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Autore: telesette    25/03/2013    2 recensioni
Cassandra sorrise.
Aveva concesso ben più di un bacio a costui, donandogli tutta sé stessa; e così anche Maxi, facendola sentire la più importante del mondo nello spazio di una sola notte.
Ora lei era felice, la testa poggiata contro il suo petto, nella tenerezza indescrivibile delle mani che la proteggevano.
Anche per Maxi era una sensazione nuova ed indescrivibile: per la prima volta nella sua vita, stringendo a sé il corpo nudo della fanciulla addormentata, il cuore pulsava dal desiderio di non lasciarla più andare via; non era il semplice desiderio, un attimo di piacere consumato e già spento, bensì un fuoco ardente capace di scaldare ogni cosa con una passione senza fine.
Fu in quel momento che entrambi compresero di essersi trovati, di aver trovato l'amore, e che sarebbe stato per sempre...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassandra Alexandra, Maxi
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa. 
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazioneDISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore... 
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso! ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era. 
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme. 
Ciao Gina!

***

 

La tenerezza delle tue mani e il mio cuore per sempre

immagini tratte da internet

Sapevo che lo avrei incontrato di nuovo. 
Quel giovane pirata arrogante non era certo un tipo capace di passare inosservato, specialmente andando in giro con quei capelli e quel ridicolo ciuffo penzolante sugli occhi. La prima volta che ho combattuto con lui, ammetto di averlo sottovalutato: pensavo che fosse solo un ridicolo buffone, senza concentrarmi sufficientemente sulla velocità di quelle sue stranissime armi, e così lui mi ha sconfitta in modo clamoroso... 
Che rabbia! 
Una sacerdotessa-guerriera del Tempio di Efesto non può farsi battere in questo modo. 
Invece di uccidermi, quel bellimbusto ha preferito umiliarmi. 
Non gli bastava sconfiggermi, macché. 
Approfittando del fatto che ero immobilizzata, con le mani e i piedi attorcigliati da quei suoi dannatissimi bastoni incatenati, ha avuto l'ardire di... mi ha baciata, proprio così, baciata! 
Efesto trattienimi. 
Se non fosse che l'onore mi impone di combattere lealmente contro qualsiasi avversario, avrei una voglia di radergli i capelli a zero con la mia spada ora che è distratto. Tuttavia non posso compromettere il mio onore di guerriera, anche se solo vedere la sua faccia mi fa venire addosso un brivido di rabbia incontrollabile. Devo mantenere la calma, non posso perdere quest'occasione di prendermi la mia rivincita, stavolta sarò io a mettere a terra quello sciocco mourntàris(*)... e regolerò il conto con lui, una volta per tutte!

- Ehi, tu!

Sorpreso dall'urlo di Cassandra, Maxi si voltò appena in tempo per trovarsela davanti con lo scudo levato e la spada pronta a colpire. Temendo di rimanere in qualche modo coinvolti, i passanti abbandonarono la strada di corsa lasciando che i due risolvessero le loro beghe per conto loro. 
Cassandra era a dir poco furibonda. 
Lanciatogli il grido di avvertimento, sperava che costui non perdesse tempo nel mettersi in guardia, onde poterlo affrontare subito. Invece l'altro pareva non avere la minima intenzione di combattere.

- Stavolta non ti permetterò di umiliarmi - sentenziò la guerriera con occhi lucidi di rabbia. - Ti conviene difenderti, in guardia!

Maxi evitò agilmente l'affondo di Cassandra, semplicemente spostandosi di lato, costei tuttavia riuscì ad assestargli lo scudo sul petto e a spingerlo via di un buon paio di metri. Come la guerriera fece per colpirlo nuovamente, il pirata afferrò il nunchaku con la mano destra e bloccò la sua lama a mezz'aria con un forte spruzzo di scintille.

 

- Di' un po', bellezza - esclamò Maxi, osservando impassibile il filo della lama di lei ad un palmo dal suo volto. - Ti ha dato di volta il cervello o cosa? Guarda qui, per poco non mi scompigliavi i capelli... 
Che fai, mi prendi in giro? - strillò lei. - Ti sei dimenticato di quello che mi hai fatto, per caso ?!?

Maxi sbatté più volte le palpebre, con aria evidentemente perplessa. 
Per quanto si sforzasse di rammentare, non riusciva a mettere a fuoco dove lui e quell'appetitoso bocconcino si fossero già incontrati. 
Oltretutto non si spiegava il motivo di tutta quella rabbia: era pur sempre un pirata gentiluomo, e certo non era tipo da abusare delle fanciulle per poi rovinarle ed abbandonarle nella vergogna... 
Ma allora che cosa poteva mai aver fatto a costei di così tanto grave?

- Il tuo volto mi sembra familiare - osservò il pirata, passandosi mentalmente una mano sui ricordi più recenti e meno confusi. - Ma sì, sei quella biondina che ho sconfitto tempo fa, al largo della costa orientale... Non mi dirai che te la sei presa per quello! 
- Non per quello, razza di idiota - ruggì Cassandra, sollevando l'arma e menando contro di lui un nuovo fendente. - Bensì per quello che mi hai fatto dopo!

Maxi sbarrò gli occhi. 
Per quello che poteva ricordare, non aveva fatto altro che sconfiggerla e proseguire tranquillo la sua ricerca della Soul Edge. Tuttavia, a giudicare dall'impeto con il quale lei insisteva a cercare di affettarlo con quella sorta di spiedo, sembrava quasi volersi vendicare di chissà quale "stupro" ai suoi danni... Eppure Maxi era sicurissimo di non aver mai fatto niente del genere, né a lei né a nessun'altra, dunque non riusciva proprio a spiegarsi il motivo di tanto odio nei colpi della ragazza. 
Il combattimento andò avanti ancora per molto. 
Spostandosi lungo la piazza del mercato, sempre duellando tra loro ininterrottamente, Maxi e Cassandra si spostarono nella zona del porto. Qui la spada di Cassandra affettò accidentalmente la carcassa di un tonno appena pescato, costringendo il pescatore a tuffarsi in acqua per evitare di fare la stessa fine; mentre Maxi sbriciolò parte del vasellame d'argilla esposto su una vicina bancarella. Le guardie della zona avevano ricevuto l'ordine di intervenire ma, realizzando la loro forza e abilità come guerrieri, il sovrintendente del porto capì che non sarebbe bastato un esercito a fermarli. 
A differenza del loro scontro precedente, Cassandra non si fece cogliere alla sprovvista: malgrado i movimenti veloci ed il roteare di quei suoi bastoni infernali, Maxi doveva comunque stare attento a lei e alla punta affilata della sua pesante spada da gladiatrice; il nunchaku sferzò l'aria, a pochi centimetri dalla sua faccia, tuttavia Cassandra lo deviò rapida con lo scudo e insinuò un poderoso fendente poco sotto il mento dell'altro; Maxi rabbrividì, nel sentire il freddo metallo sfiorargli la pelle, mantenendo però la concentrazione e creando una sorta di mulinello davanti a sé per proteggersi... 
Stanco di proseguire quel combattimento, oltretutto senza neppure conoscerne il motivo, il pirata decise di costringere l'avversaria in un angolo tra il fianco di una nave ormeggiata e il retro di un magazzino. Non avendo spazio per muoversi liberamente, Cassandra vacillò un attimo con evidente difficoltà; Maxi dunque ne approfittò per incastrare la spada di lei col nunchaku, costringendola così spalle al muro, e le afferrò il polso con l'altra mano per immobilizzarla.

- Adesso mi vuoi dire che accidenti ti ho fatto? 
- E me lo chiedi anche, depravato - rispose lei con evidente disprezzo. - Tu... Tu mi hai baciata! 
- Cosa ?!?

Sorpreso dall'assurdità di tale motivazione, Maxi non si avvide della ginocchiata che Cassandra gli mollò all'altezza dell'inguine. Chino su sé stesso, a causa del dolore non indifferente, Maxi sollevò appena lo sguardo per vederla in procinto di sferrare il colpo decisivo. 
Guardando oltre la lama luccicante però, perpendicolare proprio sopra le loro teste, Maxi si rese conto che una cassa di legno di enormi dimensioni si era sganciata accidentalmente dal carico posto sulla nave... e stava rischiando di schiacciarli sotto tonnellate di peso.

- Attenta!

Incurante del fatto che lei stava praticamente per ucciderlo, Maxi afferrò Cassandra alla vita e la spinse via con un balzo. La cassa si sfracellò al suolo, mancandoli per un soffio, ed entrambi caddero in acqua poco oltre il limite della banchina. Cassandra boccheggiò per l'improvvisa mancanza d'aria, semistordita per l'improvviso passaggio all'elemento liquido, e non fosse stato per Maxi sarebbe certo affogata. Abituato com'era alle tempeste in mare aperto, per il giovane pirata fu uno scherzo riemergere e nuotare verso riva con lei priva di sensi. 
In men che non si dica il porto si era riempito di soldati, tutti ansiosi di mettere le mani sui responsabili di tutto quel baccano, cosicché Maxi realizzò immediatamente che non era saggio rientrare in porto a rischio di essere arrestati. Fortuna che la sua nave era ormeggiata a poche bracciate dalla costa. 
D'istinto fece per nuotare in direzione del vascello quando, assicurandosi delle sue condizioni dopo il tuffo, si rese conto che Cassandra aveva smesso di respirare. 
Reclinandole la testa all'indietro, sorreggendola il più possibile fuori dall'acqua, Maxi fece l'unica cosa per cercare di salvarle la vita: ossìa la respirazione artificiale. 
Se lei fosse stata cosciente, considerato che aveva quasi cercato di ammazzarlo per un motivo pressapoco identico, senza dubbio gli avrebbe tenuto la testa sotto anziché ringraziarlo. Tuttavia ciò non era importante al momento. Cassandra non aveva pulsazioni, il battito era fermo, e la sua vita ora dipendeva solo dal caldo anelito delle labbra del giovane che premevano disperatamente sulle sue.
Maxi ripeté più volte quell'operazione, sperando che si riprendesse, affranto dall'espressione gelida e assente sul volto immobile della fanciulla. 
Un lieve colpo di tosse, subito seguito da qualche breve rigurgito trasparente, restituì Cassandra dalle tenebre dell'oblìo. Maxi sospirò sollevato, aspettando ancora qualche istante per permetterle di respirare normalmente, dopodiché le passò un braccio sotto le ascelle per sostenerla e con l'altro si accinse a guadagnare a nuoto la distanza che ancora lo separava dalla sua nave. 
Quando finalmente Cassandra riprese i sensi, si ritrovò distesa su un morbido letto con candide lenzuola di lino. Da principio non capiva come aveva fatto ad arrivare lì, non ricordando neppure cosa fosse successo esattamente, e le ci vollero alcuni istanti per accorgersi della presenza di Maxi. Questi era seduto vicino a lei, guardandola oltre lo schienale di una sedia ove si era appoggiato coi gomiti in modo villano, e stava sorridendo.

- Vedo che ti sei svegliata - esclamò sarcastico. - Ti senti meglio, adesso? 
- Cosa... Cosa è successo? - domandò lei, mettendosi a sedere e ricambiando lo sguardo dell'altro con un'espressione confusa. 
- Va tutto bene, non preoccuparti - rispose Maxi, facendole segno di stare tranquilla. - Ho dovuto portarti qui, solo per evitare le guardie del porto: con tutto il casino che abbiamo combinato, ci avrebbero arrestati entrambi altrimenti... 
- Adesso ricordo - mormorò Cassandra, aggrottando le sopracciglia e cercando ovunque in giro con lo sguardo. - Dov'è la mia spada? 
- In fondo al molo, credo - osservò Maxi, grattandosi la fronte con l'indice. - Non ci ho fatto molto caso, a dire il vero, dal momento che stavi per annegare... 
- Per colpa tua - sottolineò lei, afferrando uno dei guanciali e tirandoglielo addosso con stizza. 
- Ehi - fece l'altro perplesso. - E' così che mi ringrazi ?!? 
- "Ringraziarti" - ripeté Cassandra incredula. - Per colpa tua, ho perso la spada di mia sorella... Povera me, chi la sente ora Sophitia? 
- Comunque ti faccio presente che, se non fosse stato per me, ora saresti assieme alla tua spada sotto diversi metri d'acqua! 
- Se non ti avessi mai incontrato, villano screanzato che non sei altro, certo non mi sarei messa a sprecare giorni e giorni di viaggio solo per reincontrarti... 
- Aspetta, fammi capire - tagliò corto Maxi, incapace di credere a ciò che aveva sentito. - Stai dicendo che ti sei messa a cercarmi, dalla costa orientale fino a qui, solo per vendicarti del fatto che ti ho dato un bacio! 
- E ti sembra poco - ribatté lei furibonda. - Per una sacerdotessa di Grecia, un simile gesto è un'offesa imperdonabile!

Maxi sospirò rassegnato. 
Tutto sommato, era meglio tacere sul "come" aveva fatto a salvarla dalle acque del porto, casomai le fosse venuto in mente di saltargli addosso per scorticarlo a mani nude. Evidentemente costei non doveva avere tutte le rotelle a posto, se era capace di sostenere simili discorsi assurdi, e tuttavia non poteva certo arrischiarsi a dirglielo in faccia. 
Offesa e inviperita come non mai, Cassandra si scostò di dosso la coperta e fece per alzarsi dal letto. In quel momento si accorse di non avere più nemmeno i suoi stivali addosso.

- Ma... Dico, come ti sei permesso di spogliarmi ?!? 
- Secondo te, potevo metterti a letto con gli stivali - fece notare Maxi con una smorfia contrita. 
- Al diavolo - tagliò corto lei, alzandosi in piedi e voltandogli le spalle con aria offesa.

Maxi non disse nulla. 
Per un attimo anzi, il giovane pirata si limitò ad osservare la fanciulla con la coda dell'occhio. Quella bionda era tanto bella quanto scontrosa: il suo sguardo era pieno di fuoco ma, allo stesso tempo, puro e fresco come la neve; le forme trasparivano abbondanti dai suoi vestiti, con vita e fianchi ben proporzionati; in particolare Maxi indugiò sulla figura sottile delle sue gambe nude e affusolate, semplicemente perfette, proprio come quelle di una dea armoniosa e delicata nell'aspetto.

- Che cos'hai da guardare? - domandò Cassandra con evidente fastidio, sentendo lo sguardo del giovane addosso. 
- Nulla - rispose l'altro, tossicchiando nervosamente. - Sei molto bella, davvero! 
- Oh...

Cassandra arrossì vistosamente. 
Non era abituata a certi complimenti, così come non era abituata ad avere a che fare con gli uomini ( escludendo ovviamente i combattimenti ), e la cosa la imbarazzava non poco. Fin da piccola, Cassandra era sempre vissuta all'ombra di sua sorella Sophitia: lei era la guerriera protetta da Efesto, la spadaccina più forte in tutta la Grecia, la donna più amata e benvoluta tra la sua gente... Cassandra invece era una giovane apprendista, desiderosa di emulare la sorella in tutto e per tutto, e spesso stentava a credere di potersi paragonare a lei per grazia e fascino. 
Quello di Maxi era il primo complimento che riceveva per il suo aspetto fisico. 
Anche se proveniva da un donnaiolo strafottente, la fanciulla non poteva negare un certo piacere nel sentirsi dire di essere bella. 
Da come Rothion era solito guardare sua moglie Sophitia, come se lei fosse non solo la donna più bella della Grecia ma del mondo intero, Cassandra temeva di non poter assolutamente suscitare lo stesso tipo di interesse in un uomo. 
Maxi si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lei lentamente e facendola sussultare. 
Senza le sue armi, Cassandra si sentiva oltremodo vulnerabile. 
In quel momento era sola e disarmata, in compagnia di un giovane molto forte e chiaramente attratto da lei. L'istinto le suggeriva di mantenere la calma, di non mostrare alcuna debolezza o incertezza, e sfoderare orgogliosamente la sua dignità di guerriera. Se costui si fosse provato a metterle le mani addosso, con o senza la sua spada, Cassandra avrebbe difeso la sua virtù a caro prezzo.

- Guai a te - esclamò lei, immaginando le sue intenzioni. - Non provare nemmeno ad avvicinarti, sono stata chiara?

Maxi sorrise. 
La luce che brillava in quello sguardo, il volto incorniciato da splendidi capelli biondi, così come il taglio sottile e delicato delle sue labbra. 
Era splendida, semplicemente splendida. 
Una fanciulla così, orgogliosa e allo stesso tempo determinata, non aveva niente a che spartire con le sciocche donnicciole che affollavano le taverne per offrire piacere ai marinai... lei era una guerriera. 
Il suo spirito era forte, incapace di tollerare persino l'affronto di un innocuo e semplice bacio, ed era questo che la rendeva ancora più affascinante agli occhi del pirata.

- Sei sordo? - chiese ancora lei, vedendolo farsi avanti con maggiore insistenza. - Ti ho già detto di non avvicinarti... 
- Ho sentito - rispose lui calmissimo. 
- Bada!

Cercando freneticamente qualcosa da poter usare come arma, la mano di Cassandra incontrò per caso un pugnale tra alcune carte nautiche sopra un tavolo. Senza pensarci due volte, la spadaccina afferrò la lama sottile e la frappose tra sé e il volto sorridente del giovane pirata. Maxi non batté ciglio, arrestandosi esattamente ad un centimetro dalla lama puntata contro il suo petto, ed osservò la fanciulla con uno sguardo pieno di ammirazione e tenerezza insieme.

- E' un'offesa anche dirti che sei bella? 
- Smettila - sibilò lei tra i denti. 
- Lo sai, più ti guardo e più mi viene voglia di baciarti... 
- Se solo ci provi, ti spacco il cuore! 
- Lo hai già fatto!

Sentendo quelle parole, Cassandra ebbe un altro sussulto. 
Maxi passò leggermente la mano lungo la lama del pugnale, poggiandosi il bordo metallico contro il petto, e con l'altra prese ad accarezzare il volto di lei e una ciocca sottile dei suoi capelli dorati. Cassandra provò a ritrarsi ma, per quanto le desse fastidio ammetterlo, la cosa non le dispiaceva affatto.

- Facciamo così - tagliò corto Maxi, sfoderando tutto il suo fascino di seduttore. - Io ti concedo di vendicarti senza opporre alcuna resistenza: il pugnale è già qui, sul mio petto, però in cambio voglio da te un altro bacio; la mia vita per un tuo bacio, mi sembra un prezzo più che ragionevole! 
- Io... Io non...

Prima che Cassandra potesse anche solo pensare cosa rispondere, Maxi annullò la breve distanza con un semplice gesto. 
Entrambi socchiusero gli occhi, abbandonandosi alla piacevole sensazione che scaturiva dal petto concentrandosi sulle loro labbra, e tutto il resto sembrò passare rapidamente in secondo piano. La lama del pugnale tremò nella mano di Cassandra, la quale non ebbe il coraggio di affondarla nel petto nudo del pirata, e costei si sorprese di quanto fosse diverso il sapore della sua bocca rispetto a come lo ricordava. 
Non più strafottenza bensì dolcezza. 
Non più arroganza bensì desiderio. 
Non più umiliazione bensì passione. 
Le sensazioni erano reciproche, un misto di emozioni tra anime diverse eppure simili. Cassandra provò mentalmente a scuotersi, a rifiutare l'enorme piacere che stava provando in quel preciso momento, ma non poteva mentire a sé stessa. Il pugnale scivolò dalla sua mano, cadendo con un tonfo sordo sul pavimento, e le sue mani cercarono il volto di Maxi per impedirgli di allontanarsi. 
Il tempo parve fermarsi, nello medesimo istante in cui l'arma toccò il suolo, e tutto si tramutò in un'oasi di gioia indescrivibile. 
Maxi strinse a sé la fanciulla, spogliandola assai lentamente, baciando ed accarezzando ogni centimetro della sua pelle morbida e profumata. Non era il semplice tocco quello che Cassandra percepiva ora su di sé, sentendo il suo corpo rimodellarsi e rinascere da quelle mani, quanto la dolcissima consapevolezza di essere parte di lui e per lui. 
Ormai aveva perso la cognizione delle ore, dei minuti o anche solo dei secondi. 
La notte scivolò via sin troppo brevemente, portando con sé i sospiri e le passioni di un amore intenso, e lasciando che i primi raggi del giorno successivo illuminassero le calde figure abbracciate dei due amanti. Sereni e addormentati, uno tra le braccia dell'altra e viceversa, entrambi desiderarono che quel breve istante tra il sonno e la veglia non finisse. 
Cassandra sorrise. 
Aveva concesso ben più di un bacio a costui, donandogli tutta sé stessa; e così anche Maxi, facendola sentire la più importante del mondo nello spazio di una sola notte. 
Ora lei era felice, la testa poggiata contro il suo petto, nella tenerezza indescrivibile delle mani che la proteggevano. 
Anche per Maxi era una sensazione completamente nuova: per la prima volta nella sua vita, stringendo a sé il corpo nudo della fanciulla addormentata, il cuore pulsava dal desiderio di non lasciarla più andare via. Non era la lussuria, un attimo di piacere consumato e già spento, ma qualcosa di molto più importante; era un fuoco inestinguibile, capace di scaldare ogni cosa con una passione senza fine. 
Fu in quel momento che entrambi compresero di essersi trovati, di aver trovato l'amore, e che sarebbe stato per sempre.


FINE

(*) = dal greco: "donnaiolo"

   
 
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