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Autore: lady hawke    25/02/2013    4 recensioni
Ogni casa di Hogwarts ha un colore distintivo, così ogni Fondatore ha una sua particolare personalità. Godric, Priscilla, Tosca e Salazar hanno collaborato solo per un breve periodo della loro vita, ma sufficiente per creare qualcosa che dura da millenni, e per questo si meritano un po' di attenzione.
Questa è dunque una breve raccolta in quattro capitoli per dare un'idea, la mia idea, in effetti, delle quattro menti più brillanti del loro tempo e di cui nessuno sa nulla.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note:  Quattro brevi storie legate al colore principale delle quattro case di Hogwarts. Quattro fondatori, quattro idee, quattro menti a confronto.  Questa piccola raccolta fa parte del progetto One Hundred Prompt Challenge che potrete trovare nella mia pagina autore. I prompt usati saranno Blu, Giallo, Rosso e verde. Troverete la presenza di coppie velatamente accennate; fatevi pure i castelli mentali che volete, io ho lasciato intendere quanto mi serviva e basta. A tal proposito sono in debito con ferao, perché è stata la prima dalla quale ho letto delle Tosca/Salazar. Di solito non shippo facilmente, ma se ho preso le idee da qualcuno è giusto che si sappia.
Inauguro la storia con Priscilla, con la speranza che vi sia di gradimento.


Blu

Gli occhi di Priscilla, profondi come il mare, avevano sempre dato l’idea che lei potesse vedere lontano più di chiunque altro, benché non fosse una veggente, nè desiderasse esserlo. Profondi, seri, imperscrutabili, si fissavano su chi otteneva la sua attenzione e sembravano volerti risucchiare via l’anima. Chiunque ne rimaneva colpito; sarebbe bastato questo a renderla una donna di fascino, ma questo non era niente rispetto alle sue grandi doti di  strega. Elegante e silenziosa, si muoveva come un’ombra, come una folata di vento.
Di nobili natali, sarebbe parsa una regina, austera e solenne, anche vestita di stracci.
Quando, all’interno della comunità magica, si era cominciata a sentire l’esigenza di un luogo dove educare e addomesticare i poteri di giovani maghi e giovani streghe, Priscilla aveva fatto valere la sua opinione con eloquenza e buon senso, e quando gli altri tre maghi più dotati d’Inghilterra avevano fatto lo stesso, si era decisa ad agire con ancora più fermezza.
Aveva imparato molto presto a conoscere l’impulsività di Godric, la gentilezza genuina di Tosca, l’orgoglio di Salazar. Ne aveva apprezzato i pregi, ne aveva conosciuto i limiti.
Deposta ogni vanità, aveva contribuito a creare Hogwarts mattone su mattone, curando personalmente il luogo in cui le menti da lei scelte avrebbero vissuto.
- Quella torre lassù in alto non li farà sentire isolati, povere creature? – aveva obiettato Tosca.
Dubbio legittimo, aveva cortesemente risposto Priscilla, prima di continuare il suo lavoro, imperterrita. Sapeva di far parte di un ingranaggio delicato, di essere quasi parte di una creatura mitologica e potente, ma dagli arti delicati come un puledro. Trincerandosi dietro al suo silenzio lavorava e creava, soddisfatta.
Con sorpresa di tutti, una volta inaugurata la scuola, Priscilla si dimostrò quasi materna, nell’accogliere le menti più brillanti del Paese; giovani che non avrebbero sofferto di solitudine inerpicati lassù, lontano da tutti. La sua non era stata una scelta casuale, perché non era solo per quei suoi splendidi occhi che era così simile ai rapaci. Là in alto, circondati dai libri, gli studenti potevano osservare le aguzze montagne della Scozia, tracciarne il contorno, immaginare di valicarne i confini. Lassù, come su un trono, gli studenti potevano imparare ad avere una visione ampia del mondo, potevano permettersi di immaginare ciò che ancora non esisteva e crearlo con le loro mani.
Lo aveva ottenuto da se stessa, in anni di studio, e sperava di ottenerlo da chi accoglieva sotto la sua ala. Ammirata, corteggiata, presa a modello, Priscilla pensava di aver ottenuto tutto quello che una strega poteva desiderare, e anche di più.
Ma neppure la mente più preparata può prevedere tutto, né può affrontarlo.
A lungo si era spesa per il successo di Hogwarts, la sua creatura, per la cura del suo intelletto, per l’interesse nello studio della magia e dei suoi misteri, ma aveva finito per dimenticare che il cuore umano non poteva essere controllato.
Sulle prime se ne accorse quando trovò sempre più difficile arginare gli scontri di Godric e Salazar, ritrovandosi spesso a passeggiare con Tosca, entrambe sconsolate e afflitte.
- Dovranno ragionare a mente fredda, prima o poi. – era solita dirsi ad alta voce.
- Me  lo auguro.  – rispondeva generalmente la sua amica, mentre i suoi occhi si riempivano ogni volta di dubbi nuovi.
Si era arresa all’evidenza, quando le pretese di Serpeverde avevano superato ogni limite, portandolo ad abbandonarli, a rompere un equilibrio che forse non era mai esistito. Si era sentita in difetto quando le sue parole, di solito così misurate e adatte, le si erano ritorte contro, perché un ego ferito non riesce ad essere razionale. Delusa dal suo essere inefficace, si era interrogata sul da farsi, e senza trovare risposte.
Si era sorpresa, quando aveva letto un dolore che andava oltre al dovuto, negli occhi di Tosca.
Si era arresa quando Helena l’aveva tradita, cedendo all’invidia, all’inadeguatezza, ad una vita di frustrazione che lei non aveva saputo vedere.
Il cuore a lungo dimenticato era tornato a farsi sentire nel momento in cui lei lo sentì infrangersi, e niente riuscì più a rimetterlo insieme;  né le promesse di un Barone sul riportarle indietro la figlia e il diadema, né lo sguardo di Godric, ancora inspiegabilmente pieno di ammirazione per lei.
Priscilla aveva occhi belli e profondi come il mare, ma incapaci di osservare da vicino.

  
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