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Autore: Freya Crystal    29/03/2013    12 recensioni
- Perché mi hai scelta, Pai? -
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. -
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
- Sì, invece. Perché sei venuto da me? -
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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White waters
 

 

 
 
Alla fine aveva deciso di uscire. Stare sola con Rajin, così serio e silenzioso, l'aveva messa in soggezione.
Era rimasta per alcuni minuti sul portico, a guardare le stelle, in ascolto del rilassante rumore del mare.
Forse, malgrado le stranezze che la caratterizzavano in quel periodo, quel luogo si sarebbe rivelato il posto giusto in cui essere al momento giusto.
Si era incamminata lungo il sentiero della foresta, spinta da un irresistibile impulso ad immergersi nel fitto della vegetazione.
Era tutto molto tranquillo. Nell'orario del dopo cena i vacanzieri che avevano prenotato una casa in spiaggia se ne andavano in giro per la città. Non c'era nessuno lungo la via. Inizialmente si era ritenuta soddisfatta di quella piccola auto-concessione di libertà; l'aria di mare non poteva che farle bene, la brezza che soffiava pigra tra le fronde la cullava e il verso dei gabbiani non la faceva sentire in completa solitudine. Sino a quando non aveva iniziato a pentirsi della sua decisione.
A dire il vero non sapeva nemmeno dove stesse andando.
Aveva chiesto a Rajin di rimanere in casa, perché non si sarebbe allontanata più di tanto. Ma nel momento in cui si era posta lo scialle verde acquamarina sulle spalle e si era richiusa la porta dietro di esse, Retasu non aveva ancora capito cosa voleva fare: raggiungere gli altri per conto suo, oppure fare un giro d'esplorazione?
Cominciava ad intravedere il lato sinistro della situazione, ora che poteva ritenersi lontana dalla spiaggia. I colli delle palme protese verso l'alto non le ispiravano più quella sensazione di pace comunicata dalla vista della natura. Era ancora in tempo per tornare indietro senza doversi dichiarare persa?
Si era perfino dimenticata il cellulare.
Grandioso.
Era stata l'acqua cristallo a spingerla sino lì, facendole dimenticare gran parte del suo buonsenso.
Un fruscio tra le foglie alla sua destra la fece sussultare. I racconti dell'orrore di Minto e Purin tornarono a popolare la sua mente. Brutto, bruttissimo momento, per andare a farle visita. Le avevano rovinato la cena alla griglia, non potevano tormentarla anche adesso. Proprio no.
Retasu continuò a camminare, le dita dei piedi strette contro la suola delle infradito. Era come se il suo corpo, facendosi ricurvo, volesse rinchiudersi in se stesso.
Il cuore le schizzò in gola.
Era un'ombra. Soltanto l'ombra di un uccello che le era passato sopra la testa.
Smettila, ti stai facendo prendere inutilmente dal panico.
Chi era stata, Minto o Purin, a raccontare del fantasma della ragazza morta per annegamento, quella che si aggirava sull'isola di notte, chiamando il nome del suo amato suicidatosi laddove lei stessa aveva perso la vita?
Un lato oscuro della sua personalità, che probabilmente condivideva con molte persone sulla faccia della Terra, era la sua incontrollata propensione a ricordare nei minimi particolari ciò che la spaventava proprio quando non avrebbe dovuto farlo.
Purin è una bambina. Avrà raccontato una fesseria per impressionare tutti. Minto vive a contatto con persone che non hanno tempo di parlare di queste cose, probabilmente voleva soltanto far arrabbiare Ichigo e ha colto l'occasione per divertirsi con una storia campata per aria.
Un altro fruscio, dietro di lei, stavolta.
Retasu accelerò la camminata, voltando indietro la testa in un riflesso involontario. La goffaggine, sommata all'autosuggestione, la fece inciampare.  Un leggero pizzicore al ginocchio sinistro l'avvertì della sbucciatura che si era appena guadagnata. Gli occhiali  le erano scivolati a terra a qualche centimetro dal viso. Li inforcò rapidamente e la prima cosa che vide fu un'ombra nera. Pur non volendolo, sollevò la testa per identificare la presenza che le si era parata di fronte, mentre il respiro le si mozzava in gola.
<< Lasciami andare! >>
Nemmeno il tempo di mettersi in ginocchio che l'alieno l'aveva afferrata per le braccia, immobilizzandogliele lungo i fianchi.
Retasu fissò implorante i grandi occhi scuri che la guardavano con freddezza.
<< Non voglio farti del male, non dobbiamo per forza combattere ogni volta che c'incontriamo. >>
La sua mano sinistra si trovava giusto all'altezza della tasca della gonna contenente la spilla.
<< Farmi del male? Non essere ridicola, Mew Mew. >>
Retasu, inspiegabilmente, si riscoprì in grado di fronteggiare quello sguardo con decisione. Era la mancanza di sentimenti, l'apparente nudità che esso mostrava, a farla sentire più forte di lui.
<< Quindi adesso cos'hai intenzione di fare? Mi vuoi uccidere, Pai? >>
L'alieno dilatò incontrollatamente gli occhi per una frazione di secondo, al suono del suo nome.
<< Mew mew Retasu, metamorfosi! >>
Pai si allontanò di scatto dall'umana, riparando il volto dalla luce abbagliante che il suo corpo stava sprigionando.
 << Mi basta sfiorare la spilla, per trasformarmi. >>
Trovarsela davanti con un colore di occhi e capelli più chiari lo sconvolse. Quella creatura sprigionava una forza interiore di cui non riusciva a comprendere la natura né l'origine.
<< Bene. Combattiamo. >>
Retasu balzò di lato per evitare di finire colpita dal fulmine scagliatole contro. Richiamò le nacchere ed incrociò le braccia all'altezza del petto. << Non voglio combattere. >>
<< Sei insistente, a quanto vedo. Elettrosiluro! >>
La Mew verde, a fatica, riuscì a schivare il secondo colpo. << Ti prego, insieme potremmo trovare una soluzione! L'odio non porta a nulla. >>
Pai scosse la testa. << Assurdo. Non ho nessuna intenzione di negoziare con voi esseri umani. Elettrosiluro! >>
Il fulmine la colpì di striscio.
<< I tuoi riflessi sono scarsi. >>
Col fiato corto, Retasu premette una mano sulla spalla pulsante.
Quando l’alieno scagliò il terzo fulmine, si buttò a terra.
<< Non sei fatta per la guerra. >>
Tremante, la ragazza si rimise in piedi. << Hai ragione. >> Il sangue aveva tracciato un sentiero lungo il suo braccio e, raggiunte le dita, iniziò a colare al suolo sottoforma di piccole, dense gocce. << Nemmeno tu lo sei, Pai. >>
Un fiore macchiato di vita.
L'alieno avvertì una fitta allo stomaco. Quell'insulsa creatura non poteva permettersi di giudicarlo. Ma non ebbe modo di replicare, perché la sua attenzione fu catturata dalla vista dell'orizzonte. Un fascio di luce rossa era comparso al livello del mare, andando a proiettarsi verso il cielo.
<< Idiota, gli avevo detto di aspettare! >>
Retasu si ritrovò a fissare il nulla.
Pai si era smaterializzato. Qualcosa nel suo piano era andato storto, se era stato spinto ad abbandonare il combattimento. La Mew verde puntò lo sguardo in aria, realizzando dentro di sé la gravità della situazione. Si precipitò di corsa verso la fonte di quell'anomalia, ripercorrendo a ritroso la strada che la separava dalla spiaggia. Improvvisamente sapeva dove doveva andare. Quella luce la stava chiamando.
Retasu correva, cercando di bloccare i pensieri. Doveva concentrarsi esclusivamente sui suoi passi.
Mente fredda, rimani calma.
Sentiva il richiamo dell'acqua cristallo.
Non poteva permettere che gli alieni se ne impossessassero.
Di colpo perse l'equilibrio. Una fitta lancinante l'assalì alla caviglia. Era inciampata su un sasso.
La fortuna non era dalla sua parte. Decisamente.
Pregando in cuor suo di farcela, la Mew verde si rialzò, pronta a riprendere la corsa. Una fiamma divampò repentina lungo tutta la gamba, sino a stordirla interamente. Il battito del suo cuore accelerò per lo spavento, inducendola a fermarsi di colpo. Avrebbe voluto essere capace di volare come Mew Minto. Ricacciando le lacrime, proseguì il cammino zoppicando.
"Non sei fatta per la guerra."
In un modo o nell'altro, avrebbe raggiunto quella fonte di luce. Non si sarebbe arresa per così poco.
"Nemmeno tu lo sei, Pai."
Volevano entrambi la stessa cosa, lui e lei.
  
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