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Autore: Ray08    28/03/2013    9 recensioni
Prima classificata al contest "Amore insano" di zombiecch
Harry non sa se è Luna a profumare di lavanda o se la lavanda profuma di Luna, non l'ha mai saputo. Quando erano a Villa Conchiglia aveva provato a capirlo, ma c'era l'odore salmastro del mare e della guerra a confondergli i sensi, e subito dopo c'era stata Ginny a spazzare via ogni cosa.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Luna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lavender

Lavender {dove è finito il tuo cuore}[1]

La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi
Così volevo io esser solo. Senza me. [2]


Ci sono giorni in cui per Harry è semplice vivere. Si alza la mattina e va al lavoro fischiettando un motivetto sentito alla radio, commenta con Ron l'ultima vittoria dei Cannoni di Chudley, torna a casa e fa l'amore con Ginny.

Ci sono giorni in cui per Harry è difficile vivere. Si alza la mattina, infila le ciabatte e si trascina fino in cucina: non è un tragitto facile con gli occhi gonfi di sonno, le gambe stanche e la testa lontana – in più sul pavimento ci sono sempre i giocattoli di James da evitare.

Ci sono giorni in cui per Harry è impossibile vivere: le mura della casa sembrano troppo strette, gli obblighi di padre e di marito lo schiacciano insieme alla sua pesante nomea di essere il salvatore del mondo magico. In quei giorni si sente immensamente solo: per qualche giorno – ma gli basterebbe anche un'ora – vorrebbe non essere più se stesso.

C'è un giorno in cui invece Harry si alza la mattina e pensa a Luna – ed il suo pensiero è morbido come un raggio di sole dorato che filtra dentro di lui. Non si sente più estraneo dal mondo.


~

Ci dev'essere qualcosa di stranamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare.[3]


Harry non sa se è Luna a profumare di lavanda o se la lavanda profuma di Luna, non l'ha mai saputo. Quando erano a Villa Conchiglia aveva provato a capirlo, ma c'era l'odore salmastro del mare e della guerra a confondergli i sensi, e subito dopo c'era stata Ginny a spazzare via ogni cosa.

E lui credeva di averla dimenticata insieme a tutte le belle cose di Hogwarts, impilandola da qualche parte nella mente - lontano dal cuore, perché lì aveva bisogno di spazio - ma quella mattina, in cui si è perso e ritrovato su una spiaggia sperduta della Cornovaglia, non la dimenticherà mai.

Luna raccoglieva conchiglie bianche. Voglio farci un bracciale, diceva al vento, e ad ogni conchiglia sussurrava un piccolo segreto da tenere, un ricordo dolce, un sorriso luminoso. Harry la guardava da lontano, la testa vuota da ogni altra cosa se non lei. Sembrava quasi una visione in cui perdersi.

Luna raccontava storie al vento che giocava con i suoi capelli, ballava a piedi scalzi sulla sabbia chiara, scrutava ogni conchiglia con occhio critico. Voglio farci un bracciale, mi aiuti?, chiese rivolta ad Harry che si era avvicinato senza rendersene conto. Il cielo era appena sporco di giallo, i contorni delle cose sfocati: sembrava quasi un sogno in cui vivere.

E poi Luna gli aveva preso le mani e le aveva strette forte, respirando l'aria di sale, lo stridio dei gabbiani in lontananza e i suoi pensieri cupi. «Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta.[4]» Harry aveva chiuso gli occhi e si era sentito bene, al sicuro, finché non si era trovato con un pugno di sabbia calda tra le mani.

«Questo è il nostro tempo» aveva detto infine Luna nel suo orecchio.

Quando lui aveva aperto gli occhi lei stava camminando verso casa ed era già diventata un puntino.

Tra le sue dita, la sabbia era caduta frettolosa.


~

Ma se ci tieni tanto puoi baciarmi ogni volta che vuoi [5]

Harry le chiede di vedersi per un caffè solo perché Ginny non è nessun odore da scoprire, e lui ha un bisogno quasi spasmodico di tornare a respirare qualcosa – di ritornare a vivere.

Si incontrano in un piccolo locale alla periferia Babbana di Londra. Lui si presenta quaranta minuti prima dell'appuntamento e quando Luna entra l'ambiente si fa ancora più intimo e caldo. Ad Harry si spezza il fiato quando lei sorride – e lui non capisce se è perché ha smesso di respirare o se ha ricominciato a farlo di nuovo dopo tanto tempo, e non è ancora abituato.

Luna ha un braccialetto di conchiglie bianche che fa tintinnare ad ogni parola di Harry. È un suono limpido, chiaro come la sua risata, e a lui quel sottofondo non dà alcun fastidio. Ma poi lei si blocca e fa una smorfia quando parla di Ginny; lui finge di non accorgersene, e continua a parlare della loro casa, ma quel piccolo suono gli manca.

"Lo so che hai sempre amato lei” dice ad un certo punto, interrompendolo di botto “ma io ti volevo lo stesso, anche senza amore. Forse perché pensavo di essere in grado di amare io per entrambi" continua, e inizia nuovamente a far tintinnare le conchiglie l'una contro l'altra, mormorando sole, lavanda, mare, rimpianto, non-ti-scordar-di-me, sole, lavanda, mare.

Non ho mai amato nessuno come ho amato te” dice lui d'impulso, e lei guarda un punto imprecisato della carta da parati giallognola; il locale sembra quasi azzittirsi in un attimo – o forse è l'intero mondo che si è fermato – e poi Luna fa tintinnare il cucchiaino sull'orlo della tazza e sussurra quasi a se stessa: “Le parole sono come i granelli dello zucchero: sono belle, ma si dissolvono in fretta.”

Lui le sfiora le dita calde e lei si irrigidisce: “Tu sei sempre stata la mia felicità più grande”.
Il silenzio viene rotto dalle conchiglie che ricominciano a tintinnare e la sua voce che dice: “I Nargilli hanno invaso il locale, strano, non c'è il vischio; ma forse dovremmo baciarci comunque.”

E Harry la bacia, e sente il sole bruciare nella sua bocca, i rametti di lavanda spezzarsi tra i denti, il mare urlare silenzioso, l'aria entrare di nuovo nei i polmoni e il cuore battere forte, tanto che quasi scoppia, e ritorna per un attimo ad essere quell'adolescente che a Villa Conchiglia sognava un futuro di lavanda.

D'ora in poi ci saranno solo giorni di sole profumati di Luna.


Note autrice:

Non scrivo spesso su Harry Potter – e si vede, lo so – ma questa è una delle mie coppie preferite di sempre e quando ho visto questo contest ho deciso assolutamente che avrei partecipato.

Bisognava scrivere una storia, inferiore alle 1000 battute, usando come prompt la frase: "Io ti volevo lo stesso, anche senza amore. Forse perché pensavo di essere in grado di amare io per entrambi.

Sono rimasta molto sorpresa perché questa storia si è classificata prima al suddetto contest – qui il giudizio preciso e puntuale di zombiecch.
Sì, sto ancora gongolando.

Grazie a chiunque si sia fermato a leggere.

Credits:

[1] Hotel Supramonte – De André
[2] Luigi Pirandello – Uno, nessuno e centomila.
[3] Kahil Gibran
[4] Alessandro Baricco - Oceano Mare
[5] Oceano – De André

  
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