia al suo posto.

Ma poi, a metà operazione, si fermò.

Perché la stava nascondendo? E a chi?

La guardò di nuovo, scrutò l'immagine di suo padre cercandovi qualche tratto che potesse riportare a lui, qualcosa in cui avrebbe potuto rivedere se stesso.

Era come se lo vedesse sotto un'altra luce, come se qualcuno avesse compiuto un miracolo, facendo in modo di avvicinarlo a lui, dall'Aldilà.

Credette di scorgere un guizzo di vita animare i suoi occhi.

Pensò che non sarebbe stata per niente male, incorniciata sul suo comodino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Vaaa bene, ragazzi. La storia è finita, spero di non aver deluso nessuno, ma come dico sempre, giudicate voi.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato, in particolar modo ringrazio il nuovo recensore cleliaduemilauno che ha messo questa e la precedente storia nei preferiti. Mi siete stati davvero di sostegno, anche se non ci crederete. Se volete, ricordatevi che siete ancora SEMPRE in tempo per dirmi cosa ne pensate, anche voi che non avete mai lasciato mezza recensione o voi che ne avete lasciata una sola.
Ricordiamoci che questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e che tutti i personaggi ivi presentati (con l'unica eccezione di Angelica, di Bianca, di Michael Godrov e del papà di Phineas al-quale-non-ho-mai-trovato-un-nome) appartengono alla Disney. Già che ci siamo, aggiungiamo pure che: Qualsiasi riferimento a fatti o persone è puramente casuale. E siamo a posto.
Un saluto da Bulmasanzo

  
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