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Autore: Miss H_    21/03/2013    12 recensioni
Spoiler Mockingjay!!!!
Ho deciso di raccontare ciò che secondo me avviene tra l'ultimo capitolo capitolo di Mockingjay e l'epilogo. Spero vi piaccia, anche se sono sicura che è un obrobrio con la O maiuscola, visto che è solo la mia seconda FF.
Vi prego recensite in ogni caso, sia che vi sia piaciuta che in caso contrario. Accetto qualsiasi critica costruttiva perché nella vita si può sempre migliorare e questo vale anche per la scrittura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ So di non avere delle scuse adatte a giustificare il mio immenso ritardo. 
Credo di aver atteso tanto a pubblicare solo perchè
nel mio inconscio non ero pronta a lasciarvi mettendo fine alla mia storia.
Adesso però è arrivato il momento, perciò vi auguro buona lettura
e vi aspetto nelle NdA.   


~ Epilogo.

Sono passati più di cinque anni dalla nascita di Dandelion e tra pochi mesi festeggeremo il suo sesto compleanno. In questo lasso di tempo io e Peeta abbiamo seguito ogni suo passo, ogni suo cambiamento, ogni suo piccolo movimento verso questo mondo enorme e crudele. Ancora oggi la nostra bambina non è a conoscenza del perché io e suo padre la notte urliamo, più volte ce lo ha chiesto ma le abbiamo sempre negato la risposta promettendole che le avremmo spiegato tutto quando sarebbe stata più grande.
Ogni mattina faccio un elenco di tutte le buone azioni che ho visto fare in questi anni e la maggior parte di questa lista è occupata da gesti fatti da Peeta o da eventi che riguardano Dandelion.
A volte mi sembra ancora di vederla tra le mie braccia, piccola e indifesa mentre la allatto, oppure mentre le canto una canzone che mi è stata insegnata da mio padre. Mi sembra ancora di vederla lì con la sua tutina gialla che gioca felice con la pasta del pane sulla tavola mentre i grandi occhi azzurri di Peeta la osservano attenti e ammaliati.
Sono felice per la nascita della nostra bambina, certo non è stato facile abituarci a lei, specialmente per me, ma non avrei mai creduto che le mie braccia riuscissero a contenerla con così tanta naturalezza.
Da quando c’è lei gli episodi di Peeta sono diminuiti come se fosse il suo amuleto, la sua ancora di salvezza, il suo raggio di sole che gli illumina la giornata; sono convinta che il merito sia davvero  tutto del nostro piccolo dente di leone.
Quando però anche lei non riesce a salvarlo dal depistamento, distraggo Dandelion con una scusa e porto lui in un’altra stanza per calmarlo.
Dopo la nascita della bambina temevo che il rapporto con Peeta si sarebbe affievolito e che ben presto ci saremmo trovati ad essere gli estranei che eravamo durante il periodo della nostra guarigione dalla guerra, ma per fortuna non è andata così; abbiamo deciso di comune accordo di far dormire Dandelion in una cameretta accanto alla nostra, in questo modo abbiamo potuto continuare ad avere dei momenti di intimità e di tranquillità senza doverci preoccupare della presenza della bimba.
La vita per ora va a meraviglia, con mia madre che viene a farci visita ogni tanto e che è ritornata a far parte della mia famiglia e con Effie ed Haymitch che ormai sono diventati genitori come noi.
– Mamma, mamma io voglio andare là! – una piccola voce, accompagnata da un tocco freddo sulla mia pelle, mi riporta alla realtà. Appena sento la sua esclamazione mi volto con un vero sorriso raggiante sulle labbra, do un piccolo bacio sulla guancia di Dandelion e le dico – Buongiorno tesoro, dove è che vuoi andare a quest’ora? –
Lei mi sorride e, prendendo la mia mano con le sue dita affusolate, mi risponde
– Là, mamma! Là! –
Indica fuori dalla finestra precisamente verso il Prato, un lieve tuffo al cuore mi fa sobbalzare e per un attimo la felicità svanisce ma cerco di non darlo a vedere alla bimba e così continuo cercando di sembrare tranquilla. – Va bene piccola allodola andremo nel prato. Per caso sai se papà è già sveglio? –
Dalla sua bocca aperta ora riesco a vedere il primo buco nero tra i suoi dentini bianchi che è presente da qualche giorno ormai. – Sì e mi ha preparato per colazione i biscotti a fiore e la cioccolata buona. – Vorrei sembrare seria per fargli capire che non deve diventare viziata e che non deve chiedere a suo padre sempre i soliti dolci per colazione ma non ci riesco. – Mmm… Dandelion perché non ne hai lasciati un po’ anche a me? Ti fanno male lo sai? – e mi avvento sulla sua pancia per farle il solletico. Per troppo tempo mi sono dovuta occupare della mia sopravvivenza e di quella della mia famiglia, di riuscire a trovare un briciolo di pane da mangiare per non morire di fame, di fare i giusti affari, di avere un ottimo giro di acquirenti, tutte cose di cui una sedicenne non si dovrebbe preoccupare.
Purtroppo la vita non va sempre come vorresti e io per riuscire a far vivere i miei familiari ho dovuto rinunciare alla felicità, alla spensieratezza, alla libertà di vagare per il Distretto senza pensare alle conseguenze e proprio perché è successo a me, non ho intenzione che capiti la stessa cosa a mia figlia.
Mi concentro nuovamente sulla pancia dandole dei leggerissimi baci a fior di pelle.
La sua risata limpida e bella come quella di Peeta echeggia in tutta la stanza ed è proprio grazie a questo bellissimo suono che mio marito viene attirato in camera. Alzo lo sguardo e lo vedo comparire sulla porta con le braccia muscolose ricoperte da uno strato di farina e i capelli scompigliati. Ci guarda soddisfatto e felice di vedere che siamo allegre, devo ringraziarlo ancora una volta perché se non fosse stato per lui non avrei mai conosciuto la gioia di essere madre.
Non smetterò mai di essere in debito con lui.
Ci sorride e poi mi dice – Buongiorno Kat! Ho sentito le vostre risate dalla cucina, ci siamo svegliate bene stamani eh? –
Allontano il volto dal corpicino esile di Dandelion e rispondo – Sì, direi che è stato un buon risveglio. Ah…Dandelion mi ha detto che vuole andare nel Prato, ce la possiamo portare? – Il mio tono doveva risultare allegro ma purtroppo la mia voce è andata pian piano a calare e l’ultima parte della frase è uscita fuori dalle mie labbra in un piccolo sussurro.
Peeta mi fissa negli occhi, è diventato immobile, rigido, evidentemente è a disagio come me. La bambina non lo sa, ma il Prato non è una semplice distesa di soffice erba su cui giocare, è la tomba della nostra gente, di tutte le persone morte nel bombardamento del Distretto e probabilmente è anche la tomba dei suoi nonni paterni.
Dandelion si intromette nel discorso vedendo che nessuno dei due sa cosa rispondere – Dai, dai vi prego, vi prego! – Ci guarda con la stessa espressione che usa per ottenere ciò che vuole quando non siamo decisi sul da farsi. E’ impossibile cercare di dire di no, è testarda e ha un bel caratterino che con molte probabilità ha ereditato da me.
Rimaniamo due secondi in silenzio, è Peeta a prendere la parola. – E va bene, andremo al Prato. Su coraggio, vai a vestirti mentre noi prepariamo tutto l’occorrente per una giornata fuori casa. –
La piccola non se lo fa ripetere due volte, con uno scatto velocissimo salta giù dal letto e esce dalla porta per andare in bagno.
Noi rimaniamo fermi ad osservarci, io seduta sul letto e lui appoggiato allo stipite della porta, il suo volto ha un’espressione dolce, un sorriso affiora sulle sue labbra – La tua colazione preferita ti attende in cucina, io nel frattempo preparo il cestino del picnic e vado a chiamare Haymitch ed Effie per sentire se vogliono venire anche loro con la bambina. – Mi fa l’occhiolino e poi si dirige verso le scale lasciandomi sola nella camera.
Mi alzo dal materasso, ma non riesco a fare nemmeno un passo che un grande capogiro mi fa perdere l’equilibrio, non mi preoccupo molto a volte capita di avere qualche vertigine appena alzati e poi nella situazione in cui mi trovo è più che normale.
Cercando di non far allarmare Peeta, che sentendomi cadere arriverebbe subito in camera preoccupato per la mia salute, mi avvicino al comodino e cerco di mettermi nuovamente in piedi.
Dopo due tentativi falliti riesco finalmente ad alzarmi senza sentirmi le gambe molli e mi dirigo verso l’armadio.
Predo i vestiti e vado verso il bagno dove trovo la piccola Dandelion intenta a cercare degli elastici per capelli, un regalo di Zia Effie.
Mi chiede di farle due codine e io accetto volentieri. Spazzolo con cura i suoi capelli color mogano, sono lisci come la seta e morbidi come un cuscino, le lego i capelli con gli elastici ma un piccolo ciuffo ribelle sfugge al mio controllo, così lo sposto dietro al suo orecchio destro.
Appena è pronta lei mi dà un bacio sulla guancia e poi scende giù in cucina perché vuole aiutare Peeta a preparare l’occorrente per passare la giornata fuori.
Rimasta sola mi faccio una doccia, le tante goccioline d’acqua corrono sulla mia pelle, come se facessero a gara a chi arriva prima. Osservo il mio corpo a lungo per vedere se si nota qualche cambiamento, ma per fortuna non c’è niente di diverso dall’ultima volta in cui l’ho guardato.
Spero che Peeta non se ne sia accorto perché voglio che sia una sorpresa.
Mi vesto velocemente impaziente di mangiare la mia colazione. Quando arrivo in cucina trovo ad attendermi tante focaccine al formaggio, dei biscotti ricoperti di glassa colorata, una tazza di cioccolata calda e un bicchiere di succo di frutta.
Mi siedo sulla sedia vicino al tavolo mentre addento una focaccina, ne mangio un’altra e poi passo alla tazza di cioccolata ma appena avvicino le mie labbra al liquido un conato di vomito mi sconvolge e io mi dirigo a gran velocità verso il bagno.
Rimango per un po’ accasciata a terra con il corpo attraversato da mille brividi ma appena sento dei passi che si avvicino mi faccio coraggio, mi alzo in piedi e mi sistemo come se nulla fosse.
Torno in cucina e dopo poco vengo raggiunta da Peeta.
- Noi abbiamo preparato tutto, tu sei pronta? – mi dice dopo avermi dato un leggero bacio sulla guancia. Vorrei poter dire di sì e avviarmi con loro verso il Prato ma prima devo sbrigare una piccola faccenda perciò credo che li raggiungerò dopo. – Mi dispiace ma prima devo cercare una cosa, arriverò da voi quando avrò fatto non mi aspettate. – lui mi guarda in tralice, poco convinto dalle mie parole, così rincaro dicendo – Dai Peeta, sai com’è fatta Dandelion, non le piace attendere. Davvero andate senza di me, io vi raggiungerò subito. –
Mi rendo conto di non essere stata molto convincente, ma per fortuna arriva la bimba a salvarmi che tirando per i pantaloni mio marito lo convince ad andare.
E’ un po’ dispiaciuta perché vorrebbe che venissi con loro ma le ho spiegato con calma che arriverò non appena avrò trovato la cosa che sto cercando e per cercare di persuaderla ancora di più le ho detto che è una sorpresa per lei e per Peeta.
Ed in effetti è così.
Ci salutiamo velocemente e poi mentre loro escono dalla porta, io mi dirigo verso la mia camera da letto per cercare l’oggetto che tanto desidero.
L’idea mi è venuta in mente qualche giorno fa mentre cercavo un fermaglio per capelli da mettere a Dandelion e aprendo il cassetto ho trovato la collanina che mi aveva regalato Peeta quando ancora non sapevamo il sesso del bambino.
Mi avvicino al piccolo mobiletto in mogano che funge da comodino situato a fianco della parte di letto dove solitamente dormo io.
Apro il cassetto e dopo aver rovistato per un po’ tra i vari oggetti che vi sono dentro trovo un fazzolettino celeste tutto accartocciato su se stesso come se dovesse proteggere qualcosa dall’occhio indiscreto di qualche curioso.
Con delicatezza afferro il fazzoletto con la mano destra mentre con la sinistra chiudo il cassetto.
Mi siedo sul letto e apro l’involucro azzurro, al suo interno c’è una scatolina bianca.
La tengo sul palmo della mano e la fisso immobile, il tempo sembra fermarsi, tutto giace nel silenzio più totale, non si sente nessun rumore se non quello del mio cuore, che mi batte forte nel petto, e quello del mio respiro.
Ad un tratto sento un lieve scricchiolio, scatto subito in piedi, mi metto la scatolina nella tasca dei pantaloni e poi mi avvio anche io verso il Prato.
 
La giornata trascorre tranquilla con Dandelion che gioca con Haymitch, Effie che si occupa di sua figlia che ha appena un mese, e io e Peeta che scherziamo, ridiamo e ci scambiamo qualche tenera effusione.
Apparentemente sembra che tutto sia tornato alla normalità, ma non è così. Questo prato ne è testimone, questo letto di erba soffice sa che cosa abbiamo passato, sa che abbiamo delle cicatrici profonde che ogni tanto fanno di nuovo male, sa che nonostante le apparenze tutti siamo cambiati, sa che sta nascondendo agli occhi innocenti dei bambini uno spettacolo orribile come le tombe della nostra gente.
Una lacrima sfuggita al mio controllo scivola sulla mia guancia ma non arriva più giù del mio mento perché appena Peeta se ne accorge la cattura tra le sue dita e poi mi abbraccia forte. E’ consapevole del dolore che sto provando in questo momento, della nostalgia, del rimorso che mi stanno divorando.
Non dice niente, si limita a tenermi al sicuro tra le sue braccia, poi quando torno ad essere padrona di me stessa sciolgo l’abbraccio e metto una mano nella tasca dei pantaloni.
Afferro la scatoletta bianca e davanti al suo sguardo incuriosito la apro, rivelando la collanina dorata con la scritta Mitch. Gliela porgo  – Puoi agganciarmi la collana? – chiedo girandomi con le spalle verso il suo petto.
Lui mi aggancia la collana e poi con delicatezza e dolcezza mi fa girare nuovamente verso di lui.
Mi perdo nei suoi occhi azzurri, due porzioni d’oceano stupende, da mozzarti il fiato.
– Perché l’hai presa? – mi chiede sbalordito.
– Perché sono sicura che questa volta sia Mitch. – rispondo convinta.


Angolo della scrittrice: 

Ok, la mia camera è diventata una piscina e io come sempre quando arrivo alle NdA ho un blocco e non so più cosa fare. Mi succede perché non so quanto vi possano interessare i miei scleri, ma questa volta devo riuscire a scrivere qualcosa di bello e di sensato.
*si riprende dal momentaneo calo psicologico*
Bene, that's all folks!
(nella speranza che sia rimasto ancora qualcuno a seguire la mia storia.) 
Ebbene sì siamo arrivati al momento degli addii. Ho sempre odiato gli addii perché sono infinitamente tristi ed io che sono molto sensibile ci metto veramente poco a piangere.
Che dire, spero di non farvi versare troppe lacrime perché ne ho già versate io a sufficienza per tutti.
Per me è come rivivere la fine di Mockingjay. E' doloroso, molto doloroso.
Mi ero abituata ormai a fantasticare e a condividere ogni mia idea con voi. Ho voluto far finire così la fanfiction per permettere a voi lettori di viaggiare sulle ali della fantasia e di inventare con la vostra immaginazione quello che accadrà durante la seconda gravidanza di Katniss. In fondo il mio scopo era quello di parlare della prima gravidanza e spero di esserci riuscita abbastanza decentemente.
Siete stati super buoni con me perciò non posso far altro che ringraziare ognuno di voi.
Grazie, grazie mille.
Vi avviso che non ho intenzione di sparire dal fandom, penso che a brese pubblicherò qualcosa di nuovo e poi boh chissà le migliori idee mi vengono la notte e magari una di queste porterà consiglio no? :) 
Avevo intenzione anche di provare a scrivere qualcosa su dei nuovi fandom, a dire la verità avevo iniziato a scrivere una fanfiction su Josh Hutcherson ma per ora non pubblico nulla.
Ok, ho detto anche troppo ma queste sono le mie ultime parole da scrittice di questa fanfitcion periò comprendetemi. Spero che la storia vi sia piaciuta.
Un enorme bacio,
Miss H. 



 
 
  
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