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Autore: Daisy Pearl    04/04/2013    3 recensioni
Una foresta buia, delle labbra carnose, un rito d'iniziazione, la caccia e la scoperta.
Un turbinio di immagini che porteranno ad un'unica grande verità: gli uomini sanno, gli uomini giudicano, gli uomini disprezzano ciò che è male.
Ma cos'è davvero il male se non la proiezione delle nostre paure?
Genere: Angst, Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2


Richard irruppe nella prima taverna che riuscì a trovare. Spalancò la porta con un tale forza da indurre i più vicini ad essa a girarsi verso di lui, probabilmente chiedendosi chi fosse quel ragazzo con così tanta fretta. A occhi bassi varcò la soglia cercando di moderare il proprio respiro e di sembrare calmo, cercò di ignorare le mani che continuavano a tremare e si andò a sedere il più lontano possibile dagli sguardi altrui. Per fortuna era abbastanza tardi o forse troppo presto perché ci fosse troppa gente nella locanda così ben presto smise di sentirsi puntati gli occhi dei più curiosi addosso.
Si lasciò andare a un sospiro di sollievo, anche se non si sentiva propriamente sollevato. Percepiva una specie di morsa, di peso, che gli impediva di respirare correttamente. Ansimava, forse per la corsa, ma in cuor suo sapeva che era più per la paura, la paura cieca che lo aveva attanagliato in tutta la sua fuga attraverso il bosco, consapevole della presenza di quella donna, vedendola celata in ogni ombra, in ogni movimento, in ogni suono, persino lì, sotto la luce artificiale delle lanterne, in mezzo ad un'altra decina di uomini, c’era lei.
Si portò le mani alla testa e chiuse gli occhi cercando di cancellare l’immagine della figura incappucciata.
“Richard?” il ragazzo, sentendosi chiamare aprì gli occhi per rivolgere lo sguardo al suo interlocutore.
“T-tomas!” rispose cercando di risultare calmo e cordiale.
“Ma stai tremando di freddo! Oste! Porti qualcosa per riscaldare il ragazzo!” urlò l’uomo prima di prendere posto di fronte al ragazzo.
“Allora Richard! Se non sbaglio la scorsa mattina sei partito per il terzo rito d’iniziazione e sei già di ritorno! Straordinario!”
Richard accennò un sorriso, mentre all’ansia si aggiunse qualcos’altro: la consapevolezza di non aver portato a compimento il proprio compito, era tornato a mani vuote. Molti ragazzi prima di lui avevano preferito lasciarsi morire nella foresta piuttosto che affrontare l’umiliazione di tornare senza una preda, problema che a lui nemmeno si era posto. Non aveva più pensato alla prova da superare da quando la donna glielo aveva chiesto.
“E cosa hai preso? Spero non un coniglio! Tuo padre è sempre stato un ottimo cacciatore e non credo sarebbe molto felice se tu tornassi a casa con un coniglio!”
“Non ho un coniglio!” il ragazzo abbassò lo sguardo indeciso su come dare la notizia dell’assenza di una qualsiasi preda.
“Meno male! Allora su non tenermi sulle spine, racconta!”
“Ecco, in realtà avevo puntato un lupo!”
Tomas sbarrò gli occhi “Straordinario!”
“Ma …” continuò Tomas “… credo che alla fine sia stato più lui a puntare me!” l’uomo aggrottò le sopracciglia senza comprendere fino in fondo le parole di Richard.
“E’ per questo che sei completamente ricoperto di graffi?”
Fino a quel momento il ragazzo non si era reso conto delle proprie condizioni fisiche, fu così che si diede un’occhiata: i vestiti presentavano numerosi strappi e le braccia erano ricoperte di tagli di svariate dimensioni.
“Sì!” rispose incerto.
“Ma alla fine hai avuto la meglio!”
Amareggiato Richard si costrinse a rispondere con la verità “No, non era solo!”
Il sorriso sulla bocca del suo interlocutore si spense improvvisamente.
“Vuol dire che non hai completato la prova?”
Richard scosse la testa per negare.
“Ma sei tornato!”
“Per avvertirvi!” si inventò Richard.
“Avvertirci?”
“In compagnia del lupo c’era una donna! Una strega! All’inizio pensavo che mi volesse aiutare, che mi avrebbe salvato dalle fauci della bestia, ma non l’ha fatto! Si è presa gioco di me, rideva della mia paura, è pericolosa!”
L’uomo parve visibilmente interessato.
“Una donna con un lupo!”
“Era incappucciata e non sono riuscita a vederla in volto!”
“Meglio così ragazzo! Il volto di una strega non è mai qualcosa di piacevole da vedere!”
“Voi mi credete?”
“Non sei il primo che va dicendo che una giovane donna si aggira per questi boschi con un insolito animaletto da compagnia. Credo che il primo fu Roast, il taglialegna! Una sera si recò nella foresta e giurò di aver visto un’ombra camminare nel sottobosco, accompagnata da una bestia dagli occhi gialli. Ne fu talmente spaventato da fuggire via sperando di non essere visto!”
“Come mai nessuno mi ha mai narrato questa storia?”
Tomas gli sorrise “Roast è reputato da tutti un’ubriacone, non è credibile, ben presto la storia che raccontava si perse, ma io ricordo tutto perché per la prima volta la raccontò in questa locanda!”
“Quindi non mi crederà nessuno!” disse amareggiato Richard.
“Dipende da quanto sei bravo a raccontare la storia e da quante prove porti!”
“Ma non ho prove!”
“Questo allora potrebbe costituire un problema!”
“Ma voi mi credete!”
“Certo figliolo! Roast non è l’unico che mi ha raccontato questa storia, ce ne sono stati altri dopo di lui, persone che sono venute qui a narrare, persone a cui personalmente ho raccomandato di non dir nulla!”
“Come mai?”
“La gente crede solo a quello a cui vuole credere! Insomma, le persone di Atres non vogliono pensare che Lei sia tornata!”
“Lei?” la curiosità stava lentamente prendendo il posto della paura.
“Ci sono delle voci nascoste in città, voci che credo che lei abitasse qui una decina di anni fa!”
“Una strega ad Atres?”
“Bè, si tratta di una storia che presto o tardi diventerà una leggenda, ma tu l’hai vissuta mio caro Richard, avevi forse otto anni quando successe!”
“Successe cosa?”
“Davvero non ricordi?”
Richard scosse la testa mentre Tomas si preparava a fare il suo racconto.
“Due decenni c’era una donna che ogni uomo brava di possedere. Era di una bellezza sconvolgente e non c’era essere maschile che non l’avesse desiderata almeno una volta. All’epoca era fidanzata con un uomo molto ricco proveniente dalle terre del nord e tutti erano tristi all’idea che presto o tardi quella donna che faceva brillare ogni singola strada di Atres se ne sarebbe andata.
Peccato che il fato aveva in serbo altro per lei.
Ingrassò. Inizialmente cercò di nasconderlo, ma a poco a poco, la pancia si fece sempre più evidente, finchè un giorno fu colta da un malore e svenne per strada. Naturalmente subito qualcuno accorse in suo aiuto e ben presto fu visitata, ma ciò portò alla luce quello che realmente stava accadendo a quella povera donna: aspettava un bambino.
La notizia si sparse e ben presto la gente della città iniziò ad evitarla, veniva considerata alla stregua di qualunque puttana, il suo fidanzamento fu annullato, così rimase sola con una bambina da crescere.
Si mise a fare i lavori più umili e riuscì a vivere una vita decente, sicuramente non tra gli agi, ma nulla di cui si potesse lamentare.
Ma i suoi problemi non erano ancora finiti. La bambina di per se era un problema. Si chiamava Mirya, un nome dolce per un tale mostro. Dall’esatto momento in cui andò a scuola i disastri si succedettero uno dietro l’altro. I bambini che le passavano davanti improvvisamente cadevano o si facevano male, quando piangeva vetri si infrangevano, quando si arrabbiava con una data persona a quella iniziavano a succedere numerose disgrazie. Mirya crebbe, ma fu sempre più evitata da tutta la comunità di Atres.
Circolavano voci; si credeva che la madre fosse stata sedotta da un mago, perché si sa che il dono della magia si può solo tramandare da genitori in figli. Si iniziò a dire che la bambina era una strega, che era pericolosa e che ogni giorno in più che passava ad Atres era un giorno in meno di vita alla stessa città. Altri volevano ignorare le disgrazie che circondavano la piccola, la gente teme la magia e quindi era più facile fingere che non esistesse. Ma arrivò un giorno in cui fu impossibile fingere.
Un uomo stava umiliando pubblicamente la sua donna, dopo averla colta a tradirlo. Come vuole la tradizione la donna doveva essere ricoperta di vergogna, l’uomo in questione la stava prendendo a schiaffi. Una piccola folla osservava la scena e tra di esse vi era Mirya. I testimoni dicono che guardasse con profondo odio l’uomo. Giurano di aver sentiti il freddo pervadere le loro ossa mentre gli occhi della bambina osservavano quell’uomo. Alcuni istanti dopo il marito tradito sgranò gli occhi e sussurrò la parola ‘maledetta’ in direzione della bambina, dopo di che cadde al suolo, morto.”
Tomas fece una pausa, che secondo Richard serviva più per dare teatralità al suo racconto che ad altro. Intanto intorno al suo tavolo erano arrivate altre persone, tutte incuriosite dai discorsi di Richard e Tomas.
“Io c’ero! Fu terribile! Fu come se l’aria mi venisse risucchiata dai polmoni!” disse uno di loro.
“Quella bambina era decisamente una strega!” confermò qualcun altro.
“Fatto sta che il giorno dopo fu bandita dalla città, costretta a morire di una morte dolorosa, perché una bambina di 9 anni non poteva sopravvivere nella foresta da sola!”
“Voi credete che la donna che ho visto sia lei!” sussurrò Richard sconvolto.
Tomas annuì “Quando la esiliammo ci dimenticammo che lei era una strega e che le streghe sopravvivono, ed ora è tornata e vuole la sua vendetta!”
Richard rabbrividì.
“Ma fa attenzione a  non raccontare troppo la tua storia giovanotto! Come ti ho già detto la gente preferisce credere di essere al sicuro, diventerà cieca anche se tu dovessi portare delle prove!”
“Ma sono uno dei figli dei capi, dovranno credermi!” ribattè il ragazzo capendo la difficoltà della situazione.
“Un ragazzo che non ha superato l’ultimo rito non è degno di chiamarsi figlio di qualcuno!”
Le parole di Tomas furono come una pugnalata per Richard.
Dovevano credergli, avrebbero dovuto farlo, altrimenti tutti sarebbero stati perduti.
Gli parve ancora di sentire l’eco della risata di quella donna: Mirya.
 
“Disonore, solo disonore! Dovevi morire in quella dannata foresta!”
Il padre di Richard, Bartemius, era rosso per la rabbia e stava urlando in faccia al suo primogenito ogni genere di insulto.
“Ma padre! Dovevo tornare per mettervi in guardia!”
“Sei solo un vile, un codardo! Sei fuggito dopo aver visto un’ombra! Da quando i cacciatori temono le ombre?”
“Mi ha rivolto la parola!”
“Il lupo o la strega?” lo beffeggiò il padre.
Richard strinse i pugni consapevole che il padre non aveva tutti i torti. Era un codardo e non era tornato a casa per avvertire tutti della presenza della strega, ma solo perché aveva avuto paura, una fottuta paura.
“Padre, quello che vi ho raccontato è la pura verità!”
“Sei tornato in questa casa con una storia assurda e le mani vuote e pretendi anche che io ti creda?”
Richard ammutolì.
“Che disonore avere un figlio tanto codardo e bugiardo! Io ti rinnego come tale!”
“Padre no!” Richard fu preso dal panico, cosa avrebbe fatto se il padre lo avesse rinnegato? Dove sarebbe andato?
“E’ quello ce ti meriti! Dopo ciò che hai fatto è già tanto se continuerò ad avere il mio posto nel consiglio!”
“Ma padre! Permettetemi almeno di provare ciò che dico!”
Bartemius si avvicinò al figlio e gli puntò il dito contro digrignando i denti.
“Per me il tuo ritorno a mani vuote è più che sufficiente! In quel bosco potevi trovare anche il diavolo in persona, ma non saresti dovuto tornare qua vivo!”
“Ma io dovevo…”
Non riuscì a finire la frase perché il padre gli tirò un sonoro schiaffo col dorso della mano. Richard sentì il sapore del sangue e le lacrime minacciare di uscire dai suoi occhi, ma si fece forza e guardò il padre negli occhi.
“Sono tuo figlio! Dammi un’altra possibilità!”
“Mio figlio è morto ieri mattina!” detto ciò uscì a grandi passi dalla stanza.
Richard si sedette a terra e si portò la testa tra le mani e pianse, pianse per il poco coraggio che aveva, per non aver portato a termine la propria prova, per avere deluso suo padre, per aver disonorato al famiglia, e infine pianse perché continuava a sentire la risata della strega, che sembrava volesse prendersi gioco di lui.
 
Quella sera ebbe un sonno agitato: vide occhi gialli, labbra piene e denti che brillavano al di sotto della luce lunare. Si svegliò di colpo ricoperto di sudore e si recò verso la finestra per aprirla e far entrare un po’ d’aria nella stanza. Ma non appena lanciò lo sguardo al di fuori vide un’ombra nera. Incuriosito si avvicinò sempre di più finchè non vide un lupo ai suoi piedi, fu allora che udì ancora la risata.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.



Mah, spero sia di vostro gradimento!! 
Grazie a chi ha letto lo scorso capitolo :)
Daisy
   
 
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