Disclaimer: I personaggi non
mi appartengono
Ma sono di proprietà della Marvel ©
.: Cor Mortem Ducens :.
Morte, inerzia di sonno.
Per
te, silenzio di memoria, sempre.
{ Saffo }
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Le Tre Sorelle, a testa china, tessevano.
-A cosa arriveremo mai, se un barbaro ora siede…-
-Taci, taci, sorella! Non una parola di più!-
-Muoia nel Silenzio questo tuo sciocco cianciare!
Torna al tuo stame e non t’impicciare oltre-
Cloto assottigliò le labbra, l’espressione
contrariata: la ragnatela di rughe che dagli occhi infossati arrivava fino al
mento si contrasse, le dita nodose giocherellarono col filo e lo alzarono e lo
abbassarono e lo alzarono e abbassarono ancora e di nuovo, fino a quando la
sorella di mezzo non si chinò a darle uno schiaffo sul dorso della mano. Cloto socchiuse
le palpebre violacee e drizzò la schiena.
-Non colpirmi ancora, Lachesi- l’avvertì -Non vorrei
mai che su quel tuo fuso s’arrotolasse un’altra guerra!
-Gli Dei non vogliano- gracchiò la voce della terza
-Queste vecchie forbici finirebbero per spezzarsi e non è mia intenzione
ricorrere ai denti, né potrei torcere quei vostri fili con la sola forza del
polso. Troppi calli e troppe vesciche, taglia Atropo, taglia ancora ché
Divinità vestite di cuoio tirato si divertono a gettare scompiglio nel già
fragile mondo dei mortali. Ach!- Atropo contrasse la bocca e sputò un bolo
nerastro di saliva accanto ai piedi di Cloto.
Questi le rivolse un’occhiata disgustata e sollevò
la bocca marcescente, mostrando gengive pallide, denti lucidi di bava
giallastra; arricciò il naso grifagno, si scostò di lato e pose il Filo della Vita
sulle ginocchia, cominciando a centellinarlo e tocchignarlo e aggiustarlo
sbavatura per sbavatura.
Lachesi tirò indietro il fuso che teneva alto in una
mano, facendole sfuggire il lavoro dal grembo; la prima sorella ringhiò, Atropo
si limitò a sogghignare dalla bocca sdentata, claudicare verso di loro e dare
un bel taglio netto.
-Ti credevi forse Penelope, Cloto, che con tanto
amore ti trastullavi col Filo? Cosa speravi di veder nascere, un sudario che
narrasse delle imprese di Ilio? O quel tuo Pindaro e i suoi chitoni dalle mille
pieghe?-
-Ridi, Atropo, ridi pure e insozza l’aria molesta
dell’Ade col fiato rancido! Ben so io quanto anche tu avresti volute essere
davvero ancella di nostra madre e cingerti la fronte con una ghirlandetta di
fiori odorosi..!-
Lachesi fece per intromettersi nella discussione, quando
una voce la interruppe a metà del suo intento.
-Cessate i vostri litigi degni d’Agamennone Signore
di Uomini e d’Achille Pié Veloce, Ineluttabili Parche, figlie di Giove!
Ci fu uno sfarfallare improvviso di luce, mille
bagliori si riflessero e si chiamarono l’un l’altro nel ventre della grotta, le
pareti sgrossate piansero lacrime di arcobaleno; la nebbia grigiastra che dalle
bocche dell’Ade serpeggiava ai piedi delle Sorelle tremolò tutta, s’arricciolò su
stessa, sibilò, si ritrasse; il buio si disfece in stracci imbevuti d’ombra,
vermi pallidi s’avvoltolarono nel terreno umido, legioni d’insetti zampettarono
fino alle vesti delle Parche e si nascosero tra le pieghe pesanti e sgualcite
del panneggio.
-Iride, figlia di Taumante. Cosa ti porta qui?
Il tono di Lachesi non era dei più cortesi, né Cloto
e Atropo sembravano propense ad accogliere con maggior gioia la Messaggera, ma
questa, se anche diede peso ai loro volti astiosi o al sibilare ferino tra i
denti ritorti, non ne fece mostra. Mosse un passo, piegando le belle ali d’oro
per un migliore ingresso nella dimora delle Sorelle; i capelli acconciati in
morbidi riccioli le solleticarono la nuca quando si girò a fissare gli occhi
celesti in quelli malati delle vecchie filatrici.
-Vi porto un messaggio da Giove, Padre degli Dei-
sorrise Iride e il chitone risplendette e tintinnò di mille goccioline
opalescenti -Dacché i Signori di Asgard sono intervenuti a progettare un nuovo
scorrere dei giorni della Terra, molte trame del Destino sono state scosse: chi
doveva morire ancora vive, chi aveva nell’animo un soffio di vita pari a quel
di Sofocle, giace preda di cani e uccelli, oppure contempla con sguardo vitreo
le paludi dello Stige.
Iride si portò una mano al cuore, il petto fremette
d’indaco e violetto. Le Parche non emisero suono, ma si parlarono con sguardi
eloquenti: Cloto schioccò la lingua contro il palato, Lachesi fece scorrere un’unghia
spezzata e nera sui giri del fuso e Atropo osservò la Messaggera con occhi
taglienti.
-Vostra Madre Temi, a consiglio con il Padre Giove e
Odino, Re di Asgard, ha infine deliberato, la decisione è stata presa: Odino di
Asgard è stato vittima di un grande e grave dolore, ha compiuto un lodevole
sacrificio per ristabilire l’equilibrio che i mortali hanno infranto, e Apollo
farà cantare anche l’Abisso perché il suo gesto non venga dimenticato. Ma è giusto
che anche gli Uomini, ora, paghino il fio.
La Divinità sollevò il braccio e l’himation le
scivolò fino alla spalla con un palpito di gemme rosse. Cloto emise un grido
rauco quando il filo le sfuggì dalle mani ancora intente all'opera, Lachesi oppose
resistenza al fuso fattosi d’improvviso bollente.
Atropo guardò la scena senza intervenire, né
commentare. S’ingobbì, divenne ancor più livida e rugosa di quanto già non
fosse, la bocca contratta quasi sparì tanto assottigliò le labbra.
-Questo è il filo che dovete tagliare perché l’Ordine
e l’Equilibrio si ristabiliscano, giacché da troppo tempo il mortale cui
appartiene deve un obolo a Caronte.
A librarsi sopra le sue mani, un unico filo, lungo
ben oltre ciò che il Destino degli umani avrebbe voluto. Un filo intrecciato di
cenere e ghiaccio.
Al Madison Square Garden le luci si spensero e la
folla rumoreggiò d’aspettativa.
Un rombo di motori nel buio, la tensione che cresce,
sorrisi di incoraggiamento dietro le quinte, espressioni ancora incredule.
Nessuno di loro credeva davvero che lui avrebbe partecipato alla
manifestazione, erano convinti fosse solo uno scherzo o un modo per avere più
pubblico.
E invece era lì. E si sarebbe esibito con loro.
Incredibile.
Dall’alto del suo
scranno d’ombra, il Dio sorrise.
Lo spettacolo stava per avere inizio.
Cor Mortem Ducens
#00. Prologo.
Note
di Fine Capitolo
Voi non avete idea di quanta gioia mi
ha provocato scoprire che nell’Universo Marvel esiste anche l’Olimpo, con i
suoi Dei e tutto. Oh meglio, forse lo sapete, per cui sapete già che follia ne
uscirà fuori.
Speriamo in bene, dai! E’ un progetto
folle, in effetti. Ma lo sapevo, lo sapevo
che non dovevo cercare troppo nei meandri del Comics, certe cose mi fanno male.
Tutte le conoscenze a riguardo,
comunque, vengono da una Wiki in inglese sulla Marvel, altri invenzioni o simil
tali verranno tutte dalla mia testolina bacata.
Ah, salvo l’evento al Madison Square
Garden. Ma di quello ve ne parlerò nel capitolo uno –Dove finalmente faranno la
loro piena comparsa i nostri Vendicatori preferiti.
Il titolo viene da un verso della
soundtrack “The Promise Land” (Final Fantasy VII Advent
Children). Altre note...Giusto! Il riferimento a Pindaro è
dovuto al fatto che, secondo l'interpretazione del poeta, erano le
ancelle di Temi.
Alla prossima!