Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: REAwhereverIgo    22/02/2013    5 recensioni
Dall'introduzione:
Questa è la storia di come Emma e Rea hanno deciso di diventare amiche a discapito dei loro caratteri antitetici e assurdi e di come una ragazza che non voleva scrivere se non per sè stessa ha deciso di uscire un po' dal guscio.
Tra parentesi: è un mio regalo per Emma per il nostro "anniversario", tanto tu lo sai di che sto parlando!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La favola di come tutto è cominciato

Se una è alta e mora, l’altra è bassa e castana;
Se una è secca e slanciata, l’altra è cicciottella e piccolina;
Se una è allegra e spensierata, l’altra è riflessiva e sarcastica;
Se ad una piacciono le cose femminili, l’altra le odia.
Oddio, a dirla così, in effetti, non hanno più o meno niente in comune e ciò è vero. Però, per qualche strano allineamento del destino, ad oggi sono amiche e si vogliono bene. Questa è la favola di come tutto è cominciato.
 
C’era una volta una fanciulla, che in sede chiameremo “Rea”, che amava tanto scrivere. Le piaceva metter nero su bianco ciò che le passava per la testa, dalle cose serie (“Quando si renderà conto, l’essere umano, che la guerra serve all’uomo più o meno quanto le zanzare servono all’estate?”) a quelle un po’ meno serie (“Secondo me quello di filosofia ci prova con quella di inglese”), ed adorava che questa cosa fosse solo sua.
Ne aveva parlato una sola volta con la sua migliore amica, che in sede chiameremo “Laura”, ma se ne era pentita subito dopo.
 
C’era una volta una pulzella, che per facilità chiameremo Emma, che amava farsi gli affari altrui. Fidanzata felicemente, con la passeggera passione per Dragon Ball e una fissa immensa per le fan fiction, adorava letteralmente scoprire i segreti delle persone che aveva intorno, specialmente quelle che vedeva più spesso. E così, quando sentì un discorso tra le suddette Rea e Laura, la sua curiosità prese il sopravvento, portando la povera Rea ad un cambiamento drastico delle sue aspettative di vita.
 
Da ora mi limiterò a esprimere i pensieri di Rea con linguaggio moderno e tranquillo e vi spiegherò come queste due povere ragazze (povere?) si son trovate a collaborare.
 
Correva il giorno otto marzo duemiladodici e gli studenti maturandi si apprestavano ad andare a una conferenza sulle università.
Tra sbadigli annoiati e colorite esclamazioni (“Mi ripetete perché andiamo a romperci le palle in un’aula dove due universitari più annoiati di noi ci diranno per due ore che la loro scuola è meglio delle altre?”), Rea stava parlando con Laura della sua idea di scrivere un romanzo.
“Mi piacerebbe intitolarlo Quando i girasoli dormono, che ne pensi?” chiese. L’amica la guardò.
“Il titolo ha un significato preciso?”
“Sì, che verrà fuori con lo svolgimento del libro” affermò lei.
Nel frattempo, Emma si era avvicinata inconsapevolmente, attratta dalle loro parole.
“Di che state parlando?” domandò incuriosita. Aveva sentito benissimo ciò che dicevano e gli occhi le si erano illuminati di gioia. Cosa pensasse nella sua testa mora e folta non è dato saperlo, anche se gli sviluppi seguenti furono piuttosto chiari.
Rea arrossì di botto, abbassando la testa.
“Di niente” si affrettò a rispondere col cuore in tumulto.
La povera ragazza era timida anche se lo nascondeva dietro ad un sarcasmo pungente e non le piaceva che ci si facessero i fatti suoi (“Ma se non te li dico io, i cavoli miei, ma ti pare che me li devi chiedere tu? Ma fatti un po’ i ca-“ e qui mi censuro da sola, le esclamazioni simpatiche della nostra amica sono abbastanza colorite), soprattutto perché non resisteva a domande mirate e precise. Alla fine cedeva sempre, era un suo difetto.
“Sentivo che parlavate di una storia. Chi è che scrive?” continuò a indagare Emma, spostando Laura da una parte e prendendo posto accanto a Rea.
“Nessuno, non parlavamo nemmeno di libri” assicurò, continuando a tenere il capo chino.
“Sai che se tu scrivessi mi piacerebbe tanto leggere qualcosa?” le disse. La ragazza fu quasi tentata di ammettere la sua passione, ma poi, ricordandosi di vecchie esperienze poco piacevoli, rinunciò.
“Ma non scrivo”
Emma, allegra e disinvolta con le sue domande inopportune, continuò a parlare per i dieci minuti successivi (“Dai, ammetti che scrivi!”), suscitando un profondo odio da parte della povera Rea, che si tratteneva dal dirle di farsi gli affari propri (parafraso un po’, per decenza) e continuava ad ascoltarla.
Alla fine, stremata dall’unione della parlantina disinvolta della mora con quella annoiata e priva di vita dei due universitari che stavano intrattenendo la platea (o, almeno, ci provavano con quanto più sforzo possibile), sospirò e trattenne le lacrime di disperazione che stavano per allagarle le guance piene di lentiggini.
“Ok, se ti dico che io scrivo ogni tanto per divertimento ti zittisci?” crollò.
K.O., punto ad Emma.
“Non mi zittisco ma mi fai felice! E cosa scrivi?”
“Dipende, qualsiasi cosa mi passi per la testa al momento. Probabilmente ora butterei giù qualche idea per ammazzare le persone invadenti senza che la polizia ti arresti” rispose. L’amica rise.
“Mi fai leggere qualcosa?” le domandò speranzosa. Rea le sorrise e si avvicinò.
“No” disse secca, tornando bruscamente al suo posto con le braccia incrociate.
“Perché no?”
“Sono cose private! Per lo più tengo un diario dettagliato della mia vita, non mi va che tu lo veda!” spiegò. Vane le speranze che Emma demordesse, constatò quando la suddetta le fece gli occhi da cerbiatto. “Mi sa che finisce male” pensò Rea.
“Allora ti va di provare a scrivermi una fan fiction?” le propose.
“Una che?”
“Si tratta di una storia in cui prendi dei personaggi di qualcosa di già esistente come un libro, un film o un cartone e li metti in un contesto diverso, magari aggiungendo caratteri a piacere” spiegò la mora.
“Non sono sicura di aver capito”
“Ok, esempio: io amo Dragon Ball e mi piace Junior. Puoi mettere me dentro una storia con lui e scrivere di un amore tra di noi”
Rea rise, convinta che Emma scherzasse. Ahimè, si sbagliava.
“Oddio, ma sei seria?” chiese stupita.
“Ovvio che sono seria!”
“Mi rifiuto di scrivere qualsiasi cosa con quell’essere verde e, a parer mio, brutto!” esclamò lei. La mora la guardò male.
“Se mi fai questo favore la storia finisce qui; se ti rifiuti dico a tutti che tieni un diario segreto, che io l’ho letto e invento cose a caso che racconterò in classe” la minacciò.
E, ovviamente, l’impaurita e arrabbiata Rea cadde nel bluff.
 
Il problema di Rea era che una storia non le piaceva mai, nemmeno se lo stesso Dante in persona le avesse detto che era un genio nella scrittura.
Così, quel pomeriggio, ignorando completamente il fatto che doveva prepararsi per la cena delle donne, stette davanti al suo portatile per tre ore. Buttò giù una prima stesura della storia, vergognandosi come una ladra quando aggiunse una pagina in cui si descriveva una scena di sesso tra Emma e Junior (“Mi raccomando, fammi fare l’amore con lui!” si era raccomandata la mora. Quando le fece notare che: A era fidanzata da un anno e più e B lei non aveva intenzione di trasformarsi in una scrittrice di romanzi Harmony, Emma aveva scrollato le spalle. “Non so che sia un Harmony e comunque il mio ragazzo, sessualmente parlando, lascia abbastanza a desiderare”. Contenta tu).
Con il viso rosso (faceva pendant con il cardigan che si era messa), Rea entrò al ristorante portando in mano il frutto del suo lavoro.
“Mi rifiuto di mandarti il file, come minimo gli faresti chissà che, quindi accontentati della versione cartacea” esclamò, passando i fogli ad Emma come se bruciassero.
Con gli occhi castano cerbiatto che si illuminarono, quella si mise a leggere le righe a bocca aperta mentre la nostra provava a scomparire sotto al tavolo.
“Ma è stupendo!” esultò alla fine la mora. Lei si alzò un po’, scostando la tovaglia che aveva usato come coperta momentanea.
“Sicura che vada bene?” chiese titubante.
“È perfetto, non avresti potuto fare di meglio!” assicurò la mora. La ragazza sospirò soddisfatta.
“Meno male, pensavo fosse troppo… boh, troppo: troppo squallido, troppo spinto… troppo!”
Nota: la povera Rea non era un asso nello spiegare ciò che pensava.
“Bene, direi che a questo punto siamo pari. Ora mangiamo” esclamò felice.
Emma sorrise e annuì mentre nella sua testa si fece largo un’idea.
 
Come Rea appurò qualche giorno dopo, l’omicidio non sempre è un reato. Se serve a togliere dalla faccia della terra persone invadenti, irrispettose e immature sicuramente va bene.
L’omicidio che stava pianificando al momento era quello di Emma dopo che le aveva mandato il link di una pagina web di un sito a lei sconosciuto. In bella vista c’era la sua storia, con le sue raccomandazioni e i colori che aveva usato per distinguere le parti che pensavano, e con il suo avviso scritto a caratteri cubitali: SE QUALCUNO LO LEGGE TI AMMAZZO.
E lo avrebbe fatto davvero se la piccola Laura (sì, quella che ho nominato una volta e che poi è scomparsa tristemente) non si fosse messa in mezzo.
“Ragiona, suvvia. Non c’è mica scritto che sei tu, fin quando non la legge nessuno sei apposto” le assicurò.
Proprio quando Rea stava ritrovando la calma, però, Emma esultò.
“Guardate, c’è un commento alla storia!” esclamò felice, mostrando il cellulare.
La nostra, spinta dalla rabbia, si lanciò sulla mora, che quasi cadde indietro rischiando di sbattere contro uno spigolo di un banco in classe.
“Ti strangolo!” le gridò infuriata.
“Abbassa la voce o i nostri compagni capiranno di che parliamo!” le disse Emma, ignorando il suo tentativo di strapparle la giugulare.
“Di chi è la colpa?” le chiese Rea, caduta malamente a terra.
“Tua che urli. Su, non è così grave, questa qui nemmeno la conosci e, proprio per questo, ti darà un consiglio obbiettivo per migliorare e crescere”
“Cancella quella storia”
“Ma mi piace questo sito!”
Il sito in questione (quello su cui tutti voi poveri lettori siete al momento e state spulciando questa favola, di cui io mi scuso come narratrice) era, ovviamente, EFP,sito di fan fiction e non.
Emma, a discapito di Rea, si era innamorata di questo web site e quindi non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla pubblicazione di storie. Di Rea, ovviamente, lei non sapeva scrivere nient’altro che boiate (questo lo manda a dire la succitata Rea).
“Emma, non farmi arrabbiare più del previsto” la minacciò con tono freddo e calcolato.
“Sei tu che ti arrabbi, io non faccio niente, anzi ti do un consiglio: tranquillizzati o ti vengono le rughe” le rispose la mora.
Risparmio a voi lettori (che considero intelligenti e colti) le imprecazioni che seguirono tale frase, altrimenti mi censurano con la spranga per davvero, stavolta.
 
Tornata normale (o quasi), Rea cercava un modo per entrare nel sito e bruciare la sua storia quando Emma le mandò un SMS.
“Ecco password e nickname per accedere al tuo profilo, ma prima di cancellare il racconto leggi il commento che hai ricevuto e poi decidi”con successive informazioni riguardo a come si entrava nel profilo.
Ora, buonsenso volle che Rea seguisse il consiglio di Emma e andasse a vedere il commento prima di distruggere la sua pagina, altrimenti non si sarebbe accorta di ciò che era evidente e che la mora provava a farle capire da qualche giorno.
La storia, nonostante ciò pensava, era piaciuta. La recensione era allegra e positiva e le consigliava di provare a scrivere altro, magari cimentandosi in sfide un po’ più lunghe e difficili di un racconto lungo tre pagine su word.
Da allora le si aprì un mondo intero che non conosceva, quello in cui le persone leggevano ciò che scriveva e lo apprezzavano.
Certo, questa felicità decise di pagarla in modo forse un po’ strambo.
Infatti Emma, felice di averla convinta a non cancellare il profilo, le propose un accordo: Rea avrebbe scritto ciò che voleva, fan fiction e non, e, in cambio, doveva mandarle ogni elaborato che creava, che poi avrebbero pubblicato oppure spedito a concorsi nazionali vari.
 Strano a dirsi, ma Rea accettò di buon grado.
 
Da allora, è passato un anno.
Lo so, ogni favola che si rispetti ha un lieto fine, il classico “E vissero per sempre felici e contenti” ed io, da narratrice, vorrei tanto metterlo qui, ma non posso.
Non posso perché quello è stato il prologo dell’inizio della nuova amicizia che, alla fine, adesso lega le due pulzelle.
Dopo tanti disguidi e tante discussioni (l’ultima della quale vede le giovani fanciulle occupate a cercare il significato di cinico: cos’è un cinico? Uno che per raggiungere il proprio obbiettivo se ne frega del mezzo con cui lo raggiunge o uno che non crede più in niente?), sono ancora qua che lavorano insieme.
Sono rimaste fedelmente affezionate al sito, ove Emma continua a pubblicare gli scritti di Rea, ma hanno allargato i loro orizzonti a sfide più ampie, come gare regionali e libri da rivedere, che le tengono legate da un filo invisibile.
E dato che io, personalmente, le conosco bene, dico anche che la storia finisce qua. Nessuna delle due ama le sdolcinatezze e io mi son permessa di scrivere la loro storia senza chiederglielo, per cui vi saluto, o cari lettori, e torno nell’ombra ad osservarle.
 Che sia un inizio o una fine, questo non si sa, a voi lascio la sentenza di deciderlo.
Buonanotte e grazie.
 
 
 
 
Angolino autrice (ehi, è la prima volta che parlo alla fine di una mia storia!!!):
Allora, mettiamo in chiaro com’è che questa… cosa è stata partorita.
Faccio un anno di iscrizione a EFP tra pochi giorni ma sono occupata con un sacco di cose, quindi ho anticipato la pubblicazione della one shot.
Il punto è che Emma mi aiuta da un anno, con pazienza e dedizione, a controllare ciò che scrivo con tanto affetto, per cui ho voluto dedicarle questa paginina di pensieri.
Rea, che sarei io, veramente è riuscita a farsi amare dentro e fuori da questo sito meraviglioso (pensate un po’, ho frequentato anche una scuola di scrittura a Roma con tanto di elogi), però è la prima volta che mi cimento col genere comico e sono un po’ incerta.
Ovviamente, se volete commentare (sarei felicissima se lo faceste!) accetto sia critiche che complimenti (niente critiche troppo brute, sono una persona sensibile io!), altrimenti, se siete fuggiti a metà one shot vi capisco: io volevo fuggire mentre la scrivevo!
Quindi basta, vi saluto cordialmente, sperando che ciò che ho scritto vi piaccia.
Rea
 P.S.: “cinico: che manifesta indifferenza e disprezzo nei confronti di qualsiasi ideale e sentimento umano”. Magari non te lo avevo spiegato proprio così, ma avevo ragione io.
“arrivista: chi si prefigge di raggiungere in breve tempo e a qualunque costo una elevata posizione sociale, economica o politica”. Tratto da: lo ZINGARELLI 2003.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: REAwhereverIgo