Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: Tomi Dark angel    23/02/2013    9 recensioni
SEGUITO DI " DAL SOLE E DALLA LUNA NACQUERO LE ALI ".
" Sam e Dean Winchester sono due cacciatori di demoni alla ricerca dei loro angeli, Gabriel e Castiel, che dopo due anni di assenza sembrano ormai scomparsi. All'improvviso però, ricompare un angelo ferito, spossato, portatore di pessime notizie. Cosa sarà accaduto realmente agli angeli? Perché Sam e Dean sentono il mondo intero franargli addosso? E' accaduto qualcosa di orribile, qualcosa che nemmeno gli angeli avevano previsto, e mentre Sam e Dean partono alla ricerca di risposte, delle ali dorate e argentate si spiegano sul loro cammino per spianargli la strada. "
Destiel / Sabriel
Dedicata a Sherlocked, Xena89 e Blacasi
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La pioggia cadeva pesantemente sul corpo di ragazzo che avanzava circospetto tra le lapidi del cimitero. Un paio di occhi verde smeraldo scrutarono l’oscurità circostante osservando quasi apprensivi l’immobilità delle lapidi prima di rivolgersi al giovane dai lunghi capelli castani che lo seguiva come un’ombra silenziosa, impugnando una pistola.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata significativa, poi raggiunsero una delle tombe più vicine alla recinzione ferrea del camposanto e quello più anziano lasciò cadere ai suoi piedi un paio di vanghe. Uno dei due ne impugnò una e cominciò a scavare energicamente senza far caso alla terra che gli insozzava gli abiti e la pelle sudata nonostante il gelo dell’inverno. In effetti, Samuel Winchester non era certo di sentirsi tanto bene, ma non l’avrebbe mai detto a suo fratello Dean o sarebbe scoppiata l’ennesima lite riguardo il mancato senso di responsabilità del più giovane tra i due fratelli.
-Sammy, datti una mossa.- sbottò nervosamente Dean, vagliando l’oscurità con lo sguardo. Strinse forte il fucile quando notò un leggero movimento scuotere l’oscurità che li attorniava.
Brutto segno. Pessimo. Infido.
-Dannazione!!!-
Dean sparò tre colpi in rapida successione non appena il fantasma di una giovane ragazza apparve a pochi passi da lui facendo ondeggiare minacciosamente un braccio mutilato e le lacere vesti appese al corpo. Evitò le pallottole a sale semplicemente sparendo e ricomparendo a pochi passi di distanza, poi si portò esattamente davanti al giovane cacciatore.
Dean tentò di opporre una flebile resistenza, ma lei gli strinse il collo con le dita scheletriche, forzando la presa al punto che il cacciatore annaspò e quasi lasciò cadere il fucile.
-Dean!- urlò Sam, riemergendo faticosamente dalla fossa e menando un colpo con la pala di ferro diretto al viso del fantasma. Questo non la ferì, ma bastò a farle mollare la presa sul collo e quindi sulla vita di Dean, che cadde al suolo tossendo ma non si azzardò a lasciar andare il fucile. Sparò ancora e ancora, ma la ragazza ricompariva sempre in posti diversi, evitando abilmente i colpi.
-Sam! Cazzo, dai fuoco a questo figlio di puttana!- imprecò Dean, indietreggiando man mano che il fantasma si avvicinava. Lanciò il suo accendino argentato al fratello, che lo afferrò al volo e cercò di innescare la fiamma, ma non fu facile: gli girava la testa, sentiva le forze venirgli meno e come se questo non bastasse c’era molto vento ed era una vera e propria impresa alimentare una fiamma.
Sam tossì violentemente, scosso dai sintomi dovuti a quello che si stava rivelando inesorabilmente un attacco di febbre. Barcollò.
-SAM!!!- gridò Dean, incespicando in un sasso sporgente e cadendo carponi sull’erba. Il fucile gli sfuggì di mano e in un attimo il ragazzo si trovò sovrastato dalla figura sinistra del fantasma, pronto ad artigliargli nuovamente la gola.
All’improvviso un ringhio feroce proruppe dal nulla, riempiendo il cuore dei due ragazzi di sollievo. Il tonfo di passi pesanti mescolati a un basso ansito animale. Quattro possenti zampe graffiavano il suolo ad ogni larga falcata e il vento accarezzava rudemente un morbido manto lucido come le piume di un corvo.
Un grosso cane nero sbucò dal nulla, come vomitato dalle tenebre. Aveva le zanne snudate e le orecchie basse in segno di minaccia, e visto in quel modo poteva sembrare soltanto uno degli incubi più neri mai partoriti da mente divina, ma i due Winchester non ebbero paura.
Dean si appiattì al suolo mentre l’imponente mole del cane spiccava un balzo e attraversava la figura evanescente del fantasma, costringendola a svanire nel nulla. Quantomeno, questa mossa era servita a sviare l’attenzione dello spettro.
Il cane affiancò Dean e gli tirò un veloce colpo di muso al braccio per incitarlo a rialzarsi. Lui non se lo fece ripetere due volte e, appoggiata una mano sul dorso del gigantesco animale si diede lo slancio per tirarsi in piedi. Scrollò il capo stordito e recuperò il fucile.
Il fantasma riapparve e Dean sparò ancora. Dove il cacciatore sbagliava mira, il cane riparava al suo errore balzando attraverso lo spettro e atterrando, subito pronto a un nuovo intervento. Entrambi lottavano con fare coordinato, sciolto e micidiale, come se si conoscessero da sempre e non chiedessero di meglio che affidare la propria vita all’altro. Se il cane è davvero il migliore amico dell’uomo, allora quello splendido animale nero era la prova vivente della veridicità di questo detto.
Solo allora Sam riuscì a innescare la fiamma e lasciò cadere l’accendino nella fossa, incendiando i miseri resti di uno spirito intriso di rabbia vendicativa. Lo spettro spalancò gli occhi, annaspò e infine fu avvolto da un mare di fiamme infernali rosse e oro. Quest’ultimo colore si riflesse negli occhi del più giovane dei Winchester, che non poté impedirsi di sfiorare il piccolo campanellino da gatto che portava appeso al collo. La sua mente proiettò l’immagine di un mare di piume dorate molto più brillanti di quel banale quanto insignificante oro fiammante. No, quel colore non era quello giusto, Sam lo sentiva, eppure la sua mente sembrava sfumare l’immagine, imbruttirla perché troppo affaticata al ricordo di qualcosa tanto bello da essere incomparabile.
Lo stava dimenticando. Stava dimenticando il suo viso, la morbidezza del suo tocco, perfino la sua voce. Erano quasi due anni che non lo vedeva, e adesso la sua mente cancellava pezzo dopo pezzo ogni traccia di colui che era stato un pezzo dell’anima di Sam.
Fu colto da un giramento di testa e sentì le ginocchia cedere di schianto sotto il peso improvvisamente esorbitante del suo corpo. Barcollò, serrando forte le palpebre con un gemito, ma prima che si accasciasse un braccio forte gli circondò i fianchi, stringendoli.
-Sammy, tutto bene?- disse Dean, sforzandosi di mantenerlo in piedi. Sam non rispose, troppo impegnato a combattere la guerra civile che si stava svolgendo nella sua testa. Si limitò a scuotere il capo, capitolando davanti all’evidenza di non poter nascondere al fratello di essere prossimo a un collasso fisico e nervoso. Dean non disse niente e si limitò a trascinarlo fuori dal cimitero, accompagnato dal grosso cane nero che di tanto in tanto sfiorava col muso la mano di Sam per infondergli coraggio.
Il gruppetto raggiunse l’auto parcheggiata poco distante dal cancello del camposanto, una Chevy Impala del 67’ tirata a lucido e il cane aprì la portiera del passeggero aiutandosi con una zampa. Dean spinse Sam nell’abitacolo, fece il giro dell’auto e, mentre Sindragon balzava sui sedili anteriori, montò in macchina e partì sgommando verso il motel.
§§§§
Dean appoggiò un panno umido sulla fronte bollente di Sam. Lo sentì tremare violentemente e mormorare qualcosa di incomprensibile nell’incoscienza, ma dopo qualche istante di delirio tornò immobile.
Dean non aveva bisogno di sforzarsi per sapere a cosa era dovuto lo stress di Sam o il fatto che non si stesse più preoccupando per la sua incolumità. La sua giustificazione era di non voler impensierire suo fratello, ma Dean conosceva la verità.
Sam si stava lasciando andare.
Erano mesi che mangiava il minimo indispensabile, dormiva poco e spesso non prestava attenzione a ciò che gli succedeva intorno. Capitava spesso che precipitasse in uno stato vegetativo in cui gli occhi si socchiudevano per perdersi nella lontananza dei ricordi. Cosa vedeva Sam? Dean lo sapeva.
Labbra carnose strette al delizioso bastoncino di un lecca lecca.
Mani grandi e delicate che sfioravano ogni centimetro della sua pelle bollente.
Un sorriso scanzonato, accompagnato da un paio d’occhi ridenti, luminosi come stelle.
Erano quasi due anni che Gabriel non si faceva vedere… in effetti, in quel lasso di tempo Sam e Dean non avevano scorto nemmeno l’ombra di uno schifido angelo. Sembravano tutti scomparsi, risucchiati nel Paradiso e trattenuti lì per un infinità di tempo che pareva destinato a non finire mai. Mai come in quel momento, Dean avrebbe pagato oro per vedere finanche Samael, colui che detestava a morte per aver amato e tradito l’angelo… arcangelo Castiel.
Dean chiuse gli occhi, rilassando i muscoli e la tensione al solo pensiero di due profondi occhi blu zaffiro posti su un viso di uomo fatto e finito. Aveva promesso di aspettarlo, perciò era lì: cacciava con la speranza di essere salvato da sei gigantesche ali argentate, lottava per poter un giorno rivedere quel volto tanto amato, tanto fragile eppure anche incredibilmente potente.
Dean lottava, ma era stanco. Si sentiva sfinito, senza più la speranza di poter andare avanti. Si aggrappava giorno per giorno a un’illusione, ma a lui andava bene così: ormai, nel suo petto, nessuna donna avrebbe potuto sostituire la dolce figura dell’angelo più bello che il Paradiso avesse mai accolto.
Per questo Dean aspettava, per questo adesso chinava il capo e si strofinava gli occhi con aria esausta.
Aspettava. Pregava. Aveva osato chiamarlo ma nessuno aveva risposto nonostante la promessa di non essere mai abbandonato dalla fedeltà delle schiere angeliche. Lo avevano lasciato solo, e adesso che lo stesso Bobby era a caccia chissà dove e lui, Dean, posava gli occhi su un Sam febbricitante e privo di sensi, il mondo sembrò lentamente franargli addosso.
Dean Winchester non era uno che si arrendeva, ma mai come in quel momento sentì il bisogno di crollare. Cercò di abbandonarsi alla rabbia e alla depressione, ma non ci riuscì, troppo impegnato a preoccuparsi per il fratello.
Non era ancora il momento, e forse non lo sarebbe mai stato. Rassegnandosi con un sospiro sfiancato, Dean si inginocchiò ai piedi del letto per accarezzare l’enorme testa si Sindragon, accoccolato per terra col muso nascosto tra le zampe. Faceva sempre così quando sentiva che tirava brutta aria e gli occhi blu che esibiva ricordavano dolorosamente due iridi che Dean stentava a dimenticare.
All’improvviso si udì un tonfo, il rumore di qualcosa di fragile che andava in pezzi e infine, nell’immobilità che seguì, Dean si voltò a guardare in faccia il nuovo arrivato. Tutto ciò che fu in grado di pensare a quella vista fu un semplice e sicuro: porca puttana.
§§§§
Sam ansimò, scosso da violenti fremiti. Tossì un paio di volte, arpionò la pietra sottostante e…
Pietra?
Improvvisamente, Sam spalancò gli occhi, accorgendosi che i dolori dovuti alla febbre erano spariti nel nulla. Si sentiva bene, pieno di energie e la testa non gli faceva male. Eppure, gli bastò uno sguardo all’ambiente circostante per capire che qualcosa non andava.
Si trovava in cima a quella che sembrava una grossa collina arida, ricoperta di erba bruciata. Oltre l’ammasso marroncino che la ricopriva non si vedeva nulla, non un monte all’orizzonte, non un fiume o una città. No, lì il mondo sembrava ridursi alla collina e a un tetro cielo ricoperto di nuvole nerastre cariche di pioggia.
Un lungo lastricato di marmo bianco finemente lavorato, esattamente dove poggiava il corpo accasciato di Sam, conduceva al centro esatto della cima della collina, dove due grosse colonne spezzate poggiavano su un piedistallo rialzato preceduto da una piccola scalinata. Ai fusti ricoperti di crepe e sangue, erano arpionate delle catene, una per colonna e queste stesse catene cingevano i polsi di una figura di spalle, costretta a tenere le braccia allargate come un crocifisso, con indosso solo dei logori pantaloni di seta che un tempo doveva essere stata bianca.
Sam avrebbe riconosciuto ovunque i due larghi squarci cicatrizzati che attraversavano diagonalmente la schiena dello sconosciuto, così come non avrebbe mai potuto confondere la folta chioma bionda che cadeva scompigliata sul viso chino del prigioniero coperto di ferite e sangue.
Sam spiccò una corsa, percorrendo con urgenza il lastricato prima di accorgersi che c’era già qualcun altro lì, un uomo dalla lunga barba bianca, i cui occhi ciechi parevano tuttavia indugiare sul viso del ferito. Indossava una lunga veste candida con un cordone legato alla cintola. Sam si fermò, costretto improvvisamente da una forza invisibile che gli inchiodava i piedi a terra e gli incollava la lingua al palato. Cercò di urlare, di chiamare il prigioniero, ma non riuscì ad emettere un minimo lamento.
Il vecchio sollevò una pezza logora impregnata d’acqua e la passò sul viso del ferito. Quando ritrasse lo straccio, grondava sangue.
-Perché lasci che ti facciano questo, figlio mio?- chiese il vecchio con voce gutturale, ma non ricevette risposta. Allora continuò: -Perché non parli? Puoi far sì che finisca tutto, quindi perché non ti arrendi?-
Ancora nessuna risposta. Il prigioniero rantolò debolmente ma non si arrischiò ad aprir bocca. Le sue spalle larghe e possenti furono scosse da violenti fremiti che fecero tintinnare le catene e allora il vecchio sospirò, passandosi la mano libera sul viso rugoso di vecchiaia.
-Parla, figlio mio. Ti prego, sono mesi che ti fai tormentare e ti ostini a non voler aprir bocca. Per amor mio, parla.- mormorò stancamente con un tremito della voce. Strizzò la pezza, facendo schiantare al suolo diverse gocce di sangue ed acqua e tornò ad accarezzare con essa il viso del prigioniero, che non reagì. Il vecchio fu costretto a sollevargli appena il capo per pulirlo, ma appena lasciò la presa, questo ricadde in avanti.
All’improvviso, gli occhi ciechi del vecchio si posarono vacui sul viso di Sam, che si specchiò impaurito in quelle iridi spente. Lo sconosciuto mosse le labbra senza tuttavia proferir parola e la forza invisibile che tratteneva Sam parve svanire, sciogliendogli la lingua. Il vecchio si appoggiò un dito sulle labbra per fargli segno di fare silenzio, poi annuì e solo allora Sam seppe di essere ben accetto.
In poche lunghe falcate raggiunse le colonne e le aggirò, ma all’istante desiderò non averlo mai fatto: appena si voltò per guardare in faccia il prigioniero, questi svanì insieme alle colonne.
-GABRIEL!!!- urlò Sam al vuoto mentre il paesaggio intorno a lui sfumava, si perdeva in un mare fumoso di spirali grigie che a poco a poco perdevano ogni parvenza di consistenza e sparivano nel nulla, lasciandolo solo a gridare un nome senza sapere che chi rispondeva di quel nominativo aveva finalmente alzato il capo e sollevato appena le palpebre dopo mesi di immobilità totale.
§§§§
Dean rimase immobile, gli occhi sbarrati fissi sulla stanza inondata di piume.
Finalmente.
Grandi, lucenti, gigantesche penne avvolte di tenue luce angelica. Ogni piuma si sovrapponeva alla sua gemella con cura, come se una mano esperta le avesse modellate per coronare una perfetta armonia tra loro. Ali. Ali angeliche belle e terribili, morbide e taglienti. Chiunque avrebbe potuto guardarle e capire che l’opera più bella di Dio erano proprio quelle penne enormi, affusolate nella loro delicata bellezza che superava qualsiasi opera terrena.
Solo che c’era qualcosa di stonato in quelle piume. Per quanto Dean non potesse fare a meno di ammirarle e rimproverarsi per aver quasi dimenticato tanta magnificenza, quelle non erano le ali che cercava.
Bronzo. Quelle erano piume di bronzo. E non del tipico colore spento che caratterizzava il materiale una volta lavorato e abbandonato ai suoi stessi fini. No, quello era il colore del bronzo fuso, lucente, ancora attraversato di riflessi cangianti, come un arcobaleno senza confini al cui interno si agitava uno spettro di luce sempre in movimento che risaltava ogni sfaccettatura della più piccola piuma.
Piume color bronzo. No, erano sbagliate, non erano quelle che Dean cercava.
L’uomo al centro di quel mare di piume tanto ingombrante da addossarsi al pavimento e alle pareti levò il capo, ansimando esausto. Aveva il volto attraversato da un lungo squarcio obliquo e lo sguardo di chi ha visto troppo e se ne sente sovrastato, ma dopo aver incontrato gli occhi verdi del cacciatore, l’espressione dell’angelo si distese in un debole sorriso soddisfatto. Gli occhi eterocromi, uno verde e l’altro dorato, erano quasi nascosti dagli scompigliati capelli scuri.
Era a torso nudo e indossava soltanto dei pantaloni di seta bianchi, macchiati di sangue e una fascia color bronzo stretta in vita. La bellezza di quell’uomo era sconvolgente.
-Samael.- disse lui rigidamente, chiudendo le mani a pugno lungo i fianchi per impedirsi di prenderlo a cazzotti. Se c’era un angelo che non era mai stato troppo ansioso di rivedere, era proprio Samael.
Dean aveva la memoria lunga, perciò non aveva né dimenticato né tantomeno perdonato. Samael aveva consegnato Castiel ai nemici, aveva permesso che lo torturassero e che lo pugnalassero a morte. Se l’arcangelo dagli occhi blu l’aveva perdonato, per Dean era tutta un’altra storia e a quest’odio si aggiungeva la rabbia che il cacciatore aveva covato nei confronti degli angeli. Nessuno di loro aveva risposto alle sue chiamate, nessuno di loro si era azzardato a dare un segno di vita o ad aiutarli quando ce n’era stato bisogno.
Li avevano abbandonati a loro stessi dopo un mare di promesse che agli occhi di Dean adesso sembravano tutte stronzate.
-Che cosa vuoi?- sibilò aggressivo mentre l’angelo si alzava barcollando. Si appoggiò al muro, scosso dagli ansiti e per qualche istante rimase immobile, le ali tremanti per il dolore e la fatica che doveva averle colte. Sindragon rimase immobile ai piedi del letto, indeciso sul da farsi.
-Pri… prima che mi prendi a pugni ci tengo a dire che non è come pensi.- disse lui, raddrizzandosi. Dean andò in escandescenza.
-Ah, no, arrogante cazzone piumato?- ruggì, alzando la voce. –Cosa dovrei pensare, allora? Sentiamo! Vi ho chiamati, ho richiesto più volte l’aiuto che avevate promesso ricoprendomi di un mare di cazzate e adesso, dopo quasi due anni di silenzio sbuchi tu a riempirmi la stanza di fottutissime piume! Cos’è, Castiel ti invia a mandarmi i suoi saluti?! Che si fotta! Fottetevi tutti, per me ormai non esistete più!-
Al nome di Castiel, il viso di Samael si contrasse in una smorfia dolorosa. Si passò una mano sul volto, ripulendosi del sangue che colava dalla ferita e sospirò.
-Come immaginavo… Balthazar mi aveva detto che sei un tipo che ha il cervello solo per riempire la scatola cranica.-
-Non osare parlarmi così o giuro su Dio che ti friggo nell’olio santo fino a liquefarti!-
Samael sorrise debolmente alla minaccia, poi puntò gli occhi al soffitto con aria esasperata. –Perché io?! Perché sempre a me vanno questi compiti?!-
Dean estrasse la pistola, puntandola verso il petto dell’angelo. –Sparisci, Samael. E riferisci ai tuoi amici pennuti che non me ne faccio un cazzo della vostra visita annuale.-
Samael scosse il capo e avanzò di un passo. Automaticamente, Dean caricò il colpo per evidenziare la minaccia e allora l’angelo lo guardò con una punta di dolore negli occhi chiari.
-Non… c’è più nessuno con cui parlare.- sussurrò, serrando forte le palpebre in un’espressione che a Dean ricordò la sofferenza provata durante la battaglia per il Sacro Graal.
Quelle parole lo lasciarono interdetto e gli fecero allentare la presa sul grilletto della pistola. Sentì il cuore gonfiarsi di apprensione e le labbra muoversi per conto proprio, rispondendo a quell’ondata di sentimenti.
-Cosa è successo?- chiese. Poi, vedendo che l’angelo restava in silenzio, aggiunse: -Samael… dove sono gli altri?-
Samael ripiegò cautamente le ali, facendo una smorfia alla fitta di dolore che questo movimento gli causò. Avanzò con difficoltà nella stanza del motel troppo piccola per contenere le sue possenti appendici piumate e, una volta raggiunto il letto dove riposava Sam, gli premette una mano sulla fronte.
L’espressione del giovane Winchester si contrasse per qualche istante, poi il colorito esageratamente arrossato delle guance sbiadì e il viso si distese. La febbre doveva essere scomparsa e con essa, i malanni che costringevano Sam a letto e alla debolezza.
Dean si sarebbe aspettato che Samael scansasse la mano, ma sorprendentemente, l’angelo tese l’altra verso la sua fronte, senza tuttavia toccarlo. Attese che Dean si avvicinasse di sua spontanea volontà, ma quando non lo fece, Samael sospirò esasperato.
-Voglio solo mostrarti cosa è successo. Vuoi delle risposte? Te le voglio fornire, ma devi fidarti di me almeno stavolta.-
-Piuttosto mi taglio una mano.-
-Tagliati pure qualcos’altro, ma non ho tempo per questi giochetti da femminuccia mestruata.-
Con uno scatto del braccio, Samael premette due dita sulla fronte di Dean e in pochi istanti la stanza sfumò, dissolvendosi in un mare di fumo colorato.
-Benvenuti in Paradiso, Sam e Dean Winchester.-
 
Angolo dell’autrice:
Per vostra sfortuna eccomi di ritorno con il sequel de: “ Dal Sole e Dalla Luna Nacquero Le Ali ”!!!
Gabriel: lo sapevo! Non potevi stare senza di me!
No Gabe, mi hai causato un crollo di nervi nell’ultima settimana! Insomma, cesso intasato per tutti i fazzoletti che ci hai buttato dentro dopo esserti soffiato il naso, la mia stanza inutilizzabile perché ti ci chiudevi dentro a frignare e ho dovuto ingaggiare Ace Ventura l’acchiappanimali per recuperare Sindragon!
Gabe: cosa?! Non è colpa mia se è scappato!
Sì, invece! L’hai abbracciato fin quasi a soffocarlo, è normale che abbia chiesto le dimissioni! E credimi, usare un chihuahua come controfigura non è una buona idea, a cominciare dal fatto che quel maledetto topastro continua a rosicchiare le chiappe di Dean! Qui le fan mi denunciano!
Gabriel: be’? Dean che scappa con un cane appeso al culo è una scena esilarante, va bene?!
Sì, ma non posso scriverci una storia quanto un’enciclopedia di imprecazioni e bestemmie che quel povero ragazzo ha tirato giù, quindi SPARISCI e torna a lavorare!
Ehm, dicevo? Giusto! Dunque, ritengo opportuno dedicare questa piccola storia ai recensori della fiction precedente, in particolare a:
Sherlocked,
Blacasi  
Xena89
(Sì, dovevo farlo! mi picchierete poi per l'orrore che vi ho dedicato XD)
Comincio già col ringraziarvi anche solo per la piccola lettura, per avermi incitato a scrivere un continuo e per… be’, per essere presenti con i vostri commenti che aiutano sempre un buon continuo della storia. Spero di scrivere le parole giuste, spero di riuscire nel mio piccolo a regalarvi un momento di relax e pura immaginazione. Spero di sorprendervi, di emozionarvi e chissà, anche di regalarvi quella piccola parte di me dedita da sempre alla fantasia.
Detto questo, che abbia inizio un nuovo viaggio. Anche stavolta ci toccherà combattere al fianco dei nostri eroi, ma, ehi, non sarà poi così male, no? ;D
Spero di ricevere presto i vostri commenti così come spero di aver cominciato col piede giusto, voi che ne dite? A prestissimo!

Tomi Dark Angel
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel