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Autore: LawrenceTwosomeTime    25/02/2013    2 recensioni
Un po' di tempo fa scrissi un romanzo breve intitolato "Le mie vacanze al mare": parlava di sole, di mare e di speranza, anche se a una prima occhiata non sembrava. DreamNini - che sottoscrivo, da molto tempo legge i miei lavori con infinita pazienza e sincero interesse - mi suggerì di realizzare una sua versione speculare. Ora, non ho scritto un altro romanzo breve, perché la portata della storia che intendevo realizzare non era così ampia: si tratta di un racconto di medie dimensioni, suddiviso in tre microcapitoli, e parla del freddo, della disperazione e delle mie personalissime turbe (perciò siete avvertiti). Il tema dell'incubo "reale" alla maniera di Kafka (non che voglia fare paragoni!) ritorna in molte delle mie produzioni, e questa è una delle tante; solo, è forse la più personale e la più nostalgica. Si, ho nostalgia delle mie paure infantili. Detto questo, beh, mi sa che è più lunga la descrizione della storia in sé. Un grazie a DreamNini.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atterrai sul sedere. Il dolore mi fornì un’utile distrazione per il tempo che bastò a rialzarmi.

Uno spesso strato di cellophane rivestiva il nudo impiantito; immaginai che mi avesse attutito la caduta.
A quanto pare mi trovavo in una soffitta. Guardai in alto, tra le assi spezzate, il buco da cui ero precipitato. Il legno si stava ramificando per chiudere la ferita, come una valvola gastrica che si restringe, o una palpebra che si serra.
Al centro della soffitta, un tavolino con una torta di compleanno. Le candeline, dieci candeline per la precisione, erano state accese da poco. Scritto con una pasta turchese sulla sfoglia di pandispagna, c’era un messaggio in eleganti caratteri vittoriani.

Il messaggio diceva:

Non ne vale la pena

“No, se i risultati sono questi”, pronunciò la mia bocca senza che io lo volessi.

Di colpo ebbi freddo. Molto freddo.

Ricordai quella notte, di come mi sentivo a mio agio, finalmente; delle ragazze che avevo desiderato; dei miei amici, limitati e leali, e stupidi; delle imperfezioni che avrei voluto eradicare per sempre. Di quanto mi odiavo; di quanto amavo la mia vita.

E il freddo congelò quelle immagini per sempre, congelò i sentimenti. Li rese sterili, e perfetti, ed eternamente progressivi, mutevoli; con destinazione: il Nulla.
  
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