Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: SilviAngel    25/03/2013    7 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ehilà! Buonasera, solo poche parole per spiegare che nel capitolo ci sarà un breve dialogo cartaceo tra Stiles e Scott, le battute del primo sono quelle in neretto.
Un abbraccio a chi legge e commenta.
Buona lettura.

Cap. 18

“Luna
 
La mattina arrivò troppo presto per alcuni versi – dato che era stanchissimo – e dopo un tempo infinito per altri, considerando che Stiles aveva passato la notte a girarsi e rigirarsi nel letto senza riuscire a chiudere occhio. Non si stupì quindi quando, passando davanti allo specchio, vide uno spaventoso riflesso.
Occhi segnati da profonde occhiaie e un colorito pallido tanto da poter fare a gara con un cadavere, ma con un sospiro non ci rimuginò troppo su, infilandosi nella doccia.
 
Lo sceriffo lo accolse con un tono allegro che si smorzò immediatamente nell’attimo in cui vide il viso del figlio.
“Stiles, non ti senti bene?” preoccupato che si fosse preso un malanno o qualcosa di simile.
“Tutto ok, pa’” sforzandosi di tirare le labbra nella brutta copia di sorriso, ma senza convincere neppure lontanamente il genitore.
“Non raccontare balle”
“Niente di speciale. Sono solo il solito sfigato” confessò mescolando senza appetito la sua ciotola di cereali.
“Derek?”
Il ragazzino annuì.
“Che ti ha fatto quel… quel” prese a inveire James sventolando un pugno davanti al proprio viso.
“Non mi ha fatto niente, semplicemente pensavo fosse interessato a me, invece voleva solo”
“Quel porco!” sbottò lo sceriffo, interrompendolo.
“PAPA’” si scandalizzò Stiles lasciandosi andare a una piccola risata sincera “Stai tranquillo, la mia virtù è ancora immacolata. Ora è meglio che mi dia una mossa se non voglio arrivare in ritardo a scuola”
Alzandosi, prese lo zaino e schizzò fuori.
 
Le lezioni parevano essere una tortura infinita.
La voce del professore di turno aveva effetto soporifero sulla maggior parte degli studenti, ma Stiles si limitava a scarabocchiare sul quaderno, con la guancia appoggiata su una mano.
Ad un certo punto, Scott seduto al suo fianco, vinto dalla noia e curioso di sapere se l’Alfa avesse messo in pratica i suoi consigli, diede all’amico un colpetto con il gomito, affinché gli prestasse attenzione, passandogli un biglietto.
 
Come è andata la serata?
No comment.
Ma come?
Vuoi il riassunto eccolo: è passato a prendermi, siamo andati in una favolosa tavola calda. Mi ha portato in un bel posto al confine del bosco. Mi ha fatto dei regali.
E allora dov’è il problema?
Il problema è che voleva solo scoparmi.
??? O.O
Ohhh non scandalizzarti!
=.=
Smettila con queste faccina assurde!
Ok, scusa. Quindi ti è saltato addosso?
Non proprio…
Scusa non capisco
Sai che novità Scott!
Stronzo
Dopo un paio di baci, mi ha detto che aveva ragione lui e tu torto.
???
Tu gli avevi detto che non sarebbe riuscito a infilarsi nei miei pantaloni al primo appuntamento e lui era tutto fiero del fatto che invece… ci stesse riuscendo. Quindi di me non gliene frega niente, voleva solo divertirsi una sera.
Amico, io non conosco molto bene Derek, ma non penso che abbia messo su tutta questa sceneggiata, compreso il chiedermi aiuto per conoscere i tuoi gusti, per una botta e via, forse è stato solo un malinteso. Devi ammettere che lui non è un mago delle interazioni umane.
E da quanto tu hai ottenuto un dottorato in psicologia mannara?
Non lo so, è stata una sensazione mentre era da me e vedevo quanto si sforzasse davvero ad imparare e memorizzare tutto.
 
La campanella impedì ai due di continuare la chiacchierata anche perché dovendo muoversi nei corridoi affollati e poi mettersi in fila per la mensa, non erano di certo al riparo da orecchie indiscrete.
Ma due occhi preoccupati non avevano perso di vista il castano neppure per un attimo.
Quando finalmente l’ultima ora di lezione terminò, Stiles avvicinandosi a testa bassa alla sua piccolina, si accorse che qualcuno lo stava aspettando appoggiato al cofano solo quando fu a pochi passi dalla Jeep e due scarpe da ginnastica entrarono nel suo campo visivo.
“Ciao Stiles”
“Isaac, ciao” rispose educatamente il figlio dello sceriffo, portandosi accanto alla portiera.
“Aspetta” il castano si irrigidì quando sentì la mano del compagno di scuola afferrargli il braccio “Sei triste”
Constatazione e non domanda.
“Ho solo dormito male” sorridendo l’umano cercò di divincolarsi e vedendo l’imbarazzo sul suo volto il beta mollò la presa.
“Stai mentendo”
“Per la miseria! Smettetela ok? È disturbante questa cosa. Voglio essere libero di raccontare balle quando voglio. Non è giusto che voi usiate le vostre capacità. È come barare” sbottò Stiles rendendosi conto di aver sbraitato nel bel mezzo del parcheggio della scuola, ma ringraziando il cielo nessuno lo stava considerando minimamente e serrando gli occhi, cercò di calmarsi.
Una mano morbida e calda circondò la guancia del piccolo e la voce sussurrata di Isaac gli solleticò il viso “Scusa, non volevo farti arrabbiare”
 
Proprio in quel momento un altro licantropo aveva appena individuato Scott, avvicinandosi quindi a passo svelto “Dov’è Stiles?” pretese di sapere Derek.
Il beta aprendo il lucchetto della bicicletta lo guardò da sotto in su e perfidamente suggerì “Mi pare di averlo visto chiacchierare con Isaac”
Un ringhio fu tutto ciò che ottenne prima che l’Alfa si spostasse per setacciare lo spazio attorno a sé.
C’erano troppe voci davanti alla scuola, il ché rendeva impossibile isolare quella del ragazzino, così l’unica cosa che gli rimaneva da fare fu usare la vista.
E dopo aver guardato a destra e a sinistra un paio di volte, vide finalmente la Jeep con accanto il proprietario e il beta.
Isaac lo stava toccando e Stiles stava sorridendo, scuotendo delicatamente la testa e Derek stava quasi schiumando dalla rabbia.
Dopo pochi passi mossi in quella direzione, riuscì, concentrandosi, a sentire cosa stessero dicendo.
“Non è colpa tua, anzi scusa se me la sono presa con te” si stava giustificando il figlio dello sceriffo.
“Puoi prendertela con me tutte le volte che vuoi” cercò di scherzare Isaac senza allontanare la mano dalla sua pelle, ma al contrario muovendola lentamente, carezzandogli la guancia.
Fu l’umano a tirarsi indietro, allontanandosi da quelle coccole e in quel momento vide, alle spalle del compagno di squadra, Derek avvicinarsi scuro in volto e preso dal panico, cercò di convincere il beta a darsela a gambe.
Il moro li raggiunse e rimanendo in silenzio si mise al loro fianco, aspettando che il ricciolino levasse le tende.
Con un sospiro rassegnato, Isaac si infilò le mani in tasca e salutando Stiles girò sui tacchi e se ne andò.
“Cosa voleva?” ringhiò Derek.
“Non sono affari tuoi” gli rispose per le rime il minore, dandogli le spalle e aprendo di poco lo sportello.
Con forza il licantropo calò la propria mano sulla lamiera richiudendola di scatto “Ti stava toccando. Non posso sopportare che qualcuno lo faccia”
“Mi spiace per te, ma non è un problema mio”
Derek fece un passo avanti e il liceale lo sentì talmente vicino da percepirne il calore e una parte della sua mente gli suggerì di voltarsi e stringerselo addosso.
“Stiles, ieri sera”
“Lasciami andare via” lo supplicò e, ritrovando una voce più salda continuò “è pieno di gente, non vuoi che mi metta a urlare, vero?”
Derek si scostò e il castano salì in auto fuggendo via senza più degnarlo di uno sguardo.
 
La frustrazione del moro era alle stelle, ma doveva calmarsi.
Doveva pensare e riflettere.
Doveva assolutamente trovare un modo per convincere Stiles a concedergli un’altra possibilità e incamminandosi se ne tornò alla Camaro.
Percorrendo l’interstatale, d’un tratto vide un cartello, che non aveva mai notato, sul margine della carreggiata e d’istinto decise di seguirlo.
Dopo qualche centinaio di metri, arrivò davanti a un piccolo edificio e sperando che quella fosse la scelta giusta, spense l’auto e suonò il campanello.
 
Stiles era coricato sul divano poggiato su un fianco e stava disperatamente cercando alla TV qualcosa che lo distraesse. Aveva tentato di occupare la mente con i compiti e lo studio, ma una volta finito ciò che doveva fare, i ricordi della sera precedente erano tornati a galla.
Lo sceriffo aveva riempito il suo tempo con i preparativi per la cena e i racconti di quanto accaduto in centrale, ma non appena gli aveva concesso una via di fuga, dicendo che ci avrebbe pensato lui alle stoviglie, il figlio era scappato in soggiorno.
Il trillo del campanello spaventò entrambi, ma Stiles decise che non gli importava scoprire chi fosse a rompere le scatole a quell’ora e lo ignorò.
Un secondo scampanellio obbligò quindi James ad asciugarsi rapido le mani e ad andare ad aprire la porta. Quando si trovò di fronte il giovane Hale, si maledisse per non aver imitato il figlio che, non appena sentì la voce del moro salutare il padre, scattò a sedere.
“Che ci fai qui?” domandò per nulla affabile il padrone di casa.
“Vorrei vedere Stiles”
“Non penso proprio” rispose lo sceriffo seccato e sulla difensiva.
Il mannaro strinse le dita sulla cesta di vimini che aveva tra le braccia, facendola cigolare, focalizzando così su di essa l’attenzione dell’uomo.
Il contenuto di quel cestino – coperto da un telo rosso – si era appena mosso e James capì al volo cosa contenesse e sorridendo suo malgrado, gli puntò contro un dito “Sarò in cucina, se provi solo a farlo arrabbiare”
“Sì signore” il licantropo lo seguì affacciandosi in soggiorno, dove Stiles, in piedi davanti al sofà, lo stava aspettando sfregandosi nervoso le mani sui jeans.
 
“A-accomodati” balbettò il castano sedendosi di nuovo e osservando curioso ciò che si muoveva tra le braccia dell’Alfa.
Derek mise la cesta in mezzo a loro due “Questo è per te. Ci sono passato quasi davanti e ho capito che era giusto che tu ne avessi uno. Non è per tentare di rimediare al casino di ieri sera, anche se vorrei ti ricordassi che io con le parole sono una frana, al contrario di te”
Pur avendo ascoltato con attenzione, Stiles era letteralmente rapito dai movimenti e rumori che arrivavano dal cestino e spinto da Derek, sollevò la stoffa.
Al centro di un cuscino celeste era accoccolato un cucciolo di cane che non appena rivide la luce, lanciò un uggiolio di riconoscenza.
“Ma” provò a parlare il minore, senza riuscire ad articolare una frase.
“È una cagnolina. Al canile mi hanno detto che è già vaccinata e troverai tutte le informazioni in queste carte” e intanto un piccolo plico di fogli aveva lasciato la tasca del moro per finire sul tavolino.
Il figlio dello sceriffo non si interessò alle scartoffie, preferendo allungare una mano per accarezzarla. Era morbida come una nuvola, tutta bianca e con il pelo folto e lungo. Era bellissima e Stiles si ritrovò a ridere felice.
“Sei andato al canile? Deve essere stato un bel casino, ricordo le prime volte in cui sei entrato da Deaton”
“Oh, sì” e l’Alfa rise, ricordando ciò che era successo “Lei è stata l’unica coraggiosa che invece di ringhiarmi contro si è avvicinata scodinzolando e dato che avrei piacere di frequentare questa casa, ho pensato fosse utile avere un’alleata”
Non resistendo più, il liceale la prese in braccio e stringendosela al petto si diresse in cucina.
“Papà” chiamò il genitore intento a leggere una rivista “Ti presento Luna”

Ecco la piccola Luna (immagine trovata su Google di cui mi sono innamorata)


   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: SilviAngel