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Autore: Ce_    05/04/2013    0 recensioni
Dalla storia:
"E siamo ancora qua, dopo quattro lunghi anni, a raccontarci quella notte, a rivivere quella paura, quel dolore che non ci abbandonerà mai più.
[...]
Ricordi ancora quella notte, la notte del dolore, quando tutta la nazione era ferma su di noi, e ricordi anche i giorni seguenti e il G8 e Obama che gira per la nostra città e poi? Dove sono finiti tutti? Rimaniamo solo noi e questa lunga e silenziosa fiaccolata notturna, ad aspettare quei 309 rintocchi che ci dicono che un altro anno è passato, ma non è cambiato nulla."
E niente, è uscita così, ma ne avevo bisogno. Spero vi piaccia.
L'Aquila, 6 Aprile 2009. Per non dimenticare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We are still here
 

Alle 309 vittime del sisma che ha colpito L'Aquila nell'Aprile 2009.
A tutti gli aquilani.

E siamo ancora qua, dopo quattro lunghi anni, a raccontarci quella notte, a rivivere quella paura, quel dolore che non ci abbandonerà mai più.

Siamo qui, case distrutte, cuori feriti a morte.

Siamo qui, con la speranza per un futuro migliore, per una città nuova, perché quella vecchia non ce la ridarà mai nessuno.

Siamo qui, insieme, ancora una volta, e ci guardiamo intorno, tra vicoli bui, camionette dei militari che blindano le strade e inferriate con appese le chiavi delle nostre case, come a dire: “Se vuoi, prendila, io non ho più niente”.
Le case, le nostre case sono ancora lì, come le abbiamo lasciate quella notte, portoni aperti, letti disfatti, vestiti in giro. Case vuote, spoglie, silenziose e abbandonate.
Le macerie fanno da sfondo alla nostra lunga e silenziosa  sfilata e ci ricordano quello che è stato.

Niente, però, è più doloroso del vuoto, il vuoto degli edifici andati distrutti, dei negozi abbandonati, delle strade chiuse al traffico, del nostro cuore.
Il vuoto di quelle 309 persone che non ci darà mai tregua.

Siamo qui, nonostante tutto e tutti, nonostante la paura, le prese in giro, le promesse non mantenute, le polemiche senza costrutto. E siamo forti, come sempre.
Questa sera non ci sarà il governo, in piazza, a sfilare con quelle fiaccole, né la Commissione Grandi Rischi. Questa sera, ci saranno gli Aquilani, ancora una volta.

Siamo qui perché non possiamo essere da nessun’altra parte e ci guardiamo intorno, spaesati. Da quanto tempo era che non vedevi il centro storico così pieno?
La gente è tanta e la città sembra di nuovo viva, ma poi pensi al sabato prima, quando sei uscita e le strade erano vuote, buie, spente, senza vita. E tutto questo fa male.

Siamo qui e la paura è con noi, possiamo voltarci e ce la troviamo di fianco, dietro, ovunque; quella paura che non ti permette di andare del tutto avanti.
La paura rimarrà con noi per sempre e ogni volta che sembrerà che la terra stia tremando sotto i nostri piedi, ci bloccheremo, incapaci di muoverci, incapaci di fare qualunque cosa, solo con una voglia matta di urlare: “Portatemi in un posto sicuro, il tetto di casa mia non lo è!”.

Ma dobbiamo essere forti, per noi, per la città e per loro, per le 309 persone che ci hanno lasciato.

Ricordi ancora quella notte, la notte del dolore, quando tutta la nazione era ferma su di noi, e ricordi anche i giorni seguenti e il G8 e Obama che gira per la nostra città e poi? Dove sono finiti tutti? Rimaniamo solo noi e questa lunga e silenziosa fiaccolata notturna, ad aspettare quei 309 rintocchi che ci dicono che un altro anno è passato, ma non è cambiato nulla.

E la speranza non ci abbandona, la speranza di rivedere una città di nuovo viva, la speranza che non succeda mai più una cosa del genere perché un evento simile non si può prevedere, ma, di certo, si può prevenire.

Siamo qui e ci guardiamo l’un l’altro, gli occhi lucidi, le lacrime che rigano i nostri volti.
Ci sorridiamo, nonostante tutto, perché siamo qui e siamo insieme.

E saremo uniti ancora una volta, ancora per una sera.
 
L'Aquila, 6 Aprile 2009. Per non dimenticare.
   
 
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