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Autore: claudineclaudette_    13/03/2013    5 recensioni
Dopo Doomsday Rose è rimasta intrappolata nell'universo parallelo, dove comincia a lavorare per Torchwood. Il Dottore rimane da solo nel TARDIS.
Lontani soffrono perché il loro destino è di essere il Dottore, nel TARDIS, con Rose Tyler.
E se trovassero il modo di incontrarsi di nuovo? Magari in un ospedale sulla luna?
Post-Doomsday, Reunion fic e Terza stagione con Rose tutto insieme! (E anche quarta e parte della quinta se tutto va come deve andare!).
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler, TARDIS, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'Autrice: Ed eccomi che come al solito, non resisto. Mi ero ripromessa di scrivere almeno tutta la terza stagione prima di cominciare a postare, ma niente.  Sto scrivendo il quarto capitolo e già non resisto!  Come ho cercato di spiegare nella presentazione, questa fan fiction è quello che tutti noi fan di Ten/Rose abbiamo voluto fare almeno una volta nella vita: riscrivere la terza stagione con Rose Tyler! Ne ho lette a centinaia in inglese e ancora non me ne sono stufata...quindi ho pensato che fosse il momento di scrivere anche la mia versione! A differenza di tante terze stagioni con Rose, qui la separazione è avvenuta davvero quindi sarà anche un Reunion fic!
Che altro dire...il Rating al momento è giallo ma potrebbe salire nel corso della storia, dipende da "quanto" decido di scendere nei dettagli. Per quanto riguarda l'angst (ci provo!) non sarà una costante della fan fiction ma riemergerà qui e lì nel corso della storia quindi mi sembra doveroso metterlo tra le avvertenze.
Ultima cosa prima di lasciarvi alla lettura, il TARDIS è un'entità femminile, lo si percepisce in inglese (osa che purtroppo si perde nella traduzione) quindi di solito le do del "lei".

 

 

 

 

Prologo

 

There's such a sad love, Deep in your eyes.
A kind of pale jewel, Open and closed, Within your eyes.
I'll place the sky Within your eyes. 

There's such a fooled heart, Beatin' so fast, In search of new dreams.
A love that will last, Within your heart.
I'll place the moon, Within your heart. 

As the pain sweeps through, Makes no sense for you.
Every thrill is gone.
Wasn't too much fun at all, But I'll be there for you
As the world falls down. 

Falling.
Falling down.
Falling in love.

 I'll paint you mornings of gold.
I'll spin you Valentine evenings.
Though we're strangers 'til now, We're choosing the path Between the stars.
I'll leave my love Between the stars. 

As the pain sweeps through, Makes no sense for you.
Every thrill is gone.
Wasn't too much fun at all, But I'll be there for you
As the world falls down. 

(As The World Falls Down – David Bowie)

 

“E suppongo…che sia l’ultima occasione per dirlo…” disse il Dottore. Faceva così freddo, gli sembrava di congelare. Si trovava nel TARDIS, lo sapeva: non poteva sentire il vento gelido della Norvegia che sferzava il viso e il capelli di Rose. La sua Rose, che non avrebbe potuto vedere mai più, in tutta la sua vita. Non era giusto che finisse tutto così presto, per loro.

Anche respirare gli era difficile, bypass respiratorio o meno, era come se gli fosse stata tolta tutta l’aria dai polmoni. Fece una pausa per poterla guardare ancora quell’ultima volta, per cercare di memorizzare ogni piccolo dettaglio della sua faccia. I suoi occhi, il suo viso macchiato di mascara.

Prese un respiro. "Rose Tyler” disse “Ti amo.”

Ma lo disse a una stanza vuota. Il collegamento si era interrotto. Non l’aveva sentito. Non l’avrebbe sentito mai più. Non aveva avuto abbastanza tempo…quanto era ironico per un Signore del Tempo?

Una lacrima gli scese lungo il viso. Si coprì la faccia con le mani e lasciò sfuggire un singhiozzo disperato. “Ti amo” ripeté. L’ultimo legame con Rose Tyler si era interrotto: se n’era andata per sempre. Le ginocchia cedettero sotto il suo peso e si lasciò cadere a terra, le mani strette a pugno sopra gli occhi, e pianse.

 

………¿DW?………

 

Un mese prima…

 

“Rose! Reggiti!”urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Tese una mano verso di lei ma sapeva di non poterla afferrare. Il terrore gli strinse i cuori in una morsa. Non poteva star succedendo.

La gravità ricominciò a tirarli verso il vuoto, più forte di prima. Le mani di Rose erano strette intorno alla leva. Ancora pochi secondi, bastava che resistesse ancora pochi secondi e tutto sarebbe andato bene. Ma le mani cominciarono a scivolare.

“Reggiti!” strillò ancora tendendosi verso di lei il più possibile. Se solo avesse scelto l’altra leva.

Ancora pochi secondi, ma Rose capì cosa stava per succedere prima di lui. Alzò gli occhi e lo guardò, in essi il Dottore lesse solo una scusa silenziosa: perché anche quando stava per morire, Rose pensava al Dottore e al fatto che sarebbe rimasto solo, e non riuscì più a mantenere la presa.

Cominciò a precipitare verso il Vuoto. Velocissima. Sarebbe scomparsa e lui sarebbe rimasto solo.

No, non questa volta. Il Dottore prese un respiro…e mollò la presa.

Precipitò verso il vuoto, come lei. Riuscì ad afferrarla a mezz’aria e continuarono a precipitare. La abbracciò e caddero, caddero, ma erano insieme. Insieme finirono nel Vuoto, insieme morirono.

Per un momento, il Dottore fu felice. Poi si svegliò.

 

Si tirò a sedere di scatto. Si trovava in camera sua, sul suo letto. Era solo un sogno.

Strinse tra le mani una camicetta che Rose aveva lasciato indietro, rosa, come piaceva a lei.

I ricordi degli ultimi giorni gli precipitarono addosso come un macigno. Balzò giù dal letto, violentemente. Si avvicinò alla grande scrivania a ridosso del muro, sempre con la camicetta stretta tra le mani e se la portò al volto. Inspirò profondamente, aveva ancora il suo odore. Per un solo, brevissimo, istante gli sembrò che fosse ancora lì con lui. Poi l’istante svanì e si trovò di nuovo solo.

Scaraventò a terra tutto quello che aveva sulla scrivania con un unico gesto. Con un altro si spostò a sinistra e strinse le mani su una mensola. Strinse i denti e la scardinò dal muro, lasciando cadere con indifferenza a terra tutti i suoi libri.

“E’ colpa mia” urlò contro il muro. “Non servi a niente” si inveì contro. “A niente! Non sei nemmeno in grado di salvare ciò che hai di più importante della tua vita!”

Continuò per alcuni minuti. Alla fine, spossato, abbandonò la fronte contro la parete, respirando irregolarmente con dei piccoli rantoli, e si lasciò scivolare a terra. In quel momento sentì il leggero canto metallico del TARDIS riecheggiare sul fondo della sua mente mentre cercava di calmarlo.

Balzò di nuovo in piedi, infilandosi le mani nei capelli. Li tirò ossessivamente fino ad assomigliare a uno spaventapasseri. Aveva l’espressione di un folle.

“Vai via!” le urlò. “Vai via! Lasciami solo! Voglio restare solo! Tanto non ho alternative, vero? Lei se n’è andata, non c’è più e io sarò solo…per sempre”.

Il TARDIS continuò, insistente, un po’ più convinta. Ma il Dottore non voleva saperne. Afferrò un soprammobile di vetro da un’altra delle mensole e lo scagliò con rabbia contro il muro. “Vattene! Stai zitta! Stai zitta!”

 

………¿DW?………

 

Il Dottore si svegliò di soprassalto. Di nuovo lo stesso sogno. La camicetta di Rose sempre accanto a sé. Si tirò a sedere lentamente questa volta e abbandonò il viso tra le mani. Avrebbe continuato a fare quel sogno per il resto della sua vita?

Sospirò. “Perché non sono ancora morto?” disse con voce piatta.

Chiuse gli occhi un secondo, cercando di raccogliere la forza per alzarsi, poi uscì dalla stanza.

La camera di Rose non era lontana, il TARDIS l’aveva spostata, si trovava esattamente di fronte alla porta della propria stanza. La porta era stata lasciata aperta, fece quei pochi passi necessari e vi entrò. Passava lì tutte le sue ore di veglia ormai.

Osservò le sue cose, erano tutte ancora lì, come se dovesse tornare da un momento all’altro. Come se fosse solo uscita a prendere qualcosa e dovesse tornare nel giro di pochi secondi.

Si sedette sulla poltrona nell’angolo. Era rosa, erano andati a comprarla insieme. Era riuscita a convincerlo a portarla a fare shopping. Rimase lì a fissare la stanza, la camicetta di Rose appoggiata in grembo. Riusciva ancora a immaginarla addormentata nel suo letto: il respiro regolare di chi sta facendo sogni tranquilli, i capelli biondi sparsi sul cuscino, le mani che stringevano dolcemente le lenzuola, ma sapeva benissimo che in realtà Rose si trovava lontana da lui. In un altro universo.

Era l’unica cosa che poteva fare. Rimanere lì e ripensare a quando erano ancora insieme.

Poi si ricordò una cosa.

Quando erano stati nell’universo di Pete insieme, le aveva spiegato che le fessure tra i due universi erano impossibili da trovare, se non per caso. In quel momento realizzò, però, che in seguito all’Invasione Fantasma forse il TARDIS sarebbe stato in grado di trovare una cicatrice ancora non chiusa del tutto! Afferrò la camicetta di Rose e corse verso la sala di controllo, la appoggiò su una balaustra prima di cominciare a trafficare freneticamente con i comandi del TARDIS.

I suoi occhi si spalancarono quando trovò una corrispondenza. “Oh, vecchia mia…è questo che stavi cercando di dirmi!” esclamò accarezzando dolcemente i comandi del TARDIS, che gli rispose con un ronzio di approvazione.

Il Dottore realizzò subito però che non aveva speranze di passare dall’altra parte. Si sorresse contro la console con le braccia tese. Non che ci avesse sperato, non veramente. Lo sapeva che non era possibile ma non aveva potuto fare a meno di sperarci. Non aveva potuto fare a meno di sperare in un miracolo.

Si chinò in avanti, appoggiando la fronte contro la console. Prese un respiro profondo. “Va bene, lo sapevi” si disse. “Energia: ci serve energia.”

Balzò in piedi e cominciò a muoversi intorno alla console, azionando comandi, riflettendo. “Qualcosa di potente…qualcosa…come un sole…come un sole che brucia…qualcosa come…un supernova.” Si immobilizzò a metà del movimento. Un sole…un sole era un prezzo troppo alto per dirle addio? No, non lo era.

Doveva solo trovare il sole giusto. Lo trovò. Tirò ancora una leva, inserì le coordinate. Innescò la distruzione del sole, attivò il collegamento e contemporaneamente cominciò a mandare un messaggio attraverso il tempo e lo spazio. Sussurrava il suo nome, ancora e ancora. Come una preghiera, supplicando che arrivasse fino a lei. Rose lo avrebbe ricevuto e avrebbe capito, lo sapeva. L’avrebbe raggiunto nel luogo dove la fessura era ancora aperta. Lui credeva in lei.

Si agganciò al segnale. Il TARDIS fu attraversato da uno scossone e seppe che era fatta.

Intorno a lui cominciarono a delinearsi i contorni di un paesaggio: di un mare, di una spiaggia e, in lontananza, Rose Tyler.

“Almeno” pensò, “sarò in grado di dirle addio.”

 

 

Altra Nota dell'Autrice: Prometto, non ce ne saranno sempre all'inizio e alla fine. Vedrò di limitarmi! Dunque questo è il prologo! E' un po' breve, i prossimi capitoli tenderanno a essere un po' più lunghi! Pubblicherò il prossimo tra qualche giorno! Se avete qualche dubbio o perplessità fatevi avanti, potrei parlare di questa fic per una vita intera!

   
 
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