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Autore: youaremydream    04/03/2013    0 recensioni
Trascorrere le vacanze natalizie a Torino per Serena è già una grande vittoria, ma realizzare un sogno nel cassetto la manda completamente in estasi. Peccato che dovrà sopportare un eccentrico "nonnetto" che le renderà la vita un vero e proprio inferno, seguendola anche dall'altra parte dello stretto. Ma sarà davvero così?
Dal primo capitolo:
Mi allontano in fretta, ma senza farlo sembrare una fuga, come se avessi paura della sua reazione, mormorando qualche scusa.
-Ehi ragazzina, non credevo che i nonnetti avessero un tal effetto su di te!
Ed ecco che ricompare quel suo odioso sorrisetto. Che rabbia!
-Non farti strane idee, ero solo felice per la notizia...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Mamma! Mamma, dove hai messo la maglietta a fiori?- sbraito dalla porta della mia camera. Possibile che debba sempre mettere mani ovunque? Calma, Serena, calma. Oggi devi assolutamente divertirti.

-E’ a lavare, tesoro.- Cosa? A lavare? Ma ero sicura che... Oh, al diavolo. E adesso che mi metto?
Guardo l’orologio, preoccupata: sono quasi le otto, tra meno di un ora Mirko sarà qui e io sono ancora in accappatoio! Non potrebbe andare peggio di così!
Mi butto sul letto, affranta, coprendomi il viso con il cuscino, in attesa di qualche miracolo che mi tiri fuori da questa situazione. Ed ecco...

-Serena, perché non ti metti il vestito blu che hai comprato la scorsa settimana?- Sbircio incuriosita la figura di mia madre, restando al sicuro sotto il mio cuscino. Vestito blu? Non ho un vestito blu...

-Ma sì, quello che hai comprato con Giorgia al centro commerciale, non ricordi?- sbuffa esasperata. Al centro commerciale? Io? Ma se è da più di un mese che non ci vado. Continuo a guardare mia madre con un enorme punto interrogativo in faccia, aspettando che mi illumini con la sua immensa saggezza.

Sconfitta dalla mia ignoranza, inizia a trafficare nella mia enorme cabina armadio. Ogni tanto mi lancia qualche imprecazione: devo ammetterlo, non sono molto ordinata.
Dopo alcuni secondi, riappare con un sacchetto rosso vermiglio: adesso ricordo! Il vestitino blu che avevo comprato la scorsa settimana con Giorgia al centro commerciale!

-Ecco, tieni smemorata. Possibile che ogni volta compri un sacco di vestiti e poi te ne dimentichi?- mi rimprovera mia madre. Imbarazzata, riemergo dalla mia fortezza e afferro il vestito: è più bello di come ricordassi. Non è affatto elegante, ma adatto a una serata con gli amici: di un bellissimo blu elettrico, con la scollatura a cuore e una fascia nera sotto il seno, si apre a campana fino alle ginocchia. Ma il pezzo forte è nella parte posteriore: dalla base del collo fin, quasi, al fondoschiena, una profonda scollatura lascia scoperta la schiena, eccetto per qualche catenina qui e là.
Scocco un bacio sulla guancia a mia madre, accennando un “grazie”: meno male che c’è lei, altrimenti mi sarei gettata da un ponte, per disperazione. La caccio così fuori dalla mia stanza, e inizio a prepararmi: penso che in meno di un’ora potrei farcela.

-Serena, hai finito? Devo andare in bagno!- sbotta Francesco dall’altro lato della porta. Ma una non ha neanche la possibilità di prepararsi in santa pace? Sbuffo, mentre finisco di truccarmi. Ma i continui pugni di mio fratello mi distraggono al punto che sbavo tutto il rossetto. Furiosa, mi ripulisco.

-La vuoi finire? Sono quasi pronta!- urlo, aprendo di scatto la porta, trovando Francesco con un pugno alzato pronto a un'altra sessione di tamburi. Lo guardo con aria truce, in attesa di una delle sue solite battutine sarcastiche.

-Stai per caso andando a un matrimonio?- sorride serafico, indicandomi per rafforzare il concetto. Appunto. Gli do un pizzicotto sul braccio e me ne vado, senza neanche rispondere alla sua domanda. Non capisce mai niente, lui. Dopotutto, è solo un maschio.

-Comunque, di’ a Mirko di stare attento: potrebbe capitare che, involontariamente, potrei passarci sopra con la mia auto.-

- Francesco, sei un idiota! Smettila!- urlo dalla rampa delle scale. Una risata ovattata mi arriva alle orecchie, facendomi sorridere a mia volta: ho già detto che amo mio fratello?

Mando un saluto in generale a tutti, scappando prima che anche mio padre diventi un comico fallito. Sì, perché, nella mia famiglia, è obbligatorio fare commenti “simparici” su tutto ciò che
faccio.

Infilo le cuffie e accendo l’mp3: “It ends tonight” dei “The all american rejects”. Cavolo.

Your subtleties 
They strangle me 
I can’t explain myself at all. 
And all that wants 
And all that needs 
All I don’t want to need at all

 
 
Inizio a canticchiare, mentre attraverso il giardino: la luna crescente è oscurata qua e là da qualche nuvola di passaggio, mentre le poche stelle brillano più che mai. L’aria è fresca, per una sera d’agosto, e sa di mare e leggerezza. I fiori non sono mai stati così belli: dopo una giornata sotto la calura estiva, anche loro rinascono al calar della sera, rilasciando un aroma davvero stupendo. Mi avvicino e raccolgo un rametto di lavanda: quanto adoro questo profumo!
Guardo attentamente la strada: nessuna Ducati rossa in vista, per ora. Mi appoggio, sognate, al muro di recinzione, rigirandomi il fiore tra le dita e continuando a canticchiare.

The walls start breathing 
My minds unweaving 
Maybe it’s best you leave me alone.

Sono così euforica! Non è la prima volta che vado a casa di Valeria, solo che...
Ammettilo.
Ammettere cosa?
Il motivo per cui sei così euforica.
Non lo so.
Sì che lo sai.
No che non lo so... O forse sì.

Ma dove diavolo è Mirko? Guardo il cellulare: le nove meno un quarto. Doveva essere qui già cinque minuti fa! E’ sempre il solito: parla per gli altri e poi lui fa sempre ciò che gli pare e piace. Sbuffo. Appena arriva, gli faccio vedere io. Deve ancora pagarmela per ieri. Se penso al modo in cui ci siamo lasciati, mi viene un nodo alla gola: era così... strano, come se qualcosa lo avesse turbato. Odio vederlo giù di corda: lui è Mirko, il maniaco che al nostro primo incontro mi ha fissato il sedere e lo ha anche ammesso tranquillamente! Già, il nostro primo incontro... E’ passato così tanto tempo, e adesso siamo arrivati all’ultimo. Sì, perché dopo oggi, non lo rivedrò più.

A weight is lifted 
On this evening 
I give the final blow.

A quel pensiero, un dolore acuto si propaga dal centro del petto e le lacrime iniziano a pizzicare gli occhi. No, io non voglio che lui se ne vada. Mi abbraccio, come per cercare di calmare quest’ansia che mi cresce dentro: fortunatamente sono appoggiata al muro, altrimenti sarei sicuramente caduta per terra. Il solo pensiero che Mirko se ne andrà per sempre...

-Ehi ragazzina, ci sei?- sobbalzo, quando mi sento tirar via la cuffia dell’mp-3. Alzo lo sguardo, e due pozzi nocciola mi scrutano attentamente. Mirko mi accarezza dolcemente il viso con le nocche, come se stesse cercando di attirare la mia attenzione e mi porta dietro l’orecchio un ciuffo di capelli che mi era ricaduto sul viso.

When darkness turns to light, 
It ends tonight 
It ends tonight.

-Tutto ok?- la voce smorzata dalla preoccupazione di vedermi in quello stato. Non riesco a dire una parola: ho la gola completamente secca e il mio cervello non riesce a far altro che rispecchiare quegli occhi che mi osservano in ansia. Poi, come colpita da una scarica elettrica, mi butto tra le sue braccia, facendo cadere rovinosamente a terra l’mp-3 e la borsa. Affondo il viso nel suo petto per cercare rifugio da quei pensieri molesti che continuano a ronzarmi in testa, come se lui avesse la facoltà di farli scomparire per sempre. Respiro beata il suo profumo e lo stringo forte, desiderando soltanto che lui faccia lo stesso.

Come se avesse ascoltato quella supplica, Mirko mi intrappola tra le sue braccia. Mi lascio sfuggire un gemito, quando mi tocca la schiena: nonostante siamo in piena estate,ha le mani fredde.
Lui sorride, e mi bacia delicatamente i capelli:- Ehi ragazzina, sei in vena di coccole, eh?-
Faccio un cenno col capo, restando attaccata a lui e senza alzare lo sguardo. Sicuramente, si aspettava una delle mie solite battutine, perché rimane un bel po’ in silenzio prima di parlare. Non sono in vena di scherzare oggi, anche se avevo tutt’altra intenzione.

-Perché?- mormora, serio, come se quell’unica e insignificante parole gli fosse costata un enorme fatica. Mi stringo più forte a lui. Cosa posso dirgli? –Perché da domani tu non ci sarai più.-

Prima che il filtro cervello-bocca mi permetta di dire altro, sputo quelle orribili parole senza nemmeno rendermene conto. Oh cavolo.
Sento Mirko trattenere il respiro per qualche secondo, e poi espirare rumorosamente.

-Credevo che saresti stata felice di liberarti di me... Io non vedo l’ora di andarmene...- esclama.

Your finding things that you didn’t know 
I look at you with such disdain

A quelle parole, trattengo il fiato e le lacrime che fin ad allora mi avevano soltanto pizzicato gli occhi, che adesso iniziano a farmi davvero male. È così, dunque? Lui non vede l’ora di liberarsi di me? E io che credevo... Oh, che stupida che sono!
Cerco di ritrovare un po' di dignità prima di staccarmi da lui, e indosso un sorrisino tirato.

Least I fall alone.

-Anche io, nonnetto! Volevo abbracciarti solo per ricordarmi, in futuro, di quanto la tua... presenza fosse insopportabile. E... al diavolo! Sei in ritardo! Muoviti, o Valeria mi ucciderà!- Cerco di sembrare convinta in quello che dico, ma la voce mi tradisce, rivelando la tristezza che mi affligge dentro.

Senza dargli la possibilità di replicare, afferro l’mp-3 e la borsa e mi dirigo verso la moto parcheggiata di fronte: prendo il casco e me lo infilo, abbassando la visiera per impedire anche al mio sguardo di tradirmi. E io che avevo indossato anche questo stupido vestito! Ho quasi la tentazione di andare a cambiarmi e mettermi il pigiama. Mirko apre la bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiude, scuotendo la testa e passandosi una mano tra i capelli. Non ho voglia di sentire altro in questo momento. Voglio solo arrivare da Valeria e bere più sangria possibile.


-Eccoci, siamo arrivati- mormoro, indicando il familiare cancello rosso di casa Volpe. Per tutta la durata del viaggio non ho detto una parola: tenevo gli occhi fissi sull’asfalto che passava rapido sotto di noi, permettendo ai miei pensieri di vagare liberi oltre ogni immaginazione, arrivando in luoghi fantastici. Ho anche cercato di toccare Mirko il meno possibile, come se la sua presenza mi fosse stata fatale, ma l’idiota continuava a correre come un forsennato. Dovresti farti un applauso Mirko: hai rovinato la nostra ultima sera con una sola parola. Credo che nessuno avrebbe potuto fare di peggio.
Scendo velocemente dalla moto, barcollando a causa delle gambe molli che mi ritrovo. Ma, prima che possa cadere rovinosamente per terra, una mano mi afferra il gomito, riportandomi in posizione verticale. Alzo gli occhi su Mirko ma distolgo dubito lo sguardo, mormorando un “grazie” così flebile che dubito lo abbia sentito. Ma non ho tempo di rimuginarci troppo, ché il gigolio
del cancello mi fa sussultare, mostrandomi una padrona di casa perfettamente vestita e truccata. E, a giudicare dalla sua faccia, anche molto arrabbiata.

-Finalmente, ma dove eri andata a finire?- quasi urla, incrociando le braccia sul petto e guardandomi con aria truce. Non ho neanche il tempo di rispondere, ché vengo subito interrotta da Mirko.

-Scusa... Valeria,giusto? E’ stata colpa mia: ho fatto tardi, mi dispiace.- e le rivolge uno dei suoi miglior sorrisi. Valeria rimane a guardarlo con la bocca aperta, come un baccalà: lo so, sorella, fa questo effetto a tutte. Dopo un po’ sembra riprendersi dal suo stato catatonico:- Oh, tranquillo, stavo solo scherzando. Beh, entrate, sono già tutti dentro.-

Io e Mirko la seguiamo silenziosi, e ogni tanto lancio un’occhiata al mio vicino: ha lo sguardo fisso di fronte a se e i lineamenti contratti, gli occhi sono privi della loro luminosità e la bocca ridotta a una linea dritta. Provo un moto di compassione, ma cerco di ricacciarlo giù: perché dovrei provare pena per chi non riesce a sopportarmi?

Svoltiamo l’angolo della casa e rimango affascinata dal giardino sul retro: questa volta Valeria si è proprio superata. Gli alberi d’arancio e di ulivo, che creano una sorta di cupola profumata, sono abbelliti da lanterne, alternate in modo da creare un perfetto gioco di colori. Al centro del giardino è posizionato un lungo tavolo, colmo di stuzzichini e bibite, con dei graziosissimi segnaposti fatti con le conchiglie. Più in là, vi è, invece, la consolle del dj, dove un ragazzo che non ho mai visto armeggia con pulsanti e cuffie, alternando vari tipi di musica.

-Valeria, ma non era una semplice spaghettata?- chiedo, continuando ad ammirare quel piccolo Eden. Lei si volta verso di me e fa spallucce: -Sai che ogni volta mi faccio prendere la mano. Ma non restate lì impalati: andate a prendere qualcosa da bere, io vado in cucina a vedere cosa succede, prima che Giorgia e le altre mi mandino a fuoco la casa. - e scompare dietro l’angolo. Prima che possa fare un passo, la sua chioma bionda fa nuovamente capolino:- Ehi Ser, c’è qualcuno che ti sta aspettando...- e indica il tavolo da buffet, per poi sparire definitivamente.

Seguo con gli occhi il luogo che mi ha indicato, e tra le innumerevoli teste che affollano il tavolo vedo i suoi inconfondibili ricci biondi. Mi catapulto alle sue spalle, salendogli in groppa come un koala, rischiando di farlo cadere. Ma ormai è abituato alle mie imboscate.

-Finalmente sei arrivata! Mi hai ignorato per tre giorni, lo sai?- credo che Marco voglia fare l’offeso con me, ma è ovvio che non è capace: ha un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, e dal modo in cui mi stringe non credo che stia cercando di soffocarmi.

-Lo so, mio piccolo elfo, ma ho avuto da fare: prometto però che mi farò perdonare- dico, portandomi una mano sul cuore.

-Non chiamarmi così: sai che lo odio!- esclama, coprendosi le orecchie con le mani. Ehi, non è mica colpa mia sei hai le orecchie un po’ a punta! Scoppio in una risata fragorosa, seguita a ruota da Marco, che mi stringe ancora più forte.

Un colpo di tosse. Mi volto, e vedo Mirko che mi guarda con aria truce: ops, forse mi sono dimenticata un pochino della sua presenza. Ma giusto un po’.

-Mirko, questo è Marco. Marco, ti presento Mirko.- Oh mamma, è peggio di uno scioglilingua!

-Piacere...- esclamano quasi all’unisono, stringendosi la mano. Ma credo proprio che non ci sia nessun piacere in questo incontro: due paia di occhi che si scrutano a vicenda come farebbero due nemici mortali. Sembra che da un momento all’altro tireranno fuori la spada e inizieranno a duellare. Che fantasia: dovrei evitare di vedere certi film.

-Bene ragazzi, la cena è pronta! Se volete prendere posto, iniziamo.- urla Valeria dalla soglia della veranda. Alle sue parole, tutti obbediscono come cagnolini addestrati: sappiamo bene quanto è autoritaria la ragazza.

Scorro il lungo tavolo in cerca del mio nome. A quanto pare, mi ritrovo alla destra del capotavola (poteva essere altrimenti?), con Mirko accanto a me e Marco di fronte. Oh no, non vedo nulla di buono in tutto questo. Mi siedo titubante, seguito a ruota dal dread maker, che mi guarda con aria circospetta. Gli lancio un occhiata interrogativa: che diavolo vuole adesso? Non gli è bastato dirmi quelle orribili cose? Non ha idea di come mi sento... Cercherò di concentrarmi su Marco, il mio migliore amico di sempre, l'unica ancora di salvezza in questa serata infernale. Speriamo che almeno lui non mi tradisca.

-Grazie per avermi abbandonato all’entrata come un idiota...- mi mormora Mirko all’orecchio.

-Ognuno va trattato come si merita...- esclamo acida, chiudendogli definitivamente la bocca. Quello scambio di battute mi ha sfiancata, come se avessi corso la maratona di New York: adesso, più che mai, vorrei trovarmi lontano da lui per potermi sfogare. Ma che dico? Vorrei non essere mai entrata, quello stupido giorno di dicembre, nel negozio in cui lavora. Mi sarei risparmiata molte sofferenze e avrei evitato di innamorarmi di un perfetto citrullo.

Sconsolata, mi rigiro tra le mani i dread e una lacrima solitaria scende, rigandomi il volto. Mi giro velocemente, impedendo a chiunque di vederla, e mi risistemo. Ma due forti mani mi stringono le spalle, facendomi sussultare: alzo lo sguardo, e incontro gli sfavillanti occhi azzurri di Marco che mi guardano con tenerezza.

-Andrà tutto bene, vedrai...- mormora dolcemente, prima di prendere posto di fronte a me. Ricambio con un sorrisino tirato: non mi hai mai mentito, Marco, non farlo proprio oggi.


La serata passa piacevolmente, tra risate e qualche bicchierino di sangria: credo di aver esagerato un pochino, perché mi sento accaldata e non faccio che ridere per ogni minima cosa. In compenso, ho la testa leggera, lontana da ogni tipo di preoccupazione.
All’inizio, l’elfo maligno e il nonnetto hanno dato vita a un vera e propria guerra fredda, peggio di quella tra Russia e USA. Si scambiavano convenevoli, ma dietro ogni parola era nascosta una velata minaccia. Io restavo lì, ad assistere a quello scambio di battute, e intervenivo soltanto quando vedevo che la situazione si stava scaldando troppo. In genere, correvo sempre in aiuto di Marco, ignorando “quell’altro” il più possibile, desiderando di poterlo picchiare a sangue.

Ma, a un certo punto, tra gli ultimi pronostici calcistici e la velina più carina della tv, quei due hanno cominciato a divertirsi seriamente, a ridere e a scherzare, come se si conoscessero da sempre, lasciando me, povera donna che non capisce per nulla cosa sia il fuorigioco, ad annoiarmi e a sbadigliare come non ho mai fatto in vita mia.

Mi sono così avvicinata alla cara e vecchia amica sangria, colei che non mi delude mai, non come questi due, che mi hanno mollato da sola per quasi tutta la serata. Parlare con Valeria è pressoché inutile, perché continua a fare vai e vieni dalla cucina, con pietanze di vario genere, o saltella qua e là, intrattenendo gli invitati.

-Oh mamma mia, sono piena! Non credo di aver altro spazio...- mormoro sfinita dopo il dessert, appoggiando la testa sul tavolo con aria afflitta.

-Hai ragione, manca poco e mi salta il bottone dei jeans!- esclama Marco divertito, massaggiandosi teatralmente la pancia. Alzo di scatto la testa e lo fulmino con lo sguardo:- Stai zitto, piccolo elfo malefico! Che ti lamenti a fare, sei hai un fisico da far invidia a un modello? Quella che dovrebbe disperarsi sono io: come minimo ho preso 10 Kg! Valli a smaltire adesso...-
Marco mi guarda con aria esasperata:- La vuoi finire? Non sei grassa, sei perfetta così come sei. Come devo fartelo capire?-

-Beh, in realtà un po’ di ciccia ce l’hai... Guarda qui...- esclama divertito Mirko. Mi volto verso di lui con aria sbigottita: chi ti ha interpellato, brutto essere inferiore?
Mi alzo velocemente dal tavolo, con aria offesa e altezzosa: -Beh, adesso scusate, ma la botte con i piedi deve andare in bagno. Con permesso...- e mi dirigo rapida verso la casa, accompagnata dalle risate fragorose di quei poveri sciocchi. Riesco a malapena a sentirmi chiamare per nome da non so chi, prima di infilarmi rapida in bagno. Questa me la pagheranno, tutti e due.
Quando esco, non trovo più nessuno in giardino: capisco che passo molto tempo in bagno, ma non credo si esserci stata così tanto!

-Finalmente sei uscita...- Mirko sbuca improvvisamente alle mie spalle, facendomi sobbalzare, impaurita. E lui, come al solito, scoppia a ridere: vorrei vedere lui, al mio posto!

-Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo!- sbraito nervosa, colpendolo ripetutamente con la borsetta. Cerca di ripararsi dai miei attacchi, ma invano: non ho pietà per i nemici.

-Andiamo, smettila, stavo solo scherzando! Non credevo che te la saresti presa così tanto...- mormora divertito. Gli mollo un ultimo colpo, prima di allentare la presa: neanche con una arma in mano riesco a scalfirlo. Ma chi diavolo è, l’uomo bionico? Lo guardo con aria truce, in attesa che riprenda fiato e mi dica dove siano finiti tutti. Non posso, anzi, non voglio stare un altro minuto sola con lui. Non se voglio evitare di commettere un omicidio.

-Sono andati tutti in spiaggia, a farsi un bagno. Visto che non tornavi più, ho pensato di aspettarti... Ma forse non dovevo farlo, se questo è il ringraziamento che mi merito...-

-Se tu non fossi sbucato dal nulla come un fantasma, forse non ti avrei colpito, idiota! Bene, adesso andiamo.. o vuoi restare qui da solo?
Mirko mi risponde con un sorrisino divertito, mi prende la mano e si incammina verso la spiaggia. Ma non gli permetto di fare neanche un passo che lo strattono, cercando di fargli mollare la presa. Senza neanche opporre un minimo di resistenza, mi lascia, guardandomi con aria interrogativa e ferita.

-Perché lo hai fatto?- una semplice frase, colma di dolore e speranza.

My minds unweaving 
Maybe it’s best you leave me alone.

Non gli rispondo, ma inizio a correre verso la spiaggia, cercando di mettere tra di noi più distanza possibile. Perché? Ha il coraggio di chiedermi il motivo? Dopo tutto quello che mi ha fatto. Tutte le lacrime che fino ad ora ho trattenuto scendono copiose, appannandomi la vista.
Arrivata in spiaggia, mi getto in ginocchio e mi copro il volto con le mani, sfogando definitivamente quel magone che mi ha oppresso per questi tre giorni. Tutta l’angoscia e la disperazione che ho sentito sembrano affievolirsi con ogni lacrima che verso, lasciando spazio al vuoto più totale.

-Ehi, ehi, calmati...- Mirko mi abbraccia forte a se, cercando di recuperare il fiato per la corsa. Faccio forza con le braccia e mi libero dalla sua morsa: non voglio stare con lui, mi ha già illuso abbastanza.

A falling star 
Least I fall alone.

-Vattene Mirko, per favore. Non voglio vederti mai più- mormoro tra un singhiozzo e l’altro, dandogli le spalle. Cerco di calmarmi, ma gli spasmi continuano a colpirmi violenti, impedendomelo. Voglio stare da sola in questo momento, per chiarirmi le idee. Non posso permettere che lui mi stia accanto, non dopo quello che mi ha costretto a provare.
E’ per questo che non mi affeziono mai a nessuno.
E’ per questo che ho cercato in tutti i modi di togliermelo dalla mente.
E’ per questo che ho cercato di reprimere fin da subito i miei sentimenti. Sapevo che sarebbe andata a finire così.

-Cosa? Perché dici questo Serena? Io... non... io non capisco...- sussurra afflitto. Io non capisco? Cosa vuol dire che non capisce? Tzè. Guarda qua, è la prima volta che mi chiama per nome. Ho sempre desiderato sapere come suonasse pronunciato da lui. E’ proprio come lo avevo immaginato: bellissimo. Peccato che questo non è il contesto in cui me lo ero immaginato.

Now I’m on my own side 
It’s better than being on your side 
It’s my fault when your blind 
It’s better that I see it through your eyes

-Non capisci? Come puoi dire una cosa del genere! Sei arrivato, mi hai trattato come ti pare e piace senza neanche fermarti un attimo a pensare a quel che provo. Mi hai derisa e umiliata fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati. Sei piombato così, all’improvviso, nella mia vita, senza chiedermi il permesso. Mi hai obbligato a volerti bene anche se sapevi che, passati questi tre giorni, non ci saremmo più rivisti. Ti odio,per questo, non hai proprio idea...-

I can’t explain what you can’t explain. 
Your finding things that you didn’t know 
I look at you with such disdain

Senza neanche rendermene conto, gli vomito addosso tutto quello che ho provato in questi giorni. Riprendo a piangere più forte di prima e improvvisamente vengo percorsa da brividi di freddo. Cerco di riscaldarmi con le braccia, ma inutilmente: sembra che tutto il calore del mio corpo sia scivolato via, insieme alle lacrime. Continuo a sfogarmi per un altro po’, accompagnata solo dal rumore dei miei singhiozzi e delle onde del mare che si infrangono sulla sabbia. Ma anche in questo modo, la mia rabbia e la mia frustrazione non vengono meno.

-Quindi è questo che provi per me? Mi odi?- esclama Mirko frustato , passandosi una mano tra i capelli -Mi dispiace... io non credevo di averti fatto provare tutto questo... Mi dispiace... io... io non volevo... Credevo che...Lascia perdere... Tu mi odi...-
Faccio un cenno con la testa alla sua costatazione. Ma è davvero questo ciò che provo? Sì, è così. Non posso perdonarlo per tutto quello che mi ha fatto passare. Ha reso la mia vita un inferno, portandomi a provare cose che ho sempre cercato di escludere dalla mia vita. Continuo a guardami le scarpe, stringendo le ginocchia al petto, per cercare un po’ di conforto.

-D’accordo allora, è meglio che vada. Addio... Serena.- Mirko si alza e si avvicina con la mano protesa, ma poi ci ripensa e se ne va, senza voltarsi indietro. Lo guardo mentre rientra in casa, e dopo un po’ sento il rombo della moto che si allontana.
Se n’è andato. E questa volta è per sempre.

A weight is lifted 
On this evening 
I give the final blow.

Scoppio di nuovo a piangere e nascondo il volto tra le ginocchia. Che cosa ho fatto?

Due braccia forti e muscolose mi cingono, improvvisamente, le spalle e mi cullano dolcemente, cercando di farmi ritrovare la serenità. Ma non sono queste le braccia tra cui vorrei trovarmi in questo momento.

-Oh Marco, che cosa ho combinato? Sono una perfetta idiota!- mormoro tra uno spasmo e un altro, lasciandomi trasportare dai suoi abbracci.

-Oh Serena, Serena.. cosa devo combinare con te? Non riesci a farne una giusta...- mi rimprovera esasperato. E’sempre stato così, fin da bambini, Marco è più saggio di me e mi ha aiutato in ogni momento di difficoltà.

-Lo so, non c’è bisogno che rincari la dose!- sbotto esasperata. Alzo lo sguardo su di lui, incatenando i miei occhi con i suoi.

-Marco, lui se n’è andato, capisci?-

-E allora? E’ solo un amico... no?- mi chiede con aria maliziosa, nascosta dietro a innocente curiosità.

-No, no, che non lo è! Come puoi dire una cosa del genere? Guardami... guarda come mi ha ridotta! Non ho mai sofferto così tanto in vita mia...- invece di confortarmi, mi fa andare di più in bestia! Gli mollo un pugno in pieno petto, prima di scoppiare di nuovo in singhiozzi. Ma non ho più lacrime da versare: anche quelle se ne sono andate.

-Serena, lui non ha fatto proprio niente. Come pensi si stia sentendo lui, adesso?-

-Credo che sia felice: ha detto che non vedeva l’ora di sbarazzarsi di me...- sussurro distrutta.

Marco mi abbraccia ancora più forte e affonda il viso tra i miei capelli, strofinando il naso sul mio collo.

- Sei proprio imbecille, lo sai?- soffia afflitto. Alza lo sguardo su di me e mi aggiusta i capelli che ho sul viso:- Si vede lontano un miglio che quel ragazzo stravede per te e farebbe di tutto per renderti felice. Non sai quanto ha insistito affinché restasse solo con te, poco fa. Gli avevo detto che non ce n’era bisogno, che avremmo potuto benissimo mandarti un messaggio, ma lui non ha voluto sentire ragioni. E poi, non vedi come gli si illumina lo sguardo quando di vede? O quando parla di te? Se non hai visto tutto questo, sei assolutamente cieca...-

Rimango a fissarlo sbigottita: sì, sono completamente cieca. Perché devo essere così stupida? Perché non l’ho capito prima? Stringo convulsamente la maglia di Marco: -Ormai è tardi, che posso fare?-

-Non è troppo tardi, Serena: se ci tieni davvero a lui, muoviti e vai a cercarlo...-

-Tu dici? E se non mi perdona?- esclamo titubante. Marco sbuffa esasperato e alza gli occhi al cielo, come per chiedere un aiuto divino:- Fidati, lo farà. Di sicuro, lo ha già fatto. Ecco tieni...- si fruga nelle tasche dei jeans e mi da un mazzo di chiavi- prendi la mia auto e sbrigati: non la graffiare, però!-

Lo stringo forte a me e gli scocco un bacio sulla guancia, mormorando un "grazie", con un sorriso a trentadue denti. Afferro le chiavi e inizio a correre verso casa.

Aspettami Mirko, sto arrivando.


Niente, al cellulare risponde sempre la segreteria. Andiamo, Mirko, rispondi! Chiudo la chiamata e tiro il cellulare verso i sedili posteriori: perché li incontro tutti io, i semafori rossi? Non appena scatta il verde parto a tutta velocità. Devo solo svoltare un angolo, poi arriverò al porto.

Guardo l’orologio nel display della radio: merda, è mezzanotte meno cinque. Tra pochissimi minuti la nave salperà per Lampedusa. Devo farcela a tutti i costi.

When darkness turns to light 
It ends tonight, 
It ends tonight.

Con una sgommata degna di un guidatore di rally, entro nel parcheggio del porto: se mi vedesse Marco, mi ucciderebbe. Esco velocemente dall’auto: e adesso? Mi guardo intorno, spaurita: ci sono decine di navi pronte a salpare, quale sarà quella per Lampedusa? Andiamo, Serena, datti una mossa!

Scorgo un operaio intento a scaricare degli enormi scatoloni poco lontano da me:- Mi scusi, saprebbe dirmi dove posso trovare la nave per Lampedusa?- esclamo con il fiatone, per la corsa e l’ansia. Mi indica un’enorme nave bianca con due delfini azzurri disegnati sul fianco. Mormoro distrattamente un “grazie” e inizio a correre più veloce che posso.
Maledette ballerine, perché diavolo le ho messe? Me le sfilo velocemente, rischiando di cadere, per poi riprendere la mia corsa.

A weight is lifted 
On this evening 
I give the final blow.

Un fischio della nave.

Oh no, non ancora. Devo ancora riprendermi il ragazzo di cui mi sono innamorata. Aspetta un altro po’, ti prego!

Un altro.

No! Aspettami.

Un altro ancora.

Mirko, no!

Arrivo trafelata al molo, ma la nave ha già lasciato il porto.

When darkness turns to light

Soltanto pochissimi metri ci distanziano, ma ai miei occhi appaiono chilometri interi. Non è possibile...Provo a cercare Mirko tra le persone sul castello di prua, tra i saluti e gli schiamazzi generali.

It ends tonight, 
It ends tonight.

Sarei capace di riconoscerlo tra mille, ma non riesco a vederlo. Esamino ancora quelle teste con lo sguardo, in cerca del mio nonnetto idiota. Nulla. Forse è sotto coperta.
Quando sto per abbandonare la speranza... eccolo! Sì, è proprio lui, ne sono certa!

-Mirko!- inizio a urlare con tutto il fiato che ho in gola. Fa' che mi senta, fa' che mi senta.

-Mirko! Ehi, Mirko!- agito freneticamente le braccia per attirare la sua attenzione.

-Mirko! Mirko, mi dispiace...-urlo esasperata, mentre le lacrime iniziano nuovamente a rigarmi il volto. Ma lui non mi sente: è troppo lontano ormai.

-Mi dispiace...-mormoro rassegnata, stringendomi per cercare di riempire quella voragine che mi si è formata nel petto.

Ho fatto tardi. Ho sempre fatto tardi, e questa volta lui non mi ha aspettata, ma è andato avanti.

Just a little insight will make this right 
It’s too late to fight

Crollo in ginocchio e guardo la nave che lentamente si allontana da me, portandosi via anche la mia felicità. Le lacrime ormai mi appannano la vista, e sento che la testa potrebbe scoppiare da un momento all’altro.

It ends tonight

Mi dispiace, Mirko. Ho fatto tardi.

It ends tonight

 
 
 
NOTA: Chiedo scusa per il ritardo! La scuola mi sta portando via un sacco di tempo e non riesco a pubblicare in tempo #si genuflette #! Beh, siamo quasi alla fine della storia: tra un po’ Mirko e Serena ci saluteranno. Spero però che la storia vi stia piacendo... fatemelo sapere tramite un commentino, mi sarebbe molto utile. A presto! =D

  
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