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Autore: Meramadia94    08/03/2013    9 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN' ORFANA DA SALVARE

 

E' risaputo che per amore si fanno delle sciocchezze e si commettono le azioni più disparate.

E questo Aramis lo sapeva bene.

Erano passati ormai sei mesi da quando si era lasciata alle spalle il suo passato come Renèe D'Herblay, ed era andata a Parigi alla caserma di Dè Treville, con la ferma intenzione di divantare moschettiere del re.

Ma era pur sempre una ragazza di sedici anni, che seppur fosse abile nel tirar di spada e cavalcare come un uomo nella sua vita non aveva mai lavorato prima d'ora, e ora che aveva deciso di vivere come un uomo si era ritrovata in una casa ben più modesta, anche se comoda e provvista di ogni cosa di cui lei potesse aver bisogno, non aveva idea di come trattarla.

Era per questa ragione che avava lasciato Parigi all'alba e aveva deciso di fare un sopralluogo in tutte le cittadine di campagna intorno alla futura capitale francese: trovare una giovane ragazza bisognosa di lavoro, onesta, affidabile e soprattutto discreta, alla quale affidare la cura della casa e nella quale ( possibilmente) trovare un'amica e confidente con la quale spartire quel pesante macigno che da molto tempo portava.

Aveva girato molto fino ad ora, e le ragazze tra i dodici e i vent'anni che avevano bisogno di lavorare sia per mantenere se stesse che la loro famiglia non mancavano.

Come mancava nei loro occhi, quella scintilla speciale che diceva-:''Parla con me, mi porterò il segreto fin nella tomba.''

Ad Aramis, non serviva una cameriera come tutte le altre, gliene serviva una speciale: che sapesse ascoltarla quando aveva bisogno di parlare con qualcuno, e che comprendesse il suo stato d'animo senza giudicarla, ma soprattutto che tenesse per se il segreto nel caso avesse deciso di affidarglielo.

In altre parole.... aveva bisogno di un'amica.

Ormai si era fatta sera, e non era più il caso di girare in lungo e in largo, magari per nulla.

Tanto valeva cercare di sistemarsi in una locanda.

Ecco un altro paio di maniche.

Dove trovare di punto in bianco una locanda che avesse ancora una stanza libera?

Presa da quasti pensieri non si era accorta che una ragazzina sui dieci anni lle stava attraversando la strada.

Il cavallo s'imbizzarrì all'improvviso, facendo spaventare la ragazzina che perdendo l'equilibriò cadde a terra, e lasciò cadere il sacchetto delle spesa che portava.

Aramis scese subito per darle soccorso.

Era una bimba sui dieci anni, con un lacero abitino blu-notte, calze nere e delle scarpe marroni piuttosto malridotte e un grembiule bianco.

Se non fosse stato per quegli abiti cenciosi, si sarebbe potuto dire che era una ragazzina molto graziosa: capelli castani, pelle olivastra e occhi paragonabili a scheggie d'ambra.

''Stai bene?''- le chiese preoccupata.

La bimba annuì, ma si vedeva che era ancora sconvolta e che fissava in sacchetto terrorizzata.

Aramis lo raccolse e dopo averla aiutata a rialzarsi glielo restituì-:''Non preoccuparti, il pane non si è rovinato.''

La bimaba lo prese sollevata-:''Grazie signore....''- lo guardava con occhi curiosi.

''Ascolta, sai per caso dove posso trovare una locanda per passare la notte?''- chiese Aramis.

La piccola annuì-:''Si, io lavoro in una locanda qui vicino e se volete, vi ci posso accompagnare.''

''Bene, conducimi alla tua locanda allora.''

La ragazzina si affrettò ad obbedire e nel giro di mezz'ora furono alla locanda '' Da Checca'', dove la ragazzina venne accolta in malo modo dal padrone, un uomo robusto, brutto e poco gentile.

''Era ora!!!''- le sbraitò contro-:'' e ora in cucina, i piatti non si laveranno da soli.''

Mentre quell'uomo le sbraitava contro, Aramis aveva legato il suo cavallo nelle stalle.

Lo guardò male.

Non aveva mai sopportato la prepotenza sui più deboli, in particolare sui bambini.

Non sapeva che cosa l'avesse trattenuta dall'andare li e prenderlo a schiaffi.

Una volta all'interno del piccolo albergo, prese posto ad una tavolo vicino alla finestra, poggiando sul bracciolo della sedia cappello e spada.

Il padrone fu molto genitle con lei, giusto per dare una prova in più del fatto che cercava di accattivarsi l'amicizia di persone economicamente e socialmente agiate.

''In che posso obbedrivi, mio signore?''- chiese con un sorriso orribile.

Aramis, quasi per sotolineare il suo disprezzo per lui e tutti quelli come lui, non lo guardò nemmeno in faccia.

''Si... una cena leggera e una camera per una sola notte. Domattina riparto per Parigi.''

L'oste obbedì senza colpo ferire.

Aveva riconosciuto in quel bel giovane biondo e dagli occhi azzurri era un moschettiere del re di Francia, e doveva ingraziarselo se voleva che un giorno la situazione volgesse a suo vantaggio.

Peccato che non sapesse che tutti i suo sforzi e la sua finta gentilezza non gli sarebbero serviti a niente.

Era stata la ragazzina incontrata sulla strada a servirgli la cena e preparargli la camera, e ogni volta che la inquadrava le sorrideva e lei ricambiava il sorriso inarcando la bocca.

Un po' le faceva pena: con tutta probabilità era un'orfanella costretta a lavorare, bistrattata dal padrone e dai vari clienti e forse si era quasi dimenticata che cosa volesse dire la gentilezza di una persona.

Vederla sorridere era bello, tutto sommato.

''Vi auguro la buonanotte monsieur.''- aveva detto quando Aramis salì per coricarsi, mentre lei stava controllando di aver sistemato per bene la stanza per la notte-:'' posso fare altro per voi?''

Aramis scosse la testa e sorrise alla ragazzina-:''No....ma mi piacerebbe sapere come ti chiami.''

La bimba la guardò stranita.

Evidentemente nessuno le aveva mai chiesto come si chiamava o aveva comunque dimostrato qualche interesse per lei.

Ad ogni modo rispose ricambiando il sorriso-:''Mi chiamo Lunette.''- e nel dir così se qandò per andare a coricarsi in quella stanza che non era nemmeno una stanza: un pagliericcio sotto una scala.

La mattina dopo, Aramis dopo un lungo sonno ristoratore scese le scale per saldare il conto.

''Felice che abbia ben riposato mio signore...''- fece l'oste-:'' il totale è di sessanta franchi, compresa la biada per il cavallo.''

''Sono disposto a pagarvene cento...''- fece Aramis sorprendendolo-:'' ma in cambio vorrei che mi permetteste di comprare la ragazzina che vi fa da serva.''

L'oste era ancora più sorpreso-:''Volete dire Lunette?''

Aramis annuì decisa.

''Sono diventato moschettiere da poco e ho bisogno di una domestica, e credo che la ragazzina faccia al caso mio.''

Inutile dire che all'avido oste interessavano di più i soldi che una ragazzina che gli faceva da serva, considerando che ne avrebbe trovata un'altra molto facilmente.

''Affare fatto, potete tenervi la ragazzina in cambio di cento franchi.''

Un'ora dopo, una alquanto stupita Lunette usciva dalla locanda per andare a portare via dalla stalla il cavallo bianco su cui era arrivato quel bel giovane che lei stessa aveva condotto alla locanda la sera prima.

Ancora non riusciva a credere di poter lasciare quella vita alla volta di Parigi.

Aramis salì in groppa al cavallo e si rivolse a Lunette.

''Pronta?''

La ragazzina avrebbe voluto rispondere, ma talmente sconvolta com'era riusciì solo a boccheggiare e ad annuire.

Aramis sorrise e le tese una mano per aiutarla a salire a cavallo.

Insieme si diressero verso Parigi, città che avrebbe riservato tante sorprese alla piccola Lunette.

Guardando il cartone ho sempre pensato, che ad Aramis avrebbe fatto piacere avere un' amica con cui confidare il suo dolore e sfogarsi, e che conoscesse la verità sul suo conto.

Non ero nemmeno sicura di volerla pubblicare.

Spero che vi piaccia ma nel caso ci siano problemi fatemelo sapere ed io non esiterò a cencellare tutto. 

  
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