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Autore: kbinnz    26/03/2013    23 recensioni
Un ragazzino solo. Un sarcastico, irritante bastardo. Quando la salvezza dell'uno è affidata all'altro, tutti sanno che non finirà bene... oppure sì?
Segue "Harry's First Detention".
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Più tardi quello stesso pomeriggio Piton stava correggendo alcuni compiti, seduto al tavolo nelle sue stanze, quando Harry si scaraventò nella camera. Piton si alzò in piedi ma, prima che potesse rimproverare il moccioso per il suo ingresso rumoroso, Harry lanciò la cartella sul divano e lo strinse ai fianchi. “Ce l'abbiamo fatta, Pa'!” strillò il piccolo mostro, deliziato. “L'abbiamo preso! Il tuo piano è stato fantastico! Hai visto come i serpenti l'hanno inseguito per tutta la stanza? Hai visto quant'erano sorpresi tutti? Cos'era quell'incantesimo che hai usato per farlo ritornare umano? Non ti ho neanche visto pronunciarlo! Hai visto che ho fatto quel che mi hai detto di fare e che sono rimasto fuori dai piedi? Cos'è successo alla pozione di Neville? Ha detto che tu hai detto che non deve più seguire Pozioni, è vero? Il Preside ha capito cos'è successo? Lunastorta non è stato fantastico? Madama Bones fa paura, vero? Per un minuto, tipo, ho pensato che ti avrebbe lanciato una maledizione! Perché non le piaci? Sono stato bravo? Eh? E' stato un bene che Draco abbia fatto il permaloso, non è vero? Sapevi che l'avrebbe fatto? E adesso che succede? Felpato potrà venirci a trovare qui ad Hogwarts, adesso? Non sono stato bravo? Hai visto come non ho fatto niente – neanche quando ha cercato di afferrarmi? Me ne sono solo stato lì ed ho fatto il sorpreso come tutti gli altri!”
“Certo che ho visto tutto, sciocco ragazzino. Ero proprio lì, no?” Piton sbuffò, ma non riuscì a convincersi a rimbrottare aspramente il ragazzo come il suo disdicevole comportamento meritava. Dopotutto era la prima persona a fare davvero i complimenti a Piton per il suo astuto piano. “Siediti.”
Harry si sedette sul divano, obbediente, ma era troppo eccitato per restare fermo: cominciò a saltellare sul posto. “Hai visto quant'erano sorpresi Ron ed Hermione? Ron è ancora abbastanza arrabbiato per via di Crosta e Percy è davvero arrabbiato. Il Preside è venuto a prendere Ron ad Incantesimi, questo pomeriggio, per parlare ancora con gli Auror. Lo sapevi? E parleranno anche con il resto degli Weasley. Non finiranno nei guai, vero? Cosa chiederanno gli Auror? Pensi -”
“Potter!” Piton si era seduto accanto al moccioso e quel costante saltellare gli stava dando il mal di mare. Un Incantesimo Incollante più tardi ed Harry si bloccò di scatto con una comica espressione di sorpresa. “Ohi!” gridò, scoprendo che il suo posteriore ora era come inamovibilmente incollato al pesante divano. Si agitò, ma non riuscì a liberarsi.
“Smettila di contorcerti,” disse Piton, severamente. “Ho bisogno di parlare con te e non posso farlo finché ti comporto come se fossi seduto su un nido di calabroni in fiamme. Sai perfettamente che l'incantesimo non ti fa male.”
“Non ho detto che mi faceva male,” protestò Harry, distratto efficacemente dai suoi sforzi per scollare il proprio sedere dal divano dalla sorpresa causata dalle parole di Piton. “So che non mi faresti del male.”
Piton si schiarì la voce, facendo del proprio meglio per ignorare il nodo alla gola che l'espressione piena di fiducia del ragazzo aveva causato. “Sì, be', allora non c'è bisogno che tu ti contorca in quel modo. Scioglierò l'incantesimo quando dimostrerai di saperti sedere propriamente come un giovane gentiluomo e portare avanti una conversazione civile.”
“Sissignore.” Harry si sistemò, obbediente, e si posò anche le mani in grembo.
“Così va meg-” cominciò Piton, solo per essere interrotto da Harry, gli occhi del quale scintillavano ancora una volta per l'eccitazione.
“Ma hai visto quel che è successo, giusto? Voglio dire, quando Minus ha cercato di afferrarmi e tutto il resto? E' stato un sacco bravo da parte di Neville tirarmi lontano da lui, non è vero?”
Piton sospirò. Stava cominciando a provare una certa simpatia per Lucius Malfoy e i suoi metodi drastici per insegnare a suo figlio le maniere adatte a un purosangue. “Sì, ho visto quel che Paciock ha fatto. E' stato piuttosto... utile.”
“Gli assegnerai dei punti?” chiese Harry, uno scintillio da monello negli occhi. Conosceva la reputazione di suo padre di non assegnare punti a nessuna Casa se non a Serpeverde.
“No,” disse Piton, interrompendo seccamente quella linea di pensiero prima che potesse svilupparsi ulteriormente. “Tuttavia ho intenzione di premiare te.”
Le chiacchiere eccitate di Harry si interruppero mentre il bambino tratteneva il fiato per la sorpresa. “Me? E per cosa?” chiese.
Piton aggrottò la fronte. Stupidi libri, sempre ad insistere sul premiare il buon comportamento. “Hai seguito le mie istruzioni, non è così? Ed hai resistito all'impulso di compiere una qualunque assurda bravata grifondoresca? Non hai cercato di catturare Minus da solo e non hai interferito in nessun modo con gli adulti nella stanza.”
Harry annuì, gli occhi spalancati. “Tu mi avevi detto di non farlo.”
“Esattamente.” Piton non aggiunse quanto sorpreso era stato dall'obbedienza del ragazzo. James Potter non sarebbe mai stato capace di evitare di mettersi in mezzo una volta che il caos fosse apparentemente esploso, né ci sarebbe riuscito quell'idiota di Black. Ecco perché – malgrado le rumorose proteste del bastardo – solo Remus aveva partecipato al complotto. Piton non aveva fiducia nella capacità di Black di rimanere da parte e di intervenire solo se il plano fosse fallito ed Harry fosse stato in immediato pericolo.
“E, dato che hai fatto quel che ti era stato detto, ti sei meritato un premio.” Ignorò l'incredula gioia che si espanse sul viso del ragazzo e richiamò con un Accio una piccola scatola. “Ecco qui.”
Harry strappò via entusiasticamente l'incarto. “Wow!” esclamò. “Un'intera scatola di Cioccorane! Grazie, pa'!” Si lanciò addosso all'uomo, in qualche modo messo in difficoltà dall'Incantesimo Incollante ancora al suo posto.
“Sì, sì, prego,” bofonchiò Piton, imbarazzato. Il moccioso si stava comportando come se gli fosse stato dato qualche tesoro senza prezzo, non solo un paio di dolci. Assestò un paio di pacche frettolose sulla spalla del ragazzo prima di farlo sedere di nuovo.
Harry fissò la scatola di Cioccorane con un miscuglio di incredulità e delizia. Non aveva mai, prima d'allora, ricevuto nessun tipo di regalo per essersi comportato bene: nella sua esperienza, fare quel che gli era stato detto era stato l'unico modo per evitare di trovarsi con un sedere dolorante o di ricevere un furioso rimprovero. Non aveva mai pensato di venire premiato per questo!
Harry ricacciò indietro lacrime di gioia. Il suo papà era sorprendentemente buono con lui: non solo gli dava regali senza ragione alcuna – come la sua scopa – e gli somministrava solo le più leggere delle punizioni quando Harry si comportava male, ma il suo professore gli stava anche dando regali, adesso, solo per aver seguito gli ordini? Quanti altri ragazzini erano tanto fortunati da ricevere premi per quello?
Piton osservò il ragazzo accarezzare la scatola con aria meravigliata, come fosse un qualche fragile bocciolo, e si sforzò di non lasciare che la pietà che sentiva si riflettesse sul suo volto. Era anche troppo evidente che il ragazzino aveva ricevuto pochi, preziosi regali nella sua vita sino ad allora. “Il fatto che tu abbia aderito al nostro piano mi ha permesso di concentrare la mia attenzione sulla cattura di Minus, invece che sulla necessità di proteggere te dalle conseguenze di un'azione sciocca,” disse al ragazzo. “Sono... soddisfatto... di come ti sei comportato.”
Harry alzò gli occhi, a quelle parole, un enorme sorriso sul suo viso. “Davvero?” Si sentiva come se il suo cuore gli sarebbe scoppiato fuori dal petto per la felicità. Il suo papà era soddisfatto di lui! Gliel'aveva anche detto. Lì ed in quel momento Harry giurò di fare qualunque cosa potesse per far sì che il suo papà fosse di nuovo soddisfatto di lui. Il sentimento era semplicemente troppo meraviglioso.
“Mmf,” Piton si schiarì di nuovo la voce. “E le tue istruzioni ai serpenti sono state egualmente appropriate. Hanno svolto il loro compito estremamente bene. Se non fosse stato per loro, Minus sarebbe sicuramente fuggito.”
Harry si illuminò in viso.
Più tardi Piton avrebbe stabilito che quegli occhi verdi l'avevano reso temporaneamente matto: perché lui non aveva avuto alcuna intenzione di pronunciare le parole che uscirono subito dopo dalla sua bocca, ma, ovviamente, una volta che l'ebbe fatto non c'era più speranza di rimangiarsele. “E perciò ti sei meritato un secondo premio. Che cosa ti piacerebbe?”
La bocca di Harry si spalancò. DUE premi? Ne poteva avere DUE? E tutto perché aveva fatto quel che il suo professore gli aveva detto di fare? Questo era fantastico. Sicuro, sapeva che Ron aveva ottenuto un galeone in più per le sue piccole spese da parte dello zio Arthur per essere andato così bene nel suo saggio di Trasfigurazione, ed Hermione aveva detto che i suoi genitori in genere la premiavano per i suoi buoni voti con una gita in libreria, ma non aveva mai immaginato che lui potesse ricevere un trattamento del genere – specialmente non quando il suo tutore non era stato del tutto certo che Harry avesse avuto ragione nel riconoscere Crosta! Era solo che il professor Piton non era stato disposto a correre il rischio di affrontare le conseguenze, e perciò aveva discusso con Lunastorta e con Felpato ed aveva preparato il suo fantastico piano per intrappolare il ratto... E adesso, dopo che aveva funzionato e che l'affermazione di Harry era stata verificata, il suo professore pensava davvero che Harry meritasse altri premi?
Harry era solamente sollevato per aver avuto ragione. E se avesse avuto torto, come Remus e Sirius avevano pensato? Era stato agitato tutto il giorno, ripensandoci. E se si fosse semplicemente confuso con due ratti simili? Il suo professore sarebbe stato furibondo per tutti gli sforzi sprecati. E se il Preside l'avesse scoperto – Harry rabbrividì. Probabilmente avrebbe rimandato Harry dai Dursley per essere un simile stupido, problematico idiota e per aver causato tanto caos.
Anche se il professor Silente non fosse mai venuto a conoscenza della questione, Harry immaginava comunque che, se Crosta si fosse rivelato essere solo un ratto straordinariamente simile al vecchio compagno di classe di Sirius e Remus, a lui sarebbe toccato passare cinque spiacevoli minuti. Il suo padrino e Remus erano probabilmente troppo gentili per dire ad Harry “Te l'avevamo detto”, ma lui aveva il vago sospetto che almeno Felpato avrebbe probabilmente preso in giro Piton per questo. E lui sapeva che al suo professore non piaceva avere torto – ancor meno che i suoi errori gli fossero fatti notare.
Harry aveva pensato che il suo tutore non l'avrebbe picchiato alla maniera dello zio Vernon anche per una ragione tanto meritata, ma si era mentalmente preparato per un aspro rimprovero sul fatto che solo i piccoli ragazzini idioti saltavano alle conclusioni. Non si era davvero rilassato fino a quando l'uomo grassoccio non era apparso sulla scrivania del professor Piton.
Ma, mentre Harry si era sentito immensamente sollevato per aver avuto ragione nel riconoscerlo, aveva semplicemente presunto che ciò significasse che non sarebbe stato rimproverato. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato ricompensato.
“Un – un premio?” fece eco, incredulo. “E lo posso scegliere io?”
Piton alzò gli occhi al cielo, furioso con sé stesso. Cosa sei, un Tassorosso? Hai già abbracciato e lodato il ragazzino! Vizierai il moccioso con simili offerte aperte! Merlino solo sa che genere di bizzarro premio il mocciosetto chiederà adesso! “Ho detto così, non è vero?”
Rabbrividì mentalmente, immaginando che genere di premi Weasley o Malfoy avrebbero potuto desiderare. Ovviamente doveva ottenere una risposta da Harry prima che questi si potesse consultare con gli altri ragazzi. “Be'?”
“P-potremmo...” Harry lasciò sfumare la voce, incerto, abbassando gli occhi. E' troppo! Sarebbe avido chiedere qualcosa del genere!
L'irritazione di Piton crebbe di fronte all'ovvia auto-censura del ragazzo. Come se lui non avesse avuto da fare niente di meglio che starsene lì ed aspettare che il piccolo produttore di moccio pensasse a regali ancor più elaborati. Già rimpiangeva la propria generosità, e se il moccioso pensava che lui avrebbe trascorso il resto della giornata cercando di estrargli una risposta... “Cosa vuoi, Potter?” domandò duramente. “Parla!”
Harry sobbalzò per la sorpresa. “Ehm... Non lo so,” balbettò, scegliendo la facile via d'uscita.
Con sua grande sorpresa, sentì dita forti sotto al proprio mento che lo forzavano ad alzare gli occhi per incontrare quelli del suo papà.
“Non tollererò menzogne, giovanotto,” disse Piton, irritato. “E' evidente che hai pensato a qualcosa. Sputa il rospo!”
Harry inghiottì a vuoto. Sarebbe suonato così avido e ingrato! “Ehm, be', io – io mi chiedevo solamente... se non è troppo disturbo... se tu avessi il tempo, potremmo... voglio dire, va bene lo stesso se non possiamo!”
“COSA?” domandò Piton, la sua pazienza giunta al termine.
“Possiamoandaredinuovoaprendereungelato?” disse Harry di getto, gli occhi abbassati malgrado le dita sotto al suo mento. Davvero non voleva vedere l'espressione annoiata del suo papà quando avesse realizzato che pretese aveva Harry.
Piton sbatté le palpebre. Era quella la richiesta del ragazzo? Un altro giro in gelateria? Era tutto quel che voleva? E con lui? La maggior parte dei bambini della sua età non voleva evitare di essere vista in pubblico con i loro genitori?
Piton si rifiutò di mostrare quanto commosso fosse dalla richiesta del ragazzo. “Molto bene, Potter. Tu ed io faremo un giro a Diagon Alley e godremo di un altro dei gelati del signor Fortebraccio.”
Gli occhi scintillanti del ragazzo si agganciarono ai suoi. “Grazie, papà!” esalò Harry. Merlino, ma il suo papà era buono con lui!
“Puoi partecipare al Banchetto d'Addio di stanotte, anche se mi sembra di comprendere che sarà in qualche modo più quieto del solito, visti gli eventi di oggi. Domani prenderai l'Espresso di Hogwarts con i tuoi amici quando questi partiranno verso casa per le vacanze estive, poi mi incontrerò con te alla stazione e andremo a fare il nostro giro prima di tornare ad Hogwarts.”
“Grazie!” Harry si sarebbe contorto per la delizia se non fosse stato ancora Incollato ai cuscini. Adesso poteva anche prendere il treno con tutti i suoi amici!
Piton si consolò con il pensiero che avrebbe potuto sempre comprare qualche ingrediente per pozioni che i negozi ad Hogsmeade non avevano in magazzino. Il moccioso aveva mostrato durante il loro precedente giro di essere inusualmente paziente in simili occasioni. “Mi aspetto che ti comporti in maniera decorosa,” lo avvisò severamente. “Un qualunque misfatto o pasticcio sul treno e ti riporterò dritto qui per trascorrere il resto della giornata scrivendo righe.”
“Sì, signore,” replicò Harry in tono obbediente; ma, dentro di sé, sbuffo. Come se Jones e gli altri prefetti avrebbero mai permesso qualunque misfatto sull'Espresso. Oltretutto, Natale stava arrivato e i loro genitori li aspettavano alla stazione. Quale studente sarebbe stato così sciocco da rischiare una nota per cattivo comportamento in circostanze del genere?
“Molto bene.” Piton lanciò al ragazzo sospettosamente docile un'occhiata tagliente, ma non riuscì a trovare alcun'altra ragione per uscirsene fuori con oscure minacce. Fece una pausa. “Sei in grado di sederti propriamente, adesso?”
“Sì, signore,” Harry rimase fermo mentre il suo papà agitava la bacchetta, poi si contorse un po' – quel che bastava per essere certo che il suo sedere fosse dis-Incollato. “Ehm, papà...”
“Sì?” Piton l'adocchiò con aria torva. Cosa c'era, ora? Voleva forse lamentarsi per essere stato sottoposto ad un Incantesimo Incollante?
Harry parve improvvisamente serio. “Sapevi quel che sarebbe accaduto oggi in classe? A Minus, intendo dire? Sapevi che sarebbe finito – così?”
“Intendi morto?”
Harry annuì con aria seria.
Piton ci pensò su. Quanto avrebbe dovuto rivelare? Voleva che il ragazzo imparasse a pensare come un Serpeverde – dal momento che era ampiamente risaputo che i Grifondoro non pensavano; si limitavano a strillare ed a balzare avanti – ma, allo stesso tempo, Harry aveva solo undici anni. Non era troppo presto per spiegargli come faceva qualcuno a complottare la morte di qualcun altro? “Tu cosa pensi?”
“Be',” disse Harry, cautamente, “Io stavo pensando a quel che hai detto prima.”
“Riguardo...?”
“Riguardo al fatto che se qualcuno sta venendo ad ucciderti tu devi alzarti presto ed ucciderlo per primo. E, be', Minus stava più o meno venendo ad uccidermi, giusto? Voglio dire, quando Voldesnort ritornerà -” Piton fu addolorato dal realizzare che Harry accettava il ritorno del Signore Oscuro come un dato di fatto. Aveva ragione, certo, ma il professore di Pozioni sentiva egualmente una fitta al cuore nell'ascoltare il ragazzo parlarne con tale rassegnazione, “- allora lui avrebbe fatto del suo meglio per aiutarlo ad uccidermi, giusto? Perché sono ancora arrabbiati perché non sono morto quando ero un bambino, vero?”
“Non ho dubbio che il Signor Oscuro continuerà a cercare la tua morte,” disse Piton, tanto gentilmente quanto poteva. “E che richiederà l'aiuto dei suoi seguaci per raggiungere quest'obiettivo.”
Harry annuì. “Perciò tu ti sei alzato presto ed hai ucciso Minus prima che potesse uccidermi,” disse semplicemente.
Piton annuì, assentendo, osservando il ragazzo attentamente.
“Così ci sarà una persona in meno ad aiutare Voldesnort a farmi del male.” Sospirò, abbassando lo sguardo. “Vorrei che ci lasciassero in pace. Non è come se io volessi combattere lo stupido, vecchio Volauvent. Sono solo un bambino!”
C'era un dolore acuto nel petto di Piton mentre una volta di più afferrava il mento di Harry, costringendo lo sguardo del ragazzo ad incontrare il suo. “Io non permetterò a nessuno di farti del male!” disse, ferocemente. “Farò tutto quel che sarà necessario per garantire la tua sicurezza!”
Harry lo guardò, sorpreso. “Oh, questo lo so, papà. Spero solo che la prossima volta il povero Neville non finisca così preso nel mezzo. Era veramente sconvolto, dopo.”
Piton sbatté le palpebre. Non aveva davvero pensato a quale potesse essere la reazione del ragazzo Paciock per essere stato etichettato come l'inconsapevole causa della morte di Minus. Considerando quanto fosse già ipersensible, il ragazzino avrebbe potuto necessitare davvero di un qualche genere di guarigione per la mente. “Era sconvolto?” fece eco, chiedendosi con una sensazione di leggera colpa se non fosse il caso di parlare con la nonna del ragazzo e di suggerire una visita al San Mungo.
“Già, ha detto che se avesse messo la sua pozione su Trevor ed avesse fatto sciogliere lui, si sarebbe sentito davvero terribile.”
“Paciock era preoccupato per il suo rospo?” ripeté Piton, stupidamente. “Non per Minus?”
Harry lo fissò con un'espressione strana. “Perché avrebbe dovuto preoccuparsi di Minus? Non sai quel che è successo ai genitori di Neville? Lui odia i Mangiamorte.”
“Paciock ti ha detto dei suoi genitori?” Piton sapeva di star suonando come un idiota, ma sembrava incapace di impedirsi di ripetere ogni volta quel che Harry gli aveva già detto. All'inizio dell'anno, Silente aveva detto a tutti i professori che il ragazzo dei Paciock apparentemente si rifiutava di parlare dei suoi genitori con chiunque. Sua nonna aveva detto che aveva praticamente una fobia dell'argomento e che scoppiava in lacrime ogni volta che veniva anche solo indirettamente affrontato. Ecco perché, malgrado i suoi molti, feroci commenti rivolti all'imbecille, Piton era stato straordinariamente attento a non alludere neanche ai suoi genitori, mai, malgrado fosse una tentazione il pensiero di chiedere se l'idiozia di Paciock fosse genetica.
“Be', sì. Voglio dire, mi hanno visto tutti scrivere quelle cinquecento frasi sui miei parenti, perciò sapevano che non erano stati molto gentili e cose del genere, e che adesso vivevo con te. E Neville mi ha detto che viveva con sua nonna e con il suo prozio e che qualche volta desiderava di poter vivere da qualche altra parte anche lui. Non che siano terribili come lo zio Vernon: è solo che certe volte non capiscono davvero di che cosa un bambino ha bisogno, no?” aggiunse Harry, interpretando correttamente l'espressione preoccupata sul viso del suo tutore. “Perciò gli ho chiesto cos'era successo ai suoi genitori, e lui me l'ha detto. Odia davvero i Mangiamorte, papà. Voglio dire, sono la ragione per la quale vive con sua nonna e non ricorda i suoi genitori più di quanto io ricordi i miei. Perciò, mentre stavamo parlando dopo la lezione e tutti dicevano che Minus era stato un Mangiamorte e che Sirius era innocente e tutto il resto, Neville ha detto che era davvero contento che Minus si fosse sciolto. Era solo preoccupato di quel che la pozione avrebbe potuto fare a Trevor se l'avesse messa su di lui per primo."
Piton sbatté le palpebre di nuovo. Oh. Bene. Queste erano... buone notizie. “Capisco. Mh. Be', è quasi ora di cena. Dovresti incamminarti. Voglio che tu lasci qualcosa alla Torre di Tassorosso da parte mia sulla strada per la Sala Grande.”
“D'accordo,” cinguettò Harry piacevolmente. Gli piaceva fare cose per il suo papà.
“Ecco qui.” Piton porse al ragazzo una pergamena sigillata. “Da' questa alla signorina Bones.”
“Susan? D'accordo.” Harry lanciò improvvisamente un'occhiata tagliente al suo tutore. “Non è qualcosa di brutto, vero? Perché questi Tassi piangono per niente.”
Piton ghignò. Il ragazzo suonava sempre più come lui ogni giorno che passava. “No. E' qualcosa di simile ad un'amnistia natalizia. Ti assicuro che la signorina Bones sarà davvero grata di riceverla.”
Quello stesso giorno la ragazza aveva ammesso, in lacrime, di essere stata in grado di copiare solo un capitolo e mezzo del suo testo di Pozioni nel tempo concessole. Vista la lunghezza di ogni capitolo, questo era stato più di quanto Piton si fosse aspettato. Anche se le aveva detto ghignando che sarebbe stata ovviamente occupata durante le vacanze, sapeva perfettamente che avrebbe dovuto sollevarla dalla sua punizione – se non altro per evitare che sua zia emergesse dal camino come un Babbo Natale impazzito e che gli staccasse le braccia con una maledizione.
La pergamena che Harry avrebbe consegnato conteneva una breve nota che informava Susan che aveva meritato un Eccezionale nel suo ultimo esame del semestre. Vista la situazione, sembrava che lei avesse, in effetti, compiuto uno sforzo accettabile di studiare il materiale, e che Piton fosse disposto di conseguenza, solo per questa volta, ad annullare il resto del compito assegnatole per punizione. Aveva anche aggiunto una nota in cui le segnalava di rileggere le pagine 445-447, che trattavano delle differenze tra occhi estratti di salamandra e occhi estratti di rana.
Era stato onesto con Harry quando gli aveva detto che Susan avrebbe apprezzato il messaggio; ma era stato in qualche modo falso riguardo alla probabilità che la ragazzina piangesse. Essendo stato introdotto da Harry al concetto di “lacrime felici”, Piton era tetramente certo che anche i Tassorosso fossero propensi ad esplodere in simili reazioni, e non aveva nessuna intenzione di trovarsi nelle vicinanze nel caso in cui Susan Bones avesse accolto la sospensione della pena con uno scoppio di moccio e di altri fluidi corporei.
“Ciao, papà! Ci vediamo dopo il Banchetto!” esclamò Harry, uscendo.
Piton lo seguì con lo sguardo, chiedendosi se il ragazzo avesse qualche intenzione di fare domande riguardo ai loro progetti natalizi. Sospettava che Harry stesse evitando l'argomento per evitare di essere deluso, come indubbiamente era accaduto negli anni precedenti.
Tuttavia, Piton era – grazie ai suggerimenti dei Weasley – ragionevolmente certo che il moccioso sarebbe stato soddisfatto. Harry sarebbe rimasto con lui ad Hogwarts fino al giorno di Natale – gli Weasley si erano offerti di tenerlo con loro per l'intera durata della vacanza, ma Piton non aveva avuto intenzione di permettere questo. Diverse settimane con quelle minacce dai capelli rossi avrebbero corrotto il ragazzo oltre ogni speranza di redenzione, costringendo Piton a ricorrere a severe contromisure per restaurare gli adeguati comportamenti; e, ovviamente, il bastardo si aspettava di vedere anche lui il moccioso. Mettere insieme queste due cose significava che Harry avrebbe diviso il suo tempo tra Hogwarts, la Tana e la Svizzera.
Ciò non aveva niente a che vedere con il fatto che Piton fosse determinato ad avere il moccioso per sé la mattina di natale. Da solo – ah! Come se Albus e gli altri professori non stessero probabilmente complottando di abbattersi sulla sua soglia poco dopo l'alba solo per poter vedere l'espressione di Harry quando avesse visto tutti i regali sotto all'albero.
Non che lui intendesse dare al ragazzo tutti i regali che il resto dei professori avevano procurato. Quelli da Albus erano abbastanza numerosi da permettere ad Harry di aprire un proprio negozio di giocattoli. La stanza del ragazzo era già piena di sciocchezze non necessarie. Lui avrebbe permesso ad Harry di avere solo qualche giocattolo in più – quelli dal chiaro valore educativo.
I suoi regali per il moccioso, ad esempio, erano di natura puramente scolastica. Sarebbe stato scandaloso se il protetto di un professore di Pozioni non avesse eccelso in Pozioni, e il kit deluxe per Pozioni che aveva acquistato avrebbe fatto sì che la tecnica di Harry fosse impeccabile. E gli oggetti per il Quidditch servivano solamente a proteggere il moccioso mentre se ne guizzava intorno al campo, cosicché Piton non dovesse sprecare il proprio tempo a preparare pozioni guaritrici e Ossofast. E l'album di fotografie che aveva disseppellito dall'attico dei Dursley dopo aver fatto silenziosamente visita a Petunia una notte sul tardi serviva solo ad impedire che il ragazzo piagnucolasse per non poter competere con Draco quando il piccolo purosangue si vantava della sua famiglia. Non era come se gli avesse fatto piacere usare la Legillimanzia sulla Babbana dalla faccia di cavallo... Be', in realtà sì. Sapere che avrebbe sofferto per almeno una settimana di accecanti emicranie era stato decisamente un allettamento, una volta che gli era passata per la testa l'idea di far avere ad Harry qualche fotografia dei suoi nonni.
Ma era ovvio che tutti i suoi regali per il moccioso fossero motivati da necessità, non da sentimento. Anche le Cioccorane e i buoni per la Gelateria Fortebraccio gli offrivano semplicemente premi da poter sottrarre al ragazzo, rinforzando di conseguenza la sua severa reputazione. Non era come se avesse intenzione di lasciar perdere tutto e accompagnare il ragazzo a Diagon Alley ogni volta che questi avesse voluto una di quelle ridicole coppe di gelato, e prima Harry l'avesse realizzato, meglio sarebbe stato per lui.
No, i suoi regali erano chiaramente pensati per insegnare al ragazzo l'obbedienza ed il rispetto e per aiutarlo con i suoi compiti. Erano Albus e il bastardo e il lupo mannaro, per non parlare degli altri piccoli idioti, che l'avrebbero ovviamente sommerso con ogni genere di beni inutili e di contrabbando. Piton si ricordò di controllare tutti i regali di Harry prima che finissero sotto l'albero. Visto il piano di Albus (ora mandato a monte) di dare al ragazzo un Mantello dell'Invisibilità, lui non aveva fiducia nella capacità degli altri di discriminare tra regali appropriati ed inappropriati, ed avrebbe preferito intercettare i regali inaccettabili prima che Harry li vedesse, piuttosto che doverli strappare dalle grinfie avide del mostriciattolo quando fosse stato troppo tardi.
Piton sospirò. Era abbastanza terribile che avesse acconsentito a portare Harry alla Tana per il giorno di Santo Stefano e di unirsi alla famiglia per un pranzo festivo. Apparentemente il signore e la signora Weasley avevano pensato in origine di lasciare i ragazzi più giovani a scuola, poi di visitare Charlie in Romania o di andare a trovare qualcun altro dei membri della loro enorme famiglia; ma, dopo gli eventi degli ultimi mesi, con Ron che era stato quasi colpito dalla Cruciatus di quel Corvonero e che aveva poi affrontato Voldemort in Infermeria, avevano deciso che era meglio riportare tutta la famiglia a casa per le vacanze. Piton sbuffò. Sospettava che gli eventi di oggi – quando avessero appreso di avere involontariamente ospitato per un decennio un pericoloso fuggitivo – avrebbero solo reso Molly più determinata a raccogliere tutti i suoi pulcini sotto alle proprie ali.
Oltretutto, sarebbe stato utile se i due ragazzi più grandi avessero aiutato i loro genitori a rinforzare le barriere della Tana. Le barriere attualmente presenti erano state innalzate quando Minus era già all'interno della casa, un ospite benvenuto in famiglia; dovevano adesso essere ricostruite, presumibilmente dopo che gli Auror avessero confermato che non c'era nessun altro Mangiamorte che si nascondeva nel loro pollaio o mascherato da gnomo da giardino. Piton sospettava che anche Albus avrebbe visitato la Tana per rafforzare le barriere – un'utile precauzione ed una che lui era fiducioso sarebbe stata presa prima della visita di Harry.
Aveva con riluttanza acconsentito a lasciare lì Harry sino alla vigilia di Capodanno. Molly aveva messo da parte con noncuranza tutte le sue preoccupazioni riguardo a nostalgia di casa, pessimi comportamenti e potenziale per guai, chiedendo infine e di punto in bianco: “Severus – sei più preoccupato di poter mancare ad Harry o che Harry possa mancarti?”
Piton aveva ovviamente accantonato un simile, assurdo commento con il disprezzo che meritava; ma aveva anche deciso che, forse, le sue preoccupazioni erano leggermente eccessive. Aveva anche dato il suo assenso all'idea che la visita dai Weasley potesse essere un buon momento per Harry di utilizzare il suo ultimo regalo da parte di Piton. Era una gita per cinque persone al “Fluttuante Parco dei Divertimenti e Arena delle Scope di Featherbee” - un “parco avventura” che la Bumb gli aveva assicurato che Harry avrebbe adorato. Aveva ogni genere di percorso di volo, giochi di duelli magici e tutto ciò che avrebbe stimolato oltre ogni senso gli impressionabili pre-adolescenti. Harry avrebbe senza dubbio invitato ad accompagnarlo Weasley, Malfoy, Granger e Paciock, ignaro del fatto che gli ultimi due non fossero affatto fanatici del volo come gli altri. Malgrado ciò, Piton sospettava che Granger e Paciock avrebbero accettato piuttosto che essere esclusi dai (presunti) divertimento ed entusiasmo.
Era stato un po' preoccupato quando Molly gli aveva detto che lei ed Arthu avrebbero, con parte del denaro che Silente depositava ora, regolarmente, nel loro acconto, comprato biglietti per il resto della loro prole, così che il resto della famiglia potesse godersi l'uscita con Harry e i suoi amici. Piton aveva chiesto, piuttosto dubbioso, come Molly intendesse mantenere l'ordine senza la sua minacciosa presenza, ma lei gli aveva assicurato con noncuranza che Bill ed Harry sarebbero stati lì, puntualizzando che un domatore di draghi ed uno Spezzaincantesimi avrebbero dovuto essere in grado di gestire un pugno di bambini. Lui era rimasto poco convinto fino a quando lei non aveva aggiunto che Percy avrebbe sicuramente invitato ad accompagnarli anche quella sua adorabile nuova ragazza. Avendo sentito che Davidella Jones avrebbe seguito la gita, Piton non si preoccupò più che Malfoy, Weasley e i gemelli potessero condurre Harry sulla cattiva strada con le loro malefiche tendenze.
Charlie e Bill non si sarebbero fatti problemi riguardo al prendere a scapaccioni Ron o i gemelli, se necessario – o anche la giovane signorina Weasley, se lei avesse dimostrato di seguire le orme dei suoi fratelli più anziani, come Piton temeva decisamente. Allo stesso modo Jones non avrebbe esitato ad adoperare il proprio status di prefetto per gestire Draco, se il purosangue si fosse lasciato trascinare fino al punto di comportarsi male in pubblico. Questo escludeva solo la Granger e Paciock, ed anche la pessimistica immaginazione di Piton non riusciva ad immaginare che nessuno dei due potesse causare qualche problema. Aveva avuto la parola di Molly che, se Harry si fosse comportato male, lei l'avrebbe contattato immediatamente, ma tendeva a raggruppare Potter insieme alla Granger e a Paciock. Poteva essere un “magnete acchiappaguai”, ma a differenza dei gemelli Potter non faceva in modo di creare lui stesso il caos. Piton era ragionevolmente certo che Harry sarebbe stato troppo esterrefatto sia per il regalo che da quel che si trovava attorno per cacciarsi nei guai, ed aveva perciò acconsentito al piano di Molly.
Alla vigilia di Capodanno sarebbe tornato alla Tana ed avrebbe recuperato il moccioso; poi avrebbero preso una Passaporta per la Svizzera, dove avrebbero trascorso i giorni successivi celebrando il nuovo anno con Black e Lupin. Piton poteva solo tremare al pensiero di quali oltraggiose baldorie quei due avevano progettato, ed aveva piattamente rifiutato di permettere loro di avere Harry senza supervisione. Certo, con sua grande irritazione ciò significava che lui sarebbe rimasto incastrato lì con loro. Tuttavia, era meglio che affidare Harry alle cure del suo padrino e doverne gestire poi le conseguenze, che potevano consistere in qualunque cosa: da Black che “perdeva” Harry mentre era impegnato a chiacchierare con qualche strega ad Harry che tornava ad Hogwarts in uno stato confusionale causato dal Whisky Incendiario e dalla polvere di Folletto della Cornovaglia.
Piton ringhiò tra sé e sé. Le cose che faceva per quel moccioso!
Brontolando, si drappeggiò la veste indosso e si preparò a presentarsi al Banchetto d'Addio. Prima che potesse raggiungere la porta, tuttavia, giunse da essa un soffice, cauto bussare.
“Cosa c'è?” sbottò lui, in qualche modo sconcertato dal trovarsi Percy sulla soglia. Ancor di più, il prefetto Grifondoro pareva tormentato da qualcosa: i suoi occhi erano cerchiati di rosso e le mani gli tremavano.
“P-posso parlare con lei, Professore?” chiese timidamente.
“Oh, d'accordo.” Poco graziosamente, Piton spinse il ragazzo verso il divano, chiedendosi che cosa ci facesse lì. Sicuramente non aveva appena rotto con Jones ed era venuto a pregare Piton per ottenere aiuto o consiglio.
“Cosa c'è, signor Weasley?” sbottò non appena il ragazzo si fu seduto.
Percy prese un respiro profondo. “Sono qui così che lei possa – possa -” Si interruppe, gli occhi che gli si riempivano di lacrime.
Oh, Merlino, non un altro. Piton gemette mentalmente. “Se è un consiglio, quello che stai cercando, forse saresti più a tuo agio parlando con il Capo della tua Casa o con tuo padre?” suggerì speranzoso, sperando di prevenire una confidenza non voluta.
“No,” Percy parve sorpreso. “Sono qui così che lei possa picchiarmi.”
Le sopracciglia di Piton si aggrondarono. Una cosa era avere una reputazione di terrificante professore. Ben altra cosa era essere considerato un torturatore di bambini. “E perché, di grazia, pensi che farei una cosa del genere?” chiese, cercando di non mostrare quanto fosse profondamente offeso.
“Perché ho quasi fatto morire Harry. E se ha picchiato lui così tanto che non poteva star seduto per aver volato sulla sua scopa nella Sala Grande, immagino che probabilmente mi b-bastonerà per quel che ho fatto io.” Percy parve decisamente verde di fronte a quella prospettiva; Piton maledisse la recita iperdrammatica di Harry a colazione.
“E precisamente come avresti messo in pericolo il signor Potter?” insisté Piton, anche se aveva un'idea piuttosto precisa di quale sarebbe stata la risposta. Maledetti Grifondoro con il loro maledetto sovrasviluppato senso di responsabilità!
“Sono stato io a trovare Crosta,” bisbigliò Percy, fissandosi le mani, strettamente serrate. “Ho pregato mamma e papà finché non hanno detto che potevo tenerlo. E' colpa mia se era alla Tana. E mi sono lamentato tanto quando ho ottenuto la mia spilla da Prefetto, dicendo che avevo bisogno di un nuovo animale. Ecco perché Ronnie ha avuto Crosta: è stato tutto perché pensavo di essere troppo importante per avere ancora un vecchio ratto. Ho fatto sì che i miei genitori lo dessero a Ronnie, e questo avrebbe potuto far uccidere il mio fratellino. Minus stava vivendo nel dormitorio con loro. Avrebbe potuto uccidere Ronnie od Harry in qualunque momento negli ultimi mesi.”
Piton sentiva un'emicrania approssimarsi. “Signor Weasley, eri meramente un bambino quando hai incontrato per la prima volta Minus. Certamente non puoi incolpare te stesso per non aver riconosciuto un Animagus nascosto.” Ma, guardando il viso del ragazzo, seppe che questo non era vero: il ragazzo, ovviamente, non solo poteva, ma lo stava anche facendo.
“Mentre hai ragione nel sostenere che io sono generalmente altamente mal disposto verso tutti coloro che mettano il signor Potter a rischio, anche io non posso ritenerti colpevole in questo caso, signor Weasley.”
“Ma chi altro potrebbe incolpare?” Esplose Percy, gli occhi scintillanti di lacrime. “Non c'è nessun altro da accusare tranne me!”
“E i tuoi genitori?” intervenne Piton. La mascella di Percy crollò.
“I miei genitori?” fece eco, il tono vacuo.
“Sì, signor Weasley. Perché trovi bizzarro il pensiero che potrei rivolgermi agli adulti in casa, invece che accusare un ragazzino piccolo? Ritieni che i tuoi genitori siano in qualche modo mentalmente mancanti? Che non siano familiari con il concetto di Animagi? Che non ci sia nulla di negligente nel permettere ad un bambino di adottare un animale selvatico senza nemmeno far sì che l'animale sia esaminato per assicurarsi che non sia portatore di una qualche malattia, per non parlare di un Mangiamorte travestito in fuga?”
Percy aveva gli occhi sgranati. “Ma – ma -”
“Oh, per amor di Merlino.” Piton si alzò in piedi e raggiunse il caminetto. Afferrando una manciata di Metropolvere, gridò: “La Tana!” e cacciò la testa tra le fiamme. “Molly, Arthur. Ho bisogno che veniate qui. Adesso.”
“No, no – Non voglio vederli!” farfugliò Percy, preso dal panico. “Devono essere furiosi con me.” Si girò per fuggire e Piton l'afferrò per il retro della veste.
“Oh, no. Tu resterai qui e non ti muoverai,” ordinò al ragazzo, ma il Grifondoro lo ignorò, sforzandosi di raggiungere la porta.
Adesso basta. Giocare al terapista con i Grifondoro non era nel contratto di lavoro di Piton, ed un pesante scapaccione sul posteriore dell'adolescente segnalò la fine della pazienza di Piton.
“Ow!” strillò Percy, scioccato. Si girò per fronteggiare Piton, entrambe le mani strette attorno al sedere. Merlino, ha fatto MALE. E' passato così tanto tempo, avevo dimenticato com'è ricevere uno scapaccione. Notò lo sguardo inferocito del professore e realizzò bruscamente che la sua aperta disobbedienza era stata una pessima idea.
“Siediti.” Piton indicò il divano.
Percy inghiottì a fatica. “Sì, zio Sev. Ehm – p-posso per favore rimanere in piedi? Preferirei non sedermi, in questo momento.”
La reazione di Piton all'uso di Percy del nome “zio Sev” venne felicemente bloccata da Molly ed Arthur che emergevano dal camino. “Che c'è, Severus? Che cos'è successo?” Entrambi avevano, comprensibilmente, gli occhi sgranati, mentre cercavano di immaginare quale nuova catastrofe potesse essere accaduta nelle poche ore trascorse da quando erano stati informati dell'ultima.
“Vostro figlio,” Piton indicò Percy, che ora se ne stava in piedi, il viso rosso, di fronte al divano, “è convinto che la possibilità, per Minus, di mascherarsi da animale domestico sia stata interamente colpa sua. Si è convinto che lo riteniate responsabile per il pericolo corso dalla vostra famiglia.”
Molly boccheggiò. “Percy! No!”
“E' proprio così, figliolo?” chiese Arthur, gentilmente. “Sicuramente sai che non è così.”
Percy fissò il terreno. “E' stata tutta colpa mia. Sono stato io a fare le bizze quando avete cercato di dirmi che un ratto sconosciuto poteva non essere un buon animale domestico. Ero così preoccupato di essere l'unico ragazzino ad Hogwarts che non avrebbe avuto un animale, che non vi ho permesso di fare altro. Vi ho costretti a tenerlo.”
“Oh, Percy!” Molly avvolse l'adolescente sconvolto nel suo capace abbraccio, come fosse un bambino molto più piccolo. “Non devi incolpare te stesso! Tu non ci hai costretti a fare niente. Siamo stati noi a decidere di permetterti di tenerlo.”
“Ma io ho strillato e pianto e -”
“Be', sì, amore, è quel che i bambini fanno. Non ricordi quando volevi che vendessimo Ronnie al circo così che tu non fossi più costretto a dividere una stanza con lui? Hai strillato e pianto e fatto i capricci anche allora, ma non hai ottenuto quel che volevi.” Molly gli toccò una guancia, gentilmente. “O quella volta in cui -”
“Sì, d'accordo!” disse Percy in fretta, interrompendo ulteriori ricordi imbarazzanti. “Ricordo.”
Arthur sorrise. “E' vero che hai fatto i capricci per tenere il ratto, figliolo, ma non è stato quel che ci ha convinti. Pensavamo solamente che sarebbe stata una buona idea, per te, avere un cucciolo. Meritavi un premio per il tuo aiuto con i bambini più piccoli, e ci è sembrato come un regalo innocuo. Se non avessimo voluto che tu tenessi Crosta, nessuna quantità di urla ci avrebbe fatto cambiare idea. Sicuramente non hai dimenticato come la maggior parte delle bizze finivano?” chiese, sorridendo.
Percy si strofinò il sedere con l'aria di qualcuno che ricordava. “Sì,” ammise.
“Perciò, vedi, amore, non è dipeso da te. Non è stata tua né la decisione né la colpa,” insisté Molly.
“Esattamente,” affermò Piton con voce strascicata. “La colpa è interamente di Minus. Tuttavia, se insisti nel distribuire la colpa, la logica stabilisce che tu debba cominciare con i tuoi genitori. Dopotutto, ben prima che Ronald o Harry fossero a rischio, lo sei stato tu.”
Ora tutti e tre lo stavano fissando con vari livelli di sorpresa. “Io! Ma perché Minus avrebbe dovuto uccidermi?” chiese Percy.
Piton alzò gli occhi al cielo. Alla Cronaca dell'Educazione Magica Superiore. Quando vi trovate a fronteggiare un'ingenuità che è ovviamente di origine genetica, e che si trova affiancata con il posizionamento in una Casa che apparentemente considera coincidenti l'apparenza e la realtà, è mai accettabile alzare la mani al cielo e dichiarare uno studente senza speranza? La professionalità richiede che uno continui i propri sforzi per incoraggiare colui che è volontariamente cieco, o è permesso cessare ogni sforzo prima di sviluppare un'ulcera?
“Sei il figlio di traditori del loro sangue che hanno combattuto contro il Signore Oscuro,” disse Piton, parlando lentamente e chiaramente. “I tuoi zii materni sono stati uccisi in guerra. Né la famiglia Prewett né la famiglia Weasley sono amate presso i Mangiamorte. Se Minus ti avesse ucciso nel sonno e si fosse poi rivolto ad un Mangiamorte conosciuto, la tua morte gli avrebbe probabilmente procurato la protezione che cercava.”
“Aaaaaack, mamma!” squittì Percy in protesta quando le braccia di Molly gli si strinsero di riflesso attorno.
“Percy,” Arthur si rivolse in tono d'urgenza al figlio (una volta che fu possibile prevenire ulteriori soffocamenti materni), “devi capire che non è stata colpa tua. Hai fatto quel che qualunque bambino avrebbe fatto – adottare un animale amichevole come cucciolo. Il Mangiamorte ti ha ingannato, così come ha ingannato tutti noi, ma tu sei stato il più innocente di tutti.”
Percy tirò su con il naso. “Sì, ma io ero – be' – arrabbiato con voi per aver portato Harry a casa. Pensavo che avessimo abbastanza figli e che Harry ci avrebbe solo messi in pericolo se Tu-Sai-Chi fosse mai tornato.” Piton aggrottò la fronte. “Ma in tutto questo tempo, sono stato io a mettere davvero in pericolo la Tana. Ho accusato Harry, ma ero più in colpa di quanto non lo fosse lui!”
Arthur sospirò. “Figliolo, non è giusto incolpare Harry per essere un bersaglio più di quanto non lo sia ritenerti colpevole per non aver riconosciuto Minus per quel che era. Siete entrambi bambini, presi in mezzo in eventi che sono interamente oltre il vostro controllo. Ci sono cose a questo mondo che non possiamo controllare, Percy. Cose che non seguono le regole.”
Percy tirò fuori un fazzoletto e si asciugò gli occhi. “Ma non è giusto,” si lamentò, suonando anche più piccolo di Ginny.
Piton serrò i denti e ringraziò Merlino del fatto che Harry sembrasse afferrare l'essenziale ingiustizia della vita molto meglio del Grifondoro medio.
“No, non è giusto,” assentì Arthur. “Ma è così che è il mondo. E questa è la ragione per la quale ci sono volte in cui le persone di buona coscienza devono prendere posizione, anche se farlo le mette ancora più a rischio.” La sua voce divenne più severa. “Questa è la ragione per la quale tua madre ed io abbiamo scelto di accogliere Harry nella nostra famiglia. Non sei grande abbastanza per comprendere pienamente il nostro pensiero, ma mi aspetto che tu abbia fiducia che noi faremo quel che è giusto per l'intera famiglia. Non voglio sentir più dire che Harry non è uno di noi. Hai capito?”
“Sì, signore,” disse Percy, il viso un poco vergognoso. “Mi dispiace.”
Arthur si ammorbidì ed arruffò i capelli del figlio. “So che ti dispiace. Ora – abbiamo reso chiaro il fatto che non devi sentirti responsabile per Minus?”
Percy riuscì a liberarsi dall'abbraccio di Molly e a raddrizzarsi, le spalle diritte. “Sì, papà. Grazie. Grazie, mamma.”
“Di nulla,” replicò Molly, spingendo indietro i capelli dal suo viso e trattenendosi visibilmente dall'abbracciarlo di nuovo. “Vuoi usare la Metropolvere per tornare adesso con noi alla Tana, caro? Sembra che tu abbia avuto una giornata molto stressante. A nessuno dispiacerà se lasci Hogwarts un po' prima.” Guardò Piton per ricevere conferma e questi scrollò le spalle. A lui sicuramente non sarebbe importato.
Percy arrossì. “Ehm, be', io – ah – ho più o meno promesso di sedermi con Davidella al Banchetto,” spiegò goffamente.
Molly ed Arthur si scambiarono un'occhiata divertita. “Be', allora, sicuramente non vuoi farla aspettare,” disse Arthur, assestando una piccola pacca alla spalla del figlio. “Ci vedremo domani in stazione."
I due adulti Weasley si girarono verso il camino. “Grazie, Severus,” disse Arthur con un sorriso.
“Prego,” disse Piton, riuscendo – a malapena – a mantenere un tono educato. Sfortunatamente, la sua replica educata ad Arthur spinse Molly ad afferrarlo, e lui si ritrovò afferrato in un abbraccio stritolante e rumorosamente baciato prima che potesse trovare rifugio dietro ad un mobile sufficientemente massiccio.
“Sei un uomo talmente buono, Severus Piton!” annunciò Molly, prima di seguire suo marito nel camino.
Piton ringhiò mentre combatteva per raddrizzare le proprie vesti; poi, rivolse un'occhiataccia mortale verso il giovane Grifondoro che era la causa di tutta questa sua irritazione.
“Ehm, ah, uh...” Percy bofonchiò, in completa confusione.
“Hai sufficientemente disturbato la mia serata, signor Weasley, o c'è qualche altra assurda confessione che desideri fare? Sei forse la persona responsabile del Grande Furto della Gringott del 1673?”
Sorprendentemente, malgrado il più maligno dei toni di Piton, il demone dai capelli rossi ebbe la temerarietà di sorridere. “No, signore. Grazie, signore. Cercherò di non essere così sciocco in futuro.”
“Non fare promesse che non puoi mantenere,” sbottò Piton, raggiungendo la porta a gran passi e spalancandola con un gesto che anche un Grifondoro non avrebbe potuto male interpretare.
“Ehm, giusto. Uhm, be', grazie di tutto. Be', di tutto tranne che per lo scapaccione,” aggiunse Percy impudentemente, suonando quasi come uno dei gemelli.
Piton afferrò la porta con più forza, resistendo all'impulso di dare al moccioso, nuovamente irritante, un vero scapaccione. “Fuori.”
Anche a Percy non avrebbe potuto sfuggire l'espressione negli occhi di Piton. “Giusto.” Si affrettò ad uscire dalla porta, fermandosi solo quel che serviva a dire, “Buonanotte, Zio Sev!”
Non chiamarmi così!” urlò Piton dietro di lui, sapendo nel momento stesso in cui lo faceva che era inutile. Gli Weasley erano come un'infestazione di gnomi da giardino; era praticamente impossibile convincerli a sloggiare una volta che avevano cominciato a diffondersi.



Note alla traduzione: Capitolo 50 tradotto; sto lavorando adesso intorno al 51. Voglio ribadire, prima di scusarmi infinitamente per il ritardo (allucinante), che non ho la benché minima intenzione di interrompere questa traduzione: mi mancano solo una decina di capitoli e poco più da tradurre, e poi avremo concluso. Ci si può fermare in vista del traguardo...? Ma certo che no!
Oltretutto, mi sentirei veramente un po' cozza dentro se lasciassi la storia tagliata a metà. ò_ò

Come sempre, un grazie a chi continua a seguire questa traduzione; doppio con cioccolata calda a chi si ferma a lasciare a me e specialmente all'Autrice pareri, opinioni, dubbi; triplo con spruzzata di cacao e panna a chi mi segnala errori nella traduzione.
  
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