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Autore: Sennar1927    30/03/2013    1 recensioni
Racconto ironico di un compito in classe come tanti, dai risvolti inaspettati e crudi sul finale ahahah.
Genere: Comico, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo in terza fila tira fuori dalla tasca il fazzoletto per il naso, poi con disinvoltura lo apre, legge velocemente i piccoli appunti e fa finta di strofinarselo al naso, poi, con la stessa disinvoltura lo rimette in tasca.
Il professore di matematica, il signor Khekther, si alza dalla comoda poltrona e si dirige verso il mio compagno di banco, ordinandogli severo di buttare la gomma.
E' un secondo, ma basta e avanza. Galzoni si gira verso Diamanti, e dopo aver bisbigliato qualcosa, si rigira attendendo una risposta dalla compagna. Ed essa non tarda ad arrivare.
La ragazza fa cadere la penna a terra e dopo essersi piegata per raccoglierla, bisbiglia di rimando al ragazzo.
Intanto il mio compagno di banco si riaccomoda accanto a me, e dopo aver guardato velocemente gli occhi del professore, si rimette al lavoro.
Io abbasso lo sguardo sul compito.
La maggior parte delle domande sono aperte, poi le altre sono a scelta multipla., giusto perché così la professoressa di Storia e Geografia poteva dire "Io metto sempre le domande chiuse ai miei ragazzi!"
Ipocrita... e per di più non si è neanche presentata, chiamando il professor Khekther nel cuore della notte. Ed era visibilmente stanco e quindi gli giravano alla grande.
-Ehm... devo mettere la data di oggi???- chiese Daziin, con la voce che gli tremava.
-No, guarda. Prendi 58 chili di metallo, duecento viti e costruisciti un macchina del tempo, poi torna indietro e scrivi la data di quel giorno!!!- disse sfuriando l'uomo.
-Ma... ma io... io non so dove trovare 58 chili di metallo! E di certo non so costruire una macchina del tempo...- disse piagnucolando la ragazza, al che tutti scoppiammo a ridere.
Il viso nero del professore ci fece passare la voglia di burle.
Risposi velocemente alle prime domande, finendo in fretta i primi tre fogli. Mancavano due fogli, quindi una ventina di domande. Intanto il tempo scorreva. Erano le 10 e 30. Mancava un quarto d'ora.
Entrai nel pallone leggendo le domande a cui la mia mente non sapeva trovare una risposta immediata.
Mi accasciai sul foglio. Ad un tratto un lampo, come se qualcuno mi avesse iniettato le risposte nell'aorta e il cuore avesse avvisato ogni singola particella del mio "io" delle risposte.
Erano le 10 e 40.
Avevo cinque minuti di tempo per rispondere all'ultimo foglio.
Il professore guardò l'orologio.
Non ci badai e continua a scrivere freneticamente, al ritmo del cuore impazzito.
Poi, fu tutto in quell'instante. Il "Nono" del professore, il suo braccio che si protraeva verso il quadro e le dita che girarono le lancette di 3 minuti.
3 fottuti minuti. Niente, ma era quel niente che mi bastava per rispondere alle ultime 5 domande.
Bastardo ipocrita stronzo!!! Ecco cos'era!
Mi venne in mente quella poesia di Giuseppe Ungaretti.

"M'illumino di immenso."

E, con la stessa rapidità con cui il poeta fa arrivare il concetto dell'alba al lettore, la mia fiamma si spense, il mio cuore rallentò il battito.

  
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