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Autore: DaughterOfDawn    17/03/2013    2 recensioni
Ogni mille anni sulla terra compare un tipo particolare di anima per ottenere la quale sia i demoni che gli shinigami sono disposti a fare di tutto.
Kyler aveva una vita forse un po’ diversa da quella dei molti, ma comunque niente di particolare. Almeno fino a quando non si troverà coinvolto in una contesa tra la sua nuova guardia del corpo, un ragazzino dagli inquietanti occhi cremisi comparso dal nulla, e due tizi non meno strani, uno dai capelli rosso fuoco, scatenato e vestito quasi come una donna, l’altro moro, sempre gelido e controllato, che sembrano determinati a rapirlo. E la sua “guardia del corpo” sembra conoscere molto bene uno dei due, con il quale ha un certo conto in sospeso…
[Ambientata nei due anni che precedono l’inizio del manga. Possibile OOC (io ci provo a tenere i personaggi, ma non è detto che ci riesca!), shonen-ai (WillxGrell / OCxOC)].
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, William T. Spears
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grell e Kyler si voltarono avvertendo dei passi che si avvicinavano, interrompendo subito la loro discussione. Doveva restare tra loro perché di sicuro Will non avrebbe apprezzato quell’ennesimo colpo di testa. Già mal sopportava gli “allenamenti” di Zachary, figuriamoci cosa avrebbe detto se avesse saputo che ora ci si metteva anche l’umano. Il moro notò il loro strano atteggiamento e non ci mise molto a dedurre che quei due stavano nascondendo qualcosa, ma per una volta non vi badò. La sua mente era presa da quello che stava per raccontare e lui si stava sforzando di non pensare al fatto che aveva volontariamente deciso di umiliarsi solo perché a uno stupido demone era tornata la voglia di fare scherzi.
“Voi due, lasciate perdere i vostri piani idioti, qualunque essi siano, e venite. Torniamo in camera” ordinò più glaciale del solito. “Si è fatto tardi”.
I due spostarono lo sguardo dall’espressione dello shinigami moro al sorrisetto compiaciuto del demone che gli stava affianco. A quanto pareva William doveva essere riuscito a far “ragionare” Zack visto che quest’ultimo sembrava tornato sé stesso, ma sentivano che c’era qualcos’altro sotto. Il ghigno della creatura infernale era leggermente più largo del solito. Grell si gettò sul suo capo, che aveva iniziato ad avviarsi in direzione delle loro camere, arpionandogli un braccio e tempestandolo di domande per cercare di carpire cosa si fossero detti lui e la creatura infernale. Ma ottenne solo di venire ignorato. Il ragazzo con gli occhi viola invece si incamminò al fianco del suo protettore, lanciandogli di tanto in tanto delle occhiate preoccupate.
“Qualcosa non va, Kyler?” domandò quello dopo qualche minuto, intercettando il suo sguardo. “Dovresti essere felice, Will è riuscito a farmi capire che mi stavo comportando come un idiota ingenuo. Puoi calmare le tue ansie, non mi farò fregare da Gremory di nuovo. Mi sono sforzato di essere il bravo demone che tu vorresti che io fossi ~”.
“Per quello lo sono, e anzi, sono stupito che William ci sia davvero riuscito. Solo che non mi piace la tua espressione soddisfatta” lo rimbeccò lui sarcastico, ignorando la presa in giro. “Quel tuo dannato sorrisetto significa solo guai, ormai lo so”.
“Oh, ma come siamo prevenuti” ridacchiò Zachary, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Io non ho combinato proprio nulla questa volta. Vero, Will?”.
William si voltò solo per lanciargli un’occhiataccia, ma non rispose. Il suo sguardo aveva detto tutto e infatti il sorriso del demone parve vacillare per un attimo prima di ritornare più divertito di prima. Lo shinigami non gliel’avrebbe perdonata facilmente, se ne rendeva conto. Però il rischio del gioco stava proprio in quello. In fondo a lui non erano mai piaciuto i giochi tranquilli e sicuri. Se non rischiava di perdere non trovava gusto nel giocare la sua partita. Kyler osservò quello scambio di sguardi, inquieto. Nonostante le parole della sua guardia del corpo non riusciva davvero a sentirsi tranquillo. Rinunciò però ad insistere. Tanto sentiva che avrebbe saputo presto cos’era successo tra i due.
I quattro erano giunti alle porte delle loro cabine. Il moro fece cenno al demone e all’umano di seguirlo in quella assegnata a lui e al rosso e, una volta che furono tutti dentro, si chiuse la porta alle spalle, facendo passare lo sguardo sui suoi tre compagni e ignorando deliberatamente il ghigno che non accennava a voler lasciare il volto di Zachary.
“Bene, signori. Io e quella pesta infernale abbiamo avuto un’altra discussione alquanto scomoda, dopo che io sono riuscito a riportarlo alla ragione. Cosa di cui mi sono stupito io stesso considerando che si tratta di una creatura completamente priva di buon senso” esordì calmo, anche se il suo tono era pungente. “Però, come ormai sappiamo tutti, quell’essere infimo non accetta le sconfitte e quindi ha deciso che doveva farmela pagare per essere riuscito a fargli capire che è un idiota e che si stava comportando come tale”.
Zack incrociò le braccia sul petto, fingendosi offeso. “Ora non esagerare, Willy. Hai acconsentito per salvarti la faccia almeno in parte” fece cantilenante.
“Questo perché tu non sai mai raccontare le cose come stanno, ma devi sempre aggiungerci del tuo” ribatté lo shinigami, serio. “Comunque. Diciamo che quella bestia infernale si è messa in testa che doveva raccontare come io e lui ci siamo incontrati un secolo fa. E io ho dovuto acconsentire avendogli promesso che avrei fatto qualcosa per lui perché lui tenesse la sua boccaccia chiusa su un certo episodio…”.
“Yeeeeesssss!!” esplose Grell con fin troppo entusiasmo. “Oh, Zack-chan, sapevo che si poteva contare su di te ~”. Si attaccò al braccio del demone e iniziò a strusciarci il viso contro. “Sei il migliore! Mi hai fatto così felice! Vorrei darti un bacio per esprimere la mia riconoscenza ~”.
William alzò gli occhi al cielo, trattenendosi a stento dal colpire in pieno viso il suo sottoposto, mentre Kyler si schiarì rumorosamente la gola, lanciando a Grell un’occhiata infuocata. Il rosso comprese al volo il significato di quello sguardo e si affrettò a staccarsi dalla creatura infernale, ridacchiando nervosamente.
“Ovviamente l’ho detto tanto per dire” disse unendo le punte degli indici e forzando un sorrisetto, mentre l’umano si passava una mano sul volto, esasperato.
Will fece correre lo sguardo tra i due, ma ancora una volta decise di non indagare. Di sicuro la motivazione che stava dietro l’insolito comportamento del suo sottoposto era qualcosa di veramente stupido, come sempre. Preferiva concentrarsi sul racconto che si era ritrovato a dover fare. “Se avete finito di fare gli idioti…” borbottò, sistemandosi gli occhiali. Poi riprese il suo tono freddo. “Dal momento che quel demone”. Come sempre la parola fu sputata con disprezzo. “non saprebbe narrare gli eventi senza rigirarli a modo suo, ho deciso che sarò io stesso a spiegare cosa è successo”. Sollevò una mano per impedire che venissero fatti commenti. “Premetto che sono giunto a questa decisione solo perché non voglio rischiare che si turbi la tregua che abbiamo instaurato. Non posso permettere che degli stupidi battibecchi rischino di impedirci di essere uniti contro il nostro nemico comune”. I suoi occhi verdi scintillarono pericolosamente posandosi sul demone. “Però provvederò a farla pagare a Zachary quando questa storia sarà finita. Su questo non ci devono essere dubbi”.
Zachary avvertì un brivido corrergli lungo la schiena a quelle parole e deglutì impercettibilmente. Di solito le occhiatacce di William non lo sfioravano neanche, ma quel particolare sguardo non poté non impensierirlo. Forse Kyler aveva ragione, era ora che lui imparasse a capire quando era il caso di smettere di tirare la corda o si sarebbe trovato in guai molto seri anche senza il bisogno di tirare in ballo Gremory.
Lo shinigami moro sembrò soddisfatto dalla reazione che aveva ottenuto e proseguì: “Io sono disposto a raccontare quello spiacevole episodio, anche se questo implica il fatto che mi dovrò coprire di vergogna, ma se qualcuno di voi oserà interrompermi senza prima chiedere il permesso farò in modo che questa storia non salti mai fuori”. Questa volta i suoi occhi erano diretti verso Grell, il quale si limitò a rivolgergli un sorrisetto innocente e poco credibile. Sospirò. Almeno quel dannato demone aveva avuto la decenza di smettere di ghignare, anche se sapeva che presto avrebbe ricominciato. Di nuovo la sua mano corse alla montatura dei suoi occhiali. Che la tortura avesse inizio. “Io e il moccioso infernale ci siamo incrociati durante la mia prima missione, dopo che mi ero diplomato all’Accademia per shinigami. In teoria lui non c’entrava niente con quello che ero stato chiamato a fare. Il mio compito era raccogliere l’anima di una giovane nobildonna francese e giudicarla. Normale amministrazione. Almeno finché un demone non si è messo tra me e il mio obiettivo”. Fece una pausa, notando che tutti pendevano dalle sue labbra, Zack compreso. L’umano lo ascoltava in rispettoso silenzio, anche se non riusciva a nascondere l’interesse che gli brillava negli occhi, mentre il suo sottoposto fremeva visibilmente per scoprire cosa era successo dopo. La creatura infernale giocherellava con un filo della sua divisa, ma le sue iridi cremisi non lo lasciavano neanche per un secondo. “Non ero da solo, in quella missione mi era stato affiancato un altro shinigami che poi è stato trasferito un paio di decenni fa. Non è importante parlare di lui, non ha avuto un grosso ruolo nella faccenda. Comunque sia, ci siamo messi ad osservare la vita della nobildonna. La sua morte era prevista nel giro di qualche giorno, ma dal momento che non avevano altri incarichi per noi ci avevano mandato in missione con un po’ di anticipo. La vita del nostro obiettivo procedeva normalmente, tranne che per un piccolo particolare a cui però inizialmente non attribuimmo molta importanza. Tra le amiche della donna c’era una ragazza più giovane di lei di qualche anno che veniva spesso a trovarla e che aveva addosso un odore molto particolare che mi disgustava. Purtroppo all’epoca non aveva ancora incontrato di persona un demone e quindi non fui in grado di riconoscere quel tanfo infernale.
Arrivò la mattina del giorno della morte del nostro incarico. Una giornata come tutte le altre e lei non sembrava presagire per nulla quello che la stava aspettando. In fondo si sarebbe trattato di un incidente, la donna sarebbe dovuta morire cadendo da cavallo al ritorno da una passeggiata con la sua amica più giovane. La seguimmo senza farci vedere per tutto il giorno, aspettando che arrivasse l’ora stabilita, ma proprio nel momento in cui l’evento stava per verificarsi, accadde l’impensabile. Le due stavano rientrando nelle scuderie e il cavallo della vittima si era imbizzarrito come previsto. Lei venne disarcionata, ma, pochi secondi prima che il suo corpo potesse impattare contro il suolo trovando la morte, una figura dai capelli blu apparve dal nulla e la prese al volo, salvandole la vita. Inutile dire che io e il mio collega restammo pietrificati dalla sorpresa. Nessuno poteva interferire con il lavoro degli dei della morte, tranne una categoria di creature particolarmente infime: i demoni”. Il suo sguardo tornò a posarsi su Zachary che lo ricambiò con uno dei suoi sorrisetti.
La creatura infernale interpretò quell’occhiata come un permesso e si inserì nel racconto. “Avevo notato le ombre che seguivano l’amica della mia contraente e non mi ci era voluto molto per comprendere la situazione. Al contrario di William, io avevo già avuto a che fare con gli shinigami parecchie volte” spiegò con un tono divertito. “Il contratto si stava rivelando parecchio deludente, noioso, così decisi che prima di pranzare mi sarei divertito un po’ impicciandomi negli affari dei miei avversari, salvando la persona che sarebbe dovuta morire”. Sul suo volto si aprì un ghigno malizioso. “Oh, e ne è più che valsa la pena ~ Anche perché è stata l’unica cosa veramente interessante di tutta quella storia. Pure l’anima di quella donna non si è dimostrata un gran che alla fine. Ma visto che Gremory voleva che la uccidessi non potevo semplicemente lasciarla perdere e andarmene”.
Il moro gli scoccò un’altra occhiata, questa volta per farlo tacere. “Sul momento nessuno di noi due ha saputo che cosa fare” riprese a raccontare, atono. “Il nostro obiettivo era sorpreso quanto noi dall’improvvisa apparizione, mentre quella che poi si sarebbe rivelata essere la preda della creatura era completamente sconvolta. Probabilmente non si sarebbe mai aspettata che il demone facesse una cosa del genere. Arrivati a quel punto c’era poco che potessimo fare. Dovevamo uscire allo scoperto e reclamare l’anima che ci spettava prima che si creasse un caos burocratico. Decidemmo che il mio collega si sarebbe occupato delle due donne, mentre io avrei dovuto tenere a bada il demone. Quello volse gli occhi nella nostra direzione, ignorando ciò che le umane stavano dicendo, poi lasciò andare la giovane e scappò verso la villa. Capii immediatamente che doveva trattarsi di una trappola, ma il mio collega si era già avviato verso le due, così io fui costretto a inseguire la creatura. La priorità andava ovviamente al recupero dell’anima. Attraversai il giardino e entrai nel maniero, seguendo la puzza che quel dannato si era lasciato dietro. Un odore che non avrei più scordato ora che sapevo che cosa significava”.
Tacque mentre la sua mente veniva invasa dai ricordi di quello che era successo in seguito. Nonostante tutti quegli anni le immagini erano ancora vivide. Ma d’altra parte come avrebbe potuto scordare quel giorno? Riscattarsi da una tale figuraccia era stata veramente dura, soprattutto considerando che quello era stato il suo primo incarico, e gli era costato anche un sacco di straordinari. Per non parlare del fatto che aveva dovuto sopportare per mesi le prese in giro dei suoi superiori. Col senno di poi aveva dovuto ammettere che gran parte della colpa era sua. Se fosse stato più attento di sicuro avrebbe potuto evitare di macchiare in quel modo il suo onore. Ma era stato uno sprovveduto e si era lasciato ingannare da quel ragazzino infernale.
Zachary studiò in silenzio le ombre fugaci che passarono sul viso serio di William. Quello scontro sarebbe rimasto per sempre impresso anche nella sua memoria. E non solo perché gli aveva dato la sicurezza sfacciata che lo aveva poi messo nei guai con Gremory, ma anche perché quel giorno gli aveva lasciato dentro una sensazione strana, come se scontrarsi con lo shinigami gli avesse permesso di iniziare a capire qualcosa di importante. Cosa esattamente lo aveva compreso solo anni dopo, ma lui si rendeva conto che senza quell’episodio forse non ci sarebbe mai arrivato.
I suoi occhi cercarono istintivamente quelli di Will, come per fargli capire i suoi pensieri, e lui si accorse, non senza un minimo di sorpresa, che il moro stava a sua volta tentando di intercettare il suo sguardo. Un sorriso si aprì sul volto del demone. In fondo era inevitabile visto che entrambi si stavano perdendo negli stessi ricordi.

L’enorme sala da pranzo sembrava apparentemente deserta. La tavola era elegantemente apparecchiata per la festa che avrebbe dovuto tenersi di lì a poche ore e vasi e corone di fiori freschi decoravano tutto l’ambiente, spandendo il loro profumo nell’aria. Ma lui riusciva comunque a percepire la puzza del demone che sporcava il delicato aroma dei petali colorati. Quella creatura immonda era lì da qualche parte, percepiva la sua presenza più che chiaramente. Gli occhi verdi di William percorsero tutta la sala con attenzione, scrutando ogni angolo, ogni leggero movimento, ma del suo avversario sembrava non esserci neanche l’ombra. Dannazione, a quanto pareva quella bestia voleva giocare a nascondino. E per di più la situazione assomigliava sempre di più a una trappola. Fece qualche passo circospetto verso il centro della stanza. Dove si era cacciato?! Non era neanche riuscito a vederlo bene in faccia. Era accaduto tutto troppo in fretta. Eppure era certo che…
Una risatina lo fece volare di scatto, interrompendo i suoi pensieri. Il suo nemico era appoggiato ai battenti ora serrati della porta che si apriva sul salone e lo guardava con un ghigno divertito. Aveva l’aspetto di un ragazzino di quindici o sedici anni, i capelli di un innaturale blu intenso e gli occhi cremisi tipici di quelli della sua razza. La sua espressione era divertita e sulle sue labbra era dipinto un ghigno feroce che stonava con i suoi lineamenti ancora acerbi.
“Oh, sei nei guai ora, shinigami” lo prese in giro il demone, staccandosi dalla porta e facendo un passo verso di lui, le braccia incrociate sul petto. “Sarai costretto a divertirti con me. Speravo che uno di voi mi seguisse e infatti eccoti qui ~”. Sul volto di Zachary il ghigno allargò alla vista del lampo spaesato che attraversò gli occhi dell’altro. Doveva essere un novellino e a giudicare dalla sua espressione quella era la prima volta che si trovava di fronte una creatura come lui. Interessante. Lo studiò attentamente. Atletico, più alto di lui di diversi centimetri, attraente anche, portava i capelli neri corti e indossava la solita divisa di ordinanza degli shinigami. Ma quello che lo incuriosiva di più erano quei gelidi occhi verdi. Distaccati e calcolatori. “Come ti chiami, shinigami?”.
“William T. Spears” rispose il dio della morte, glaciale. Trovarsi faccia a faccia con quella creatura lo aveva inizialmente spiazzato, soprattutto per via dell’aspetto giovane, ma si era ripreso quasi subito. Era lì per fare il suo lavoro e ciò includeva anche eliminare gli ostacoli che si frapponevano tra lui e la riuscita della missione. “Ricordatelo bene, demone, perché sarà l’ultimo che udirai”.
“Oh, ma come siamo seri! Sto tremando di paura. Dovresti rilassarti, in fondo siamo qui per giocare!” rise il demone canzonatorio. “William è troppo lungo…Credo che ti chiamerò Willy!”. Il suo sorriso prese una piega maliziosa. “Io sono Zachary, piacere di conoscerti. Mi spiace correggerti, ma sarai tu quello che dovrà ricordarsi il mio nome, caro Willy. Perché sono quello che ti costringerà a tornare al tuo ufficio con la coda fra le gambe!”.
Il moro fece una smorfia irritata sentendo il soprannome. Era lo stesso modo in cui a volte lo chiamava quell’idiota Sutcliff. Non lo sopportava. “Questo è tutto da vedere, demone Zachary. Se fossi in te io mi laverei via quel ghigno compiaciuto e mi concentrerei sullo scontro” disse, senza raccogliere la provocazione, facendo comparire la sua death scyte. “Altrimenti sarò costretto a farlo io stesso”.
Zack non poté trattenere un’altra risata a quelle parole. Certo che quel novellino ne aveva di grinta. Per essere la prima volta che vedeva un demone, perché aveva il presentimento che fosse così, non si era lasciato impressionare né spaventare come altri avevano fatto prima di lui. Si sarebbe divertito parecchio con lui. Forse con quello scontro avrebbe rischiato di rimetterci la cena, ma poco gli importava. Preferiva del sano divertimento a una stupida anima. Di quelle ne era pieno il mondo, mentre i buoni passatempi erano decisamente più rari. E poi avrebbe potuto tornare ad uccidere quell’umana anche più tardi. Gremory gli aveva detto che voleva eliminarla, della sua anima poteva farsene quello che voleva, mangiarsela o lasciarla agli shinigami. Al suo “capo” non importava. “Mi piaci, Willy” commentò sincero ma senza abbandonare il suo tono provocatorio, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi mentre le sue unghie si allungavano. “Sono curioso di vedere come te la cavi a combattere! Cerca di non deludermi, mi raccomando! Mi aspetto un bell’intrattenimento da te!”. E senza preavviso di scagliò sullo shinigami.
Quest’ultimo fu costretto a fare un salto all’indietro, schivando per un soffio gli artigli argentei della creatura. Non si aspettava un attacco così improvviso. Era dannatamente veloce. Parò il secondo colpo, che lo costrinse a stringere più che poteva le dita intorno al manico della sua arma. E anche dannatamente forte. Ma che cosa si aspettava da un demone, d’altra parte? Quegli esseri infimi sapevano essere delle vere seccature, i suoi colleghi più esperti lo avevano avvisato. Un pensiero lo colpì. Zachary. Quel nome gli era familiare. Schivò un altro paio di attacchi e poi rispose, riuscendo ad introdursi nella guardia avversaria, la lama della sua death scyte che arrivava a sfiorare la stoffa dei vestiti del suo nemico.
I due si separarono, studiandosi. Lo shinigami si stava sforzando di capire doveva aveva già sentito nominare il demone, mentre quest’ultimo si limitava a guardarlo divertito. A quanto pareva stava solo giocando con lui come aveva dichiarato, senza impegnarsi sul serio. Chissà cosa aveva in mente di fare.
“Qualcosa non va, Willy?” lo provocò Zachary con uno dei suoi sorrisetti. “Mi sembri un po’ distratto. Non è molto conveniente, sai? Il nostro è un gioco pericoloso. Non vorrei che tu finissi per farti troppo male ~”.
“Non sono distratto, demone. E non chiamarmi Willy” gli rispose brusco il moro, sforzandosi di ignorare la provocazione, ma il suo tono tradiva la sua irritazione. “Piuttosto, il tuo nome non mi è nuovo. Ma sono certo che non ci siamo mai incontrati. Non avrei mai potuto scordare il tuo fetore”.
“Ehi! Attento a come parli!” esclamò la creatura infernale, offesa. Che diamine?! Lui non puzzava. Era il suo odore naturale, l’odore dell’Inferno, e non era per nulla cattivo. Anzi, la maggior parte degli umani che aveva incontrato ne era rimasta affascinata. In fondo era l’odore della tentazione. “E mi sembra ovvio che tu abbia già sentito il mio nome visto tutti i guai che ho dato ai tuoi colleghi negli ultimi secoli”.
Un lampo di comprensione attraversò le iridi smeraldo del dio della morte. Ma certo. Doveva essere quel demone di cui aveva letto nei rapporti. Quel moccioso non faceva altro che mettere le sue zampacce negli affari del Dipartimento e combinare guai che poi loro erano costretti a risolvere. Da quanto aveva capito non lo faceva per odio o per un motivo preciso, l’unica cosa che gli interessava era prenderli in giro. Lo aveva dichiarato lui stesso durante uno scontro. Li trovava divertenti. “Ah, ma certo. Sei quella peste infernale che ci ha costretto a compilare pile e pile di rapporti” fece, il tono pieno di ribrezzo. “Il moccioso che cerca sempre qualcosa con cui riempire la sua esistenza priva di scopo. Perché, invece di continuare ad infastidirci, non fai un favore a noi e a te stesso e non ti lasci ammazzare? Tanto prima o poi la tua noia prenderà il sopravvento e tu non sarai più in grado di scacciarla! Ma forse queste mie parole non hanno per te il minimo senso. Che ne può sapere un demone del valore dell’esistenza? Voi non fate altro che giocare con la vita senza neanche capirne l’importanza. Esseri insulsi!”.
Quelle parole turbarono profondamente Zachary, ma lui non poteva negare. La sua vita non aveva un senso e per di più lui era costretto a servire un bastardo che odiava. Passava i suoi giorni a lavorare per lui o ad aggirarsi tra gli umani, senza interessarsi veramente a loro, sperando solo di incontrare qualcuno che potesse rivelarsi interessante. Aveva stretto decine di contratti a vuoto, giocando con le sue prede e quasi sempre lasciandole poi libere di continuare le loro miserabili esistenze. Aveva trascorso anni interi a vagare senza meta nelle lande infernali, cercando di distrarsi nell’attesa di una nuova missione. Però non gli era mai passato per la testa che un giorno non sarebbe più riuscito a riempire quel vuoto. Aveva davanti l’eternità, lo sapeva, ma anche quel concetto era impalpabile per uno come lui che viveva alla giornata. Il passato, a parte alcuni ricordi che gli erano cari, e il futuro non avevano mai contato molto per lui. E allora da dove venivano quel fastidio e quella sensazione di spreco?
Non sapendo come ribattere e soprattutto irritato da quelle sensazioni, decise di tornare all’attacco invece che rispondere. Lo shinigami doveva aver capito di aver fatto centro perché nei suoi occhi era passato un lampo soddisfatto. Gliel’avrebbe fatta pagare. Nessuno poteva permettersi di prenderlo in giro fino a quel punto. Scattò in avanti, simulando un assalto diretto al petto del suo avversario. Quello fu preso alla sprovvista, ma reagì in fretta, frapponendo tra il suo corpo e gli artigli argentei che lo minacciavano la death scyte. Il demone cambiò all’ultimo momento la direzione del colpo e lo colpì in pieno petto con un pugno, facendolo arretrare di parecchi metri.
William ci mise qualche attimo per riprendersi ma non ebbe quasi il tempo di rialzare lo sguardo perché l’altro gli fu di nuovo addosso. I colpi arrivavano dalle direzioni più disparate, costringendolo sulla difensiva senza dargli la possibilità di reagire. Alla fine riuscì a colpire il demone con la death scyte, spingendolo lontano da sé e subito ne approfittò per lanciare un attacco a distanza. Sul volto di Zachary comparve un ghigno famelico e vittorioso. Proprio quello che voleva ottenere. Saltò sul bastone dell’arma e lo percorse in un lampo. Le unghie della sua mano sinistra si ritrassero e, quando fu davanti allo shinigami, lui afferrò gli occhiali di William prima che questo potesse anche solo reagire, strappandoglieli dalla faccia e poi allontanandosi per riprendere la distanza di sicurezza.
Il moro sbatté le palpebre per qualche attimo, mentre la sua mente analizzava quello che era appena successo. Quando finalmente capì un’espressione orripilata comparve sul suo volto. “Dannato! Restituiscimi subito i miei occhiali!” urlò irato facendo un passo avanti, ma ottenne solo di andare a sbattere conto il tavolo, facendo cadere un paio di piatti. Non riusciva a vedere quasi nulla. La sala si era ridotta a macchie di colore sfocate e lui non aveva il minimo senso della profondità. Quel dannato lo aveva fatto apposta. I suoi attacchi servivano solo a distrarlo e lui ci era cascato. Doveva trovare il modo di riavere indietro quegli occhiali e doveva farlo al più presto. Ma come?
“Se no cosa mi fai, shinigami?” fece il demone, sarcastico. Il suo tono era pungente. “Mi sono sempre chiesto quanto foste ciechi senza questi cosi, e devo dire che avete la vista più povera di quello che mi aspettavo”. Rise sinceramente divertito quando l’altro in uno scatto di irritazione fece cadere un vaso. “Sei uno spasso, Willy, davvero! Poi vederti barcollare così è la fine del mondo!”. Si avvicinò a lui da dietro e gli diede uno spintone, facendolo quasi finire sul pavimento.
“Maledetto bastardo!” esclamò William, sempre più in collera, voltandosi subito, ma la creatura infernale si era già allontanata. Cercò di orientarsi seguendo la voce del suo nemico, ma era chiaro che quello si spostava di continuo per impedirgli di capire dov’era veramente. Strinse i pugni. Lo sentiva ridere dei suoi tentativi visibilmente patetici di riprendere il controllo della situazione. Maledizione. E ora cosa avrebbe dovuto fare? Se già faceva fatica a tenergli testa avendo gli occhiali, senza era totalmente impotente. Quel moccioso era molto più furbo di quello che sembrava e soprattutto al di là del suo atteggiamento infantile c’era una vena di malizia vendicativa che lui non aveva considerato. Una folata d’aria alle sue spalle lo riportò al presente. Quel dannato aveva aperto una finestra. Se ne stava andando?! E con i suoi occhiali per di più?!
“Sai, Willy, mi piacerebbe restare qui a giocare con te” disse la voce del demone alla sua destra. “Ma il tuo collega sta arrivando e io devo finire un lavoro che mi è stato affidato. Anche io ho dei “superiori” a cui rispondere purtroppo”. Si udì il rumore di qualcosa di leggero che cadeva a terra e poi quello dei vetri rotti. “Alla prossima, Willy! Non mi scordare, mi raccomando!”.
Il moro non tentò neanche di seguirlo. Aveva smesso di prestargli attenzione quando aveva udito il secondo suono. Era impallidito di colpo. Aveva capito subito quello che quel dannato aveva fatto. Si avvicinò a tentoni al punto dove il demone era stato fino a pochi secondi prima e le sue dita raggiunsero i frammenti delle lenti di quelli che una volta erano i suoi occhiali. Non ci poteva credere. Quello era il peggior insulto che si potesse fare a uno shinigami. Gli aveva rotto gli occhiali. Glieli aveva presi con l’inganno e poi li aveva schiacciati senza ritegno sotto quelle sue dannate scarpe, ridendo di lui e della sua dignità. La rabbia gli esplose dentro, incontrollabile. Non glielo avrebbe mai perdonato. Mai. Quell’essere insulso meritava solo di morire per mano sua. Balzò in piedi, furioso. “Zachary, dannato!” gridò, la voce piena di astio. “La prossima volta che ci vedremo ti ripagherò per l’onta che mi hai versato addosso! Io, William T. Spears, mi prenderò quella tua insensata esistenza infernale, fosse l’ultima cosa che farò! Ricordatelo, maledetto schifoso!”.
Si affacciò alla finestra. Sapeva che il demone era ancora in zona, percepiva ancora il suo odore, ma seguirlo sarebbe stato inutile. Avrebbe anche potuto essere a pochi metri di distanza e lui non lo avrebbe visto.
“Spears!”. La voce del suo collega lo costrinse a voltarsi. L’altro shinigami dovette notare subito gli occhiali rotti perché si lasciò sfuggire un suono sorpreso. “Che diamine…?”.
“Lascia perdere. Vieni qui a darmi una mano, piuttosto” ordinò lui, perentorio. Quando l’altro fu vicino gli afferrò un braccio. “Hai fatto quello che dovevi?”.
“Sì” fu la risposta incerta. La rabbia negli occhi di William avrebbe spaventato chiunque.
“Allora andiamo. Ho bisogno di un dannato paio di occhiali nuovi”.
Quando i due furono usciti, Zachary saltò giù dal lampadario su cui si era accovacciato, un sorrisetto stampato sul volto. Che spasso. Erano decenni che non si divertiva così. Will gli piaceva sul serio, non vedeva l’ora di scontrarsi di nuovo con lui. Raccolse la montatura deformata e la fece scivolare nella tasca interna della sua giubba. “Me ne ricorderò sicuramente, William T. Spears” mormorò scavalcando il davanzale. “Sento che ci incontreremo di nuovo, e sarà una grande occasione…”.

“Questa è la storia del nostro primo incontro” concluse William, trattenendo a stento uno sbuffo. Che umiliazione. Si sistemò gli occhi per l’ennesima volta. Ogni volta che ci ripensava non poteva fare a meno di toccarsi la montatura, come per assicurarsi che fosse ancora lì, atteggiamento che con gli anni aveva finito per diventare un vero e proprio tic. “Una volta tornato al Dipartimento sono stato sospeso per una settimane e ho dovuto usare per quel lasso di tempo gli occhiali delle reclute dell’Accademia”. I suoi occhi erano fissi sul muro e non si azzardavano a toccare i presenti. “È stato frustrante e vergognoso. Gli occhiali rappresentano tutta l’essenza di quello che è uno shinigami e vengono dati solo a chi è capace di capire il valore che ha ogni vita che togliamo. Rompendoli Zachary ha mandato in frantumi non solo il mio orgoglio, ma anche tutto quello che sono. Ricostruirlo non è stata un’operazione semplice”.
Il silenzio calò nella stanza per circa un minuto, poi Kyler, senza preavviso, tirò un pugno in testa al suo protettore, cancellando il sorrisetto che quest’ultimo aveva sul volto.
“Ahia!” esclamò il demone preso alla sprovvista, massaggiandosi il capo. “Ehi, che diamine ti è preso?! Perché mi hai colpito?! Che ho fatto?”.
“E hai anche il coraggio di chiederlo?” esplose il ragazzo, irritato. “Sei un bastardo insensibile e lo sei sempre stato! Ti sembrano scherzi da fare?! Ora capisco perché William ce l’ha tanto con te! Gli hai fatto il peggiore dei torti!”.
“Sono un demone, è normale che io non comprenda certe cose. Me lo disse Will stesso quel giorno, durante il nostro scontro” rispose lui, piano. “Io penso solo a trovare modi per scacciare la noia e fare quello che voglio, tutto qui. Che me ne importa della vita e dell’orgoglio?”.
“E invece te ne importa eccome, Zachary Michaelis” lo contraddisse William, fissando il suo sguardo su di lui e sorprendendo tutti. “Ci ho messo anni a capirlo e la conferma l’ho avuta solamente durante lo scontro con Gremory. Tu mi hai fatto quel torto per ripicca contro le mie parole. Il tuo è stato un modo tremendamente infantile di dirmi che ti avevo ferito quando ho detto che la tua vita era vuota e priva di senso e che tu non capivi il valore dell’esistenza. All’epoca non sapevo di Gremory e del guaio in cui ti eri cacciato. Ma neanche tu allora lo sapevi davvero come non conoscevi il vero motivo della tua rabbia davanti alle mie affermazioni. Adesso è chiaro ad entrambi”. I suoi occhi verdi andarono ad immergersi in quelli cremisi di Zachary. “Questo è anche il motivo per cui ho deciso che non posso ucciderti. Se tra i demoni ne esiste uno che può passare da “essere infimo” a “essere infimo che capisce qualcosa” quello sei tu e me lo hai dimostrato con la tua volontà di combattere per la libertà della tua vita e di voler difendere l’esistenza di Kyler”.
Il demone si affrettò ad abbassare lo sguardo, sentendosi arrossire vistosamente a quelle parole. Erano un complimento, anche se molto velato. E sentirlo dalla bocca di Will rendeva le cose ancora peggiori. “È vero, me la sono presa perché stavi dicendo la verità, ma mi sono reso conto del vero peso di quella verità solo dopo che Gremory mi ha impresso il sigillo” ammise, imbarazzato. “La mia vita non aveva uno scopo, un senso. E ciò mi spaventava. Così ho deciso di iniziare a cambiare e mi sono posto un obiettivo. Ho iniziato a pensare al futuro e a smettere di vivere in un eterno presente. Ma ho dovuto vedere la morte per capirlo”. Rise amaramente. “Un po’ come voi shinigami durante l’esame finale. Vedendo una vita lottare per non morire imparate a rispettarla. Io, un demone che ha visto infinite volte quello spettacolo, ho dovuto recitare la parte in prima persona e provare sulla mia pelle quell’attaccamento disperato per arrivarci”. Si lasciò sfuggire un sospiro. “Capisco anche l’umiliazione che ti ho provocato, te l’ho già detto due volte e lo ripeto. Ma ora sta a te ammettere che sai perché non me ne sono pentito”.
“Perché è stata quell’esperienza a darti la possibilità di capire il valore dell’esistenza di cui ti avevo parlato” sospirò a sua volta Will. “Che razza di idiota che sei, Zachary Michaelis”. Incrociò le braccia sul petto. “Però anche io ho capito una cosa dal nostro incontro. Che non esiste una regola generale che valga per tutti i casi. Per quanto odi i demoni devo ammettere che, come ho detto,  esiste qualche esemplare che non si adatta allo stereotipo e che può essere tollerato. Ho capito subito che eri diverso dallo stereotipo e ne ho avuto la prova quando più avanti ho incontrato i tuoi simili”.
Zack sorrise sincero, tornando a sollevare lo sguardo e sorprendendo sé stesso con la sua reazione. Dannazione, gli stava capitando sempre più spesso. Avvertì Kyler passargli un braccio intorno alle spalle e vide i suoi occhi viola brillare. Non poteva essere una cosa tanto brutta in fondo. Tanto come demone era già un disastro, non è che gli cambiava qualcosa avere una stranezza in più.
Anche l’espressione dello shinigami parve farsi meno dura per un attimo. Poi il suo sguardo lasciò il demone per posarsi sul suo sottoposto che lo fissava con gli occhi sgranati. “Grell Sutcliff, se devi dire qualcosa fallo e basta” ordinò freddamente. “Odio essere fissato”.
Il rosso avvampò e in un attimo gli fu addosso. “Oh, Will! ~ Che figo che sei! Ah ~” trillò estasiato. “Hai ingoiato il tuo orgoglio e ci hai raccontato la vostra storia! Che uomo coraggioso e integerrimo! E tutto restando glaciale come tuo solito! Sei stato magnifico!”.
“D-Davvero?” si lasciò sfuggire il moro, stupito, strappando una risata a Zachary che lui però ignorò. Quella reazione era l’ultima cosa che si aspettava. Certo, non aveva mai pensato che Grell gli avrebbe riso in faccia, ma aveva creduto di ottenere almeno qualche frecciatina. E invece il suo sottoposto lo guardava ammirato e adorante. Sentendosi quasi arrossire, lo scostò, anche se titubante. Che diamine gli prendeva?
“Certo! Un vero uomo deve sapere anche affrontare le sue debolezze e il modo in cui lo fai tu mi fa venire i brividi! ~” esclamò Grell più convinto che mai, tornando ad arpionarsi al braccio del suo capo. Rabbrividì di piacere. Non solo aveva finalmente saziato la sua curiosità, ma aveva rivisto per un attimo lo Will dei tempi dell’Accademia. Freddo e scostante, ma anche un po’ più timido e pronto ad ammettere che le regole non erano tutto, che si poteva sempre romperle e fare un’eccezione. Semplicemente adorabile. Per non parlare del fatto che le aveva riportato alla mente un altro episodio particolare avvenuto durante quell’esame. Il solo pensiero la faceva sciogliere. E poi quel lampo che aveva illuminato gli occhi del suo futuro capo quando avevano preso l’anima del loro obiettivo alla fine dell’esame era tornato quando il moro aveva ammesso di aver imparato qualcosa dal suo scontro con Zachary. William era orgoglioso ed introverso, ma sapeva anche ammettere i suoi errori. Si sentiva fiera dello shinigami che il suo superiore era diventato. “Oh, Will…Sposami!”.
William si affrettò a dargli uno spintone per evitare che l’altro cercasse di baciarlo. Sempre il solito idiota. “Grell Sutcliff! Mi pareva di averti detto che non sopporto le tue avanches” lo apostrofò, ma mancava il disprezzo che aveva usato prima di cena. In compenso gli rifilò un calcio in pieno petto spendendolo con la faccia contro il muro, incurante delle sue ferite. Si era trattenuto troppo a lungo dal farlo, aveva superato il suo limite di sopportazione. “Ti faccio trasferire in Antartide appena torniamo in ufficio”.
Il rosso si accasciò sul pavimento, ignorando le sue minacce e lasciandosi sfuggire un gemito di dolore ma non solo, che fece alzare gli occhi al cielo al suo capo. “Oh Will, sì! ~ Questo è l’uomo rude e violento che mi fa impazzire!” sospirò estatico, lanciando uno sguardo infuocato all’altro shinigami. “Mi mancavano i tuoi colpi! Anche se potevi evirare di infierire sul mio viso!”.
“Cosa mi tocca sentire…” borbottò quello, voltandosi, mentre Zachary rideva come un pazzo e Kyler scuoteva il capo senza però riuscire a trattenere un sorriso a sua volta.
“Che coppia…” commentò il ragazzo, senza sapere bene se essere esasperato o divertito. Però doveva ammettere che i due dei della morte si compensavano meravigliosamente a vicenda. Il gelo di Will si scontrava con l’iper reattività di Grell e i suoi atteggiamenti controllati con il modo di fare istintivo e passionale dell’altro. Probabilmente il moro sarebbe stato l’unico capace di insegnare al rosso un minimo di autocontrollo e quest’ultimo il solo in grado di costringere il suo capo a sciogliersi un poco. Sempre che ciò fosse possibile.
“Bene, se avete finito di fare gli idioti, direi che ciascuno di noi può ritirarsi nella propria cabina” disse Will. Era chiaro che li voleva tutti fuori dai piedi. “Non ci siamo ancora ripresi dallo scontro e un po’ di sonno farebbe bene a tutti, te compreso, demone. E poco importa se voi esseri infimi lo considerate come una specie di lusso. Visto che ne hai l’occasione conceditelo”.
“Ma io non ho sonno, Will!” si lagnò Grell sbuffando. “Ho dormito per ore tra ieri e oggi!”. Sul suo volto si aprì un sorrisetto malizioso. “Non possiamo fare qualcosa di più divertente io e te?”.
“Tu non avrai sonno, ma io sono ancora stanco visto che non ho avuto la possibilità di riposarmi come si deve” ribatté il suo capo con un tono che non ammetteva repliche. “Se non vuoi dormire sei libero di stare sveglio, ma va a fare altro fuori da questa cabina”.
Il rosso sbuffò di nuovo, ma decise di non ribattere. Tanto sapeva che William sarebbe stato irremovibile. E poi non voleva rischiare di irritarlo di nuovo dopo la storia del bacio visto che il suo capo sembrava non avercela più con lui. “Come vuoi…” mormorò poco contento. Poi si rivolse agli altri due. “Voi due che cosa avete intenzione di fare?”.
“Io seguirei l’esempio di William” rispose Kyler alzandosi e stiracchiandosi. Si era reso conto solo in quel momento di essere ancora stanco nonostante tutte le ore che aveva passato in stato di incoscienza. Usare il potere della sua anima lo aveva sfiancato. E lui avrebbe dovuto essere in forze se lui e Grell volevano applicare la sua idea. “Penso che andrò a dormire anch’io”.
“Io invece non ne ho nessuna voglia” fece Zachary, mettendosi a sua volta in piedi. Aveva pensato di riprendere il suo allenamento, ma di sicuro il rosso avrebbe insistito perché passassero quelle ore insieme, tanto per non annoiarsi. “Se vuoi ti tengo compagnia, Grell”.
“Oh, sarebbe fantastico, Zack-chan! ~” trillò lo shinigami, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Vedi che se vuoi puoi essere un gentiluomo anche tu?”.
“Bene, se siete a posto, ora uscite” li interruppe William, brusco. “Vorrei coricarmi”.
I tre si affrettarono a fare come veniva loro detto per non incorrere nelle ire del moro. Era chiaro che Will doveva essere ancora irritato per essere stato costretto a raccontare la storia del primo incontro suo e di Zachary e loro non ci tenevano a peggiorare il suo umore. Kyler augurò la buonanotte agli altri due e si chiuse in camera, deciso a mettersi a sua volta a dormire, mentre il demone e lo shinigami con i capelli rossi si incamminarono in direzione del ponte.
“Sai, Grell, credo che approfitterò della situazione per chiederti una cosa che mi gira in testa da un po’…” disse Zack mentre si avviavano lungo i corridoio bui.
“E sarebbe?” domandò Grell, sistemandosi una ciocca di capelli.
“Come mai conosci mio fratello. Lui non è come me, di solito sta alla larga dagli shinigami e quindi il fatto che vi conosciate mi lascia un po’ perplesso. E già che ci siamo mi piacerebbe che mi dicessi come se la passa”.
Sul volto del dio della morte comparve un ghigno malizioso. “Oh, io sono sempre più che contenta di parlare del mio Sebas-chan! ~” disse con aria sognante. “E in cambio tu potresti raccontarmi qualcosa in più su quel demone tanto affascinante! Siete fratelli in fondo, no?”.
La creatura infernale scosse il capo con un sospiro. Avrebbe dovuto aspettarsi una richiesta del genere. Ora avrebbe dovuto rispondere a un sacco di domande fuori luogo. Un sorrisetto si aprì anche sul suo volto. Ma se si trattava di compromettere suo fratello lui lo faceva molto volentieri.

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Salve a tutti!! ^^
Lo so, sono in ritardo di qualche giorno rispetto a quello che avevo detto, ma rispetto al mio solito direi che è un netto miglioramento!
Zack: Non ci credo, sei riuscita ad aggiornare in ritardo pur avendo il capitolo pronto…sei incredibile…
Mystic: sei tornato a rompere? Cos’è, visto che Will ti ha guastato parte del divertimento vieni a rifarti con me?? Comunque c’è un motivo per il mio ritardo, a parte impegni scolastici vari!
Zack: Fammi indovinare, avevi paura che la tua idea per quello che sarebbe successo tra me e William non fosse abbastanza buona!
Mystic: …Ti odio, Zack -.-“
Zack: *ridacchia* lo so!
Mystic: …E la cosa peggiore è che ho ancora quel timore *sigh* me lo diranno i lettori! >.< Comunque sia! Perdonate il lieve ritardo e spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Per favore fatemi sapere cosa ne pensate!!
Zack: E se fa schifo ditelo apertamente!
Mystic: *lancia Zack fuori dalla stanza* Zitto tu! I ringraziamenti! Come sempre un grazie a chi continua a leggere, seguire/preferire/ricordare la storia. In particolare un abbraccio a Sakura Hikari e Rebychan per aver recensito il capitolo! Mi stimolate moltissimo con i vostri splendidi commenti!
Alla prossima! (tra circa due settimane, se riesco anche prima!)
Mystic
  
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