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Autore: funkia    24/02/2013    9 recensioni
Non mi sentivo più una bambina. Mi sentivo una donna in tutto e per tutto, con i problemi che hanno gli adulti, con l’esperienza necessaria per poter dire di aver lasciato l’adolescenza a tutti gli effetti. Avevo studiato e adesso avevo un lavoro da adulta, con tutte le responsabilità che l’essere adulto comporta. Ero più posata, più ragionevole. Avevo imparato a plasmarmi a seconda delle situazioni. Non era rimasto niente della vecchia Rose. Pensavo di averla lasciata per sempre, pensavo di essere cambiata. Ma soprattutto, pensavo di non amarlo più.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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DON’T TELL DAD II

 

 

22. The End

 

 

 

 

 

 

“… e poi c’erano fiori di arancio ovunque! Sulle sedie, sui tavoli, attorno all’altare. E mio marito aveva ingaggiato una band perché suonasse tutte le nostre canzoni! Quando eravamo giovani ci piaceva tanto andare ai concerti e scatenarci.”

 

Sorrisi sforzatamente ascoltando per la centesima volta la storia della signora Tatchenberg e del suo matrimonio. Buttai giù un bicchiere di champagne sperando che quella serata finisse presto. O di ubriacarmi. Non avrebbe fatto differenza, l’unica cosa che contava era riuscire ad andarsene in un modo o nell’altro. Con tutti i cambiamenti che avevo fatto nella mia vita non ero comunque riuscita ad evitarmi le maledette serate di Gala organizzate dal Ministero.

 

“Dev’essere stato un matrimonio fantastico.” Disse Scorpius al mio fianco.

 

“Oh, non potevo desiderare di meglio!” disse la signora. “Ma ditemi di voi, quando avete intenzione di sposarvi?”

 

“Sarebbe più probabile che Voldemort tornasse al potere.” Fece Scorpius tranquillamente prima di prendere un sorso di champagne. 

 

“Come prego?”

 

Io sorrisi educatamente cercando di rimediare al poco tatto di Scorpius. “Quello che Scorpius intende è che non abbiamo in programma nessun matrimonio. Non ne abbiamo neanche parlato, ecco.”

 

“Oh, ne abbiamo parlato eccome.” Intervenne Scorpius. “E abbiamo deciso che ci sposeremo quando i draghi cominceranno a sputare ghiaccio.”

 

La signora Tatchenberg sembrò parecchio confusa. “Io… temo di non seguirvi.”

 

“Lei ha mai visto un drago sputare ghiaccio?” Fece irriverente Scorpius.

 

“Beh, no.”

 

“Neanche io. Mi faccia sapere se le capitasse per caso di vederne uno.”

 

La signora Tatchenberg fece una faccia molto delusa. “Oh.” Commentò improvvisamente cogliendo il succo di tutto il discorso. “Beh, io… scusate devo salutare qualcuno…”

 

Se ne andò più in fretta del Nottetempo con una faccia così afflitta e sconvolta, come se qualcuno le avesse appena detto che le era morto il gatto. Io mi voltai torva verso Scorpius che se la rideva sotto i baffi continuando a sorseggiare il suo calice di champagne.

 

“Era proprio necessario?” Chiesi.

 

Scorpius alzò un sopracciglio. “Oh andiamo, queste serate sono di una noia mortale, cercavo solo di divertirmi un po’.”

 

Io scossi la testa. “Pensavo di essere l’unica ad odiare questo genere di feste.”

 

Scorpius ridacchiò e mi passò un braccio attorno alle spalle. “Scherzi? Queste serate non piacciono a nessuno. Beh, forse solo alla signora Tatchenberg. Ma solo fino a che c’è qualcuno che si sposa. Adesso saremo per sempre sulla sua lista nera.”

 

“Beh, non per sempre. Solo fino a quando i draghi non sputeranno ghiaccio.” Feci io con mezzo sorriso.

 

“Divertente.” Disse Scorpius prendendo il mio bicchiere “Ne vuoi ancora?”

 

Io annuii e Scorpius si allontanò per andare a prendere da bere. Di nuovo. Avevo ormai perso il conto di quanti bicchieri avevo già mandato giù, non ero neanche abituata all’alcool. Mi guardai un po’ intorno annoiata, avevo già salutato tutti i colleghi di mamma e papà, qualche conoscenza del Ministero, la signora Tatchenberg, mio zio Percy (che era l’unico della famiglia a tenere a questo genere di cose) e naturalmente il mio ex capo Keith Jordan.

 

Jordan era sempre il solito Jordan. L’uomo burbero col cuore tenero che stravedeva per me. E che mi aveva chiesto se avevo imparato a tenere le gambe chiuse. Scorpius gli aveva risposto con una bella risata in faccia e tutta la mia credibilità era andata in pezzi.

 

“Ehi straniera.”

 

Mi voltai sorpresa. Vincent mi salutò con un caldo sorriso e lo stesso fece Sol, aggrappata al suo braccio.

 

“E’ la prima volta che ti trovo ad una festa del Ministero senza un bicchiere in mano.” Notò Vincent.

 

Io indicai alle mie spalle. “Oh non preoccuparti, Scorpius è andato a fare rifornimento.” Dissi. “Sol, ti sei fatta trascinare anche tu?”

 

Sol scrollò le spalle. “Non è così male, mi hanno detto che il sushi è ottimo.”

 

Io scossi la testa ridendo. “Sì, è anche originale. E Gaby, come sta?”

 

Vincent e Sol si scambiarono uno sguardo un po’ a disagio. Dopo tanto tempo non pensavo che fosse ancora un tasto dolente. Sol cercò di sorridere. “Sta bene, credo. I miei genitori hanno detto che sta bene.”

 

Cercai di fare una faccia confortante. “Si rimetterà tutto a posto, vedrai.”

 

Vincent annuì gravemente. “Noi lo speriamo tanto. Noi…” Si voltò verso Sol.

 

Sol mi sorrise. “Aspettiamo un bambino.”

 

“Oh!” dissi sorpresa. Probabilmente si aspettavano una reazione migliore di quella, ma ero seriamente troppo sorpresa per fare qualsiasi altra cosa. Mi ci volle qualche secondo ancora per riprendermi. “Ma è… è meraviglioso!”

 

“Grazie, Rose.” Fece Sol con aria un po’ triste.

 

Vincent cercò di sorriderle prima di voltarsi verso di me. “Sarà meglio che andiamo adesso, è stata una lunga serata. Ciao Rose, salutaci tanto Scorpius.”

 

Io annuii e li guardai andar via. Scorpius tornò dopo qualche minuto con un calice di champagne tutto per me. Gli raccontai di Sol e Vincent, di come ancora non si fossero riappacificati con Gaby e che Sol aspettava un bambino. Alla parola bambino Scorpius storse il naso e bevve dal suo calice.

 

“Ma che diavolo è questa mania di fare bambini?”

 

Io cercai di trattenere un sorriso. “E’ il corso della vita.”

 

“Della vita degli altri forse.” Disse scuro in volto. “Noi non siamo tipi da bambini. Non lo siamo, vero?”

 

Io sospirai e alzai gli occhi al cielo. Avevamo avuto quella conversazione almeno un miliardo di volte, soprattutto da quando eravamo stati a pranzo dai suoi genitori e sua madre aveva espresso la sua volontà di diventare presto nonna.

 

“Per l’ultima volta, non sono incinta.”

 

“Bene.” Disse. “Controllavo soltanto.”

 

“Certo.” Dissi camuffando un sorriso. “Adesso possiamo andarcene?”

 

Scorpius annuì e mi passò un braccio attorno alla vita. Finii tutto d’un fiato il mio ultimo bicchiere di champagne e mi lasciai condurre da Scorpius lungo la sala, verso il guardaroba per prendere i nostri cappotti. Barcollavo un po’ e, lo ammetto, ero un po’ brilla. Continuai a ridacchiare con Scorpius non ricordo neanche bene di cosa, sicuramente di qualche sciocchezza del momento, fino a quando urtai contro qualcuno.

 

“Oh, chiedo scusa io…”

 

Io mi ghiacciai sul posto. E improvvisamente fui di nuovo sobria, come se avessero aspirato via tutto l’alcol che avevo bevuto dal mio corpo. Mi misi un po’ più dritta sul mio posto e lo fissai. E lui mi guardò con altrettanto stupore.

 

Jack.

 

Ci fissammo per un momento che sembrò eterno, come se il resto della sala stesse andando al rallentatore. Era così tanto che non lo vedevo. Non lo vedevo del giorno del nostro matrimonio, quando l’avevo lasciato come un idiota all’altare. Sembrava passato un secolo, ormai.

 

Jack era sempre bello e prestante come lo ricordavo. Ma i suoi occhi, i suoi occhi erano spenti e tristi. Nonostante tutto sembrò trovare la forza di fare un sorriso.

 

“Rose.” Mi disse piano. “Non pensavo di trovarti qui.”

 

“Jack.” Dissi io quasi in un sussurro.

 

Ero talmente scossa che mi trovai a corto di parole. Ed era strano, perché io di solito parlavo un sacco. Anche più del necessario.

 

Scorpius sembrò accorgersi del mio disagio e tese la mano a Jack. “Russell, complimenti per la partita di ieri, quella finta Swonky è stata eccezionale.”

 

Per un attimo temetti che Jack avrebbe dato un pugno in faccia a Scorpius, ma non fece niente del genere. Si limitò a stringergli la mano di rimando con un piccolo sorriso di cortesia. “Niente come risolvere un caso di omicidio. Faccio solo del mio meglio, speriamo di vincere il campionato quest’anno.”

 

“Come state andando?” Ebbi finalmente il coraggio di dire.

 

“Siamo terzi in classifica, abbiamo buone possibilità.” Mi sorrise Jack alzando un sopracciglio. “Che c’è, non guardi più le partite?”

 

Io distolsi lo sguardo un po’ imbarazzata. “Io… no. Non più.”

 

“Colpa mia.” Intervenne di nuovo Scorpius con un sorriso. “Lavoriamo troppo. Vado a prendere i cappotti, ci metto soltanto un attimo. E’ stato un piacere rivederti, Russell.”

 

Jack annuì. “Anche per me, Malfoy.”

 

Conoscevo quel tono di voce. Era finto come le doti divinatorie della Cooman. Scorpius non ne sembrò toccato, si allontanò per prendere i cappotti lasciando me e Jack da soli. Ci guardammo un po’ imbarazzati, insomma cosa c’era veramente da dire? Alla fine presi un po’ di coraggio e un bel respiro profondo prima di affrontare tutti i taboo.

 

“Non è veramente colpa sua, lo sai.” Dissi guardandolo negli occhi.

 

Jack corrucciò la fronte. “Non è colpa sua se non guardi le partite?”

 

“No, quello che intendevo…” mi morsi un labbro e abbassai lo sguardo. Merlino, se mi vergognavo. “Non è colpa sua per… quello che è successo tra noi… è colpa mia. Solo mia.”

 

“Ne sei proprio sicura?” Chiese lui e io alzai improvvisamente gli occhi. “Sei proprio sicura che sia solo colpa tua, Rose? Avevamo tutto, avremmo avuto un bel matrimonio, una bella famiglia, una bella vita insieme.”

 

“Mi dispiace.”

 

“Non sono arrabbiato, Rose.” Lo guardai e non lo era. Era solo deluso. “Voglio solo sapere se davvero credi che sia solo colpa tua. Se davvero pensi che anche se Malfoy non ci avesse messo lo zampino, sarebbe finita lo stesso.”

 

“Non saremmo mai stati felici.” Dissi guardandolo con amarezza. “Forse all’inizio, ma alla lunga… io non ero più me stessa.”

 

Jack scosse la testa. “Bene. Così ho vissuto tutta una bugia.”

 

Mi avvicinai di un passo e lo guardai negli occhi. “Io ti amavo, Jack. Ti amavo davvero.” Dissi. “Ma non abbastanza.”

 

“Vorrei proprio sapere che cos’ha Malfoy che io non ho.” Disse sospirando. “Cosa può darti più di me?”

 

Io scossi la testa. “Niente.” Dissi. “Lui è solo… è Scorpius.”

 

Jack sospirò e spostò lo sguardo altrove. Per un attimo mi sentii come se gli avessi appena piantato un pugnale nel petto. Di nuovo.

 

“Ti rimetterai in piedi.” Dissi. “Ci rimetteremo in piedi. Lentamente.”

 

Jack accennò un sorriso amaro. “Sei già in piedi, Rose. E cammini.”

 

“Jack, non è stato facile nemmeno per me, contrariamente a quanto si pensi. Anche se ho sbagliato, anche se ho mandato tutto a monte, il giorno dopo al matrimonio non sono esattamente uscita a festeggiare.”

 

“Lo so.” Fece lui. “Ho letto i giornali.”

 

Giusto. I maledetti giornali. “Non avrei mai voluto ferirti. Ho vissuto una bella favola, per un po’, mi sono sentita come Cenerentola con il suo principe. Ma poi è scoccata la mezzanotte e sono tornata ad essere una zucca.”

 

Jack soffiò appena una risata. “Non finiva proprio così.”

 

Io sorrisi e Scorpius ritornò con il mio cappotto e mi aiutò ad infilarlo. “Spero di non aver interrotto niente.” Disse Scorpius guardando cauto tra me e Jack.

 

“A parte il nostro matrimonio.” Fece Jack con un sorriso.

 

Scorpius si irrigidì e si voltò verso Jack. Si guardarono per qualche attimo, poi Scorpius scoppiò a ridere e io lo fissai come se fosse pazzo.

 

“Questa era bella davvero!”

 

“Scorpius!” Lo ripresi io arrossendo, mandando uno sguardo allarmato a Jack. Ma anche Jack sembrò rallegrato dalla risata di Scorpius. Si ficcò le mani in tasca e scosse la testa con un sorriso sulle labbra.

 

“Goditi la vita, Malfoy.” Disse a mo’ di saluto, facendo per andarsene.

 

“Oh no.” Disse Scorpius richiamandolo indietro. “Tu sei single, sei tu quello che deve godersi la vita.”

 

Jack sembrò pensarci un po’ su poi sorrise ed annuì. “Ci proverò.” Ci scambiammo uno sguardo. “Prenditi cura di te, Rose.”

 

Gli sorrisi caldamente. “Anche tu.”

 

Lo guardai andare via sentendomi un po’ più leggera. Non speravo davvero che una conversazione del genere si sarebbe risolta senza Scorpius e Jack si prendessero a cazzotti. Figuriamoci farsi una bella risata insieme.

 

Mi voltai verso Scorpius. “Adesso siete diventati amici?”

 

Scorpius alzò le mani in segno di resa. “Ha cominciato lui.”

 

Io scossi la testa. “Questa conversazione è stata surreale!” dissi. “Non è successo davvero, dammi un pizzicotto!”

 

Scorpius si chinò verso il mio orecchio. “Se sarai paziente, quando arriveremo a casa ti darò tutti i pizzicotti che vorrai.”

 

“Rose! ROSE!”

 

Scorpius alzò gli occhi al cielo. “Dio, questa serata non finirà più!”

 

Ma io mi voltai allarmata perché conoscevo troppo bene quella voce. Cercai dei capelli rossi tra la folla, fino a che non vidi la figura slanciata di mio padre farsi largo tra gli invitati. Era tutto spettinato e indossava i pantaloni del pigiama e le ciabatte.

 

Gli andai incontro spaventata. “Papà!” dissi. “Oddio papà, che succede?”

 

Lui sospirò riprendendo fiato. “Meno male che ti ho trovata, Rose. Non ero sicura di trovarti tra tutta questa gente… tua madre mi ha mandato di corsa, lei e Hugo sono andati ad avvertire gli altri. Devo ancora andare da mamma. Harry ce lo ha appena detto.”

 

Io scossi la testa cercando di capire. “Papà, cosa sta succedendo?”

 

“Oh giusto!” fece lui stralunato. “E’ Vanessa.”

 

Io sorrisi. “Vanessa?”

 

Papà annuì. “Ha avuto il bambino.”

 

 

**

 

Io e Scorpius ci scapicollammo all’ospedale. Arrivammo trafelati al front desk e ansimando riuscimmo a chiedere in che stanza si trovasse Vanessa Miller. La curatrice di turno ci disse che dovevamo aspettare ancora qualche minuto prima di poterla raggiungere, si trovava ancora in Sala Parto e doveva ancora essere sistemata per poter rientrare nella sua stanza.

 

Andammo a sederci nella sala d’aspetto vicino alla reception, le altre persone in attesa ci guardavano un po’ perplessi e io pensai che in fondo avremmo anche potuto passare a casa a cambiarci invece che presentarci in ospedale con dei vestiti da cerimonia. Ero così in ansia, non vedevo l’ora di poter abbracciare Vanessa, Al e il nuovo arrivato.

 

Scorpius posò una mano sulla mia. “Ci vorrà solo qualche minuto.”

 

Io annuii e rimasi in silenzio ad aspettare. Dopo qualche lungo attimo la faccia allegra di Albus fece capolino nella Sala d’attesa ed io balzai in piedi come scottata. Gli andai in contro in fretta e gli saltai al collo, ridendo. Al rise con me e fece un passo indietro per guardarmi da capo a piedi.

 

“Non c’era bisogno di tutta questa eleganza.”

 

Io gli tirai un pugnetto sul petto con le lacrime agli occhi. “Non essere stupido, eravamo fuori.”

 

Scorpius si avvicinò e mi guardò con le sopracciglia inarcate. “E perché stai piangendo, adesso?”

 

Io scossi la testa asciugandomi le lacrime. “Scusate, mi sono emozionata.”

 

Al rise ancora e ci fece cenno di seguirlo. Scorpius mi mise un braccio intorno alle spalle e insieme seguimmo mio cugino. Dovemmo salire due rampe di scale e svoltare per due corridoi prima di arrivare alla stanza di Vanessa.

 

Quando entrammo, Vanessa era seduta a letto con un fagottino tra le braccia. Era pallida e sembrava davvero molto stanca, ma aveva un sorriso così grande e luminoso che non le avevo mai visto prima, neanche quando le avevo detto che non avremmo mai più festeggiato Halloween. Al andò a sedersi sul bordo del letto e le baciò la fronte.

 

“Oh Rosie!” Fece Vanessa alzando gli occhi su di me, era così emozionata. “Sei qui!”

 

Io annuii e feci un passo avanti per guardare dentro al fagottino e, come se mi avesse letto nel pensiero, Vanessa me lo porse. Io la fissai cauta e un po’ incerta, ma lo presi tra le braccia. Mi ritrovai faccia a faccia con un visino così piccolo e così delicato, le manine chiuse a pugno, gli occhietti chiusi. Sorrisi. Era così caldo, era una sensazione bellissima.

 

D’improvviso, tenendo ancora i suoi piccoli occhi chiusi, mi sorrise. Fece davvero un bel gran sorriso mostrando le gengive, lasciandomi letteralmente di stucco.

 

Alzai di scatto gli occhi su Al e Vanessa ma loro si stavano già scambiando uno sguardo come se sapessero. “E’ da quando è venuta al mondo che continua a farlo.” Disse Al fiero. “Sorride a tutti.”

 

“E’ una bambina.” Dissi io emozionata e un po’ a corto di fiato.

 

Scorpius fece un passo avanti e la guardò da sopra la mia spalla. “Come l’avete chiamata?”

 

“Sunny.” Fece Vanessa.

 

Io risi e annuì. “Sì, è proprio appropriato.” Dissi mentre Sunny tra le mie braccia continuava a sorridere come se fosse così felice di essere venuta al mondo.

 

Noi sicuramente lo eravamo, felici.

 

Mi guardai intorno realizzando improvvisamente che c’eravamo solo noi. “Dove sono tutti quanti?”

 

“Staranno arrivando.” Fece Al. “Vanessa non ha fatto in tempo a dire di avere le doglie che l’ha sparata fuori come una palla di cannone. E fortuna che dicono che il primo figlio si prende il suo tempo a venir fuori.”

 

Vanessa sorrise stanca. “Fortunatamente per me non ha voluto attendere oltre. Veloce e… beh, non così indolore.”

 

“Scorpius, vuoi prenderla in braccio?” Chiese Al.

 

Scorpius sembrò davvero preso alla sprovvista. Si mise dritto e si guardò un po’ intorno, guardando prima me poi Al e infine Vanessa, quasi volesse chiedere conferma. Vanessa continuò a sorridergli e prendendolo per un sì, gli porsi Sunny avvolta tra le lenzuola.

 

La prese in braccio delicatamente, quasi come se avesse paura di romperla e la tenne su in maniera un po’ goffa. La guardò un po’ stranito, poi lievemente, quasi impercettibile, vidi un’ombra di un sorriso comparire sulle sue labbra.

 

Al alzò un sopracciglio, consapevole. “Non è arrivata l’ora di averne uno tuo?”

 

“Oh no, noi non siamo tipi da bambini.” Dissi voltandomi verso Scorpius con mezzo sorriso. “Non lo siamo, vero?”

 

Scorpius continuò a guardare verso Sunny, come ipnotizzato, non sapevo se fosse perché avesse paura anche solo di perderla d’occhio un secondo o perché in fondo gli piaceva. “No, non lo siamo” rispose lui lentamente. “Ma credo… credo che siamo tipi da nipoti.”

 

Io risi e guardai Vanessa. “Oh questa è una bella notizia, il lavoro tocca tutto a te!”

 

Vanessa mi guardò allucinata. “Io?” disse quasi spaventata. “Perché non può pensarci Hugo?!”

 

Al scoppiò in una risata. “Se la vita sulla terra dipendesse da Hugo ci estingueremmo tutti.”

 

Dopo qualche minuto la stanza si riempì di parenti. Scorpius si ritrovò circondato da zia Ginny, mamma, Lily e la mamma di Vanessa, tutte ansiose di vedere la nuova arrivata. C’erano anche Hugo, il papà di Vanessa e mio padre, ancora con le ciabatte e i pantaloni del pigiama, e naturalmente zio Harry, James e i nonni.

 

Al mi fece un cenno con la testa verso la porta e io colsi al volo lasciando Scorpius nelle grinfie dei parenti. Andammo a sederci su una panca nel corridoio, appena fuori dalla stanza d’ospedale di Vanessa. Ci appoggiammo con la testa al muro e guardai Al con la coda dell’occhio, aprendomi in un piccolo sorriso.

 

“Come ti senti?” Chiesi.

 

Al sorrise ad occhi chiusi. “Stanco.” Ammise. “Ma non sono mai stato così euforico. Neanche quando ho preso il boccino alla faccia di quel pallone gonfiato di Gill Ryan.”

 

Scoppiai a ridere. “Beh, questo vale un milione di boccini. E dovresti sbattergli in faccia anche questo, probabilmente.”

 

“Nah, non lo farei mai.” Disse Al aprendo gli occhi, che brillavano di furbizia. “Ma non mancherò di mandargli l’invito al matrimonio. Nel caso volesse venire.”

 

“Certo, non si sa mai.” Dissi io sorridendo. “Così eccoti qua, Al Potter. Papà e presto marito.”

 

Lui annuì e si appoggiò di nuovo al muro. “E dimmi di te, Rosie. Niente bambini? E’ davvero questo quello che avete programmato?”

 

Io scrollai le spalle pensando a Scorpius. “Niente matrimonio. Niente bambini. Solo io e lui.”

 

“Dio, è così bello sentirtelo dire.” Fece Al.

 

Io mi voltai sorpresa corrucciando la fronte. “Come?”

 

Al si voltò verso di me e mi fece un bel sorriso, poi mi prese per mano e disse una cosa che non dimenticherò mai. “Questo è proprio da Rose Weasley. Bentornata, era un po’ che ti aspettavo.”

 

Sorrisi e in quel momento Scorpius uscì dalla stanza con aria stravolta. Venne a sedersi accanto a me e sospirò appoggiandosi con la testa contro al muro.

 

“La tua famiglia è troppo stressante.” Disse.

 

Al rise. “Ci farai l’abitudine.”

 

Scorpius fece una smorfia ma non disse niente. Rimanemmo seduti in silenzio ad ascoltare le urla di gioia che provenivano dalla stanza di Vanessa. Chiusi gli occhi e sospirai e sorrisi. Sorrisi perché sentivo per la prima volta dopo tanto tempo di meritarmi davvero la felicità che mi ero guadagnata in quel momento. Al aveva ragione, Rose Weasley era tornata.

 

Non avrei neanche saputo dire quand’è che me ne ero andata, quando mi ero persa per strada. Forse era stato quel giorno, tanti anni prima, in cui Scorpius Malfoy si era preso una parte di me e se l’era portata via senza lasciare traccia. E non intendo letteralmente, anche se qualcosa di me se l’era preso davvero, come gli piaceva ricordare.

 

Noi eravamo fatti per stare insieme. E basta. Senza troppe scene melense o dichiarazioni d’amore eterno. Non ero neanche sicura che ci amassimo come due persone normali si dovrebbero amare, ma noi eravamo fatti per stare insieme e non sarebbe potuta andare in nessuna altra maniera. Che ci piacesse o meno. E fortunatamente, ci piaceva.

 

“Rose?” Chiese Al. “A che stai pensando?”

 

Scrollai le spalle. “Solo… solo a noi. A quei ragazzini che giravano per il castello di Hogwarts pensando di sapere tutto.”

 

“Beh, tu sapevi tutto.” Fece Scorpius con una smorfia.

 

Era vero, sapevo tutto. Se ci pensavo avevo saputo tutto fin dall’inizio. Ripensando ai miei giorni passati con Al a ridere nel cortile del castello, o a quando avevo conosciuto Vanessa sul treno per Hogwarts, alla nostra amicizia e infine a Scorpius Malfoy, il bello e dannato della situazione che aveva finito per conquistarmi con la sua ironia pungente. Non avevo saputo tutto fin dal principio? Era così dannatamente prevedibile.

 

Scoppiai a ridere e scossi la testa. “Dio, come siamo banali!”

 

Al e Scorpius mi guardarono con un sopracciglio inarcato prima di scambiarsi uno sguardo preoccupato. “Rosie, sei sicura di sentirti bene?”

 

“Io lo sapevo che era scema, ma non pensavo fino a questo punto.” Fece Scorpius.

 

Io scossi la testa. “No, seriamente. Insomma, io che faccio amicizia con Vanessa così che noi tre ce ne andiamo a giro sempre insieme e pensa un po’ che sorpresa… tu e lei finite con l’innamorarvi e avere una bambina… ti ricorda niente?”

 

Al mi fissò stupidito per qualche secondo, poi scoppiò a ridere. “Rosie, tu non sei Harry Potter. Smettila con queste cazzate.”

 

Scorpius sospirò. “Adesso è partita del tutto…”

 

Io sorrisi un po’ e scossi di nuovo la testa. “Era tutto così semplice e banale.”

 

Al si appoggiò di nuovo al muro e mi guardò sorridendo. “Beh, viva la banalità allora. Io sono felice.”

 

Io annuii. “Anche io sono felice.” Mi voltai verso Scorpius. “E tu?”

 

Scorpius fece un sorrisetto malizioso. “Profumi sempre di rose?”

 

Sì.

Sì, avrei sempre profumato di rose. E sì, da quel momento in poi, saremmo sempre stati felici.

O almeno ci avremmo provato. Eravamo sempre Rose e Scorpius, dopotutto.

 

 

 

**

 

Scrivere questo capitolo è stato peggio che avere un parto trigemino! Questo succede ad autori furbi come me che si immaginano la storia e la finiscono di scrivere un anno dopo, così che quando vanno a scrivere il finale che si erano immaginati non si ricordano più come doveva essere… complimenti a me stessa che ho riscritto il capitolo dieci volte e nonostante tutto non sono soddisfatta XD

La verità è anche che non so più scrivere, sono giunta a questa conclusione… si dice che con l’età si dovrebbe maturare, ma a me sembra di scrivere sempre peggio. E’ anche vero che quando ho iniziato a scrivere fanfiction non c’era ancora tutta questa attenzione per i social network e invece che stare su facebook 10 ore al giorno preferivo stare su una pagina bianca di Word… si stava meglio quando si stava peggio, come si dice.

 

In ogni caso spero di non aver deluso troppo chi voleva vedere il finale di questa storia, che può non essere ben scritto, ma questa è la sostanza di quello che immaginavo quando ho iniziato a scrivere questa seconda parte di Don’t tell dad.

 

Non voglio fare promesse, dato che i miei aggiornamenti sono stati molto radi e non so se scriverò ancora qualcosa su questo sito. Avevo iniziato a scrivere qualcosa, ma è rimasto un po’ in cantiere e non so se lo porterò a termine. Vorrei dedicarmi a qualcosa di più serio, come cercare di scrivere un libro che ho in mente da anni, ma è quando si arriva alla pratica che ci si rende conto che in effetti scrivere parole dal nulla non è facile come ci se lo aspettava. Scrivere fanfiction è tutta un’altra storia. Vedremo.

 

Vorrei comunque ringraziare di cuore chi ha letto, recensito e amato le mie storie in tutti questi anni, mi avete fatto sentire capace e mi avete fatto sognare di poter forse un giorno diventare scrittrice. In ogni caso io mi sono sempre molto divertita a scrivere, insieme a voi, è questa è forse la cosa principale.

 

Con affetto e spero di risentirci presto, Zia fufù.

 

 

 

   
 
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