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Autore: Kleio    06/04/2013    7 recensioni
Breve riflessione sui miei compagni di classe, la scuola, la vita e l'universo in generale...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le otto meno dieci. Stai facendo colazione con una tazza di latte gelido (l’hai tirato fuori dal microonde prima ancora che si fosse scongelato del tutto) e una barretta dietetica, mentre ti metti il mascara, litighi con i tuoi genitori per il modo in cui sei vestita e getti a casaccio dei libri nello zaino. Ti fiondi giù dalle scale e, solo dopo esserti sbattuta il portone alle spalle, ti accorgi che sta piovendo, anzi no, diluvia. E rimani imbambolata sull’uscio per istanti che sembrano ore, meditando una possibile soluzione. Questo è tutto ciò che la tua mente riesce a produrre:
a) Tornare di corsa di sopra, trovare un ombrello, preferibilmente non rotto, senza rubarlo a nessuno dei tuoi famigliari (a meno che non si tratti di tuo fratello minore, perché allora va bene) e arrivare a scuola con un ritardo di circa tre quarti d’ora.
b) Far finta di niente, affrontare il tuo destino a muso duro e blablabla…
Alla fine il tuo lato eroico prende il sopravvento, ti schiodi finalmente dalla soglia e ti butti sotto il temporale; non appena avrai messo piede a scuola smetterà di piovere. 

Nonostante il tuo lodevole sacrificio e la fibra morale di cui hai dato prova, arrivi in ritardo comunque, entri in classe, dove regna un silenzio religioso, e la tua professoressa di Greco ti squadra con odio perché per colpa tua deve scarabocchiare il suo prezioso registro. Se poi è la tua giornata fortunata, hai vinto quaranta minuti in piedi di fianco alla cattedra, mentre la Manticora (ancora incazzata per quella faccenda del registro) ti sottopone quesiti a cui sa rispondere soltanto lei, sempre in primo banco con la mano ostinatamente scagliata in aria, i capelli crespi, e un libro perennemente aperto sotto il naso… no, non Hermione Granger, ma la sua corrispondente Babbana, che traduce il Greco antico con una disinvoltura tale da farti sospettare di essere la reincarnazione di Cicerone (che poi è un autore latino, ma lasciamo perdere). Tornata al posto con il tuo dignitoso 6+, passi l’ora successiva a fissare il vuoto con lo sguardo vitreo del tuo orsacchiotto di peluche. 

È il turno della professoressa di Scienze, sciatta e con l’entusiasmo di un malato terminale, e mentre lei parla dei protisti, la classe chiacchiera con assoluta disinvoltura, senza nemmeno darsi la pena di abbassare il tono della voce. Inizialmente tu cerchi di seguire il suo avvincente discorso sugli organismi unicellulari, ma la distanza che separa la lavagna dall’ultima fila di banchi sembra incolmabile e la sua voce ti giunge lontana come un’eco nel deserto, così rinunci e ti dedichi alle parole crociate.

L’intervallo, poi, è un capolavoro: tiri fuori dalla borsa un pacchetto di patatine – di cui, sta sicura, riuscirai a mangiarne soltanto una (che è comunque tanto) - e ti metti in un angolino a parlare con un’amica, una di quelle persone tranquille e innocue, che ti chiedono del fidanzato e ti parlano dei loro programmi per l’estate. Te ne stai lì tutta tranquilla quando da un angolo fa capolino Quella Strana, la ragazza intelligente con il cervello imbottito di nozioni inutili, che nei compiti in classe raramente supera la soglia del 4 e mezzo. Tu cerchi di non guardarla negli occhi, ma ormai è troppo tardi, si avvicina e, senza nessuna ragione apparente, inizia a parlarti dell’ultima puntata di Voyager, delle recenti scoperte nell’ambito della fisica quantistica e dei pinguini omosessuali. La tua amica avverte il bisogno improvviso di andare in bagno e tu rimani sola a sorridere e annuire, cercando con gli occhi uno spigolo su cui battere la testa.

Segue una lezione di Educazione Fisica, metà delle tue compagne ha ‘accidentalmente’ dimenticato il cambio e ti ritrovi a correre tra dieci ragazzi, tra cui un mediano di mischia e il campione regionale di Karate, e la secchiona, che è sull’orlo di una crisi respiratoria. Il tuo insegnante – alto, pelato e con la pancia, per giunta – impreca e sbraita come un ufficiale nazista e tu inizi a camminare non appena gira la testa dall’altra parte. Torni in classe devastata, i capelli ridotti a una massa informe e non meglio identificabile che neanche il Cugino It, mentre le tue compagne sono pronte per un servizio fotografico di Seventeen.

Dulcis in fundo, lezione di Storia con quel professore immortale e inossidabile che indossa lo stesso vestito da quando ha cominciato a insegnare (all’incirca quarant’anni fa). L’uomo attacca con un sermone infinito di cui cogli soltanto parole sconnesse, come tigrepancetta affumicatamotore ad acqua e Omer Simpson. Fissi l’orologio con sguardo implorante, ma le lancette sembrano incollate al quadrante. Allora cerchi conforto nel tuo compagno di banco… sì, quello con il quoziente intellettivo di uno scoiattolo e tre metri di cresta, che passa metà del suo tempo a fumare nei bagni e l’altro giorno ti ha detto di voler diventare Papa. E tu speri che anche questa volta se ne esca con qualche frase demenziale ma in fondo veritiera, della serie ‘Ma perché Renzo e Lucia non si sono rivolti a un altro prete?’ Niente. Anche quell’inesauribile fonte di idiozie è momentaneamente fuori servizio.

Non resta che guardarti in giro e trarre qualche effimero giovamento nell’osservare il resto della classe: i più normali giocano con il telefonino, mangiano o si sussurrano cose, le due BFF (sono facili da riconoscere: girano a braccetto, si vestono uguali e parlano all’unisono) si scrivono messaggini pur essendo compagne di banco, Quella Strana illustra al malcapitato di turno le ultime novità sulle abitudini sessuali dei pipistrelli della frutta, e tu vorresti morire. Suona la campanella e i tuoi compagni si alzano con la grazia di un ippopotamo ballerino. E in mezzo a tutto quel casino stai ancora cercando te stesso, e quando l’avrai trovato tornerai a casa, litigherai con tuo fratello e farai la versione di Greco.

E domani si ricomincia.


Kleio dice:
Allora, amato popolo di EFP… vi confesso che all’inizio non mi entusiasmava questa faccenda dell’angolo autrice, mi faceva venire in mente la rubrica di Donna Moderna e, se devo essere sincera, me la fa venire in mente anche adesso, ma dovrò pure presentarmi ai miei lettori, o sbaglio?! Ebbene, questa è la mia prima one-shot e, dato che mi sono trovata particolarmente bene nel descrivere la mia patetica vita quotidiana, credo proprio che dopo aver concluso la mia long-fic potteriana continuerò su questa linea. Forse vi potrà sembrare strano, ma non ho nulla in contrario a qualche recensione, quindi non esitate a commentare, anche solo per dirmi che si tratta di una cagata assurda!
Baciotti…
  
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