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Autore: _sweetygirl_    28/03/2013    11 recensioni
"Hidan era un generale nazista, aveva il compito di gestire la clinica del lager.
Hinata, prima che i tedeschi la deportassero, era un medico."
AU HidaHina sullo sfondo del periodo nazista.
Terza classificata a pari merito con Amaranth93 al contest "Amore Insano" indetto da zombiecch sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hidan, Hinata Hyuuga
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Autore: _sweetygirl_
Titolo: In deinen Augen ist der Himmel
Pairing: HidaHina
Raiting: Arancione
Genere: Romantico, drammatico
Avvertimenti: Contenuti forti, tematiche delicate
Note: 
Macciao=)

Devo dire che sono particolarmente contenta del risultato, considerando il fatto che in questo periodo l'ispirazione si è trasferita decisamente lontano dai miei due neuroni superstiti e che questa è la prima AU che scrivo!

Poi che dire, era un contest sugli amori drammatici e per di più indetto dalla mia adoratissima C., non potevo proprio non partecipare!
Parlando della storia, ci tengo a precisare che non condivido assolutamente i pensieri e i commenti in essa contenuti, ma li ho usati a scopo di trama e quindi spero di non offendere nessuno con questo mio scritto.
Comunque (giusto perchè fino ad ora sembravo una persona quasi intelligente), Hidan quanto ci sta nei panni del folle fanatico religioso?
Non potevo non farlo diventare un nazista, proprio no!
Ringrazio di nuovo Zombiecch per il giudizio accuratissimo e per il terzo posto, sono veramente contenta!
Un bacio<3
ps: la frase era troppo bella per non inserirla, semplicemente!

pps: Mi è stato gentilmante fatto notare che, dall'alto della mia ignioranza per quanto riguarda la lingua tedesca, ho scritto "mein lieber" riferito ad Hinata quando, in realtà, è una formula maschile. Ringrazio quindi tantissimo Cya_viki per avermi fatto notare l'errore e per avermi fornito la forma corretta.
Per il resto ne approfitto per farvi gli auguri di Pasqua perchè si!, me ne ero completamente dimenticata=)
Un bacio<3

Terza classificata a pari merito con Amaranth93 al contest Amore Insano indetto da zombiecch sul forum di EFP

 

In deinen Augen ist der Himmel
(Nei tuoi occhi c’è il cielo)

 

Hidan era un generale nazista, aveva il compito di gestire la clinica del lager.
Si presentava ogni mattina poco dopo l’alba, una sigaretta tra le labbra fini stirate in un ghigno, e costringeva le infermiere a dimettere gli uomini che riuscivano a malapena a reggersi in piedi, uccideva senza esitazione quelli per cui non c’era nulla da fare.
Hinata, prima che i tedeschi la deportassero, era un medico.
Lo aveva conosciuto così, il giorno in cui era stata separata da sua sorella e dalle altre donne per essere portata in quella baracca sudicia con il compito di evitare che la feccia ancora utile morisse troppo presto.
Da quando era arrivata al campo, però, Hinata era per tutti la “nutte” del generale, quella che sopravviveva solo perché brava ad aprire le gambe.

“Meine liebe” Le aveva detto lui una sera, il corpo muscoloso coperto solo da un vecchio lenzuolo sdrucito “Hanno deciso di trasferirmi, mi manderanno in chissà quale altra merda di posto ad occuparmi di chissà quale altra merda di compito. Mi dispiace, non avrai più nessuno con cui divertirti!”
Hinata si era sistemata appena i capelli raccogliendoli in una crocchia disordinata e si era coperta, pudica, le forme generose.
Le prime volte che Hidan la costringeva ad andare a letto con lui, Hinata piangeva, cercava di morderlo e graffiarlo, avrebbe preferito morire piuttosto che lasciarsi toccare da un mostro del genere.
Ma Hidan godeva dei suoi tentativi di allontanarlo e ferirlo, il sapore del sangue sembrava eccitarlo, le suppliche miste ai singhiozzi non facevano altro che renderlo più violento.
“Oh, andiamo! Se ti mancherò così tanto potrei sempre chiedere a qualcuno dei miei amici di tenerti compagnia, sei una delle puttane migliori con cui sia mai stato!” Aveva continuato lui ironico sulle sue labbra, le dita affusolate già tra le sue cosce.
“Portami con te” aveva però detto lei prima di affogare nelle sue braccia e tutto ciò che le era rimasto era l’odore di Hidan ancora sulla pelle e il rumore di una porta sbattuta a coprire quello del suo cuore spezzato.

Aveva sentito che c’era stata una rivolta nel campo, una decina di uomini aveva approfittato del cambio della guardia per provare a fuggire, erano stati tutti uccisi.
Quella sera Hinata era stata chiamata d’urgenza, sei il medico migliore a disposizione le avevano detto, ed era stata portata negli alloggi dei militari tedeschi, un po’ più a sud rispetto alla baracca in cui stava di solito.
L’avevano accompagnata in una camera buia immersa in un silenzio quasi spettrale, l’odore di sangue così forte da stomacarla.
Quando poi il soldato al suo fianco aveva acceso la luce, Hinata aveva visto Hidan steso su una vecchia brandina, il volto sudato e il corpo coperto da un lenzuolo completamente zuppo di sangue.
Gli si era precipitata accanto, le mani a cercare di tamponare al meglio la ferita, le lacrime agli occhi e il cuore in gola.
Aveva chiesto aiuto al soldato ancora sulla porta, non ce l’avrebbe mai fatta da sola, ma “Non voglio nemmeno toccare una cagna ebrea come te”, le aveva risposto quello uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Hinata allora si era lasciata andare ad un pianto disperato, perché aveva capito subito che non avrebbe potuto salvarlo: il colpo d’arma da fuoco aveva probabilmente intaccato qualche organo e, anche in caso contrario, l’emorragia sarebbe stata letale o la ferita si sarebbe sicuramente infettata.
Non lo avrebbe mai lasciato morire da solo, però.
Aveva quindi passato la notte inginocchiata al suo capezzale, le dita intrecciate alle sue e la voce calma, gentile, a sussurrare parole che lui non poteva più sentire.
"Io ti volevo lo stesso, anche senza amore. Forse perché pensavo di essere in grado di amare io per entrambi." Aveva detto quando ormai era l’alba e le era sembrato, solo per un attimo, che lui avesse aperto di nuovo gli occhi ametista, un sorriso diverso sul volto e un’espressione che lei non aveva mai visto.
Si era addormentata così, il cadavere dell’uomo che amava stretto tra le braccia e le mani sporche del suo sangue.

Il giorno dopo, il 5 maggio 1945, gli americani erano entrati nel campo di concentramento di Mauthausen per liberare i prigionieri e le urla erano state così forti da svegliarla dal sonno in cui si era costretta, il rumore degli spari l’aveva fatta tremare come non era mai successo.
Anche oggi, nonostante abbia passato anni cercando di dimenticare gli orrori del lager, di dare un senso a tutto il tempo passato tra le braccia di quel generale nazista, Hinata non riesce a smettere di pensare agli occhi di Hidan, all’ultima volta che li ha visti
Cosa c’era nei suoi occhi? Cos’era quel sentimento che per un attimo le aveva dato di nuovo speranza?
Hinata sa di sbagliarsi, ma lei lo chiama amore.

  
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