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Autore: LeanhaunSidhe    22/03/2013    11 recensioni
Si parla tanto di Mary Sue, anche io ho voluto scrivere la mia. Una sfida con me stessa, per mostrare che anche quel genere di personaggi, forse forse, può dare un apporto positivo alla storia. Si tratta di un piccolo brano, auto-conclusivo, di taglio introspettivo: un episodio strano ma possibile al grande tempio. Anche l'uomo più vicino agli dei può farsi male e non è detto che un gesto compassionevole nasconda chissà quale grande amore. Semplicemente, qualche volta le cose succedono perchè uno vuole che accadano e il destino le lascia accadere. Metto l'OOC per sicurezza, ma mi auguro davvero che non sia poi così tanto necessario.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano solchi profondi come le scanalature delle colonne, come l'impronta degli artigli di un grosso animale. Aveva terso la pelle leggera ornata da quegli sfregi di sangue. L'acqua che gocciolava dalla spugna strizzata batteva cristallina sulla superfice di quella che restava nel catino. Nel liquido trasparente sbocciavano fiori rossi.

La fanciulla strinse la stoffa sporca sulla veste candida, all'altezza del petto. Si macchiò la tunica. A stento tratteneva le lacrime.

Quando l'avevano scelta come ancella che doveva prestare servizio al sesto tempio, quello del sommo Shaka, del grande Virgo, si era sentita privilegiata. Aveva ringraziato la dea per l'onore che le era stato concesso, maggiore a quello a cui erano state destinate tutte le sue pari.

Solo lei poteva dirsi al servizio dell'uomo più vicino agli dei. Quando, poi, aveva incrociato per la prima volta la sua figura, aveva compreso come erano fatti gli angeli perchè, finalmente, ne aveva incontrato uno.

Era immatura allora. Non capiva cosa fosse davvero la morte, cosa comportassero il dolore e la guerra. L'aveva capito quel giorno, quando colui che credeva un dio era tornato ferito, come ogni altro essere umano. Sapeva che non avrebbe dovuto, che con quell'atto compassionevole, sicuramente, stava osando troppo.

Non avrebbe dovuto permettersi quella confidenza, quei gesti. Lei osava trattare un dio alla stregua di un uomo. Non sapeva che il cavaliere era cosciente e perfettamente in grado di sondare ogni intimo recesso della sua anima fragile.

Di lei, Shaka non conosceva neppure il nome. Eppure era certo che all'acqua fresca che le versava sopra le ferite ardenti, l'ancella stesse unendo anche le proprie lacrime silenziose. Si era allontanata per pochi secondi e si riavvicinava con passi lenti. Lo credeva addormentato. Erano mani un po' indurite le sue, per via delle mansioni domestiche che svolgeva tutti i giorni. Tuttavia, le sue dita che spargevano quell'unguento medicamentoso era quanto di più delicato e terreno le mura della sesta casa potessero offrire.

Il cavaliere la lasciò fare, più che infastidito, curioso di dove volesse andare a parare. Era una ragazza che era cresciuta sempre tra i confini protetti del santuario, che non ne sapeva nulla del mondo grigio, la fuori. Se non fosse stato libero di esplorare il suo cuore, sarebbe stato certo che si trattava dell'ennesima sciocca che si crogiolava nel sogno assurdo di vivere nel suo potere.

Era preso in quella futile analisi quando l'ancella si alzò dal suo letto, portandosi appresso catino, bende e tutto il necessario per curarlo. Finalmente solo, si concesse il giusto riposo per riprendersi dal fastidioso esito di quello scontro. Quando riaprì gli occhi, era già mattina.

La dea lo attendeva per il solito rapporto sulla missione. Mentre si avviava all'esterno, incrociò sulle scale la solita ancella che passava la scopa su un angolo più rognoso del sesto tempio. Shaka era noto per il suo passo silente e, come c'era da aspettarsi per una persona priva di cosmo, la giovane non si accorse di lui. Era girata dall'altra parte e troppo presa dal suo lavoro. Quando lei si avvide del cavaliere, questo era già arrivato a metà scalinata. Sorrise, continuando a ramazzare. Lui stava bene e lei non era stata ripresa per il suo ardire della notte precedente. Forse era vero ciò che le raccontava sua nonna, nei suoi ultimi anni di demente follia: a volte, anche gli angeli hanno bisogno che l'uomo abbia un po' di cura di loro.

   
 
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