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Autore: Walpurgisnacht    22/02/2013    1 recensioni
A quanto pare le rivoluzioni cinesi non bastano mai, da queste parti.
[Raccolta contenente missing moments legati a Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Kaos e Mana Sputachu]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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2. Accidentally in love
 
How much longer will it take to cure this
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love (love) 
Makes me wanna turn around and face me but I don't know nothing 'bout love 
Accidentally in love - Counting Crows
 
 
Al Nekohanten era una giornata fiacca, quasi depressa. Inteso che non c'era l'ombra di un cliente neanche a pagarlo oro.
I tre gestori/impiegati del locale erano tremendamente annoiati. La vecchia Cologne stava in cucina a spignattare per tenersi impegnata, sai mai che quale vagabondo decidesse di rompere l'impasse.
Shan-Pu e Mousse erano invece seduti a un tavolo del salone a fare giochini stupidi per passare il tempo, attendendo l'ormai insperato arrivo di un cliente che li distogliesse dalla noia cosmica.
Se qualcuno non presente nell'ultimo anno abbondante di Nerima li avesse visti avrebbe cominciato a balbettare dallo stupore: se ne stavano lì tranquilli a giochicchiare, sorrisini e battutine inclusi. Roba che era più che impossibile prima dell'arrivo del maremoto che aveva sconvolto le vite di un certo gruppetto di sedicenni, ora diciassettenni. (1)
"Stai barando Shan-Pu, stai barando!" guaì Mousse dopo l'ennesima sconfitta a Carta Forbice Sasso. La dentatura splendente che esibiva ad ogni piè sospinto sarebbe stata un'eccellente reclame per un dentifricio.
"Sei proprio un pessimo perdente, Mu-Si. Come faccio a barare a 'sto gioco, me lo spieghi? Ancora non so leggere nel pensiero" rise lei mentre gli dava qualche buffetto sulla guancia per cercare di placarlo.
"Sarà qualche tecnica che io non conosco! Sì sì, è per forza così!".
"Paperotto, dai. Sei scarso, accettalo. Mica è un dramma non riuscire a vincere una sola mano su ventinove".
Lui stava per rispondere quando sprofondò nella sedia, lo sguardo un po'... malinconico? Intristito? Shan-Pu non capiva l'improvviso cambio di umore.
"Sai, pensavo..." cominciò, un tono di voce più cupo rispetto a prima.
"A cosa? Tutto bene?".
"Sì sì, sto benissimo. Pensavo solo... ecco, in questi momenti mi fa ancora strano rendermi del tutto conto di come le cose siano cambiate. E tutto per causa mia. Voglio essere onesto: sono orgoglioso di quel colpo di testa. Ci ha fatto bene, a tutti. Abbiamo sciolto i legami che ci costringevano nei nostri ruoli predefiniti, consentendoci di vivere la nostra vita al pieno".
"Da quando sei un filosofo, tu?" lo apostrofò scherzosamente.
"Non sono un filosofo, dai. Solo perché ogni tanto ho degli sprazzi di profondità non vuol mica dire che non rimanga lo stesso papero maldestro e pasticcione che ti ha sempre marcato stretto".
"Dici? In quest'ultimo anno ho visto grandi cambiamenti, e non mi riferisco solo alle nostre situazioni. Parlo proprio di te".
"Uh? Che intendi?".
Shan-Pu gli sorrise, quel tipo di sorriso gentile che un anno prima avrebbe solo sognato di vedere sul viso della ragazza.
“Intendo dire che non sei più il ragazzino buffo che andava in giro per il villaggio urlando ai quattro venti il suo amore per me, o il ragazzo che mi ha seguita fino in Giappone per sfidare quello che credevo essere il mio futuro sposo. E per questo non ero mai riuscita a... prenderti seriamente” disse, cercando le parole più giuste per non ferire Mousse e venire fraintesa. “Diciamo che non immaginavo nemmeno che sotto quei versi da poeta e i mazzi di fiori nascosti nelle maniche ci fosse un-”
“...cervello?” suggerì lui, ironico.
Shan-Pu fece una smorfia, mentre Mousse ridacchiava.
"Se non mi avessi interrotta avrei detto che dietro quella maschera si celava un ragazzo incredibilmente perspicace e capace di osservare le persone molto meglio di quanto voglia far credere... ma ci faremo andar bene anche cervello” concluse lei, con una linguaccia.
“Beh, ammetto che quando ti avevo davanti perdevo del tutto il lume della ragione... e finivo per rendermi ridicolo in ogni modo possibile e immaginabile.”
“Anche quando ti trovavi Ranma davanti andavi fuori di testa...”
“Ammetterai che avevo le mie ragioni” disse “ma quando ho capito che non era l’ostacolo che credevo i nostri rapporti sono diventati più... normali, ecco. Certo, tante volte ho anche pensato di mollare e andare via...”
A quella rivelazione Shan-Pu si irrigidì.
“Perché...?”
Mousse rise, un velo di tristezza negli occhi.
“Perché da parte tua non vedevo alcuna speranza, una possibilità, nulla... se non fossi testardo come un mulo probabilmente avrei gettato la spugna tanto tempo fa, invece di perdere la testa e fare ciò che ho fatto. Ma sono contento di aver resistito tutto questo tempo, o non saremmo qui adesso” disse, alzandosi e girando attorno alla sedia su cui Shan-Pu era seduta “e non avrei potuto più urlare al mondo quanto io ti ami, stavolta senza timore di un tuo rifiuto.”
Fece apparire una rosa dalla larga manica della sua veste e la regalò alla cinesina per poi avviarsi verso le cucine, dove la vecchia Obaba urlava già di andare a fare rifornimenti per il ristorante.
Rimasta sola, Shan-Pu osservò il fiore tra le dita e ripensò alle parole del ragazzo. 
Quel “ti amo” detto alla fine, con la naturalezza che aveva sempre contraddistinto Mousse nell’esprimere i suoi sentimenti, aveva fatto tornare a galla una domanda che per diverso tempo aveva evitato... ma che ora premeva per avere la sua risposta.
Mousse la amava. Ma lei? Lo amava?
Naturalmente non poteva dire di trattarlo come lo trattava prima di tutto quel gigantesco casino che aveva movimentato sin troppo le loro vite. Il loro rapporto era immensamente migliorato, tanto che erano arrivati al punto di... come dire senza essere volgari... di condividere una notevole soglia di intimità. Dentro il letto, sì.
Ma è notorio che il mero atto non vuol dir nulla di per sé. Altrimenti le prostitute sarebbero tutte sposate con cinque o sei clienti assieme.
Shan-Pu provava qualcosa di profondo per lui, di questo ne era sicura. Nonostante le apparenze, difatti, non era il tipo di persona che si concede per nulla. Anzi. Però il dubbio persisteva.
Non era mai affettuosa, non più di quanto lo potrebbe essere con un altro amico. Non aveva mai preso l'iniziativa nel baciarlo, in pubblico o in privato che fosse. Non lo abbracciava. Non lo accarezzava. Mancava totalmente di slancio nei piccoli gesti e ciò le creava confusione in testa riguardo ai suoi sentimenti per lui.
C'è anche da capirmi, cavolo. Per un sacco di tempo non ho avuto occhi che per Ranma. Non l'avevo mai minimamente considerato in quel senso, se non in nessun senso. Era Mousse la scocciatura, lo sguattero, l'inutile.
Questo tipo di domanda le galleggiava in testa da relativamente poco tempo e, una volta privata del suo obiettivo con il codinato, si era ritrovata su fondamenta sabbiose e prive di consistenza. Si era aggrappata alla corda che lui le aveva cavallerescamente lanciato ma non era sicura di quanto fosse salda la presa.
"Ni-hao, Shan-Pu" disse una voce alle sue spalle che la ridestò da tutte queste paranoie.
Una voce conosciuta.
Si voltò e di fronte a sé vide Ranma, le mani in tasca e un leggero sorriso sbruffone. Proprio da lui.
"Ehi, ciao. Cosa fai qui?".
"L'ultima volta che ho controllato questo era un ristorante e si dà il caso che sia ora di pranzo. Uno non può nemmeno più andare a mangiar fuori la domenica, ora?".
"No no, ci mancherebbe. Prego, siediti. Se tu mi dà due secondi per sistemarmi...".
"Il tuo giapponese fa sempre pena, cara mia. Perché non ti fai dare lezioni dal tuo fusto miope?" la prese in giro con puro spirito goliardico.
Quando la vide incupirsi improvvisamente si pentì della battuta.
“Uh, ho forse detto qualcosa che non dovevo...?”
“No no Ranma, va tutto bene!” rispose lei, scuotendo lievemente la testa e sfoggiando un sorriso di circostanza. “Accomodati pure, io va in cucina a prepararti il solito!” disse, captando appena il cenno affermativo del codinato.
 
Il “solito” di Ranma, al Neko Hanten, comprendeva almeno due porzioni di ramen, due di ravioli al vapore e, se era in vena di concedersi anche il desert, frutta cinese caramellata. E oggi era uno di quei giorni in cui aveva voglia di dolce dopo tutto quel salato.
Shan-Pu, seduta all’altro capo del tavolo, lo osservava distrattamente mugolare di piacere assaporare la frutta caramellata; visto che Ranma era l’unico cliente, si era concessa il lusso di prendere posto al tavolo e fare compagnia all’amico.
Amico... era ancora così strano per lei definirlo così.
“Ehi, terra chiama amazzone! Sei ancora tra noi?”
La voce di Ranma la distolse dai suoi pensieri.
“Si scusa, Shan-Pu è un po’ sovrappensiero...” disse, parlando di sé in terza persona come non le capitava da tempo - una delle abitudini linguistiche che, al contrario del giapponese altalenante, stava ormai perdendo.
“Si, me ne ero accorto già prima, quando sono arrivato...” commentò Ranma, spazzolando via gli ultimi residui di pastella caramellata dal piatto.
“E tu da quando così acuto?” chiese Shan-Pu, stizzita - ma non troppo.
Ranma sbuffò, un po’ infastidito dal commento.
“Lo so che non sono l’essere più perspicace dell’universo” borbottò “ma in quest’ultimo anno persino io sono cambiato un po’, sai? Comunque nessun problema, ti lascerò annaspare nei tuoi drammi, sia mai che mi intrometta...”
“Scusami Ranma, non volevo essere offensiva” ammise Shan-Pu, cosa più che rara per lei “sono solo... inquieta.”
“Questo l’avevo capito da me” disse lui, addolcendo il tono. “Vuoi... parlarne?”
La cinesina osservò il ragazzo che aveva amato - o creduto di amare per tanto tempo, domandandosi se non fosse troppo strano fare certe confidenze proprio a lui. E tuttavia si disse che sfogarsi non poteva che farle bene.
“Ranma tu... come hai capito di amare Akane?”
A quella domanda Ranma rischiò seriamente di farsi andare di traverso la sua bibita. Diversi colpi di tosse dopo, riacquistò un minimo di lucidità e compostezza per rispondere al quesito.
“Shan-Pu p-perché mi chiedi una cosa del genere?”
“Rispondi e basta” arrossì “se... se vuoi.”
Persino il codinato capì che c’era qualcosa sotto, ma che la cinesina non voleva ancora svelare; così si limitò a fare come gli era stato chiesto.
“Sai non è facile risponderti... suonerò banale, ma credo di essere sempre stato innamorato di lei. Non dal primo momento in cui l’ho vista, intendiamoci, sarebbe uno stereotipo ridicolo persino per me. Anche se ammetto che l’ho subito trovata carina, a dispetto di tutti gli insulti che mi andavo inventando ogni giorno” raccontò, sorridendo mentre riportava alla mente quei ricordi per lui così belli e intensi.
Shan-Pu lo ascoltava attenta, curiosa di capire qualcosa di più di quei sentimenti per lei ancora così complicati - e perché no, conoscere un lato di Ranma che all’epoca della sua corte spietata non si era mai preoccupata di scoprire.
“Credo di essermi innamorato di lei per davvero il giorno in cui mi ha portato in spalla fino a casa dall’ambulatorio del dottor Tofu” proseguì “perché non riuscivo a camminare a causa di uno scherzetto del dottore. Non so cosa sia stato... se era l’atmosfera, o i suoi capelli che mi solleticavano il naso, o l’essere così vicino a lei o semplicemente l’essere soli senza litigare. So solo che è stato quello il momento in cui ho davvero iniziato ad innamorarmi di lei.”
Si fermò qualche secondo, crogiolandosi nel ricordo di quel momento. Poi alzò il viso verso Shan-Pu e le sorrise.
“Il problema però non era certo capire che ero innamorato... era ammetterlo. Con me stesso e con lei. Ma come ben sai è stato un doloroso tira e molla durato anche troppo tempo, e ho dovuto rischiare di perderla davvero per tirare fuori il coraggio di dirglielo...” ammise. “Ma, piuttosto... come mai questa domanda?”
Shan-Pu trattenne il respiro, incerta su cosa rispondere; poi sputò fuori la verità, incapace di trattenerla ancora.
“Io... io non so cosa provo per Mousse... non riesco a capire...”
Ranma sgranò gli occhi, incredulo.
E qualcuno, fuori dal locale, lo imitò. 
Poi si incamminò in silenzio per il vicolo, senza sapere dove andare.
Mousse, perché ovviamente di lui si trattava, si preoccupò a sentirla parlare così.
Allora papero, rifletti. Perché Shan-Pu dovrebbe parlare in questo modo? Da quell'ormai lontano giorno le sei sempre stato vicino, l'hai supportata, l'hai sorretta, l'hai coccolata senza però cadere nel patetismo che ti ha sempre contraddistinto. Sei riuscito ad essere una persona persin normale, in certe circostanze, e a comportarti come farebbe un qualunque ragazzo giapponese della tua età nei confronti della sua bella. 
Quindi, in tutta onestà, non hai nulla da rimproverarti in tal senso. D'accordo, magari in qualche occasione sei stato un po' esagerato o troppo smielato, ma me lo si conceda diamine. Ho finalmente ottenuto quello che volevo dalla tenera età di sei anni e che mi era sempre rimasto precluso.
... l'ho ottenuto davvero, però?
Non si può negare che Shan-Pu sia immensamente più gentile e comprensiva nei miei confronti, questo no. Però, se si fa certe domande, non è sicura neanche con se stessa di cosa prova per me. E ciò, com'è facilmente intuibile, non mi riempie di gioia.
Con calma, Mu-Si. Con calma.
È vero, Shan-Pu ha dei dubbi. Ma è normale, per la miseria. Ha sbavato dietro Ranma per un sacco di tempo, davvero tanto. Un anno, in confronto, è una miseria. E nessuno può negare gli indubbi miglioramenti che ci sono stati fra di noi. È solo questione di tempo. Spero.
Con questi pensieri contrastanti e confusi Mousse proseguì la sua passeggiata senza meta.
 
Nel frattempo, dentro il Nekohanten, Ranma assistette ad uno spettacolo a dir poco unico: Shan-Pu che si apriva come un libro di fronte a lui.
"Perché sì, io sta bene con Mousse e lui è carino e dolce e premuroso ma anche adesso, quando tu entrato, io ho avuto leggero capogiro e dolore al petto. Poco poco ma c'era. Io ho paura... di non averti scordato ancora del tutto...".
Era sull'orlo delle lacrime. Si muoveva affannosamente in mille direzioni gesticolando senza il minimo senso logico. Inspirava con fatica ed espirava con ancor maggiore difficoltà.
Stava soffrendo e non faceva nulla per nasconderlo. Ranma, in una piccola parte del suo cervello, si stupì molto di quanto stava osservando visto che non era facile poter dire di aver visto una prode amazzone in preda ai dolori amorosi. Anche nei momenti peggiori, quando lo inseguiva forsennatamente, aveva sempre avuto attorno a sé una fiera aura di compostezza e dignità. Lì era andata beatamente a donne di facili costumi.
"Shan-Pu, Shan-Pu! Calmati adesso, su. Non esagerare o rischia di venirti un colpo!" disse lui prendendola per le braccia e cercando di ricondurla a una parvenza di ragione.
"Io... non so... non voglio... è complicato per me...".
"Ascolta, facciamo una cosa furba. Tu adesso ti vai a prendere un bicchiere d'acqua e cerchi di rilassarti quel tanto che basta. Io invece mi approprierò del vostro telefono e chiamerò qualcuno in grado di aiutarti meglio di quanto possa far io nei miei migliori sogni. D'accordo? Ti sta bene?".
Annuì con un cenno della testa, troppo spossata per usare le parole. Lui la fece alzare e la accompagnò gentilmente verso la cucina, assicurandosi che ce la facesse da sola prima di dirigersi verso il telefono.
 
Ok, era chiaro che i Kami si stavano ancora sollazzando a sue spese.
Aveva provato a chiamare a casa, certo che una visita a Kasumi sarebbe stata la panacea per tutti i mali d’amore di Shan-Pu: la maggiore delle sorelle Tendo aveva fatto da paciere tra lui e Akane infinite volte, e aveva ascoltato i drammi di mezza Nerima trovando una parola di conforto per tutti. Purtroppo aveva dimenticato che quel giorno aveva pianificato di andare a trovare il Dottor Tofu per, beh... sondare il terreno. Anche lei aveva i suoi piccoli problemi sentimentali, d’altronde.
L’altra opzione, ovviamente, era stata Ukyo. Ma come nella più stereotipata delle gag, aveva dimenticato che anche lei non era al ristorante: la sua amica d’infanzia era infatti fuori città con Ryoga e due biglietti per un concerto di una illustre sconosciuta, tale Yolanda Tasico. Una cantante enka filippina, pare. Nessuno di loro, esclusa Ucchan ovviamente, aveva idea di chi fosse la signorina Tasico: persino il proprietario del negozio di dischi dove la ragazza aveva acquistato i biglietti aveva ammesso di non aver mai sentito parlare della presunta cantante, con buona pace di Ukyo e le grasse risate di Ranma e Ryoga. A proposito di quest’ultimo, Ranma rivolse un pensiero per lui ai Kami, chiedendo loro di dargli la forza di sopravvivere alle insopportabili canzoni enka che Ukyo tanto amava e di farlo desistere dal volersi strozzare con la bandana.
Sospirò. Purtroppo non aveva davvero idea di chi altro chiamare per un consulto... e tuttavia non se la sentiva di lasciare Shan-Pu da sola, in quello stato. Gliene aveva combinate di tutti i colori in passato, ma non poteva fare a meno di considerarla un’amica. E Ranma Saotome non abbandona gli amici nel momento del bisogno.
“A quanto pare la mia fonte di saggezza non è reperibile al momento” disse, sedendosi accando a Shan-Pu “ma non ho voglia di lasciarti in preda alle crisi esistenziali. Quindi... anche se sono la persona meno adatta, proverò a darti una mano io, nei limiti del possibile.”
La cinesina sgranò gli occhi, incredula.
Dopo tutti i problemi che gli aveva causato, Ranma era ancora disposto a darle una mano.
“Io... io non so come ringraziarti...”
“Oh non dirlo neanche, non ho ancora avuto modo di fare danni” scherzò, lieto di vedere l’ombra di un sorriso anche sul volto di Shan-Pu.
“Allora, fammi capire bene” disse “dici di non essere sicura di ciò che provi per Mousse. Beh, magari la mia domanda sarà prevedibile e banale ma se... ecco, se avete questa... relazione” disse, non sapendo come definire bene il loro rapporto - anche alla luce delle piccanti rivelazioni che Mousse aveva fatto a lui e Ryoga, tempo addietro “significa che qualcosa per lui la provi... no?”
“Beh, si... solo che io non... non riesco a capire cosa sia questa cosa... capisci?” piagnucolò Shan-Pu, più confusa di prima.
Ranma si grattò la testa, indeciso... poi si disse che la cosa migliore era provare a calarsi nei panni di un’amazzone confusa dai suoi stessi sentimenti. E la cosa gli riusciva abbastanza bene.
“Shan-Pu, io non sarò un esperto di mali d’amore” disse “ma so cosa voglia dire essere confusi quando una persona ti piace. Lo so benissimo. Come ti ho detto prima, ammettere i miei sentimenti per Akane è stato un procedimento lungo e faticoso, e più volte mi sono ritrovato insicuro su ciò che provavo per lei.”
La cinesina lo guardò, cercando di capire dove Ranma volesse andare a parare.
“Se non fosse stato per il colpo di testa di Mousse, un anno fa, probabilmente la situazione sarebbe rimasta invariata per me e Akane, e per tutti quanti” proseguì “invece quel suo gesto ha avuto il potere di farmi capire quanto stessi rischiando di allontanarla da me, in maniera pericolosa. Diciamo che il suo gesto estremo mi ha davvero chiarito le idee.”
“E avrebbe dovuto chiarirle anche a me?” chiese Shan-Pu, incerta.
“Beh, sulla mia situazione e sull’impossibilità di sposarti con me di sicuro” disse Ranma. Poi, in tono più serio, disse: “Chiediti questo: se ora ti trovassi in una situazione estrema, cosa faresti per Mousse? Saresti disposta a sacrificarti per lui? Ti conosco abbastanza da sapere che non avresti portato avanti il tuo rapporto con lui se non ci fosse di più di un’amicizia a legarti a lui. Forse sono un inguaribile sentimentale, ma credo che la tua confusione derivi più dal timore di accettare una verità per te sconcertante che la paura di non ricambiare quei sentimenti tanto forti.”
Detto questo si congedò da Shan-Pu e si incamminò verso casa, non prima di aver dato una pacca sulla spalla alla cinesina come incoraggiamento a riflettere.
Quest’ultima lo osservò incredula, chiedendosi dove Ranma Saotome tenesse nascosto il cervello di solito.
 
La passeggiata si era rivelata meno rilassante di quanto credesse.
Più camminava, più i dubbi lo assalivano.
Alla fine, in preda alla disperazione, Mousse si abbandonò sull’altalena di un parchetto nei pressi del ristorante. Non aveva ancora voglia di tornare e affrontare Shan-Pu.
Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando qualcuno alle sue spalle lo salutò.
“Mousse! Che ci fai da queste parti? Il Neko Hanten è chiuso?”
“Oh... Akane?”
"In persona. Cosa ci fai qui tutto solo? Il ristorante è fallito?".
Quando lui non reagì neanche con un mugugno Akane intuì che c'era un problema. E pure grosso, stando allo sguardo funereo che aveva.
Non se n'era accorta subito e si pentì di aver scherzato in quel modo leggero.
"Mousse? Tutto bene?" chiese accomodandosi sulla seggiola vicina.
Lui non rispose, ancora meditabondo.
"Mousse?".
"Uh? Scusa, scusa. Ero sovrappensiero".
"Ho notato. Qualcosa ti preoccupa". Non era una domanda, era un'affermazione. Non serviva essere Ukyo la Psicologa per accorgersene.
"Già, è proprio così. Prima ho ascoltato Shan-Pu mentre diceva a voce alta che...".
"Che?".
"... che...".
"Mousse. Stiamo giocando a saltarello?".
"Perdonami, sono molto scosso. Shan-Pu... ha ammesso che non sa se mi ama".
Ooooooh. Cumulonembi sulle teste cinesi, mi sa.
Ho da fare, oggi? Uhm. I compiti per lunedì sono smaltiti, Ukyo ha trascinato quella povera anima di Ryoga a spaccarsi le orecchie con della schifida musica enka, altre incombenze od ostacoli non ce ne sono.
Su Akane, su. Non cercare scuse che sai non esserci. Questo ragazzo ha fatto tanto per tutti noi, che lo volesse o no. È stato il suo primo colpo di testa a farci trovare nella situazione attuale, che è fuori da ogni dubbio migliore per tantissime cose rispetto al precedente status quo. E non solo quello: non dimenticarti che ha parlato a Ranma quando è esploso il petardo di P-chan. (2)
Si merita una spalla amica. Al momento altre appendici in vista non ce ne sono. Datti da fare.
"Ti va di parlarne?" chiese cauta. Era disposta ad ascoltarlo, ma non altrettanto sicura che volesse esporsi con lei.
Da Mousse le arrivo uno sbuffo e un quasi inudibile "sì".
Passarono un paio di minuti di silenzio. Akane trovava giusto lasciargli tempo e spazio perché, pur non conoscendo i particolari, aveva perfettamente intuito la portata del problema e in simili casi non bisogna mai mettere pressione.
Ad un certo punto lo vide saltare in piedi sull'altalena e cominciare pian piano a dondolarsi, abbastanza da muoversi ma non così tanto da non poter parlare in tono normale.
"È passato Ranma al ristorante, io ero uscito per un paio di faccende da sbrigare sul retro. Quando stavo per rientrare li ho sentiti confabulare e lei gli ha detto che non sa se mi ricambia".
"Basta? Non c'è altro?".
"Basta? Mi sembra sufficiente, non credi?".
"Sì sì, certo. Scusa, scelta infelice dei termini. Intendevo dire: c'è altro?".
"Non che io sappia, ma è bastato a gettarmi nella depressione più nera".
Akane raccolse le idee. Non sapeva molto, d'accordo, ma abbastanza da poter imbastire una linea d'azione. L'esempio di Ukyo era stato illuminante.
"Mousse, parlerò a puro titolo personale. Sono solo le mie sensazioni e le mie opinioni e sei libero di prenderle come preferisci. Ma, se posso permettermi, credo che tu stia mettendo un po' troppa fretta a Shan-Pu".
"Fretta? Cosa intendi?".
"A quel che ne so la parola «fretta» ha un solo significato. E la fretta è cattiva consigliera. Fidati, sono un'esperta del campo. Ho dato a Ranma tante di quelle cartelle a causa sua che ne abbiamo perso il conto. Ascoltami: Shan-Pu è una ragazza... ostica. Non puoi aspettarti che cambi e diventi un'adolescente zuccherosa dall'oggi al domani".
"Sì, ma un anno...".
"... è poco. Io non ne so molto, ma presumo che a Joketsuzoku foste circondati da signore poco ragionevoli come la nobile Obaba. E che quindi certi modi di fare e certi pensieri vi siano stati inculcati a forza dentro la testa. Prova a confrontare sedici anni o poco meno di una simile vita con il tempo molto inferiore che avete passato qui, dove tra l'altro per lunghi periodi vi siete comportarti in maniera che immagino identica. Non ti sembra di vederci una sproporzione?".
Mousse si fermò un attimo a riflettere sulle parole di Akane.
Aveva davvero messo fretta a Shan-Pu? Non credeva di averlo fatto, non di proposito almeno... ogni gesto affettuoso, ogni pensiero che aveva per lei, era fatto senza secondi fini: non aveva mai preteso che lei ricambiasse sentendosi obbligata, lui li faceva semplicemente perché sentiva di volerlo fare. E gli andava bene. 
“Io non... non credo di averle mai imposto nulla” disse, riflettendo alla ricerca di qualcosa che potesse smentire l’ipotesi di Akane “non intenzionalmente...”
“Non ho mai detto che fosse una cosa volontaria” aggiunse lei, con voce gentile “ma forse Shan-Pu l’ha interpretato diversamente.”
A un certo punto Mousse sgranò gli occhi e arrossì fino alle orecchie.
“Oh... oddio non vorrei che...” 
“Cosa?”
“E-ecco, fo-forse” balbettò il cinese, in preda al panico “ma ma è successo tutto casualmente e lo volevamo entrambi e davvero non l’ho costretta a fare nulla-”
“Mousse! Mousse calmati, non capisco di cosa stai parlando!”
Il ragazzo rivolse ad Akane uno sguardo titubante, mentre cercava di mettere insieme una frase senza balbettare.
“Intendevo... intendevo dire... quello...”
“Quello cos-OH” disse Akane, con un acuto finale che indicava il suo aver capito - e il suo imbarazzo. Aveva scoperto per caso che Shan-Pu e Mousse erano diventati parecchio intimi. (3) Sapeva che il cinese l’aveva confidato a Ranma e Ryoga, ma nessuno dei due aveva voluto dirle nulla; aveva però ascoltato una loro esilarante discussione squisitamente maschile in proposito, ritrovandosi a ridacchiare sul loro imbarazzo - e a invidiare un po’ Shan-Pu.
Scosse la testa per scacciare quei discorsi dalla mente e riacquistò un po’ di compostezza.
“Lo so che non l’avresti mai costretta a... venire a letto con te” disse, superando la timidezza “e sono sicura che fosse qualcosa desiderato da entrambi. Insomma, l’attrazione fisica c’è, l’ormone galoppa...”
“Ok Akane, ho afferrato il concetto “ la interruppe Mousse, ormai rosso come un peperone “sorvola i dettagli, ti prego...”
“Quello che intendo” continuò lei “è che sono abbastanza sicura che lei provi gli stessi sentimenti che tu provi per lei. Forse non sono ancora forti come i tuoi, forse ha ancora dubbi... ma credo che tu non abbia di che preoccuparti. Se avesse voluto troncare Shan-Pu l’avrebbe già fatto, e sai che è così... la conosci meglio di me, no?”
Mousse annuì, ascoltando Akane attentamente.
“Probabilmente le serve tempo per rifletterci attentamente... per com’è fatta e com’è stata cresciuta, credo non sia abituata a ragionare sui suoi stessi sentimenti e ad analizzarli. Obaba l’ha addestrata come una guerriera e l’ha indottrinata con l’idea di sposare un uomo che fosse più forte di lei e in grado di continuare la stirpe delle amazzoni... ma nessuno le ha mai parlato di amore. Di cosa si provi quando ti innamori la prima volta, di come stare accanto alla persona che ti piace ti faccia stare bene e ti faccia sentire le farfalle nello stomaco... lei queste cose non le aveva ancora provate, prima di arrivare in Giappone e convincersi che la sua ossessione per Ranma fosse amore. E quando ha scoperto che non era proprio così sappiamo bene com’è andata...”
Il ragazzo fece un cenno affermativo, ripercorrendo gli eventi di un anno prima... ricordando di come, per la prima volta, Shan-Pu si dovette confrontare con la realtà dei fatti, e con quei sentimenti che aveva creduto reali.
“Credo che Shan-Pu non abbia ancora ben capito come identificare quello che prova... ma il fatto che sia incapace di spiegarlo a parole a se stessa - e a te, non vuol dire che non ti ricambi. O che non senta lo stesso per te.” concluse Akane, con un sorriso.
"Lo... lo pensi davvero?" azzardò lui timidamente.
"Sì, questo è ciò che penso. Vi ho visti assieme, Mousse. Da un anno a questa parte siete affiatati, vi scambiate occhiate complici e lei ti avrà messo le mani addosso solo due o tre volte, che considerati i precedenti è veramente grasso che cola. Aggiungici che... ecco, avete consumato e mi sento di poter dire che se non è amore ci manca davvero, davvero poco".
Il sorriso stentato che le arrivò non soddisfò per niente Akane: "Su, togliti quella smorfia dalla faccia. Sono piuttosto convinta che tu non debba temere nulla, caro mio. E poi, se posso dirla tutta: quale pazza si lascerebbe sfuggire un ragazzo carino, dedicato e dolce come te? Vai tranquillo, Casanova".
I complimenti rivoltigli da Akane fecero rilassare un po' Mousse. In effetti era ben vero quello che lei aveva detto, sia per quanto riguardava il fatto che Shan-Pu fosse comunque un po' in difficoltà con se stessa e sia per quanto riguardava le sue non poche doti.
"Ti devo ringraziare, Akane Tendo. Avevo proprio bisogno di sentirmi confortato".
"Per un amico questo e altro, Mousse. Questo ed altro".
"Non posso credere, un secolo fa, di aver cercato di trasformarti in un'anatra come me. Me ne vergogno profondamente".
"Su su, è acqua passata... ti prego, che gioco di parole squallido. E poi io sono in debito con un po' tutti, qui. Arrancherò per parecchio tempo cercando di ripagarvi di quello che avete fatto per me".
"Ti prego, non incensarmi in questo modo smaccato. Mi metti in imbarazzo".
"Allora la prossima volta cerca di non scatenare un terremoto curativo di tali dimensioni. Io sto raccogliendo i frutti di un lavoro anche mio, ok, ma soprattutto tuo. E mi sembra giusto darti quel che ti spetta. Che, in questo caso particolare, erano un paio di orecchie desiderose di accogliere i tuoi dubbi e scioglierli".
Mousse non seppe trattenersi. Scese in fretta e furia dall'altalena e la abbracciò con foga, badando bene a non esagerare con l'impeto. Era ancora freschissima nella sua memoria l'ultima debacle dovuta a un gesto troppo affettuoso fra due amici.
"Mo-Mousse!".
"Scusa, è stato un impulso incontenibile" disse scostandosi "ma non ho potuto fare a meno di ringraziarti in maniera più pratica. Il solo fatto di sapere che ho una persona fidata con cui posso sfogarmi se ce ne fosse la necessità... non mi è successo spesso, nel resto della mia vita, ed è una sensazione strana".
"Ecco, vedi? Affrontare qualcosa di imprevisto o non abituale può creare reazioni non programmate o confusionarie. Dalle tempo e la possibilità di fare chiarezza dentro di sé. Scommetto che, più presto che tardi, otterrai le parole che vuoi sentire".
Lui si sfilò un attimo gli occhiali. Gli pizzicavano gli occhi.
 
Mettersi ai fornelli per distrarsi dai quei pensieri si era rivelato controproducente.
Shan-Pu aveva sperato che preparare qualcosa in vista dell’apertura serale potesse aiutarla a dimenticare i suoi problemi almeno per un po’, e invece si era ritrovata a confezionare ravioli rimugiando sulle parole di Ranma.
Sacrificare me stessa per Mousse...
Quella domanda continuava a ronzarle in testa da quando Ranma gliel’aveva posta; era chiaro che il ragazzo aveva fatto riferimento a tutte le volte in cui aveva salvato Akane da qualche pericolo, in particolare alla battaglia sul monte Hooh... dove la ragazza aveva davvero rischiato la vita. E dove Shan-Pu aveva finalmente compreso la profondità dei sentimenti di Ranma per Akane. Non che questo le avesse impedito di presenziare al matrimonio e fare di tutto per sabotarlo - riuscendoci, ma la sua trovata aveva assunto il sapore di un’ultima azione disperata che un piano ragionato come quelli passati.
E tuttavia né lei né gli altri erano riusciti a separare Ranma e Akane nemmeno in quel caso.
Sospirò, chiedendosi se in una situazione analoga anche il suo legame con Mousse si sarebbe rivelato così saldo: di certo i sentimenti di lui erano qualcosa di sicuro e forte... ma i suoi?
Più ci rifletteva, più le sembrava di girare a vuoto attorno al problema. 
Forse, come le aveva detto Ranma, aveva davvero paura di quella risposta che aspettava solo di uscire allo scoperto. 
E in tutto questo... dove diamine si era cacciato Mousse? 
Era uscito per delle commissioni, ma erano passate ormai un paio d’ore. E a meno che il fornitore non gli stesse pescando i gamberetti in diretta, decisamente quel ritardo era immotivato.
Magari ha incontrato qualcuno per strada e si è perso dietro alle chiacchiere, pensò.
Magari... magari ha incontrato una ragazza carina. Magari qualche liceale l’ha fermato solo per fargli qualche complimento.
Sbuffò a quel pensiero. Aveva notato, da un po’ di tempo a questa parte, che spesso e volentieri il ristorante si riempiva di ragazzine che venivano a pranzare solo per vedere Mousse: la cosa andava avanti in realtà già da qualche mese dopo l’arrivo del ragazzo in Giappone, ma Shan-Pu non vi aveva mai dato peso... se non di recente. E se prima l’aveva trovata una cosa ridicola - insomma, chi mai si interesserebbe a un ragazzo goffo e orbo che indossa due fondi di bottiglia come occhiali?, ora che le cose tra loro andavano decisamente bene si era scoperta... gelosa. Dannatamente gelosa. 
Shan-Pu era sempre stata gelosa delle attenzioni del ragazzo, in realtà: ma era ormai passato il tempo in cui era solo voglia di essere al centro dell’attenzione, lasciando il posto alla gelosia più vera... la gelosia che ti prende quando un’altra donna guarda il tuo uomo. 
E non poteva fare a meno di provare un neanche troppo velato nervosismo ogni volta che quelle ragazze flirtavano apertamente con Mousse, ricoprendolo di complimenti su quanto fosse carino, su che begli occhi avesse e che peccato dovesse usare quegli occhiali così brutti... tutte cose che lei stessa pensava. Ma che non gli aveva mai detto... perché non trovava il coraggio.
Poteva mascherarlo da orgoglio amazzone quanto voleva, ma la pura e semplice verità era che Shan-Pu di Joketsujoku non aveva il coraggio di ammettere i propri sentimenti al ragazzo che... amava?
Oh.
Sgranò gli occhi, stupita dal suo stesso pensiero. A quanto pare Ranma le aveva davvero dato un buon consiglio.
Ma il problema di fondo rimaneva... era sicura? Voleva dirglielo?
“Tutto bene bambina? Mi sembri irrequieta, a giudicare dal modo in cui stai torturando quei ravioli.”
"Oh, bisnonna. No no, tutto bene. Ero solo... sovrappensiero".
Gli occhietti raggrinziti di lei si fecero due fessure, gesto che compiva sempre quando si trovava di fronte a un pessimo bugiardo.
"Shan-Pu, non riusciresti a ingannarmi neanche fra mille anni. Cosa c'è che non va?".
L'amazzone più giovane si sentì tipo topolino in una gabbia da laboratorio, pronto per essere vivisezionato. Non aveva la minima possibilità contro trecento e passa anni di esperienza e furbizia.
"Non ti si può mentire neanche volendo, eh. Sì, in effetti c'è un pensiero che mi turba".
"Si notava. Di cosa si tratta?".
"... di Mousse".
"Cos'ha combinato quella papera spennacchiata?" chiese la vecchia con tono più sostenuto.
"No no, lui niente! Non fraintendere. Riguarda Mousse, ma non per via di qualcosa che ha fatto".
"E allora cosa c'entra?".
"C'entra perché... possiamo sederci, per favore?".
Non servì una risposta affermativa. Si diressero nel salone e lì si accomodarono.
Si respirava una strana atmosfera, in quel momento. Shan-Pu non era decisamente abituata a confidarsi con sua nonna in questo campo. Non era abituata a farlo con nessuno, a dire il vero, ma men che meno con lei. Sempre troppo austera e troppo pratica, dal suo punto di vista.
"Sto aspettando, bambina".
"Sì, scusa. Ecco, il fatto è che... non sono sicura di... ricambiarlo...".
Ci mise circa quattro secondi, Cologne, a scoppiare a ridere come una iena con l'asma. Non mancando di suscitare un leggero moto di stizza in sua nipote.
"Mi fa piacere che trovi le mie pene divertenti, bisnonna" commentò con una punta di sarcasmo.
"Ahahahahahahahahah. Oddio, scusami... è che questa vecchia carcassa non può fare a meno di trovare simili turbolenze giovanili molto divertenti. E molto immotivate".
"Prego?".
Dopo qualche secondo l'irrefrenabile crisi di riso andò via via scemando e l'anziana riuscì a formulare una frase di senso compiuto: "Vedi piccola, ho riso perché trovo tenere la tua inesperienza e ingenuità. In questo momento, nella tua testolina, navigano domande stupide e prive di fondamento".
"Non sono sicura che prendermi in giro mi sia di grande aiuto".
"Oh, invece è un toccasana per le mie sfibrate ossa. E comunque toh, ecco la dimostrazione di quel che dico: se vedessi Mousse con un'altra? Come reagiresti?".
Il grugnito che giunse alle sue orecchie fu per lei conferma sufficiente. Non lo fu per Shan-Pu.
"Ci deve solo provare, quella smorfiosa. Se succede la prendo, le cambio i connotati e getto i pezzi che mi avanzano nella spazzatura".
Era abbastanza per Cologne. Si avviò nuovamente verso la cucina, non prima di aver detto "I fatti parlano da sé, nipote. Non perdere tempo prezioso".
Osservando la bisnonna andare via, Shan-Pu si chiese come fosse possibile che tutti conoscessero già quella risposta che lei aveva faticato tanto a trovare. Prima Ranma, ora lei...
Ecco, le sue parole erano quelle che più l’avevano colpita.
Certe volte dimenticava che anche la vecchia amazzone aveva finito per accettare la sua relazione con Mousse. Non in maniera semplice e indolore, ovviamente... portava ancora con sé il ricordo di quei giorni, il ricordo di un Mousse che in preda alla rabbia l’aveva sfidata e l’aveva battuta riportando a galla persino segreti vecchi di anni - e tuttavia rifiutandosi di reclamare ciò che era suo di diritto, per le loro leggi.
Ripensò a come Mousse, dopo averla battuta, l’aveva guardata con... odio. Quegli occhi grigioazzurri così splendidi che l’avevano guardata come fosse la cosa più bella del mondo, in quei giorni le avevano riservato solo sguardi pieni di risentimento.
Sentì una fitta al petto nel ricordarli, e si augurò di non dover vedere quello sguardo mai più.
Ma ora c’era il pericolo che potesse di nuovo guardarla così. Se non avesse fatto chiarezza nei suoi sentimenti, se lui avesse scoperto quali dubbi la stavano tormentando... di sicuro l’avrebbe lasciata. E uno sguardo come quello ora non l’avrebbe retto. L’avrebbe distrutta in mille pezzi.
Cosa poteva fare?
“Sono tornato!”
Il cuore le saltò un battito. Stupidi Kami giapponesi e il loro tempismo del cavolo!
“B-bentornato Mu-si!”
Il ragazzo la osservò per un attimo, poi le sorrise.
“Co...come mai tanto ritardo? C’era molta gente al mercato?” chiese Shan-Pu, con finta noncuranza. Se doveva affrontare il discorso voleva partire... alla larga, ecco. Tanto per raccogliere le idee e mettere su un piano d’azione.
Kami, parlare di affari di cuore come fosse una guerra. Sono senza speranze.
“Oh no, c’era relativamente poca gente” rispose Mousse, mentre tirava fuori la spesa dai sacchetti “ho solo fatto quattro passi, dopo. Ho perso la cognizione del tempo...”
“Capisco” rispose lei, sforzandosi di non dare a vedere l’agitazione “immaginavo te ne fossi andato a zonzo da qualche parte... o che avessi incontrato qualcuno...”
Mousse inarcò un sopracciglio. Dalle cucine arrivò una risata gracchiante della vecchia Obaba, che solo per qualche secondo li distolse dai loro discorsi. Ah, i giovani.
“Chi avrei dovuto incontrare?” riprese Mousse, curioso.
“Ah non saprei, Ranma magari” si affrettò a rispondere Shan-Pu, ora visibilmente nervosa “o qualcun’altro... così, per dire eh.”
Al nome di Ranma qualcosa scattò nella testa di Mousse... e complice il comportamento strano della ragazza, non gli ci volle molto a fare due più due.
“Beh in effetti...” disse, dandole le spalle “ho incontrato qualcuno...”
Shan-Pu tese le orecchie.
“Una ragazza... molto carina.”
Shan-Pu si irrigidì.
“Ha ascoltato i miei problemi... è stata molto gentile, non se ne trovano spesso di persone così.”
Shan-Pu si sentì morire.
Un’altra risatina di Obaba richiamò la loro attenzione, ma liquidò il tutto dando la colpa a una delle sue soap-opera preferite.
"Già. Ho avuto un incontro fausto e mi è stato molto utile".
Lei era a dir poco scioccata. Non lo aveva mai sentito parlare in certi termini... di un'altra. Figurati, per quel che ne sapeva Mousse non concepiva neanche l'esistenza di un'altra oltre a lei.
"E... e dimmi" disse, cercando maldestramente di mascherare il malessere che affiorava "di... di cosa avete parlato?".
"Nulla di che. Avevo degli stupidi dubbi e la sua preziosa consulenza mi ha aiutato a dissiparli".
"D-Dubbi?".
“Sì, dubbi. Sai cosa significa quella parola, vero?".
"Cretino! Intendevo dire... che genere di dubbi?".
"Ma no, nulla. Solo una ragazza che non si sa guardare dentro e dubita di qualcosa che è evidente"
...
...
...
Stai cercando di dirmi qualcosa usando un codice strano, Mu-Si?
Decise che sarebbe stata al gioco: "Oh, ma davvero? E sentiamo un po' che cos'è questa cosa tanto evidente ma che questa scema non riesce a riconoscere".
Risata dalla cucina. Entrambi la ignorarono.
"I propri sentimenti" fece lui, ormai conscio che il divertimento nel prenderla in giro stava scappando via dalle sue dita. Eeeeeeeeh, un vero peccato.
"Quali sentimenti?".
"Amorosi".
"Nei confronti di chi?".
"Nei confronti di un ragazzo che le è fedele".
"Dev'essere proprio una stupida, costei".
"No, non la definirei così. È troppo crudele. Diciamo che, più che stupida, è solo poco abituata alla cosa".
"Beh, ai miei occhi questo non la rende meno cretina".
"Sii comprensiva con lei".
"Perché dovrei? Dico quello che penso di una persona così debole".
Ecco, lì Mousse non resse più. Non disse una parola mentre la abbracciò tipo grizzly.
"Non dire mai più che sei debole o stupida. Mai più. Fa più male a me che a te".
Shan-Pu fece una fatica del diavolo a ricacciare a calci le lacrime che le stavano salendo agli occhi.
E poi gli diede una gomitata.
“Ecco, questo di sicuro ti farà male! Più delle mie parole!”
“Ahia! E ora perché questo ritorno alle origini? Che ho fatto?”
“Fare il cascamorto con un’altra!” 
A quella frase, complice anche l’immagine delle guance di Shan-Pu gonfie come quelle di un criceto, Mousse scoppiò a ridere.
“Che cosa c’è di così divertente, eh?!”
Mousse non rispose, continuando a rotolare per terra dalle risate. Shan-Pu ringhiò, cominciando a odiare sta gente insensibile che rideva dei suoi drammi esistenziali.
“Visto che mi trovi così ridicola tornatene pure dall’altra ragazza!” piagnucolò “Sono sicura che sarete felici insieme!”
“Scusami, non volevo” disse lui, rifiatando “ma è proprio questo che mi fa ridere... davvero credi che ti avrei lasciata per un’altra? Dopo tutto quel discorso?”
Shan-Pu continuò a dargli le spalle, ora perfettamente conscia della sua gaffe e del rossore che cominciava a colorarle il viso.
“E poi dai, mi ci vedi con Akane?”
La cinesina rimase immobile, ora più che mai desiderosa di scavare una fossa e sotterrarsi per la vergogna. Si sentiva la scema del villaggio, non aveva nemmeno il coraggio di aprire la bocca temendo di sparare altre cavolate.
Mousse la osservò per qualche istante, poi sospirò e fece per avviarsi al piano superiore. Si disse che probabilmente aveva ragione Akane e che per Shan-Pu era ancora presto per affrontare il discorso, e decise di lasciar cadere la questione.
“Spero almeno che chiacchierare con Ranma ti sia servito...” si lasciò sfuggire, convinto di non venir udito dalla ragazza.
“...ci hai sentiti?”
...come non detto. Si diede del cretino per aver parlato a voce troppo alta.
“Si, stavo per rientrare quanto ho sentito parte della conversazione... non volevo origliare ma...” fece spallucce, troncando la frase.
“Mousse, io...”
“Guarda che non mi devi spiegazioni” disse lui, cercando di apparire tranquillo “come ti ho detto parlare con Akane ha chiarito in parte i miei dubbi. Forse per te è ancora difficile ammettere certi sentimenti, insomma sei stata addestrata per combattere, e non per innamorarti come un’adolescente normale... non è colpa tua” concluse lui, sorridendo. Un sorriso dolce, ma che a Shan-Pu fece male.
E quando lo vide salire le scale, le sembrò di perderlo sul serio. 
E allora urlò.
“WO AI NI!”
Mousse rimase fermo sui primi gradini, incredulo.
Shan-Pu era rossa in volto e ansimava come se avesse corso la maratona.
Dalla cucina arrivò un’altra risata gracchiante. Doveva essere una soap opera proprio esilarante.
“Anch'io ti amo, ma questo già lo sapevi" rispose fingendo un autocontrollo al di là di ogni sospetto. Perché avrebbe desiderato correre giù per le scale e abbracciarla e baciarla e farla rotolare per terra soffocandola con tutto se stesso.
Si trattenne non sapendo quale divinità ringraziare per il miracolo. Poi riprese la salita, gongolando come un matto per quello che aveva sentito solo pochi secondi prima.
Forse ce l'hai fatta, paperotto. Forse la fine della tua ricerca è arrivata. Forse puoi pensare di aprire il libro delle favole conscio che stavolta ci scriverete in due, invece di lasciare il calamaio in mano solo alla tua fantasia malata da sognatore.
Pensò fieramente di esserselo proprio meritato.
A pochi metri da lui, intanto, un'amazzone diciassettenne cercava di riprendersi come meglio poteva dal fantasma dell'infarto che l'aveva appena colpita in pieno volto.
Non credeva alle sue stesse orecchie. Le era sfuggito in un gesto inconsulto, è vero, ma non gliel'avrebbe mai e poi mai detto se non lo avesse pensato davvero.
È così facile lasciarsi andare a peso morto dalla cima di una cascata, quindi? Basta spegnere la parte consapevole di sé e dare libero sfogo all'emotività?
"Sei troppo cervellotica per la tua stessa salute, nipote. A volte fa bene non riflettere troppo. Adesso, per esempio, ti ha fatto un sacco bene".
Si voltò e vide la faccia di sua nonna che, stranissimo a dirsi, le sorrideva. Non il suo solito sorriso da vipera consumata, ma un sorriso affettuoso. Sincero.
"Bisnonna, io...".
"Non dire niente e vieni con me. Ho una storia da raccontarti".
"Che storia?".
"Di come sono riuscita a compiere l'impossibile impresa di innamorarmi di Happosai, tanto tanto tempo fa".


***
(1) Successo in Secret of the Heart Split in Two.
(2) Successo nel primo capitolo di questa raccolta, Someone to Blame.
(3) Successo nel capitolo 11 di Two-Part Secret Heart e raccontato nel dettaglio in Tutto Quello che Avreste Voluto Sapere sul Sesso di Joketsuzoku (e non Avete mai Osato Chiedere).



***
Secondo capitolo di questa raccolta, stavolta dedicato all'altra coppietta "ufficiale" di Secrets: Mousse e Shan-Pu!
L'idea di una Shan-Pu in preda ai dubbi su ciò che prova per Mousse, nonostante tutte le "rivoluzioni" messe in atto fin dal primo arco narrativo, è stata abbastanza naturale. Insomma, era difficile immaginarsela innamorata e adorante come una normale adolescente! :p
Speriamo di aver reso al meglio i suoi dubbi - e quelli del povero Mousse, e che sia di vostro gradimento!
La citazione e il titolo provengono da Accidentally in Love dei Counting Crows!
Alla prossima!

Kaos & Mana Sputachu

 
   
 
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