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Autore: Pqzqzy    14/03/2013    5 recensioni
Mancavano solo tre giorni al matrimonio. L'ansia era palpabile e tutta la Grecia non faceva altro che parlare dell'evento che avrebbe unito per sempre l'eroe Hercules alla splendida Megara.
Nessuno poteva dubitare del loro amore, specialmente dopo che si era diffusa la notizia che il giovane si era gettato nello Stige per salvarla e aveva rinunciato alla propria immortalità per poterle stare accanto.
Eppure il futuro sposo aveva i suoi dubbi e le sue paure. Nascondeva un segreto e non era sicuro che sarebbe riuscito a guardare negli occhi la donna con cui sperava di trascorrere tutta la vita senza che lei potesse accettare questa parte di lui.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ercole, Megara
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata da un episodio della serie animata di Hercules in cui i due personaggi si incontrano e combattono in sieme. La mia testolina ha prodotto tutto il resto xD Spero che vi piaccia e che cogliate la citazione che ho cercato di infilare in questa storia. Buona lettura :3

Mancavano solo tre giorni al matrimonio. L'ansia era palpabile e tutta la Grecia non faceva altro che parlare dell'evento che avrebbe unito per sempre l'eroe Hercules alla splendida Megara.
Nessuno poteva dubitare del loro amore, specialmente dopo che si era diffusa la notizia che il giovane si era gettato nello Stige per salvarla e aveva rinunciato alla propria immortalità per poterle stare accanto.
Eppure il futuro sposo aveva i suoi dubbi e le sue paure. Nascondeva un segreto e non era sicuro che sarebbe riuscito a guardare negli occhi la donna con cui sperava di trascorrere tutta la vita senza che lei potesse accettare questa parte di lui.

Così quel giorno decise di farsi coraggio. Avrebbe preferito combattere cento idre disarmato piuttosto che confessare una cosa del genere, eppure sapeva che era giusto. Se lei l'avesse amata quanto l'amava lui avrebbe trovato il coraggio per perdonarlo.

-Meg...- Disse lui guardandola con volto dubbioso, cercando di evitare il contatto visivo e mordendosi un labbro, cercando le parole.
-Che c'è Megafusto?- Chiese lei con un sorriso che si spense immediatamente appena notò l'espressione sul volto del suo futuro sposo. Hercules non sapeva che, da quando l'aveva riportata in vita, ogni giorno la ragazza si svegliava convinta che fosse stato tutto un sogno. Dubitava che un uomo potesse rinunciare all'immortalità per lei, specialmente dopo il trattamento subito dalla persona che aveva amato a tal punto da vendere la propria libertà ad Ade. Il suo peggior timore era che lui capisse il suo sbaglio e volasse via su una nuvola sfavillante verso l'Olimpo. In quel caso non l'avrebbe biasimato.

-Ho bisogno di parlarti Meg. Io voglio trascorrere ogni singolo giorno della mia vita con te, ma non posso farlo senza essere totalmente onesto.-
-Cosa intendi?-
-Io non sono stato del tutto sincero con te. Ricordi quando ti ho detto di non essermi mai innamorato di nessuna ragazza prima di te?-
-Certo, come potrei dimenticarlo.-
-Non era una bugia, ma non era nemmeno la verità.-
Megara si dovette sedere mentre nella sua mente le parole del ragazzo cominciavano ad acquisire significato. Hercules sospirò, cercando la forza per continuare. Ormai doveva andare fino in fondo.

-Qualche anno fa, quando ancora studiavo all'accademia, Ade si alleò con un malvagio di una regione Orentale, un certo Jafar, che aveva raggiunto il mondo dei morti da poco. Insieme quei due rapirono Icaro, un mio grande amico del liceo. Volevano che io e l'acerrimo nemico di Jafar, Aladin, ci scontrassimo e ci distruggessimo a vicenda. Invece facemmo fronte comune e riuscimmo a sgominarli. Quella faccenda ci unì in un modo che ancora non riuscivamo a comprendere... Eravamo molto giovani e...-
Lasciò le parole in sospeso. Non aveva bisogno di raccontare all'amata il resto della storia perchè lei lo aveva già capito.
Si alzò a fatica dalla poltrona nella quale si era infossata, con il volto pallido e un'espressione confusa sul volto. Hercules provò ad avvicinarsi per sostenerla ma lei lo scansò con fare deciso.
-Ho bisogno di riflettere...- Disse lei in un sussurro.
-Vorrei solo che tenessi a mente che ti amo. Non potrei vivere il resto della mia vita nascondendoti un tale segreto come Aladin fa ogni giorno con Jasmine. Io...-
-Ho capito. Non c'è bisogno che mi spieghi... Ho solo bisogno di tempo per... digerire il tutto.-
Detto questo uscì fuori dalla stanza con gli occhi lucidi. Doveva stare da sola.
Hercules rimase da solo nella stanza, appoggiato alla porta, stringendo così tanto la presa sul legno da spezzarlo.

Prese sulla poltrona il posto che la ragazza aveva lasciato e attese. Malgrado fosse così forte non riusciva a trovare la forza di reggersi in piedi e, per la prima volta da quando aveva creduto di aver perso Megara, pianse.
A quei tempi era molto giovane, ma non era stupido. In quel giovane ragazzo di strada aveva visto un emarginato che a forza era riuscito a trovare il suo posto nel mondo, uno spirito libero, un concentrato d'astuzia e furbizia. Quel ragazzo bellissimo. Con quegli occhi che erano... e dei capelli che... wow... e il suo sorriso!
Hercules provava ancora qualcosa per lui. Era stato il suo primo amore, la sua prima volta, e non l'avrebbe mai potuto dimenticare. E mentre si trovava da solo in quella stanza ad attendere si lasciò trasportare dai ricordi.

 

 

-Il tuo piano era geniale. Sei stato grandioso!-
-Non saremmo mai riusciti a fare nulla senza la tua forza, Herc e lo sai.-
I due scoppiarono a ridere imbarazzati dai complimeni reciproci, distogliendo gli sguardi che si erano incontrati per pochi brevi istanti.

Erano sdraiati su una zolla erbosa in cima ad una scogliera che precipitava sul mare greco venti piedi più in basso. Le sue onde si infrangevano rumorose sulle rocce e i gabbiani volavano alti nel cielo. Apollo stava per concludere il percorso con il suo carro e presto sarebbe calata la notte. Abù ed Icaro erano da qualche parte ad Atene. Quei due avevano legato subito e avevano insistito per trascorrere qualche giorno insieme lontano da Agrabah, per godersi il clima più mite delle zone marittime e la compagnia dei nuovi amici.
Tappeto e Pegaso erano volati via e probabilmene non sarebbero tornati tanto presto.

-Io... sono molto contento di averti conosciuto.-
-Non sei il solo.- Rispose Aladin, passandosi una mano tra i capelli.
-Qualcosa ti preoccupa?-
-Non esattamente... Sono solo un po' preso. Sono sempre stato abituato a vivere per conto mio. Adesso vogliono che io diventi il sultano. Non sono sicuro di saper gestire tante responsabilità. Riuscivo a malapena a sfamare Abù, come farò quando avrò un intero popolo?-
-Sono certo che sarai un sovrano fantastico.-
-Vorrei avere questa certezza anch'io.-
-Sai, fino a poco tempo fa ero considerato un mostro per via della mia forza. Non sapevo da dove venisse. Non sapevo nemmeno di essere stato adottato... Però adesso ho un obiettivo. So cosa devo fare per seguire il mio sogno. Phil mi sta addestrando e presto diventerò un eroe degno di sedere al fianco di mio padre. Quando ti ho visto combattere agilmente ho capito subito che il tuo cuore è al posto giusto. Sono certo che riuscirai a trovare un modo per non perdere te stesso e gestire ciò che la sorte ha in serbo per te.-
-Grazie...-
Seguì un silenzio imbarazzato. I loro volti erano molto vicini tanto che l'uno sentiva i respiri dell'altro sulla pelle. Nessuno dei due voleva dar voce ai pensieri che si agitavano nelle loro teste... Si sentivano euforici per la vittoria epica appena conseguita, come se insieme potessero fare qualunque cosa.

Fu Aladin a prendere l'iniziativa. Afferrò la mano del giovane semidio e l'avvicinò a sè. Lui arrossì ma non lo respinse. In un movimento sincrono diminuirono la distanza tra i loro volti e si scambiarono un bacio. Non sapevano bene da dove fossero nati quei sentimenti, forse dalla vittoria appena conseguita, forse dal fatto che avevano capito di essere tanto simili. Nessuno dei due aveva mai trovato qualcuno che lo comprendesse a tal punto.
Le loro storie erano molto simili. Entrambi erano vissuti ai margini della società, lottando per farsi accettare.
Aladin amava Jasmine, ma lei non poteva capirlo nello stesso modo. Era una principessa e, per quanto fosse coraggiosa e determinata, non sapeva davvero cosa comportasse l'essere emarginati.
Il baciò proseguì, perdendo via via il ritegno e la pudicità che lo caratterizzava all'inizio.

Poi Hercules si ritrasse, separando le loro labbra.
-Scusami... Non so cosa mi sia preso.- Disse il semidio. Non era esattamente colpa sua, ma non era nemmeno totalmente colpa dell'altro.
-Non ti devi scusare. Sono io che ho esagerato. Non pensavo ti dispiacesse.-
Hercules arrossì violentemente.
-In effetti non mi è dispiaciuto. Solo che non lo trovo giusto. Nei confronti di Jasmine.-
-Hai ragione. Mi sento uno stupido. Non posso farle questo, non se lo merita. Lei è fantastica e ha fatto molto per me.-
-Lo so, me l'hai raccontato.- Concluse Hercules, con un tono di amarezza nella voce. Sapeva che quella era la cosa giusta da fare, e allora perchè gli sembrava tanto sbagliata?

 

Quella fu la prima volta che si baciarono, ma non l'ultima. Si rincontrarono più e più volte, in segreto, incapaci di sottrarsi l'uno alle carezze dell'altro che con il tempo non bastarono più.
L'ultima volta che si incontrarono fu ad una settimana dal matrimonio di Aladdin. Hercules si era stufato di essere un ripiego e voleva che il giovane prendesse una decisione.
Dopo tutto quello che avevano passato rimase distrutto dallo scoprire che non sarebbe stato lui la sua prima scelta.
Così si dedicò ancora di più ai propri allenamenti e riuscì a riprendere il controllo della propria vita, riacquistando la dignità che aveva perso nell'essere il banale amante segreto di qualcuno che non l'avrebbe mai pubblicamente accettato.

 

 

Hercules non sapeva nemmeno da quanto tempo si trovava in quella stanza. Di certo il sole era tramontato da diverse ore. In tutto quel tempo non aveva trovato la forza di alzarsi. Era rimasto semplicemente seduto su quella poltrona. Senza Megara nulla aveva importanza, nè il tempo, nè la vita stessa.
Finalmente riuscì a rialzarsi, barcollante e piangente, ma comunque in piedi.
Sfoderò la propria spada e se la puntò allo stomaco. Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo...
In quel momento entrò nella stanza Meg e i due si scambiarono uno sguardo ricco di intesa, di affetto e di comprensione.

L'ultimo sguardo che i due amanti si sarebbero mai rivolti. La lama aveva già lacerato la carne.



Spero di non avervi delusi nel finale. Grazie di essere arrivati fino a qui.
  
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