Film > Peter Pan
Segui la storia  |       
Autore: AC_Vicolo    02/04/2013    1 recensioni
E se Neverland esistesse, ma non fosse proprio ciò che ci aspettavamo? La storia di Artie e di un Peter Pan che si racconta per quello che è, non per come lo descrivono.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Campanellino, Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Peter Pan, Spugna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 1. Artie 

A volte Artie si chiedeva se la sua camera potesse essere catalogata come quella di un bambino di due anni o come quella di un pedofilo. Insomma, con i suoi ben quindici inverni sul groppone aveva decisamente superato la tenera età di un bambino a cui possono piacere le fiabe di Walt Disney.  Tuttavia, era ancora troppo giovane per calzare i panni di un maggiorenne in astinenza. Forse era una di quelle bimbeminchia in cerca di avventura? No, lei avventura non ne cercava affatto. Forse una categoria di persone come lei esisteva e lei non lo sapeva?
Se ve lo state chiedendo, Artie era una ragazza. Il suo vero nome era Ginevra, ma suo padre aveva iniziato a chiamarla Artù da quando aveva mostrato grande interesse nei combattimenti con la spada. Da Artù, poi, era diventata Artie e così era rimasta. La sua camera, da quando ne aveva memoria, era sempre stata tappezzata con decine di foto e poster di Peter Pan. Ne aveva ua vastissima collezione: sulla parete verde c’erano tutte immagini prese dal film di Walt Disney, sulla due pareti blu c’erano fotogrammi del film realizzato nel 2003 e sulla parete rossa c’erano ritagli vari di molte rappresentazioni in musical, soprattutto della prima in assoluto, risalente al 1905, e anche alcuni remake goth. Lei ne andava fierissima, anche se un po’ se ne vergognava. Aveva un attaccamento morboso a quella bellissima fiaba, cosa poteva farci? Forse era proprio perché si riconosceva nel protagonista. Forse vedeva in entrambi uno spadaccino che avrebbe voluto rimanere piccolo e spensierato per sempre.
Ormai si era abituata a non trascorrere le serate su Facebook, come tutti i suoi amici, ma a rimanere nel letto o ad esercitarsi con la spada, fantasticando su un suo possibile essere la tanto agognata Wendy. Sperava che un giorno Peter sarebbe arrivato e l’avesse portata con se, a Neverland. Fantasie assurde, ovviamente.
Artie aveva poche amiche femmine, infatti il suo migliore amico era un maschio. Si chiamava Billie e lo aveva conosciuto un anno prima. Si erano incontrati per la prima volta nel parco vicino casa loro. Lei si stava allenando con la sua spada preferita che, logicamente, aveva chiamato Peter. Lui le si era avvicinato dicendole di essere uno schermitore e, da quel giorno, avevano combattuto quasi ogni pomeriggio.
Lui le aveva anche dato il primo bacio. Dopo una settimana che stavano insieme, però, avevano concluso che la loro relazione funzionava di più quando erano amici. Intanto lei gli aveva confessato dello stato della sua camera e della sua strana passione. Billie era l’unico a saperlo, oltre ai suoi genitori.
Una mattina di giugno lei lo aspettava, come al solito, seduta su un muretto a metà strada tra le loro case. Era l’ultimo giorno di scuola e a Londra il clima era mite, come al solito. Il suo amico era in ritardo di ben cinque minuti, di questo passo le avrebbe fatto fare tardi. Si alzò di malavoglia e fece per incamminarsi verso scuola per un viale ampio ed alberato, quando qualcuno da dietro la chiamò.
- Aspetta! –
Storse il naso. Chi era quella stronzetta bionda che la chiamava? E che voleva da lei? Stava per andarsene, quando la ragazza continuò : - Vai alla St George High, per caso?
Si girò e le rispose : - Si, perché?
Finalmente l’altra la raggiunse, arrancando sui tacchi a spillo. – Ciao, mi chiamo Sallie. È il mio primo giorno qui e non ho idea di come arrivare a scuola! Ho visto che hai grossomodo la mia età, quindi ho pensato di chiedere a te…
- Certo, vieni con me.
L’idea di percorrere il tragitto con Sallie la irritava da morire. Perché diavolo doveva presentarsi a scuola proprio l’ultimo giorno, se poi non sarebbe venuta per tre mesi?!  Di sicuro avrebbe fatto amicizia con tutte le altre troiette il giorno stesso e poi non la avrebbe più calcolata, semmai si fossero incrociate per strada. Erano quasi arrivate, quando Sallie si fermò di scatto e si mise a frugare nella borsetta che si era portata dietro.
“Chi sa dove terrà i libri…” pensò Artie.
- Aiuto! Il lucidalabbra!
“Dio, no…”
- Ginevra, dobbiamo tornare indietro! Non posso andare a scuola senza il lucidalabbra!- si era messa a urlare la biondona, strattonandola.
- Mi dispiace, ma non possiamo tornare indietro. Faremo tardi!
Sallie scoppiò in un piantino sommamente fastidioso e continuò a lamentarsi  finche Artie si decise ad accompagnarla di nuovo a casa.
- Andiamo a casa tua! – Disse la bionda. – Casa mia è più lontana, in questo modo faremo prima.
Acconsentì. Doveva pur avere un lucidalabbra, da qualche parte.
La costrinse a correre, nonostante i suoi borbottii sul fatto che con i tacchi che aveva le facevano male i talloni. Arrivarono a casa di Artie in qualche minuto.
Accompagnò Sallie dentro, ma le chiese di aspettare fuori dalla sua stanza. Non voleva che una tipa così vedesse tutti i suoi poster e i suoi gadget. Entrò e si mise a frugare dentro i cassetti.
Proprio mentre si accingeva a tirare fuori il lucido, sentì il rumore della porta che si apriva e il flash di una fotocamera quasi la accecò.
- Oh mamma! Billie aveva ragione! Sei una pervertita! Ahahahahaha!
Sallie era entrata e aveva fotografato la sua stanza con il cellulare. Artie era rimasta senza parole.
- Me lo aveva detto che mi avrebbe fatta divertire se mi fossi messa con lui! Ahahahaha! Non riesco a fermarmi!
- Tu, stronza…
Mentre la biondona rideva, Artie si fiondò su di lei, le prese il cellulare di mano e lo gettò con forza sul pavimento. Lo schermo di frantumò in mille pezzi.
Sallie scoppiò a piangere e si mise a buttare tutto all’aria, gridando che adesso avrebbe dovuto ripagarglielo.
- Te lo fai comprare dal tuo caro fidanzatino un telefono nuovo, troia!
La prese dai capelli e la spinse fuori di casa chiudendo la porta con la doppia mandata. Poi scappò a piangere nella sua stanza.
Billie, il suo migliore amico! Si era venduto per una così!
- Fanculo! Fanculo a Billie, a me stessa e a te! - gridò  guardando uno dei suoi poster. Lanciò una spazzola addosso all’immagine del povero Peter che la guardava sorridendo e si gettò sul suo letto. Rimase lì a piangere fino a sera. Aveva sentito i suoi genitori tornare, ma si era rifiutata di aprire la porta e spiegar loro perché si era assentata da scuola.
Dovevano essere circa le dieci, quando si alzò dal letto e smise di piangere. La prima cosa che pensò di fare fu avvicinarsi al poster che aveva colpito con la spazzola.
- Senti, mi dispiace… - disse  giocherellando con un laccio della felpa della squadra di scherma. – Non devo arrabbiarmi con te. Infondo, sono io che sono una pazza maniaca. Insomma, nonostante abbia quindici anni, ho appesi in camera decine di tuoi poster e adesso ti sto addirittura parlando! Cristo! Devo avere qualcosa che non va se il modo migliore che ho di sfogarmi è quello di parlare con un tuo poster, Peter…
- Allora perché ti ostini a parlare con un mio poster?
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Peter Pan / Vai alla pagina dell'autore: AC_Vicolo