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Autore: SakiJune    19/09/2007    6 recensioni
SIETE AVVISATI: QUI SPOILER DEL SETTIMO LIBRO!
"- Aspettavi me? Non avevi proprio nulla da fare allora.
- Nulla di meglio, no. Non c'è niente di meglio di te. - confermò lui.
Tonks si sentì lusingata, ma andiamo... aveva sempre considerato quell'uomo come un padre!
- Questo è un altro scherzo, va bene! - rise. - Ma dai, Malocchio, non vorrai farmi credere che per tutto questo tempo sei stato... pff... innamorato di me?
Moody si era fatto improvvisamente serio.
- Non chiamarmi Malocchio, Tonks!"
Perdonate il pairing. Perdonate la fic. Ma non ho potuto fare a meno di scriverla...
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nimphadora Tonks
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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SPOILER GIGANTI SUL SETTIMO LIBRO!





Sia ben chiaro: finché sono vivi, Dora è di Remus e qui non si discute.
Il problema è che nel settimo libro, quando Harry usa la Resurrection Stone, si trova davanti suo padre, sua madre, Sirius e Remus. Dov'è finita Tonks? Stamattina, al lavoro, la mia fantasia si è accesa... vrum, vrum! Ed ecco cosa ha partorito: un pairing molto, molto, molto insolito!
SakiJune






"Non ti aspettavo così presto, Ninfadora"
Era già abbastanza scoraggiante ritrovarsi all'altro mondo da sola. Le battute non erano affatto gradite.
- Chiunque tu sia, non chiamarmi Ninfadora! - gridò, guardandosi intorno.
Aveva già sentito quella voce, però. E conosceva quel luogo, anche se non voleva ammetterlo a se stessa.
- Fatti vedere, almeno. O la buona educazione non ha nessun valore qui?
L'altro ridacchiò.
- Huu! Non è stata il mio forte nemmeno quand'ero in vita. Non ero come il tuo Remus o come Kingsley.
Un nome le salì alle labbra. Stava per pronunciarlo, quando la persona che aveva parlato svelò il proprio aspetto, e credette di essersi sbagliata.
L'uomo che le stava davanti era giovane, abbastanza piacente, con DUE occhi e DUE gambe.
Lo guardò attentamente. Sì, in effetti, la corporatura era la stessa...

- Alastor?
- Notevole, notevole. Non credevo che mi avresti riconosciuto. Mica male qui, vero?
Ecco dov'era. Al quartier generale degli Auror, al secondo livello del Ministero.
- Eri così, da giovane? Come faccio a vederti sotto sembianze che non conoscevo? - fece lei, confusa.
- Perché io desidero che tu mi veda così. E anche perché entrambi siamo tornati nel posto e nel momento in cui siamo stati più felici da vivi.
- Il giorno in cui sono diventata Auror! - gridò Tonks, ma subito si incupì. - E' stata questa la cosa più esaltante per me? Non il mio matrimonio, non quando è nato Teddy? Io non capisco.
Moody sorrise amaramente. - No, è questo. Non eri veramente felice quando ti sei sposata, ammettilo.
Era vero... perché sapeva che Remus aveva ancora tanti dubbi.
- E hai dato alla luce tuo figlio consapevole che non l'avresti visto crescere.
Vero anche questo. Gli ultimi mesi erano trascorsi in un'incertezza che appannava ogni gioia.
- Invece quel giorno sentivi davvero di avere tutta la vita davanti. Ed è stato lo stesso per me molti, molti anni prima di te, all'inizio della mia carriera: per questo puoi vedermi così giovane. Anch'io ho conservato lo stesso ricordo felice, ed entrambi siamo tornati qui per vivere la nostra eternità.
Tonks scoprì di non riuscire a piangere.
- Qual è il ricordo felice di Remus, allora? Se non sono io... oh, beh, non potevo pretenderlo... dove si trova lui adesso?
Moody si strinse nelle spalle. - Tu eri la donna della sua vita, questo è sicuro. Ma adesso è tutto cambiato, capisci?
"Adesso la nostra vita è finita: non ci apparteniamo più"
- Però puoi dare un'occhiata, se vuoi.


Fu un po' come immergersi nei ricordi di un Pensatoio, ma era un'esperienza ancora diversa..

Il dormitorio di Grifondoro.
Remus, James e Sirius, tutti e tre in pigiama, che giocavano alla battaglia dei cuscini. Tre quindicenni spensierati che ridevano a più non posso...


L'immagine svanì, e Tonks si trovò nuovamente davanti a Moody.
- Allora? Che cos'ha scelto lui, come anticamera?
- Nulla di cui essere gelosa - mormorò lei.
- Uhmm... comunque va tutto bene. I rimpianti non sono permessi. Dopotutto, se sei qui, significa che hai scelto di andare avanti, giusto?
Andare avanti dove? Per quanto tempo? Ed esisteva il tempo, là dov'erano?

- Dicevi sul serio prima? Sul fatto che resteremo qui per sempre...
- Ah, ah! Ma no! - fece lui, e sembrava terribilmente divertito. - Stavo scherzando. Questo è solo un punto di partenza.
"Allora nemmeno Remus resterà sempre con i suoi amici"
- E poi?
- E poi... lo vedremo. Finora ho deciso di rimanere ad aspettarti. Speravo di restarci cinquant'anni almeno, e invece...
Detto così, suonava strano, ma ok, era il suo modo di farle capire che gli dispiaceva che fosse morta così presto.
- Aspettavi me? Non avevi proprio nulla da fare allora.
- Nulla di meglio, no. Non c'è niente di meglio di te. - confermò lui.
Tonks si sentì lusingata, ma andiamo... aveva sempre considerato quell'uomo come un padre!
- Questo è un altro scherzo, va bene! - rise. - Ma dai, Malocchio, non vorrai farmi credere che per tutto questo tempo sei stato... pff... innamorato di me?
Moody si era fatto improvvisamente serio.
- Non chiamarmi Malocchio, Tonks! Come vedi ho entrambi gli occhi al loro posto, adesso!
Fu un po' spaventata da quella reazione, ma lui tornò a sorriderle:
- Ora hai capito come ci si sente a sentirsi rimbrottare ogni momento, mia cara Ninfadora.
- Non chiamarmi...
- Ninfadora, Ninfadora, Ninfadora! - ripeté lui facendole il solletico.
Non poteva piangere, ma quello riusciva a sentirlo: forse era vero, soltanto la tristezza non era permessa in quel mondo...
- Stupido di un Malocchio!
Lui smise di canzonarla, e anche le sue mani si fermarono. - Perché dovrei scherzare su una cosa importante come i miei sentimenti? Io ti ho sempre voluto bene, sin dai tempi del tuo addestramento. Eri così goffa, ma anche così determinata, e mi facevi una tenerezza incredibile. Però, oh! non ti avrei toccata con un dito, allora, sapevo di essere troppo vecchio per te. Vecchio e brutto!
Lei ammise che effettivamente... non l'aveva mai considerato il suo ideale di uomo:
- Ma eri il mio ideale di Auror, questo sì. Volevo diventare proprio come te.
- Ti prego di credermi se ti dico che ero contento di vederti insieme a Lupin. Non avresti potuto fare una scelta migliore.
Lei annuì. - Ma adesso... come dicevi? E' tutto cambiato.

Non sapeva bene come comportarsi, si trattava di prendere una decisione, nel senso più estremo del termine. Diede un'occhiata in giro. I locali del Ministero erano vuoti, silenziosi. Questa era la realtà fittizia in cui lei aveva scelto di iniziare il suo cammino nell'aldilà. L'anticamera.
Aveva di nuovo ventun anni, dunque, e se si fosse recata nell'ufficio del Ministro, avrebbe letto sulla targhetta Cornelius Caramell.
E fuori? C'era un fuori?
La curiosità la spinse ad entrare in un ascensore, ma sembrava non funzionasse. Provò con un altro, e un altro ancora...
- Fermati, Tonks, accidenti! - Moody stava correndo verso di lei. - Se te ne vai da sola, non potremo più...
Lei si allarmò, ma le griglie si stavano già chiudendo, e cominciò a scendere...
Nella sua visione delle cose, quell'ascensore era la sua chiave personale per andare avanti: uscita dall'Atrium avrebbe scoperto cosa le riservava l'eternità...

"LA NOSTRA ETERNITA'"

- Fermati! - gridò.
Non doveva separarsi da Moody.
Non prima di sapere a cosa sarebbe andata incontro. Era l'unico su cui poteva contare in questa nuova esistenza.
L'ascensore si bloccò, e risalì fino al secondo livello. Le griglie si aprirono.
Il giovane dagli occhi neri e dal fisico esuberante era ancora lì davanti. Gli tese la mano, lui la strinse, entrò, e tutti e due chiusero gli occhi mentre scendevano.
- Hai capito, vero, che se fossi uscita sola da qui... sarebbe stato come decidere di dirmi addio?
Tonks l'abbracciò. - Non voglio dirti addio, Alastor! Non vado da nessuna parte senza di te!
Giunsero a destinazione. L'Atrium era deserto, il silenzio sembrava vibrare. Oltre i cancelli dorati si estendeva un mondo di luce... e tenendosi per mano, si incamminarono verso quello splendore.
   
 
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