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Autore: SilviAngel    12/03/2013    7 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 18
“Parole di troppo”
 
In punta di piedi, Stiles andò a prendersi quel bacio che poco prima aveva negato e docile Derek se ne stette immobile, godendosi la sensazione di quel corpo, non troppo sottile, ma che sentiva così fragile tra le sue mani che leggere andarono a posarsi sui suoi fianchi, senza stringere, ma solo beandosi della possibilità di restare lì.
Il castano prese coraggio e cercò di condurre il gioco, spingendo la punta della lingua contro le labbra dell’Alfa, invitandole ad aprirsi e poter così di nuovo assaggiare il suo sapore così forte, nonostante la birra e la cena, da stordirlo.
Quando a malincuore il ragazzino dovette allontanarsi, sentendo i polmoni bruciare dalla carenza di ossigeno, le mani che si erano posate sopra il bordo della maglietta, strinsero leggermente la presa affinché non pensasse di potersi allontanare “Dove pensi di andare?” lo sorprese la voce ruvida di Derek, mentre la fronte scendeva a incontrare la sua.
“Da nessuna parte, tranquillo, ma sai ho questa brutta abitudine che mi porta a respirare di tanto in tanto” ironizzò Stiles senza accennare minimamente a mettere distanza tra i loro corpi.
Il moro, spostò una delle mani, aprendola al centro della schiena e, lasciandosi cadere all’indietro, si appoggiò alla portiera dell’auto, costringendo Stiles a spalmarsi letteralmente su di lui. Se in un primo istante, il liceale si spaventò sentendo il proprio corpo venir trascinato in avanti, subito dopo quando scoprì di essere completamente unito a Derek sorrise, seppellendo il viso contro il petto e richiamando a sé le braccia che ancora gli cingevano il collo, rannicchiandosi in un abbraccio caldo e sicuro.
 
Dopo alcuni minuti passati nel silenzio più totale, di nuovo fu la voce di Derek a farsi sentire “Vuoi che ti accompagni a casa?”
Nessuna risposta arrivò, semplicemente Stiles strusciò a destra e poi a sinistra la testa prima di aprire le braccia e forzare il lupo a scostarsi dalla lamiera quel tanto che bastava per farle passare e stringerle attorno al suo torso.
Derek assecondò i suoi movimenti, lasciandosi cingere “Allora cosa vuoi fare?”
“Possiamo restare qui?” mormorò sollevando il capo e piantando il mento nel centro del suo petto lo guardò da sotto in su.
“Tutto quello che vuoi, possiamo fare tutto quello che vuoi” e circondandogli la guancia con una mano, lo tirò a sé, reclamando ancora un bacio, profondo e bagnato, che nuovamente li lasciò senza fiato.
“Ehi” esordì il piccolo sciogliendo l’abbraccio e puntando le mani sulle spalle del lupo, così da discostarsene, anche se di poco, “hai intenzioni di togliermi l’aria?”
“L’aria no, ma il respiro” soffiò sulle labbra bagnate e sorridenti prima di carpirle di nuovo tra le proprie e affondare la sua lingua nella bocca morbida e dolce.
 
Pochi dopo, Derek stava rifacendo propria la posizione che aveva occupato sulla coperta, mentre Stiles ancora in piedi, valutava il da farsi, fissando le torce che gettavano luce in parte verso di l’auto – e quindi su di loro – e in parte verso il nulla che stava di fronte. Così chinandosi strinse il manico di una di esse e la spostò vicino ai libri che aveva ricevuto in dono, facendo per sedersi accanto ad essi.
“Che stai facendo? Pensi davvero che ti lascerò stare lontano da me?” e agguantandolo per un lembo della camicia, fece in modo da sbilanciarlo per far sì che gli crollasse esattamente in grembo “Ecco così è molto meglio. Non trovi?”
Senza attendere risposta, o accontentandosi del rullare confuso del cuore del castano, Derek aprì le gambe, sistemandoselo meglio tra le cosce e facendolo arretrare in modo che la schiena aderisse al suo petto e solo una volta ottenuto quanto sperato si fermò, contento del risultato.
 
“È imbarazzante” piagnucolò Stiles cercando inutilmente di cambiare posizione.
“No, è solo molto comodo” lo corresse il licantropo, punzecchiando la curiosità dell’altro.
“Comodo per cosa? Non mi pare che” tentò di indagare, ma venne prontamente zittito dai gesti del moro.
Derek aveva serrato la presa, ma non eccessivamente così da non procurargli dolore, delle braccia attorno al corpo del liceale affondando poi il viso nel collo di questo riuscendo con il solo movimento del capo a scostare il colletto della camicia così da raggiungere la sua pelle.
Stiles trasalì quando sentì le labbra di Derek carezzare, ancora chiuse, l’incavo tra il collo e la spalla, muovendosi in un accattivante su e giù, provocandogli solletico all’inizio e smania di avere di più subito dopo.
E quel di più giunse presto, quando Derek cominciò a succhiare una piccola porzione di pelle, attirandola nella sua bocca e facendo nascere un pizzico di dolore che ridusse la voce di Stiles in un sottile gemito.
 
Il figlio dello sceriffo poteva gestire i baci – anche se la sua esperienza non era di certo ampia – ma tutta quell’adrenalina che attraversava alla velocità della luce le sue membra, insinuandosi nello stomaco e facendoglielo accartocciare, era troppo e le mani volarono a chiudersi sulle gambe di Derek, artigliando i pantaloni, consapevole che di certo non gli avrebbe fatto alcun male.
“Derek… Derek fermati. Io non… Oh mio Dio” l’incoerenza aveva travolto Stiles impedendogli di formulare una frase che avesse senso e di certo Derek non voleva interrompere la sua attività per cercarne uno e così continuò a divorare il liceale, stringendolo ancora di più a sé.
Mentre Stiles cercava di non perdere del tutto il senno, abbandonando la nuca sulla spalla di Derek, questo assestò il colpo di grazia, infilando entrambe le mani sotto la maglietta e carezzando ogni centimetro di pelle riuscisse a raggiungere. Risalirono poi fino a scontrarsi con i capezzoli oramai turgidi che trovarono finalmente, nei tocchi caotici delle calde dita che li vezzeggiavano, il sollievo sfuggendo così al ruvido tessuto contro il quale avevano sofferto fino a un attimo prima.
Un alto mugolio serpeggiò su per la gola del castano.
 
Il lupo lasciò l’angolo martoriato del collo di Stiles, esultando all’idea del segno che il liceale vi avrebbe trovato il mattino successivo e spostando di poco il fulcro del suo interesse, chiuse leggero le labbra appena sotto l’orecchio, andando poi ad avvolgere subito dopo il lobo, passandoci ripetutamente sopra i denti.
“Sme… smettila per favore. Io non ce la faccio, non” balbettò Stiles spostando a lato la testa, muovendosi però verso la bocca che lo stava torturando e Derek decise di dare retta al corpo del piccolo e non di certo alle sue parole, seguendo il profilo glabro della mandibola e alternando schiocchi di baci a giocosi morsi.
Tutto d’un tratto Stiles agguantò i polsi del moro, staccando le dita intraprendenti da sé – sfruttando l’elemento sorpresa – e sollevando il busto, lasciò una minima distanza tra loro e la propria pelle, cercando di riprendere fiato.
Spingendo lontano le mani del licantropo e liberando un divertente piccolo ruggito, il figlio dello sceriffo si voltò scavalcando le gambe del maggiore e sedendosi a cavalcioni di queste, avventandosi poi come una belva affamata sulle sue labbra.
 
Come mero riflesso, Derek piegò le gambe, imprigionando Stiles nello spazio tra il proprio petto e le cosce e aumentando così in modo naturale l’attrito tra i loro bacini.
Il liceale prese a muoversi in modo sempre più frenetico, strofinando le natiche sull’erezione – oramai congestionata e desiderosa di ben altre soddisfazioni – dell’Alfa che non contento, afferrò a piene mani i glutei sodi del castano spingendolo a scontrarsi con ancora maggior forza su di lui.
Stiles mugolava nel bacio, giocando con la lingua di Derek e strattonandogli i capelli in cui erano andate ad infilarsi le sue mani. Non era in grado di fermare il fiume di piacere che lo aveva travolto e lasciandosi trasportare dalla corrente, decise di assecondarla in tutto e per tutto.
Dita curiose intanto avevano aggirato il suo fianco avvicinandosi, senza farsi scoprire, alla chiusura dei jeans facendo saltare il bottone, rivelando così la propria presenza.
Lì si sarebbe deciso tutto.
O Cappuccetto Rosso avrebbe fermato il Lupo Cattivo o avrebbero continuato a divertirsi ancora per parecchio tempo.
Derek carezzò con il dorso della dita la pelle sotto l’ombelico e poi giù fino al bordo dei boxer non incontrando nessuna resistenza, ma anzi avvertendo l’addome ritirarsi, come a volergli concedere più spazio e l’Alfa se ne approfittò, facendo scivolare verso il basso la zip iniziando a solleticare da sopra la biancheria l’erezione più che evidente del ragazzino.
 
Stiles si sentiva in paradiso, era talmente bello avere addosso mani altrui che si preoccupavano di farlo stare bene che gemette di chiaro disappunto quando anche la seconda mano smise di palpargli il sedere per insinuarsi di nuovo sotto il tessuto dei suoi abiti e girovagare sulla sua schiena usando le unghie così da farlo rabbrividire.
Quel brivido, unito alle lusinghe sul proprio membro che divenivano di attimo in attimo sempre più urgenti e alimentato dal bisogno di prendere fiato obbligarono il piccolo a staccarsi dalle talentuose labbra del moro e sorridendo rimase immobile a un soffio da lui, le palpebre morbidamente calate sugli occhi. Non li aprì neppure quando, con tono saputo e canzonatorio, Derek si lasciò scappare “Alla fine avevo ragione io”
“Di cosa stai parlando?” si incuriosì Stiles appoggiando la guancia sulla spalla del maggiore, sfiorando in pigri cerchi la pelle del collo con la punta del naso.
“Scott diceva che non sarei riuscito a infilarmi nei tuoi pantaloni questa sera, ma si sbagliava” concluse chiudendo la mano attorno alla sua lunghezza.
Gli occhi di Stiles si spalancarono oltraggiati e cercando di sottrarsi ai tocchi delle mani del moro, si fece indietro, mettendosi in piedi a fatica.
“Che ti prende?” lo imitò il mannaro avvicinandosi, ma vedendo che questo arretrava per mantenere inalterata la distanza mentre si chiudeva e sistemava i jeans, si fermò.
“Allora la mia prima impressione era esatta! È questo quello che vuoi, solo questo? Vuoi solo farti una scopata? Mi spiace non sono interessato” urlò, incapace di controllarsi intanto che le dita rimettevano in ordine la maglietta e cercavano di abbottonare – con pessimi risultati – la camicia.
“Ora, dato che mi hai portato in questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini, ti sarei grato che mi riportassi immediatamente a casa” e incamminandosi, aggirò il cofano della Camaro, portandosi davanti alla portiera.
“Aspetta” lo raggiunse Derek, serrando la propria mano su quella del piccolo che già aveva afferrato la maniglia “non fare la verginella pudica. Ti stavo divertendo anche tu”
Gli occhi castani cercarono i suoi e il lupo vide che promettevano tempesta e la voce stridente e sforzata giunse subito dopo “Certo che mi stavo divertendo, ma sai una cosa? Scoop! Io sono una verginella e non mi va che nella tua testa pensassi che mi sarei fatto facilmente scopare grazie ai tuoi occhioni verdi o al corpo da sballo che ti ritrovi. Derek, eri a tanto così” mostrando un’irrisoria distanza con l’indice e il polline “dal convincermi che forse tenessi davvero a me: le confidenze, la cena, i libri… Voglio andare a casa e gradirei che il viaggio si svolgesse in silenzio”
 
L’Alfa, avesse potuto, si sarebbe mangiato le mani e soprattutto avrebbe ingoiato la lingua per le parole che gli erano sfuggite pochi minuti prima.
Stava andando tutto così bene e lui come il solito coglione che era, aveva rovinato tutto.
Certo forse la reazione di Stiles poteva essere stata un poco eccessiva, ma ad essere del tutto sinceri, la speranza del moro era davvero quella di andare molto oltre quella sera stessa e soprattutto con questo fine aveva spremuto Scott come un limone per ottenere le informazioni che gli servivano.
Il liceale si sedette in auto, in attesa del proprietario che rapidamente raccolse tutto i resti della cena, i regali e quando preparato sull’erba. Raggiunto il posto di guida, il lupo sporse verso il ragazzo i libri, ma alzando gli occhi notò che            questo, aveva il capo completamente voltato dall’altra parte chiaramente intenzionato a non considerarlo minimamente.
Decise quindi di poggiarglieli sulle gambe e subito dopo mise in moto.
Come richiesto, il viaggio fu silenzioso e quando finalmente raggiunsero il vialetto di casa Stilinski, l’umano spalancò la portiera senza prodigarsi in sproloqui o saluti di qualunque genere e si limitò a prendere i libri, scendere e riposizionarli al centro del sedile “Non li voglio”
Quelle parole furono seguite dall’immediato rumore dello sportello che si chiudeva con forza.
 
Derek stava impazzendo.
Il dolore e la rabbia che sentiva salire dal suo cuore lo spinsero a passare il resto della serata – e gran parte della notte – in giro per il bosco che circondava la propria abitazione, prendendosela con alberi e rocce e ululando triste e ferito al cielo.
 
Ogni membro del branco rabbrividì nell’udire quei versi strazianti e riconoscendo in essi il loro Alfa, tutti iniziarono a tremare spaventati immaginando cosa sarebbe toccato loro all’allenamento del pomeriggio successivo.
 
Intanto buttato sul letto della sua cameretta, Stiles rimaneva immobile. Non piangeva, non urlava, non si faceva prendere dal panico buttando tutto all’aria, semplicemente se ne stava fermo sperando che quel freddo al centro del petto smettesse di fare così male e scomparisse come per magia.
   
 
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