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Autore: flors99    11/03/2013    22 recensioni
Cosa succederebbe se un segreto fosse riportato alla luce dopo tanti anni?
Un segreto che Narcissa Malfoy Black ha cercato a tutti i costi di nascondere.
Dal capitolo:
- Sei in ritardo. – disse Hermione; ma lo disse in modo dolce, senza rimprovero, come una madre a un figlio.
- Io non sono mai in ritardo. – disse Allyson con un sorriso furbo. – Sono gli altri a essere in anticipo.
“Io non sono mai in ritardo Mezzosangue, sono gli altri ad essere in anticipo.”
A Hermione per poco non cadde la piume di mano.
Aveva usato le stesse parole di Draco. Lo stesso ghigno, la stessa arroganza, addirittura lo stesso sguardo.
Possibile che fosse solo una coincidenza?
Un giuramento segreto.
Un legame proibito.
Un segreto mortale nascosto tra le parole non dette e i sospiri del silenzio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Draco! – questa fu l’esclamazione di Narcissa quando si ritrovò il figlio davanti. La donna ringraziò Salazar di essere riuscita a contenere il tono e di non far trapelare tutto il tormento che la attanagliava in quell’istante. Fissandolo negli occhi grigi ebbe la fugace visione della sua bambina, ormai non tanto più bambina, ma la scacciò immediatamente, mentre lo sguardo le si appannava di nuovo.
- Madre. – rispose il figlio sorridendole leggermente.
Dopo un esame più accurato, Narcissa si accorse di una piccola testa cespugliosa che spuntava al di là del braccio di Draco, come se si stesse nascondendo. Rimase sconcertata – e non poco – quando si rese conto di chi era.
- Voglio andarmene. – bisbigliò la giovane Grifondoro, con uno sguardo smarrito. Draco non le diede retta, ma anzi la spinse avanti, in modo da avere una perfetta visuale dello sguardo disgustato di Narcissa. – Io non c’entro con questa storia, Malfoy! E’ un problema tra te e tua madre, non devi mettermi in mezzo! – aggiunse, dato che non aveva ricevuto risposta, con tono più alto.
- Tu hai dato a mia madre della bugiarda e io devo chiarire questa cosa il prima possibile. – rispose impassibile, fissandola con sguardo freddo.
- Non voglio entrare in questa storia. – soffiò la ragazza, come un gatto arrabbiato.
- Ci sei già dentro fino al collo, Granger.
- Sei un…un…
- Mi insulterai dopo, Mezzosangue.
- Non chiamarm…
- Draco, perché siete qui? – la voce sorpresa di Narcissa Malfoy, li fece voltare entrambi. La donna era rimasta sconcertata, non tanto dal mezzo litigio che stavano avendo (anzi, lo riteneva normale), quanto piuttosto della facilità con cui parlavano e della complicità, che brillava nelle loro iridi. Stavano litigando, ma c’era qualcosa tra loro, qualcosa di innegabile a cui Narcissa non sapeva dare un nome.
- Devo…devo…parlarti. – rispose, stranamente esitante.
- Lei cosa ci fa qui? E perché le stai così vicino? – alla domanda della madre, il ragazzo si allontanò impercettibilmente da Hermione e di questo la ragazza, non poté che rimanerne ferita. Soprattutto per gli occhi pieni di disgusto con cui la donna l’aveva guardata e che non l’avevano persa di vista un momento.
- La Granger è uno dei motivi per cui io sono qui. – spiegò il ragazzo.
La donna alzò un sopracciglio.
- Non so di cosa tu voglia parlarmi, Draco, ma, di qualunque cosa si tratti, non voglio che quella ascolti la nostra conversazione. – chiosò Narcissa con tono impassibile, che non ammetteva repliche. Soltanto una persona più attenta avrebbe potuto notare una sfumatura di dolcezza nelle parole che rivolse al figlio, nonostante fossero state dette con durezza. Per questo, se a Draco, il tono della madre non diede fastidio, avendo trovato quella sfumatura di tenerezza che solo lui era in grado di riconoscere, a Hermione fece ribollire il sangue nelle vene.
- Quella… - sottolineò la ragazza, incapace di trattenersi. - …ha un nome e un cognome, come tutti quanti.
Lo sguardo di Narcissa s’indurì, mentre Draco sospirava, alzando gli occhi in alto.
- Granger, mia madre sa come ti chiami, non c’è bisogno di fare queste precisazioni.
- Mi ha offeso! – replicò la Grifondoro.
- Non era un’offesa, per Merlino! Ma ti sembra il momento di discutere su una cosa del genere?
Hermione arrossì leggermente, rendendosi conto che aveva ragione. Nonostante tutto non frenò la lingua, anche se sapeva di essere dalla parte del torto.
- Tu mi hai portato qui con l’inganno e io dico quello che voglio. – incrociò le braccia al petto e fissò Narcissa freddamente, pensando a come quella donna avesse ferito la sua amica. Non aveva dimenticato gli occhi di Allyson: occhi duri, occhi freddi, ma sotto ai quali si nascondeva una quantità enorme di sofferenza, che ancora Hermione non riusciva a capire come potesse sopportarla. Non aveva dimenticato quelle lacrime imbrigliate nelle ciglia scure, che non erano volute scendere lungo il viso della Serpeverde, ma avevano preferito conservare il proprio dolore e nasconderlo dallo sguardo altrui.
- La Granger resta qui, madre. Ho bisogno di parlarti e lei mi è indispensabile. – proruppe Draco, cercando di interrompere quella lotta di sguardi che la donna e la Grifondoro avevano intrapreso.
- Non comprendo la necessità della sua presenza.
- Se riuscirò a parlare, forse lo dirò. – sbuffò il ragazzo, pensando che alle volte sua madre sapeva essere davvero testarda.
- Non la voglio qui. – concluse Narcissa.
Hermione, che fino a quel punto, aveva cercato di trattenere la repulsione e il risentimento che provava per quella donna, come un uragano in piena, puntò i piedi, profondamente oltraggiata.
- Neanche io vorrei essere qui, signora Malfoy. Tuttavia la mia presenza è dovuta a una sua colpa. – disse, freddamente.
Narcissa aggrottò lo sguardo.
- Di cosa sta parlando, Draco? – chiese sinceramente confusa, rivolta al figlio.
- Granger, non azzardarti a dire una parola di più. – sibilò Draco, avendo notato il cipiglio furioso della ragazza.
- Credo che lei sappia di cosa sto parlando. – sbottò la Grifondoro, facendo finta di non aver udito il Serpeverde.
- Senti ragazzina, non ho voglia di giocare. Non so perché mio figlio ti abbia portato qui, ma non…
- Diglielo, Draco! – esclamò Hermione, presa da una rabbia che andava oltre i limiti. – Perché non le chiedi di dirti la verità? Hai paura che io possa avere ragione? – chiese ancora più furiosa. Immagini della Serpeverde si susseguivano nella sua testa, immagini che avrebbe preferito dimenticare.

Gli occhi di Allyson, occhi impenetrabili, ma che poche ore fa le aveva fatto vedere una vera e propria voragine. Un burrone nero, enorme, creatosi dalla sofferenza che aveva corroso tutto quanto.

Dolore.

Le sue labbra che tremano, i denti che le mordono per bloccare quel tremolio e non far vedere la sua debolezza.

Dolore.

Il suo sorriso incrinato, la sua voce stentata, la sua fiducia fatta a pezzi.

Dolore.

Narcissa neanche si rendeva conto del male che le aveva fatto.

- Cosa…cosa sta dicendo? – ripeté Narcissa.
Il figlio la guardò per un attimo, poi parlò.
- Una questione che non abbiamo risolto. Riguarda la nuova studentessa che è venuta a scuola…Allyson Starr. – appena pronunciate quelle parole, il Serpeverde fissò la madre intensamente, pronto a coglierle qualunque possibile espressione sfrecciasse sul suo viso.
Ma sul volto di Narcissa non ci fu niente. La donna rimase ferma, come se fosse una statua di granito; non permise che nessuna emozione scalfisse il suo petto, anche se sentire il nome della figlia uscire dalla labbra di Draco l’aveva profondamente turbata.
- Qualche ora fa la Granger e la Starr sono venute a parlarmi, sproloquiando su un mucchio di scemenze che…
- Non sono scemenze! – lo corresse Hermione. Draco le lanciò un’occhiataccia, ma la ragazza non si scompose.
- Comunque, stavo dicendo, che sono venute a parlarmi, riferendomi una cosa che ho ritenuto falsa.
- Quanto la fai lunga, Malfoy.
- Cosa?
- Abbrevia! Non c’è bisogno che tu descriva ogni singolo momento della tua vita! – bofonchiò Hermione.
- Avrò il diritto di parlare quanto mi pare e piace? – chiese Draco, altrettanto irritato.
- Non adesso! Perché non dici le cose come stanno senza troppi giri di parole? Hai paura della verità, vero? – sibilò velenosa.
- Smettila, Granger. – sussurrò a denti stretti.
- Smettetela entrambi. – disse Narcissa in tono autoritario. – Draco, non devi abbassarti al suo livello. – l’offesa non tanto velata, né tanto implicita, non fece altro che aumentare il malumore di Hermione, ormai sul punto di scoppiare.
- Ho bisogno di sapere una cosa, madre, e voglio una risposta sincera. – si costrinse infine a dire Draco, percependo anche la lui la tensione che si stava espandendo nella stanza. – Chi è Allyson Starr?
Narcissa s’irrigidì visibilmente, ma i suoi occhi rimasero impassibili.
- Per quale motivo mi fai questa domanda?
- Perché lei gli sta nascondendo qualcosa, e lui se ne è accorto, ecco perché! – scattò la Grifondoro come una molla, anche se, a pensarci bene, Draco non si era accorto proprio di un bel nulla. Era stata lei ad andare da lui per dirgli la verità, era stata lei ad ascoltare Allyson e a consolarla, incapace di far niente, era stata lei a ricollegare i segni, mentre il Serpeverde, da bravo asino qual era, non ci aveva minimamente fatto caso.
- Granger… - l’ammonì Draco.
- Non usare quel tono, ragazzina! – replicò Narcissa per l’appunto. Il ragazzo si massaggiò le tempie; voleva davvero andare dritto al punto, chiedendo a sua madre la verità, sicuro di ricevere una smentita. Eppure c’era qualcosa che lo bloccava prima di pronunciare quelle parole, aveva un cattivo presentimento e non era poi così sicuro di voler continuare quella conversazione.
- Io…
- Allyson Starr è mia sorella. – proruppe Draco, interrompendo Hermione e guardando negli occhi la madre, che, a quelle parole, era diventata una statua di sale. – Questo mi hanno detto le due ragazze e, in particolar modo, la Granger non fa altro che ripetermelo. – aggiunse modulando la voce e accorgendosi dell’immobilità di Narcissa. – E sono venuto qui per far capire a chi crede che tu sia bugiarda, che si sbaglia sul tuo conto.
- Io non mi sbaglio, Draco. Sono sicura, sei tu che non vuoi affrontare la verità.
- Granger, tappati quella boccaccia, non voglio ascoltarti.
- Oh certo! – scoppiò la ragazza. – Fai sempre così! Fuggi dai problemi ogni volta che si presentano! Se tu ti fermassi a riflettere per un minuto, per un singolo attimo, sulle parole mie e di Allyson, senza pregiudizi, ti renderesti conto che abbiamo ragione!
- Tu… - un mormorio strozzato fuoriuscì flebile dalle labbra di Narcissa che fino a quel momento era rimasta in silenzio, incapace di parlare. – Tu… - ripeté, guardando Hermione, come se fosse una persona orribile. – Hai…hai detto…a mio figlio…una cosa simile? – riuscì a mettere insieme la donna.
- Sì. – rispose la Grifondoro, senza esitare.
Narcissa sembrò perdere leggermente il contegno. Sentì una rabbia pazzesca risalirle lungo la spina dorsale: non accettava che quella stupida ragazzina avesse osato immischiarsi in quel modo nella sua vita, rivelando a Draco un segreto tanto grande. Non accettava la sua impudenza, il suo sguardo fiero e orgoglioso, il comportamento quasi sprezzante nei suoi confronti. Non accettava il tono con cui aveva risposto, come se la stesse accusando. Ma chi era quella ragazzina per rinfacciarle il suo più grande errore, in modo così aperto? Cosa ne sapeva di cosa lei aveva passato in quegli anni, lontana dalla sua bambina? Cosa ne sapeva quella Grifondoro, delle lacrime che avevano rigato il suo viso, per tante notti? Cosa diavolo ne sapeva quella Mezzosangue di lei? Di quello che aveva passato?
- Non… - Narcissa non riuscì neanche a parlare, da tanto che la rabbia la imprigionava. – …osare ma più. – ogni parola usciva dalle sue labbra come il sibilo velenoso di un serpente.
- Ho detto solo la verità.
- Non so di cosa stia parlando, Draco. – disse Narcissa, recuperando il fiato per parlare, imprigionando la sua rabbia e voltandosi a guardare il figlio. Quella bugia le era rotolata fuori dalle labbra prima che potesse fermarla e per quanto si sentisse male per la facilità con cui mentiva a Draco, si sarebbe sentita peggio se lui avesse saputo la verità. Non voleva pensare a quando avrebbe dovuto sapere tutto, non voleva neanche immaginarselo; sperava solo che fosse il più tardi possibile, di sicuro non in quel momento. Non lì. Non nello stesso luogo che era stato testimone del suo segreto nascosto per anni.
Draco stava per dire qualcosa, ma Hermione lo precedette, colta dall’ira e pronta a scattare verso di lei, senza neanche sapere cosa volesse fare.
- Bugiarda! – a quelle parole, Draco, la fulminò con lo sguardo e la agguantò, bloccandola e costringendola dov’era. – Lei è una bugiarda! – gridò la Grifondoro, mentre la stretta della mano di Draco sul suo polso si rafforzava e lei percepiva un dolore lancinante, laddove le dita del ragazzo stringevano sui suoi lividi.

Gli occhi di Allyson, occhi impenetrabili, ma che poche ore fa le aveva fatto vedere una vera e propria voragine. Un burrone nero, enorme, creatosi dalla sofferenza che aveva corroso tutto quanto.

Dolore.

Le sue labbra che tremano, i denti che le mordono per bloccare quel tremolio e non far vedere la sua debolezza.

Dolore.

Il suo sorriso incrinato, la sua voce stentata, la sua fiducia fatta a pezzi.

Dolore.
 
- Basta, Mezzosangue! – esclamò il ragazzo strattonandola. La fitta di dolore che colpì Hermione fu talmente forte che la ragazza si morse le labbra, senza poter però impedire che gli occhi le si facessero lucidi. – Smettila con questa messinscena, non ne hai più bisogno.
- Sei uno stupido, Malfoy. – mormorò, guardandolo negli occhi. – Come puoi credere che io possa mentire su una cosa simile? Che razza di persona credi che io sia? – sussurrò ancora, con tono triste. Il ragazzo sembrò vacillare un momento di fronte ai suoi occhi, ma lanciando poi un’occhiata alla madre, riacquistò una maschera impassibile sul viso.
- Madre…siete sicura di non saperne niente? – chiese poi dopo qualche secondo, come se volesse credere anche lui alle parole della ragazza, ma non riuscisse a farlo.
- Io non so di cosa stia parlando, Draco. Sono tua madre, che razza di persona credi che io sia? – domandò, usando volutamente le stesse parole della ragazza, mettendo così il figlio di fronte ad una scelta.
Ogni parola rivolta a Draco, per Narcissa, era una pugnalata. Era una bugia. L’avrebbe odiata quando avrebbe scoperto tutto, forse sarebbe davvero stato meglio dirgli la verità immediatamente, raccontargli come erano andate le cose, le sue motivazioni, ma sapeva di non potersi riuscire in quel momento. Quel giorno aveva già perso una figlia e il cuore le si stava spezzando a metà dal dolore. Non poteva permettersi di perdere anche suo figlio. Non ora, non in quel momento in cui vedeva tutto nero. Aveva bisogno di Draco, di un po’ di luce, non poteva perderlo adesso.
- Dovrebbe vergognarsi. – sibilò la ragazza, guardandola con disprezzo. – Dovrebbe vergognarsi di se stessa, signora Malfoy. Sta usando il suo affetto contro le mie parole. E’ una cosa davvero orribile, anche per una come lei. – concluse, con le buone maniere che ormai erano andate a quel paese.
- Non ho tempo da perdere con le tue fandonie, ragazzina. – Narcissa voleva chiudere la discussione, il pià presto possibile.
Nell’udire quelle parole, una lacrima scese dal viso di Hermione senza che lo potesse impedire; si liberò con uno strattone violento dalla presa di Draco e osservò il suo polso arrossato, mordendosi le labbra per il dolore. Ma quando si voltò a guardare Narcissa, non c’era nessuna traccia di debolezza nei suoi occhi, soltanto rabbia.
- Fandonie? Allyson sarebbe una fandonia?! Allyson è sua figlia e lei non si rende nemmeno conto del male che le ha fatto! Della voragine che ha creato nei suoi occhi!
- Smettila, ragazzina. – riuscì a malapena a soffiare Narcissa a quelle parole crudeli, ma vere.
- Dopo che ha parlato con lei è venuta da me! Stava piangendo! Piangeva e per colpa tsua! L’ha trattata come un oggetto, come se fosse un pacco postale da rispedire al mittente e persino ora nega la sua esistenza e il valore che ha per lei! – esclamò, con le parole piene di rammarico. – E mi chiedo come lei possa guardarti allo specchio ogni mattina, e non provare disgusto per ciò che è.
- Granger, basta. – stavolta fu Draco a parlare. Aveva notato uno strano singulto nel corpo della madre quando la ragazza aveva parlato e un lampo di dolore passare attraverso i suoi occhi blu; ed era stato orribile vedere sua madre così debole, anche solo per un secondo.
- Non ha neanche il coraggio di dire a Draco la verità. – riprese Hermione senza ascoltare il Serpeverde. – Non ha neanche il coraggio di affrontare i propri errori. E quello che mi chiedo, signora Malfoy, è che cosa avrebbe detto se al posto mio fosse venuta Allyson. Come l’avrebbe guardata negli occhi, nella sua voragine, e negato la vostra parentela davanti a Draco. Mi chiedo cosa, chi, avrebbe scelto.
E fu nello strano silenzio che seguì a quelle parole dure, che Draco, guardando sua madre, cominciò a sentirsi male. Narcissa era stata il suo modello e guida alla crescita fin dall’infanzia: forse non una madre perfetta, ma era un’ottima madre, che lo aveva amato e gli aveva dato tutto quello di cui aveva bisogno. Ma adesso, specchiandosi nello sguardo blu della donna, non si riconosceva. Non la riconosceva. Vedeva i suoi occhi pieni di un dolore indicibile che si sforzavano di non confessare; vedeva il suo viso contratto in una smorfia di sofferenza; osservava le sue mani, rigide lungo i fianchi, colte da un insolito tremolio.
- Madre…? – la richiamò incerto.
E a quel sussurro, Narcissa cedette. Forse erano state le parole della ragazza,“non ha neanche il coraggio di dire a Draco la verità”; forseera stato quel sussulto che aveva squassato il petto; forse era stato Draco, che col suo mormorio le aveva fatto capire quanto fosse smarrito della piega che aveva preso la conversazione. Forse fu tutto questo insieme, ma Narcissa si ritrovò con gli occhi lucidi, il cuore che batteva all’impazzata, la gola che bruciava mandandola a fuoco, e il peso di una bugia, troppo grande da sopportare.
- Mi dispiace, Draco. – sussurrò, con la forza di un flebile soffio di vento. – Mi dispiace tanto. – ripeté, guardandolo attraverso gli occhi velati, con lo strappo nel cuore che si allargava.
Narcissa fu certa che Draco avesse capito quando vide una serie di emozioni passare attraverso il suo viso: sorpresa, incredulità, confusione, e tanta, tantissima delusione. Sembrava lo sguado di Allyson. Fece appena in tempo a capire quanto a fondo lo avesse ferito, quanto fosse sul punto di crollare, prima che il Serpeverde, con uno sguardo che non gli aveva mai visto prima, se ne andasse dalla stanza, allontanandosi il più velocemente possibile.
 
 
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Quando Harry entrò nella camera, avvolta nella penombra, per poco non inciampò.
- Ahia. – borbottò, mentre si riaggiustava gli occhiali sul naso.
- Haddy! – esclamò Ginny, non appena lo vide. Lo sguardo della giovane Weasley era ancora un po’ lucido, segno che aveva ancora alcune linee di febbre, ma anche curioso e sorpreso. – Che ci fai buì?
- Volevi sapere come stavi. – rispose sorridendo.
- Ba tu non buoi entrade nel dorbitorio delle ragadde! – rifletté Ginny, confusa.
- Hermione mi ha insegnato un incantesimo da usare sulle scale, per impedire che si trasformino in uno scivolo. – spiegò con naturalezza.
- Ah…Per cado hai bisto Herbione adesso?
- Ad essere sinceri, no. Poco fa ho visto che si allontanava con Malfoy, credo che li volesse la McGranitt…
- Balfoy?! – Ginny scattò come una molla a quel nome e i suoi occhi s’illuminarono. – Alloba l’ho convinba! – esclamò felicemente.
- Convinta di cosa? – Harry aggrottò lo sguardo. Stavolta era il suo turno di essere confuso.
- Niende, niende…Code tra donne… - bofonchiò la ragazza, sapendo che con quella frase, “Cose tra donne”, avrebbe impedito ad Harry di fare qualunque domanda indiscreta. Infatti, il ragazzo sorrise, lasciando cadere il discorso.
- Non dovresti sforzarti di parlare, Ginny. La febbre non ti passerà mai, in questo modo.
- Herbione mi ha deddo la stedda cosa un’oda fa. Berché tutti vi preoccupade codì tanto? Io sto bedissimo!
Il Grifondoro rise, accarenzandole una guancia e, come per reazione chimica, il viso di Ginny divenne più rosso di quanto già non fosse.
- Ci preoccupiamo per te perché ti vogliamo bene. Soprattutto Ron: voleva portarti al San Mungo quando Hermione gli ha detto che non avresti fatto l’allenamento di Quidditch…
Ginny bofonchiò qualcosa d’incomprensibile sul fratello, stringendosi le ginocchia al petto. Harry la osservò ancora qualche secondo, scoppiando poi a ridere.
- Carino il tuo pigiama con le mucche, Ginny. – la prese in giro sorridendo e senza cattiveria.
La giovane Weasley ebbe un singulto. Arrossì fino alla punta delle orecchie, rendendosi conto solo in quell'istante in quale stato dovesse essere: il viso rosso, gli occhi arrossati e le lucidi per la febbre, i capelli completamente all’aria, il tutto contornato dal suo splendido pigiama con le mucchette.
- Dod guardarbi! – eclamò, tirando su la coperta per coprirsi il viso. – Sodo orridile!
Harry ridacchiò, prendendo la stoffa del piumone tra le mani.
- Ginny, non essere ridicola… - mormorò, scostando la coperta. – Stavo solo scherzando…
- Ma io do! Sono orridile! – ripeté la piccola Weasley rifugiandosi nuovamente sotto il tessuto, fuori dalla portata dei suoi occhi.
- Non dirlo neanche. – chiarì Harry, con voce seria. – Ginny, guardami. – ordinò.
La chioma rossa fece timidamente capolino dal piumone e lo fissò con due occhioni, aspettando chissà quale giudizio.
Harry afferrò la coperta e la scostò completamente, senza troppi preamboli. Le prese il viso tra le mani, sorridendo con dolcezza e poggiando la fronte sulla sua.
- Per me potresti indossare qualunque cosa…Rimarrai sempre la mia bella addormentata. – il cuore della ragazza fece una capriola e il suo corpo si accaldò ancora di più, mentre il respiro si faceva irregolare. - Uhm…credo che ti sia salita ancora la febbre…scotti, Ginny. – aggiunse Harry successivamente, dopo aver sentito la fronte della Grifondoro.
- Dod è la feddre che bi fa queddo effeddo. – chiarì la ragazza, con semplicità, dandogli un bacio sulla guancia. Harry si girò facendo incontrare le loro labbra, facendo andare a fuoco la Grifondoro per quel contatto improvviso.
- …Di verrà la feddre, Haddy. – mugolò Ginny, per quel che ci riuscì.
- Non mi verrà. – rispose il ragazzo, baciandola di nuovo e troncando le sue deboli proteste sul nascere. – E comunque…potresti non chiamarmi Haddy? …Non mi piace come nome.
La ragazza scoppiò a ridere sonoramente.
- Dei gelodo?
- Uhm…Non sai quanto. – borbottò il ragazzo, mentre gli prendeva il viso tra le mani e lo baciava con più convinzione, con meno delicatezza rispetto a un istante prima.
- Stupido. – mormorò la Grifondoro. - Dod hai mo-divo di eddere gelodo. E comunque ti veddà la fe-feddre! – riuscì a malapena a soffiare, quando si staccò da lui; come sempre, i baci di Harry la mandavano nel pallone. Difatti, non ricordava neanche il momento in cui si era stesa sul letto, trascinando Harry con sé.
- No…sono immune al raffreddore. – dichiarò il ragazzo.
- E coda ne sai? – domandò confusa, facendo in modo che Harry la guardasse negli occhi.
- Intuito maschile.
- Non esisde l’induido maschide. – lo corresse Ginny. - Voi ragaddi non avede induido, siete degli idiodi. – l’offesa leggermente esplicita fece aggrottare le sopracciglia a Harry, che si ritrovò a fissare il sorrisetto sarcastico che si era creato sulle labbra della ragazza.
- Ah sì? – domandò il ragazzo, sorridendo.
- Assoludamente dì!
- Questo lo dici tu.
- Dod lo credo sodo io! È scendificamende provado che… - non completò la frase, perché Harry prese a mordicchiarle il collo, bloccandole il respiro. E per quanto Ginny avesse voglia di ribadire che era scientificamente provato che i maschi avessero un cervello piccolo quanto una nocciolina, in quel momento non si dispiacque poi così tanto delle sue mancate parole.
- Ok, Ginny…Dato che, come dici tu, non ho ragione io e mi verrà la febbre…Non ti bacerò sulle labbra. - La Grifondoro aggrottò le sopracciglia, confusa, a quelle parole. - …Anche perché scommetto che sarai tu a baciarmi. – Harry soffiò quelle sillabe sul suo viso, facendola rabbrividire.
- E’ uda scommedda? – borbottò Ginny, studiandolo.
- Sì. Scommetto che mi bacerai e che non ti interesserà più della febbre.
- Ma… - Ginny cominciò a protestare, ma le sue proteste si spensero in un gemito, quando il ragazzo riprese a torturarle il collo, sfiorandolo con le labbra in tutta la sua lunghezza.
- Non…non vale codì, però! – esclamò la giovane Weasley, avvampando e mordendosi le labbra. Harry ridacchiò, sentendo le sue gambe serrarsi intorno al suo bacino e la sua mano stringere la stoffa della maglia.
- Perderai… - borbottò solamente, facendo fare una capriola al cuore di Ginny con quella semplice parola.
- H-harry… - sfiatò con un sussurro.
- Hai detto qualcosa, Ginny? – le mormorò sulle labbra.
La ragazza commise l’errore di guardarlo negli occhi, perdendo completamente le proprie capacità cognitive.
- D-d-do! – esclamò, più che mai decisa a non lasciarlo vincere e stringendo le mani in un pugno per impedire loro di prendergli il viso tra le mani e baciarlo finché non avesse avuto bisogno d’aria.
- Sicura? – domandò Harry, con un’espressione canzonatoria. In modo lento e esasperato, sfiorò la pelle calda sotto il pigiama della ragazza, sentendola tremare forte. – Proprio niente? – chiese mentre le sue dita le facevano girare la testa.
Ginny riusciva solo a pensare a quel gran caldo che sentiva. Il cervello le si stava annebbiando e aveva brividi ovunque.
Forse mi sta tornando la febbre. – riflettè la ragazza, in uno sprazzo di lucidità.
O forse no. – rifletté ancora meno lucida, quando Harry sostuituì le labbra alle mani e le baciò la pancia, mandandole una forte scarica elettrica.
- Haddy… - mugolò, al limite della sopportazione - …di veddà la feddre. – ripeté per l’ennesima volta, nonostante in quel momento le sembrasse essere una cosa di importanza irrisoria.
- E che mi venga…che mi venga la febbre, il raffreddore e tutte le malattie del mondo. – le sussurrò Harry tornando nuovamente sopra sulle sue labbra, a un millimetro dalle proprie, e facendola rabbrividire come non mai.
- Dei….dei…
- Sono?
- Dei uno stroddo! – sbottò Ginny, prendendogli il viso tra le mani e cedendo al desiderio che la corrodeva. La ragazza percepì la dolce risata di Harry infrangersi contro le sue labbra e il suo cuore cominciò a battere furiosamente. Schiuse le labbra in modo naturale, senza che il Grifondoro potesse incoraggiarla a farlo. La lingua del ragazzo s’insinuò lentamente nella sua bocca e Ginny ricordò solo in maniera vaga che sì, per Merlino aveva la febbre!, anche se questo pensiero sparì totalmente, quando Harry la ribaciò. Inizialmente con delicatezza, ma, quando la sentì tremare sotto le sue mani, prese a divorarle le labbra. Le mani sui suoi fianchi si spostarono con urgenza sulle spalle, la schiena, il collo…Ginny cominciò a sentirsi piacevolmente svenire, tremando come una foglia.
- Co-codì… - borbottò Ginny col respiro spezzato, quando si staccò da Harry in cerca di ossigeno. - …eda queddo il duo intento quando dei venudo buì…
- Mmm… - mormorò il ragazzo, fingendo di pensarci. – Sì, mi hai scoperto. – rispose infine con fare cospiratorio. – E comunque…hai perso la scommessa.
- Poi dod lamendardi quaddo avrai la fe… - la frase di Ginny rimase sospesa nell’aria, perché la ragazza si morse le labbra, bloccando un gemito che le era risalito lungo la gola. Le sembrò di essere sotto una doccia fredda, che però le procurava intensi brividi di calore, alternandosi a folate di ghiaccio, mentre Harry la toccava dappertutto e con urgenza, e la ragazza sperò solo che continuasse così in eterno. E al diavolo la febbre…
Ginny si spinse contro di lui, togliendogli quella maledetta maglia, frustata da quegli inutili strati di pelle. Harry emise un verso rauco, quando i palmi delle mani di Ginny gli andarono ad accarezzare l’addome. La maglietta leggera del suo adorato pigiama con le mucche fece la stessa fine della felpa di Harry, svolazzando sul pavimento.
Ma proprio quando Ginny era mezza morta dal desiderio ed era più che sicura che anche per lui fosse lo stesso, una voce proruppe fuori dalla stanza e avvertì chiaramente dei passi salire le scale in fretta.
- Ha-harry….hai rimeddo l’incantedimo alle scale, vero? – domandò, con un dubbio tremendo che si stava facendo strana nella sua mente.
- …No. – borbottò nel panico, quando si rese conto di cosa stesse per succedere.
- Ginny, sono venuto a vedere come stavi e se ti era passata la febb… - disse Ron, tirando giù la maniglia. Con una velocità impressionante, prima che il fratello finisse di parlare, la ragazza afferrò la bacchetta sul comodino e serrò la porta. Ron sollevò le sopracciglia confuso, quando trovò la porta chiusa a chiave.
I due ragazzi si allontanarono di scattò, entrambi presi dalla frenesia per poter sfruttare quei pochi secondi che avevano guadagnato.
- Vestidi Haddy! – sibilò Ginny, nel panico, lanciando a Harry la felpa che ricadde per terra. Il ragazzo aveva, infatti, un’espressione letteralmente terrorizzata sul viso e non riusciva a muoversi di un millimetro.
- Haddy! – al richiamo di Ginny, il Grifondoro si riprese leggermente mettendosi la felpa al contrario.
La ragazza fece a malapena in tempo a rimettersi il pigiama e a rintanarsi sotto le coperte, serrando gli occhi prima che udisse il fratello sussurrare un “Alohmora” al di là della porta.
- Ginny, sono venuto a vedere come stavi, dato che le scale stranamente non scivolavano e…Harry? – chiese sorpreso il fratello, quando lo scorse nella stanza con un’espressione strana.
- Ciao, Ron! – rispose con enfasi l’amico.
- Ma non avevi detto che studiavi erbologia con Neville? – domandò sospettoso il rosso.
- Infatti, ma…ma…abbiamo finito prima.
- Ah… - borbottò per nulla convinto di quella spiegazione. – Come sta, Ginny? – chiese poi, dato che si era accorto che la sorella dormiva. O almeno credeva che dormisse.
- Non so. – rispose Harry. – Dormiva già, quando sono venuto a trovarla. – farfugliò, arrossendo.
La ragazza emise un mugolio, per poi aprire gli occhi e simulare un grosso sbadiglio. Stiracchiò le braccia e si voltò verso il fratello.
- Dao Ron… - mormorò debolmente, in una perfetta imitazione di una persona appena sveglia e con la febbre.
- Hei, Ginny… Come stai? – si sedette sul letto e le accarezzò una guancia teneramente.
- Meglio. Non beniddimo, ma meglio. – rispose, vergognandosi un po’ a mentire così spudoratamente al fratello.
Ron la guardò leggermente dubbioso, ma poi sorrise.
- Allora ti lascio riposare. – disse alzandosi.
- Vai già via? – chiese Harry leggermente sorpreso.
- Sì, ho da fare. – chiosò, senza dare ulteriori spiegazioni. Si diresse verso la porta, anche se prima di uscire del tutto, parlò nuovamente. – Comunque, Harry…prima ho incontrato Neville e ha detto che non ne sapeva nulla delle vostre lezioni di erbologia…e poi hai la maglia al contrario.
Il ragazzo arrossì.
- Oh, ehm…sai…sono sempre distratto, pr-probabilmente è da stamattina che è al c-contrario…e…Neville si sarà sicuramente dimenticato delle le-lezioni di…
- E tu, Ginny, devi avere qualche allergia.
- A-allergia? – domandò la sorella, confusa.
- Hai il collo completamente rosso. Sempre che sia allergia… – rispose Ron, semplicemente, prima di uscire definitivamente dalla stanza.
Harry e Ginny spalancarono la bocca, rossi come due pomodori, mentre il giovane Weasley, al di là della porta, non poté fare a meno di ridacchiare per le loro espressioni sbalordite.
 
 
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Quando Allyson, dopo aver salutato Theo, si rifugiò nella sua stanza, non poté fare a meno di buttarsi sul letto e soffocare il viso contro il cuscino.
 
Maledizione!
 
Sentì delle lacrime di frustrazione salirle agli occhi e questo la fece arrabbiare ancora di più. Non era il tipo di ragazza che piangeva per una sciocchezza del genere, anzi lei non piangeva affatto, di solito. Solo che…si sentiva così maledettamente confusa! Non poteva sentirsi così bene dopo aver passato la giornata con Theo, non poteva, non doveva. Soffocò nuovamente la testa contro il cuscino, tentando di non pensare a niente.
Rimase in quella posizione finché non decise di alzarsi, nervosa. Uscì dalla sua stanza velocemente come era entrata, sbattendo la porta. Aveva una gran voglia di prendere a pugni qualcosa, o più in particolare Theo. Era colpa sua se si sentiva così.
 
 
Se Allyson era in quello stato di isteria/nervosismo, Theo era il ritratto della tranquillità. O almeno questo è quello che sembrò a Blaise, quando l’amico si sedette sul letto, senza guardarlo.
- Allora? – chiese Blaise, spezzando il silenzio e sinceramente curioso. – Com’è andata con Allyson?
Theodore non rispose, continuando a fissare la parete di fronte a lui, decisamente molto interessante.
- Theo? Allora?
L’amico si riscosse, ma non rispose. Rimase semplicemente in silenzio con un sorriso che gli increspava le labbra.
- Niente. – chiarì infine.
- Niente? – domandò Blaise, confuso.
- Niente. – affermò Theo continuando a sorridere, con espressione serena. – Non c’è niente da dire, Blaise.
- Ah…ma è successo qualcosa? Cioè… - borbottò. - …sei riuscito a…
- Certo. – mormorò Theo, quasi annoiato. – Ma non è certo una novità. Te l’avevo detto che anche lei sarebbe caduta ai miei piedi. – concluse sdraiandosi sul letto e portandosi le mani dietro la testa, osservando il soffitto.
Blaise lo fissò sospettoso.
- Quindi…l’hai baciata?
- Sì… - borbottò Theo. – Cioè no…insomma…sì…
- Oh…bene…immagino che tu quindi abbia quasi vinto la scommessa… - disse Blaise, con una strana espressione negli occhi.
L’amico lo sguardò confuso, sbattendo le palpebre.
- Ah…la scommessa…sì, sì, ho vinto la scommessa. – mormorò, con voce distratta.
- Theo, ma ti piace Allyson?
- Cosa? Assolutamente no! – affermò con vigore il ragazzo, come se si fosse risvegliato in quel momento dalla trance temporanea. – Perché mi fai una domanda simile, Blaise?
- No…boh…era solo domanda, mi sembri piuttosto…
- Piuttosto? – domandò Theodore, in modo guardingo.
- Niente, mi sarò sbagliato.
- Allyson è una scommessa, Blaise. Credo di avertelo già detto più volte. – chiarì, come a voler rafforzare il concetto.
- Sei stato molto chiaro su questo punto, Theo. – rispose l’amico, con una punta di nervosismo ben evidente nella sua voce. – Comunque non hai vinto del tutto la scommessa. Il patto era che avresti avuto un mese di tempo per farla innamorare. Per quanto io mi fidi di te e creda a quello che mi hai detto, il fatto che vi siate baciati non è proprio una dimostrazione sufficiente del fatto che sia innamorata.
- E vabbè…Ci vuole tempo per queste cose… - borbottò Theodore.
- Mi sembri distratto, Theo.
- Mh-mh…
- Anzi, sei distratto.
- Mh-mh…
- Ti dispiacerebbe se ci provassi io con Allyson, dato che a te non interessa?
Le orecchie di Theodore a quelle parole sembrarono avere un guizzo, e una smorfia di rabbia si disegnò sulla sua bocca.
- Che hai detto? – scattò su a sedere come una molla, fulminando l’amico con uno sguardo.
- Ti ho semplicemente chiesto, dato che a te non importa, se ti dispiace il fatto che ci provi io con Allyson.
- Devo ancora concludere la scommessa, Blaise – rispose a denti stretti, con gli occhi che continuavano a mandare lampi.
- Ah sì? – domandò Blaise, inarcando un sopracciglio. – Hai detto che ci vuole tempo per queste cose e dubito che tu ce la faccia entro la fine del mese, per cui…
- Per cui nulla. – lo interruppe Theodore, nervoso. – Il tempo non è ancora scaduto, per cui non ti azzardare ad avvicinarti a lei, chiaro?
- Chiarissimo. – rispose Blaise con una strana luce negli occhi.
Improvvisamente un gran trambusto fece voltare entrambi i ragazzi in direzione della porta; si fissarono poi perplessi e decisero di scendere in Sala Comune.
La prima cosa che Theodore notò, una volta arrivato, fu la presenza di Allyson davanti alle scale che conduceva ai dormitori femminili; seguì il suo sguardo, arrivando ad osservare un Draco Malfoy che camminava per tutta la Sala Comune. Aggrottò le sopracciglia non riuscendo a cogliere la sua espressione: sembrava un misto di rabbia e malinconia, qualcosa che Theo non riuscì a comprendere. La seconda cosa che notò fu un’altra presenza, meno plausibile della prima, che stava seguendo Draco, probabilmente con l’intento di farlo calmare. Non seppe se essere più sconcertato del fatto che fosse la Granger, o del fatto che la Granger cercasse di calmarlo. Entrambi i fatti erano abbastanza surreali.
La terza cosa che notò, e probabilmente lo notarono tutti quelli che erano accorsi a quel trambusto che si era creato, fu il momento in cui Draco guardò Allyson. E cavolo, forse un’esplosione non avrebbe fatto così tanto rumore, come quello che fecero quegli occhi freddi non appena cozzarono l’uno con l’altro.
Theodore vide Draco trattenere il respiro, non più capace di muoversi, come se il tempo si fosse fermato. Per un attimo il moro credette di aver visto un lampo di tristezza passare attraverso gli occhi di Allyson, ma fu talmente breve e veloce che credette di esserselo immaginato.
- Cos’avete da guardare? Andavene da qui. – sbottò all’improvviso Draco, rivolgendosi ai Serpeverde presenti nella stanza. Con uno scatto si defilarono tutti quanti, senza batter ciglio, a parte Blaise e Theodore. Draco li guardò per un attimo prima di sibilare un “Anche voi”.
Se Blaise ritenne più saggio andarsene, dato che conosceva il carattere scontroso dell’amico e che sapeva che ne avrebbe parlato con loro quando se la fosse sentita, Theodore non riuscì a muoversi di un millimetro. Vedeva le mani pallide di Allyson strette in un pugno e il corpo tremare leggermente e l’unica cosa che voleva fare era stringere quella ragazza e rassicurarla.
Draco e Allyson non dissero una parola. Comunicarono semplicemente guardandosi negli occhi. Un’altra prova di quel legame di sangue che li unirai modo indissolubile.
- Devo…devo stare da solo. – disse infine Draco, distogliendo lo sguardo da sua sorella (solo la parola lo scoinvolgeva) e dirigendosi in fretta e furia verso la sua stanza. Hermione rimase a fissarlo, indecisa sul da farsi. Lo aveva seguito per tutta la scuola, sperando che riuscisse a dirgli qualcosa per rassicurarlo, ma non era riuscita in niente, dato che aveva dovuto correre per poter stare al passo del Serpeverde e non perderlo di vista.
Theo dal canto suo, non esitò un attimo e si avvicinò ad Allyson, dopo aver scoccatto un’occhiata alla Granger, che lo stava trafiggendo con lo sguardo. Quando però Hermione vide Allyson calmarsi impercettibilmente grazie alla vicinanza del ragazzo, fece una smorfia di disapprovazione, ma si convinse che fosse meglio seguire Draco.
Rimasti soli in quella Sala Comune che non era mai stata tanto vuota, Theo non aveva la minima idea di cosa fare. Forse perché non aveva neanche la minima idea di cosa fosse successo. In ogni caso, si trovava a corto di parole, cosa che ultimamente gli succedeva abbastanza spesso con quella strana ragazza.
Ma fu Allyson a spezzare il silenzio.
- Che ci fai qui? – brontolò.
- Beh…quello che fanno tutti…studio per diventare un abile mago e… - l’occhiataccia della ragazza lo interruppe.
- Cosa ci fai qui con me! Non cosa ci fai qui a Hogwarts… - sbottò.
- Pensavo che volessi compagnia. – azzardò cautamente Theo, avendo percepito la tensione.
- Invece no. Vattene.
- E’ successo qualcosa?
- Assolutamente no. – chiosò Allyson, in fretta, irritata dal suo comportamento. Non riusciva proprio a capirlo, quel ragazzo. Che diavolo voleva da lei? Senza accorgersene, diedi voce ai suoi pensieri. – Che diavolo vuoi da me, Nott?
Il ritorno al cognome e il tono sputato con veemenza, fecero aggrottare a Theodore le sopracciglia.
- Scusa se mi sono preoccupato per te. – sbottò, sulla difensiva.
- Nessuno te lo ha chiesto. – rispose, la ragazza con un accenno di rabbia.
- Sei impossibile!
- E tu sei insopportabile!
Si fissarono negli occhi per istanti interminabili, nessuno dei due era disposto a perdere e ad abbassare lo sguardo. Pian piano la tensione scemò, lasciando lo spazio a un vuoto assoluto che entrambi sentivano il bisogno di colmare con qualcosa. E proprio quando Allyson era sicura che la sua maschera d’indifferenza si sarebbe sgretolata in mille pezzettini, percepì la mano calda di Theo sfiorarle una guancia.
- Ma cosa devo fare con te? Non so mai come comportarmi. – le mormorò a pochi centimetri dal viso.
Ah…lui non sa come comportarsi? E io?– pensò Allyson in un angolo della sua mente. 
- Senti chi parla. Non è che tu sia un libro aperto, eh… - diede voce ai suoi pensieri prima di riuscire a fermarli.
Theo sbatté gli occhi, sorpreso.
- Eh? Tu cos’hai di me da capire? – domandò sconcertato. Quando la ragazza lo guardò in modo strano, aggiunse: - Allyson…mi sembra di essere stato chiaro fin dall’inizio su cosa io volessi da te.
- Insomma…
- Ma…davvero non hai capito che…mi piaci? – domandò il ragazzo, non sapendo bene se quella fosse la verità o se lo stesse facendo per la scommessa.

Sì, se non fosse per il fatto che poi ho anche capito che lo fai solo per una scommessa. – brontolò Allyson nella sua mente, tenendo quel pensiero per te.

- ….Sei strano, Theodore. – disse infine, incapace di trovare altre parole. – Non riesco a capirti.
- Beh…allora va bene. Io non capisco te e tu non capisci me, cosa potremmo chiedere di più dalla vita?
La Serpeverde sorrise incoscientemente a quelle parole e, prima anche solo di averlo pensato, si ritrovò avvolta nell’abbraccio di quel ragazzo così strano e ambiguo, e la risata di Theo persa tra i suoi capelli.
 
 
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Quando si ritrovò di fronte la porta chiusa, Hermione esitò ad entrare. Non sapeva bene cosa aspettarsi: durante lil tragitto fino ai sotterranei il Serpeverde aveva assunto tutte le sfumature possibili di umore. Era diventato isterico, lanciando imprecazioni, poi pallido, incapace di parlare, in seguito rosso, preso dalla rabbia, e infine si era chiuso nel più profondo dei religiosi silenzi. Motivo per cui, ancora esitava con la mano alzata in direzione della maniglia, prima di racimolare il suo coraggio, ed entrare nella stanza.
Quello che vide la lasciò senza parole: Draco Malfoy, seduto sul proprio letto che si teneva la testa tra le mani, riflettendo su chissà cosa.
Con un groppo in gola la Grifondoro gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui, sentendo l’improvviso desiderio di andarsene immediatamente e allo stesso tempo di rimanere lì.
 Dopo minuti che le parvero interminabili, il ragazzo alzò lo sguardo su di lei, guardandola con un’espressione che non gli aveva mai visto.
- Sei ancora qui, Granger?
La ragazza non rispose, incerta su cosa fosse stato meglio dire e sicura che ogni cosa detta sarebbe stata sbagliata. L’impellente desiderio di andarsene ritornò prepotente e gli occhi di Draco la mandavano talmente in confusione che decise che sarebbe stato meglio lasciarlo solo. La Grifondoro si alzò, con le gambe molli, ma prima che compisse qualunque passo, la mano del Serpeverde le afferrò il polso per fermarla.
Hermione, sebbene piacevolmente sorpresa dal suo gesto, non poté impedirsi dall’emettere un gemito di dolore. Draco l’aveva stretta proprio nel punto in cui le era venuto il livido.
Il Serpeverde la guardò perplesso, per poi posare i suoi occhi sulla mano della ragazza che teneva tra le sue. Con le dita ghiacciate alzò la manica del maglione, rivelando un grosso ematoma che aveva la forma delle dita di una mano. Le sue dita. Ricordò in un flash quel pomeriggio, quando l’aveva addossata al muro e le aveva bloccato i polsi, facendole del male e quando, qualche momento prima, aveva più o meno fatto la stessa cosa, mentre parlavano con Narcissa.
- Mi dispiace. – borbottò a malapena, chiedendo scusa forse per la prima volta nella sua vita. La sua voce si ruppe rendendosi conto di come fosse riuscito a far del male all’unica persona che aveva avuto la forza e il coraggio di dirgli la verità, nonostante le conseguenze.
- Non è niente. – rispose frettolosamente Hermione.
Il Serpeverde la fissò scettico.
- Non è niente? Hai un livido gigantesco sul polso che io ti ho procurato e dici che non è niente?
- Eri arrabbiato. – soffiò la ragazza, bene sapendo che ciò non giustificava il suo comportamento.
- E nonostante tutto… - proseguì il ragazzo come se non l’avesse sentita. - …sei ancora qui, Granger. Mi hai detto la verità e io ti ho fatto del male. Hai continuato a ripetermela e io non ti ho creduto, dandoti della bugiarda. Ma nonostante tutto, tu sei ancora qua. – si alzò dal letto fino ad arrivarle a poche spanne dal viso. – Perché? Cos’è che ti spinge?
- Non lo so. – rispose sinceramente Hermione.
Draco sbuffò, ma fu un sospiro triste, pieno di rammarico. Si risedette sul letto con la testa persa nei propri pensieri.
- Come ti senti? – gli chiese la Grifondoro, improvvisamente.
- Come dovrei sentirmi, secondo te? – il Serpeverde la guardò come se avesse detto una stupidaggine. Il tono brusco fece adombrare gli occhi di Hermione.
- So che non deve essere facile accettarlo. – insistette la ragazza, sendendosi accanto a lui. Nonostante sapesse che non fosse una buona idea quella di insistere, Hermione sentiva il bisogno che lui si aprisse con lei, aveva bisogno di sapere che stava bene, era qualcosa di vitale, essenziale, per lei.
- Non…non riesco a credere che mia madre mi abbia nascosto una cosa simile. – sussurrò, senza neanche rendersene conto.
- Forse…voleva solo proteggerti. – Hermione si morse la lingua un attimo dopo aver pronunciato quelle parole, consapevole di quanto fossero sbagliate; Draco però non ci diede peso, probabilmente perso nei suoi pensieri.
- Mi dispiace, Malfoy. – disse infine, consapevole di come dovesse sentirsi. Il ragazzo continuò a non badarle, e lei sentì il suo cuore spezzarsi, quando si rese conto di come fosse inutile in quel momento e non riuscisse ad aiutarlo di più. – Forse…è meglio che vada. – mormorò infine, dato che il ragazzo era caduto in un assoluto mutismo e non accennava minimamente a parlare.
- Granger. – fu il richiamo di Draco, un secondo prima che lei si alzasse. – Non andare via.
Hermione strabuzzò gli occhi, guardandolo come se fosse un alieno.
- Resta qui.
- O-ok. – sussurrò. - …pensavo…pensavo che…che tu volsse rimanere da solo. – farfugliò gesticolando. – Oppure parlare con qualcuno che ti è più vicino di me, io…
- Non ho bisogno di nessuno, Granger, ok? Mi basti tu.
Il povero cuore di Hermione, che quel giorno aveva subito molte pressioni, cominciò a rimbombare nella sua cassa toracica, talmente forte che la ragazza era sicura che anche Draco potesse sentirlo.
- Da quanto, Granger? – le chiese qualche secondo dopo lui, con voce rabbiosa, ma non sembrava avercela con lei, ignaro dell’effetto che le sue parole avevano avuto sulla ragazza – Da quanto lo sapevi?
- Da…da pochissimo. Quando…quando sono venuta a cercarti in biblioteca, volevo appunto dirti che…che…avevo capito che c’era un legame tra te e Allyson, solo che…poi…poi… - la Grifondoro si morse la lingua, arrossendo. Non poteva davvero dirlo ad alta voce, era troppo imbarazzante.
- Oh… - mormorò Draco, che sembrava aver capito. – era Hermione ad avere le allucinazioni o anche il Serpeverde era arrossito leggermente? – …Abbiamo trovato altro di cui discutere. – concluse, mentre la Grifondoro diventava rossa come un peperone e mentalmente pensava che sì, aveva avuto un’allucinazione. Draco non stava affatto arrossendo.
- Poi, poi….non te l’ho più detto, perché…perché…dopo aver parlato con la McGranitt sembrava…sembrava…che…che fossi arrabbiato con me o…non lo so… - farfugliò la ragazza, mentre gesticolava nervosamente.
Draco si sdraiò sul letto, mettendo le mani dietro la testa e fissando il soffitto, come se fosse indifferente: talmente indifferente che la Grifondoro non capiva se la stesse ascoltando o no.
- Tu sei strana, Granger, lo sai? – le chiese con uno strano tono, interrompendola.
- Strana?
- Sì, sei la ragazza più strana che abbia mai conosciuto.
- Devo considerarlo un complimento?
Draco alzò le sopracciglia, apparentemente pensieroso.
- Immagino di sì. – rispose infine, non pienamente convinto della sua stessa affermazione.
Hermione continuò a fissarlo, corrugando la fronte.
- O-ora devo proprio andare! – si alzò di scatto, così velocemente che la testa le girò. Draco stavolta non fece nulla per fermarla e stranamente la cosa la intristì.
Proprio mentre ruotava la maniglia della porta, la voce di Draco la bloccò nuovamente.
- Grazie, Granger.– fu un sussurro così tenue che Hermione stentò a sentirlo.
- Di niente. – rispose, mormorando a voce altrettanto bassa, come se quelle parole fossero un segreto. Non si voltò, sapeva che Draco era girato dall’altra parte e guardava il muro: non l’avrebbe mai ringraziata, guardandola negli occhi.
Quando Hermione uscì dalla stanza di Draco, stavolta, sulle sue labbra aleggiava un sorriso.

 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti carissimi! Beh? Che dire? Sono in un ritardo pazzesco, ma sono comunque contenta di non aver ritardato di due mesi come la volta scorsa. A dir la verità sono quasi due settimane che ho il capitolo pronto, ma Internet faceva capricci di continuo e non ho mai potuto postare.
Ammetto che era partita con un idea che invece poi, mentre scrivevo, è scemata pian piano lasciando il posto a tutt’altra cosa. Non so quanto la cosa possa aver migliorato o peggiorato il capitolo. E’ parecchio lungo, magari così mi farò un po’ perdonare per il ritardo ;)
Sono abbastanza di fretta, ma devo comunque fare alcune precisazioni:
1. Il dialogo Narcissa/Hermione/Draco è la parte che mi ha impegnato di più del capitolo, spero che abbia soddisfatto le vostre aspettative! A me, onestamente, non dispiace più di tanto – cosa abbastanza strana -, ma prima di ritenermi soddisfatta aspetto i vostri giudizi ^.^
2. La reazione di Ron, quando…uhm….ha sopreso Harry e Ginny…uhm….in quell’attività particolare, può sembrarvi strana e infatti lo è; ma nel prossimo capitolo si capirà perché non si sia incazzato e non abbia fatto fuoco e fiamme e messo al rogo Harry xD
3. La situazione tra Draco e Hermione è un po’ migliorata dall’ultima volta, no? So che forse li sto facendo avvicinare troppo lentamente, ma insomma! Loro sono Draco e Hermione, si sono odiati per sette anni, hanno bisogno di tempo, soprattutto con questa storia della sorella di mezzo…Comunque arriveranno presto degli sviluppi che sono sicura vi piaceranno ^______^
4. Com’è questo capitolo? Troll? Desolante? Accettabile? Oltre Ogni Previsione? Alcune parti sono state scritte di fretta, quindi se trovate qualche errore non esitate a segnalarmelo! :))
5. Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate e tutti quelli che hanno anche solo dato una sbirciata. Ma una GRAZIE gigante a quelle dolci ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: Harry Potterish, True love, Jocker157, Roby_Aladimpa, chiara_1997, DarkViolet92 e Streghetta_31. Davvero ragazze, grazie, grazie di cuore! *w*
Un abbraccio stritolatore!
flors99
  
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