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Autore: Dont_Cry_Kla    02/04/2013    3 recensioni
Vecchia storia, vecchio titolo. Perchè postarla di nuovo? Non è più pratico correggere semplicemente i capitoli della vecchia storia? No! Semplicemente perchè erano orribili e pieni di errori, gli errori di una ragazzina che non sono più. Spero dunque che qualcuno sia disponibile a leggere (di nuovo) questo parto di una mente malata (o semplicemente troppo sognatrice). Giusto un paio di precisazioni prima di cominciare:
1. La trama è mooooolto OOC, è probabile quindi che i personaggi possano essere diversi da quelli che vi immaginate e che possano fare o dire cose che nella versione originale non sarebbero possibili.
2. A causa del punto 1 potrebbero esserci linguaggi scurrili e/o temi delicati.
Il passato ci trova sempre, anche sull'Isola che non c'è e Peter questo non lo ha ancora capito.
Non è possibile fuggire dalla vecchia vita, nemmeno sull'Isola che non c'è, e questo Wendy dovrà capirlo da sola.
La verità è che l'Isola può essere un posto molto poco ospitale per un bambino che non accetta di essere cresciuto e per una ragazza che vuole cambiare le cose senza cambiare se stessa.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Campanellino, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Darling
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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è la terza volta che comincio a scrivere queste note, poi mi alzo un attimo e qualche idiota chiude la pagina senza che io potessi salvare, non posso credere di esserci riuscita. 

Comunque vecchia storia, vecchio titolo. Perchè postarla di nuovo? Non è più pratico correggere semplicemente i capitoli della vecchia storia? No! Semplicemente perchè erano orribili e pieni di errori, gli errori di una ragazzina che non sono più. Spero dunque che qualcuno sia disponibile a leggere (di nuovo) questo parto di una mente malata (o semplicemente troppo sognatrice). Giusto un paio di precisazioni prima di cominciare:

1. La trama è mooooolto OOC, è probabile quindi che i personaggi possano essere diversi da quelli che vi immaginate e che possano fare o dire cose che nella versione originale non sarebbero possibili.

2. A causa del punto 1 potrebbero esserci linguaggi scurrili e/o temi delicati.

***

Prologo Primo
Quella mattina 

Quella mattina mi svegliai più stanca del solito; forse perché avevo dormito malissimo o forse perché per tutta la notte una sola immagine mi era girata per la testa: quell’uomo, mentre tornavo a casa, stava fissando proprio me. Ad essere sincera la cosa un po’ mi inquietava ma probabilmente era solo una mia impressione, almeno di questo avevo cercato di convincermi per tutta la notte.

Mio fratello John dormiva beato nel suo lettino. Com’è bello quando sei piccolo e non ti devi preoccupare di niente, nè dell’ennesimo 4 al compito di matematica, nè del tipo di 5 B che non ti fila proprio e che probabilmente non lo farà mai. Il problema è che prima o poi si cresce.

Quanto avrei dato per restare per sempre un ragazzina di sedici anni, se fosse stato possibile anche di otto, ma non credevo che avrebbero inventato a breve una macchina del tempo.

Prima di uscire avevo litigato di nuovo con mamma e papà, non ne volevano proprio sapere di comprarmi il cellulare nuovo, visto che quello che avevo era vecchio, per non dire antico, mentre i miei compagni, perché di definirli amici non era il caso, avevano tutti I-Phone e Galaxi S. Ed io? Io sarei stata sempre quella relegata all’ultimo banco.

-Se ti giudicano per il telefono che usi, non sono degni di essere amici tuoi.

dicevano sempre, e forse avevano ragione, ma la cosa che mi dava fastidio era che non avevano esitato a comprare un computer nuovo a Michael, il “genio”, non si rendevano conto che lui aveva sempre la vita facile perché era bravo a risolvere qualche equazione? C’erano momenti in cui mi sentivo un estranea in casa mia.

Guardai l’ora: le 7.50: era tardissimo ed io ero ancora in pigiama.

Mi preparai in fretta, misi la prima cosa che mi capitò a tiro ed uscii senza fare colazione, mi ricordai di non aver preparato nemmeno la cartella: pazienza sarei andata a scuola con i libri di venerdì.

Come al solito feci tardi e litigai di nuovo con il custode che non mi voleva far entrare -La prego sono solo le otto e dodici- lo supplicai quasi, ma lui irremovibile mi rispose che alle otto e dieci precise si chiudevano i cancelli e che non si facevano eccezioni. Non ci voleva proprio, avrei dovuto essere interrogata, se fossi entrata alla seconda ora tutti avrebbero pensato che avessi voluto saltare l’interrogazione, tanto valeva bigiare.

Andai verso il portone e i miei pensieri continuarono a vagare incontrollati mentre aspettavo il pullman per arrivare in centro.

Perché avevo dei genitori che sembravano del tutto insensibili a quello che mi passava per la testa? Perché avevo dei compagni che mi trattavano come se fossi una nullità? Nessuno si preoccupava di conoscermi meglio, nessuno sembrava capire che a volte le parole potevano ferire più di cento spade, o probabilmente lo avevano capito benissimo.

Accesi l’ MP3 ritrovando l’ultima canzone che stavo ascoltando Scivoli di nuovo ancora come tu fossi una mattina da vestire da coprire… Questa era proprio la mia canzone, mai parole più azzeccate.

Mi chiesi perché me la prendevo con gli altri, forse ero io che ero del tutto sbagliata; troppo diversa per un mondo che non ammetteva cambiamenti, ci sarebbe stato mai un posto in quell’ universo per me?

Mi persi talmente tanto nei miei pensieri che non mi resi conto che il bus era passato ed io non l’avevo preso: di male in peggio. Mi guardai intorno, strano che a quell’ora non ci fosse nessuno per strada, forse era colpa del brutto tempo, certo quei nuvoloni non invitavano di certo ad uscire, mi pentii di non aver preso un ombrello.

Ad un tratto sentii qualcosa muoversi dietro di me, mi girai ed il cuore iniziò a battere più del normale: era l’uomo che mi guardava ieri sera mentre tornavo a casa.

-Wendy, giusto?- Lo sentii dire, aveva una bella voce, profonda calma, quasi sensuale.

Mi accorsi che lo stavo fissando come un ebete da un po’ troppo tempo allora, con un filo di voce, cercando di mascherare il mio terrore, gli dissi di si. Mi sorrise beffardo, aveva un bel viso: giovane, ma segnato da chissà quali sventure. Delle ciocche di capelli neri uscivano dal cappuccio. Era vestito in modo strano, non si vedeva bene, ma sembrava uno di quei vestiti ottocenteschi, di un bel rosso porpora. C’era un dettaglio, però, che attirò la mia attenzione, un dettaglio che, da come provava a nasconderlo, non voleva che io vedessi: al posto della mano destra brillava ,alla luce di quei raggi di sole filtrati dalle nuvole, un uncino.

***

Capitolo iniziale, un po' corto in effetti, qui troviamo la mia Wendy, adolescente inquieta, mezza inglese e mezza italiana, pessimo rapporto con i genitori e con i compagni che la considerano un po' snob per la sua aria da "inglesina". Abbiamo anche un piccolo assaggio del mio Hook che come ben sappiamo non fa nulla per nulla. 

  
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