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Autore: kannuki    04/04/2013    1 recensioni
"Non avrebbe saputo dire se, vedendola, egli avesse provato più gioia o più dolore, ma quel ch'era certo era che non l'aveva veduta con animo indifferente."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Backover'
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-* Premessa *-


C'è una cosa che dovete sapere di me, prima di proseguire nella lettura: non sono mai stata una che molla l'osso. Sopravvivo sempre, non cado mai, non mi rammarico di niente.

- Tu puoi toccarmi, parlare con me, ma non puoi dire davvero di conoscermi. Sono la donna che ogni uomo vorrebbe, sono fatta di crudeltà e vendetta, la mia bocca non tradisce mai la verità. Ti puoi perdere nei miei occhi e annegare fra le spire inanellate dei capelli, puoi giacere con me, ma resterai sempre al di sopra della superficie. -

La maschera di Katherine Pierce si è fusa col volto di Katerina Petrova. Una non può esistere senza l'altra, entrambe mi sono indispensabili. Entrambe parlano di me, una sussurrando maliziosa, l'altra gridando senza più voce. Ho pietà della fanciulla che una volta ero... ma il tempo passa... tutto passa. Katerina si è persa quella notte nel bosco, si è squarciata il ventre per tentare di fuggire alla cattura, si è nutrita del sangue di Rose condannandola all'ira sempiterna di Klaus, e si è impiccata alla trave più alta.

- Non posso biasimarla e non posso non perdonarla. Ha fatto quel che doveva fare per sopravvivere. -

Katherine ha acquisito la cura sacrificando la vita di Jeremy Gilbert, così come Klaus ha trucidato la sua famiglia e distrutto il villaggio in cui era nata.

- E' sempre bene imparare in fretta e dal migliore. La vita poi, è tutta in discesa. -

La sua esistenza è stata una fuga continua, un sobbalzo muscolare mentre stava per addormentarsi, un brivido ghiacciato nelle calde giornate agostane. Questa è una semplice cronaca degli eventi presenti, non troverete confessioni di amori nascosti o taciuti. Non siamo in un romanzo di Jane Austen e non c'è nessuno mister Darcy ad aspettarla fuori della porta.


Capitolo 1 – Finding Elijah.


Non avrebbe saputo dire se, vedendola, egli avesse provato più gioia o più dolore,

ma quel ch'era certo era che non l'aveva veduta con animo indifferente.
(Orgoglio e pregiudizio - J. Austen)


Non mi sono mai posta il problema di non riuscire a trovarlo. Ogni vampiro ha i suoi luoghi preferiti: il nostro cambiamento è lento, siamo capaci di vivere nella stessa città per centinaia di anni, prima di alzare i tacchi e decidere di scoprire un'altra parte di mondo. Un vampiro Antico non passa inosservato. Cammini per una via e, all'improvviso, ti rendi conto che non c'è nessun altro vampiro nelle vicinanze. Quello è il segno che sei entrata nel territorio di qualcuno ben più forte di te. Poi defilarti alla chetichella o dire una preghierina e sperare che sia di buon umore, mentre calpesti l'erba del suo prato. Oppure, puoi spezzare le dita del ladruncolo che sta cercando di fregargli la macchina e rimediare anche la cena e il dessert, se ti dice bene.

Quando ho finito, lascio cadere il corpo dissanguato a terra, mollo un calcio alla portiera e faccio partire l'allarme che risuona nel complesso residenziale lacerandomi le orecchie. Aspetto finché un bip bip mi fa sorridere e sollevare gli occhi al cielo. Ho sentito il suo respiro sorpreso bloccarsi per un istante ma non ho riconosciuto il suo profumo. Ha cambiato dopobarba dopo solo un centinaio di anni?

Katerina...”

Sciolgo le braccia che tengo incrociate sotto il seno e mi volto lentamente. Non dico niente, non subito almeno. Elijah è lì che mi guarda come uno scemo, in maniche di camicia e il dispositivo sbloccante dell'auto stretto fra le dita. Ci conosciamo da cinquecento anni, è sempre stato buono con me, mi ha protetta da Klaus e mi ha aiutato a fuggire centinaia di volte. Katerina vorrebbe abbracciarlo ma Katherine sa che è ancora innamorato di lei. Quel che infliggo agli altri uomini, non mi sogno di farlo a lui. Non lo merita. “Dobbiamo parlare” dico, secca ma subito aggiungo un “per favore” che smorza la durezza delle mie parole.

Elijah fa una panoramica del mio abbigliamento, quando emergo dal lato nascosto dell'automobile. Lo sguardo è curioso, per nulla offensivo. Risale gli stivali di pelle spuntati da cui si intravede lo smalto chiaro e lucido sull'alluce, corre lungo i jeans adamitici e la maglietta nera bordata di pizzo, si allarga sul giubbotto di pelle dello stesso colore e si ferma nei miei occhi. Se avessi un cuore funzionante, sobbalzerebbe. Non la porto addosso, la cura. Prima devo assicurarmi la sua lealtà. Elijah annuisce, aprendomi la strada fino alla sua abitazione. Quando lo sorpasso, mi ferma, afferrandomi per il braccio. Stringo le labbra e mi volto. Lo sguardo di Katherine, malizioso, noncurante, quasi offensivo, si scontra con quello indagatore e moralista del vampiro millenario. Lascio andare il labbro inferiore che ho morso per tutto il tempo senza rendermene conto ed Elijah lascia andare il mio braccio. Non posso fidarmi di lui, non del tutto, non fino in fondo. E' il fratello di Klaus e il sangue non tradisce il proprio sangue. “Ho bisogno del tuo aiuto” sussurro con la voce che non è propria di Katherine ma che rassomiglia molto al miagolio spaventato della piccola Katerina. Lo sento io, lo sente anche lui e il suo sguardo si distende, permettendomi di vedere, dietro la maschera di fredda cortesia, una sollecitudine che non avrebbe mai per nessun'altra donna. Approfittane, sussurra Katherine dentro di me. Mi umetto le labbra e schiarisco la voce, ancora ferma sul vialetto esterno. “Ho bisogno del tuo aiuto per giungere ad un accordo.”

***

Sopravvaluti la mia capacità di persuasione.”

Dì piuttosto che non hai alcuna voglia di trovarti nella stessa stanza con lui a combattere ancora in mio nome. Accavallo una gamba sull'altra e faccio finta di credergli, ma le due Kat gridano dentro all'unisono di me, tanto da spezzarmi il respiro e sbugiardare la mia apparente calma.

Non vuol dire che non proverò a ragionare con Niklaus.”

Non darmi false speranze, penso muovendo appena il mento.

Kat...”

Elijah non mi chiama mai Katherine. Per lui sono Kat o Katerina, ma sa quanto disprezzi il ricordo della mia debole natura umana che ha quasi permesso a Klaus di spezzarla. Gli rivolgo un mezzo sguardo, imponendomi una pazienza che sono ben lungi dal provare.

Hai un posto dove stare?”

Elijah ragiona in termini umani quando si tratta di me. Crede ancora che abbia bisogno di un letto e un pasto caldo e che non sappia cavarmela da sola. “Un palazzo” rispondo sprezzante. “So badare a me stessa.”

Elijah annuisce. Potrebbe fare del sarcasmo sul fatto che sia corsa da lui per negoziare una tregua con Klaus, ma tiene per se il commento e si alza in piedi, dichiarando concluso l'incontro. Lo seguo fino alla porta e appena sotto il portico, il freddo umido della notte mi arriccia le punte dei capelli e cancella il disprezzo dal cuore. Elijah attende che mi allontani, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Quando sono a metà strada, faccio uno sforzo per non voltarmi indietro, per non cedere alla debolezza, per non ammettere che ho cercato in lui un sostegno che non riesco a trovare in me stessa. Mi impongo di non pensarci ma per una volta - una sola, punibile con la morte - vorrei chiudere gli occhi e lasciarmi andare.

  
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