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Autore: idrilcelebrindal    09/04/2013    4 recensioni
Durante la Battaglia dei Cinque Eserciti. Kili incontra qualcuno che cambierà il suo destino in modi che non avrebbe mai immaginato. Si trova così ad affrontare sfide inaspettate, ma avrà l'aiuto dei suoi compagni e di qualcuno del tutto imprevisto.
Ho scoperto da poco questo sito fantastico, ed è la mia primissima ff.. incrocio le dita...
Aggiunta: la storia ha preso una piega un po' diversa da quella prevista, forse è il caso di cambiare qualche indicazione...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.

La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.

“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.


Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”


Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.


Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.


Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   


Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319
   

1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319 
 
1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319


 Not
1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319  1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319  1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319  1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319  1.Sul campo di battaglia
La battaglia ormai infuriava per tutta la pianura davanti alle porte chiuse di Erebor ed arrivava a lambire il nuovo muro costruito da Thorin e dai suoi Compagni. Una figura apparve ad una estremità di esso, ma nessuno lo notò: erano troppo occupati a farsi a pezzi a vicenda. Un osservatore casuale avrebbe notato  che era un nano, armato di tutto punto, con protezioni di splendida fattura ed un bellissimo elmo intarsiato, da cui sfuggivano lunghi capelli scuri. Posò davanti ai propri piedi un cesto colmo di frecce e si sfilò un arco dalla spalla, voltandosi a guardare dietro il muro, come in attesa di un segnale. Poi, improvvisamente, alzò l’arco e cominciò a bersagliare gli orchi che rientravano nella portata della sua arma. Non sbagliò neanche un colpo.

Improvvisamente ci fu un grido fortissimo, e dalla Porta venne uno squillo di tromba. Avevano tutti dimenticato Thorin! Parte del muro, scalzato da leve,crollò e cadde nella pozza. Il Re sotto la Montagna balzò fuori ed i suoi compagni lo seguirono…” **

Kili gettò l’arco ormai inutile,  saltò giù dallo spezzone di muro su cui si era ritrovato e seguì i compagni; non voleva restare troppo lontano da suo fratello, erano abituati a combattere insieme e senza di lui si sentiva scoperto.
La  battaglia infuriava per tutta la pianura. Un Orco sbarrò la strada al giovane nano, ma Kili roteò fuori dalla sua portata e con un fendente  gli tagliò i tendini delle ginocchia. Quando il mostro cadde in avanti fu pronto  a calare la spada mozzandogli la testa.
Si girò per affrontare altri due nemici, abbattendoli, e si affrettò ad dirigersi nella direzione in cui  Thorin avanzava  aprendo grandi vuoti attorno a sé, con Fili al suo fianco, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Un piccolo nano, con una bella armatura e due spade gemelle, stava per essere sopraffatto: l’orco che aveva ucciso gli era rovinato addosso bloccandogli le gambe, ed un altro mostro incombeva su di lui con una orrenda mazza levata.
Kili non esitò: scattò nella sua direzione, ed allungando la spada bloccò il colpo che avrebbe ucciso il nano, affondando contemporaneamente la daga nel corpo dell’orco. Poi, rinfoderata la daga, porse la mano libera al piccolo nano.
“Dai, alzati!“  disse, praticamente tirando fuori di forza il piccoletto da sotto il cadavere che lo bloccava, ed egli fu subito in piedi davanti a lui. Era veramente molto piccolo, e chiaramente molto giovane. Davanti al  viso portava una sciarpa nera, che lasciava scoperti solo due occhi chiari e sopracciglia bionde. “Tutto bene?”
“Sì, mio signore,” rispose il ragazzo con una voce sottile che confermò a Kili la sua prima impressione riguardo alla sua giovane età. E poi lo zio diceva che io ero troppo giovane, - pensò Kili. – Questo è poco più che un bambino.. Il suo sguardo, però, era fermo. “Come ti chiami?”
“Storri, mio signore”
“Io sono Kili. Vieni con me!” insieme corsero nella direzione dove Thorin e gli altri compagni combattevano.

Altrove è descritta la Battaglia, come gli eserciti dei Popoli Liberi rischiarono di soccombere, come in loro aiuto accorsero le Aquile, e come alla fine comparve anche Beorn in forma d’orso.
Canti furono composti sulla lotta tra Azog il Profanatore e Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, e come alla fine questi abbia abbattuto il suo nemico, solo per cadere trafitto dal suo mostruoso luogotenente; e quei canti narrano anche del suo biondo erede, che si erse a difesa del corpo di colui che amava come un padre.
Per Kili quei momenti furono del tutto irreali. Voleva solo raggiungere suo zio e suo fratello; combatteva travolgendo tutto e tutti, e senza alcun interesse vide i suoi compagni combattere in ordine sparso, divisi dai nemici. Vide Thorin combattere contro l’Orco Pallido; gioì della sua vittoria; urlò quando lo vide cadere, e raddoppiò i suoi sforzi abbattendo chiunque si trovasse sul suo cammino. Riusciva solo a pensare che doveva arrivare  là, che doveva essere al suo fianco; non si curava di proteggersi le spalle, e sarebbe caduto mille volte se il piccolo Storri non l’avesse seguito difendendolo dagli attacchi inaspettati. Ma i  nemici erano troppi. Solo quando Dwalin potè raggiungerlo e si pose al suo fianco, Kili riuscì ad avanzare verso la sua meta: i nemici parevano svanire davanti a loro, ed il giovane principe li vedeva appena.
I suoi occhi erano fissi sulla figura eroica di Fili, che, piantato accanto al corpo dello zio, respingeva ogni assalto. Kili urlò ancora, il sangue divenuto ghiaccio nelle sue vene,  quando vide il corpo del fratello ondeggiare, colpito alle spalle da un dardo di balestra; respirò quando lo vide ricominciare a combattere. Resisti, fratellone, sto arrivando! Resisti, Fili…  Il nano biondo si voltò verso di lui, come se il pensiero lo avesse raggiunto, e per un secondo gli occhi azzurri incontrarono quelli scuri.
“Fili! Arrivo!” gridò Kili. Mancavano poche decine di metri, ormai..  Kili sentì Dwalin imprecare al suo fianco, e seguì il suo sguardo. Un Orco mostruoso, anch’esso pallido, avanzava verso il punto dove giaceva Thorin; i suoi sottoposti si scansavano in fretta dalla sua strada, e anche così ne calpestò molti. In una mano teneva una enorme mazza con decine di punte, nell’altra una lunga lancia. Kili si sentì morire. Quello deve essere Bolg, ed è chiaro cosa vuole..
“ Togliti di mezzo, nano!” ruggì. “Non è te che voglio!”
“Mai” mugugnò Fili, impugnando meglio le sue due spade.
“Allora muori”

Fili evitò il primo colpo della mostruosa mazza, chinandosi; scartò di lato, evitando la lancia e ferendo l’orco al braccio con il colpo di ritorno. Bolg ruggì, ma Fili tornò immediatamente al suo posto, davanti al corpo di Thorin, che non riusciva a rialzarsi.
Altri nani si gettarono su Bolg, e la battaglia infuriava intorno ai due contendenti, ma Fili, nonostante le ferite, teneva duro, finchè non scivolò sul suo stesso sangue. Indebolito, rallentato dal dardo tuttora conficcato nella sua schiena, non riuscì a recuperare la posizione in tempo: il mostro, vista l’apertura, lo trafisse con la lancia proprio sotto lo sterno. Il principe di Erebor cadde in ginocchio, lasciando scivolare via  le spade e portandosi le mani all’orribile ferita.
Il mondo di Kili andò in frantumi.

Il mostro stava alzando la mazza per infliggere il colpo di grazia, quando fu scagliato a terra da una meteora inaspettata, lasciando cadere ogni arma: Kili si era gettato  su di lui con tutto il suo peso e lo aveva travolto, rotolando oltre per trovarsi immediatamente in piedi. Con un colpo netto tagliò il polso del mostro, così come Thorin aveva fatto a suo padre, e Bolg ruggì di rabbia e di dolore, mentre Kili tornava in guardia cercando il modo per colpirlo di nuovo. Dalla parte opposta Dwalin calò l’ascia sulla spalla dell’Orco, ottenendo però solo di frantumare la protezione metallica.
L’Orco si alzò in piedi, ma al  suo urlo rauco fece ecco un ruggito ben più forte: pochi metri dietro di lui era comparso Beorn, in forma di gigantesco orso. Senza che Kili se ne accorgesse – aveva occhi solo per il fratello – Beorn era arrivato facendo strage di orchi e mannari e mettendone in fuga molti, tanto che i Popoli Liberi avevano avuto modo di rifiatare e di cominciare a loro volta  a respingere gli orchi verso ovest.
Bolg vide Beorn che avanzava direttamente su di lui e, stringendosi il moncherino, fuggì travolgendo anche i suoi. Beorn si avvicinò, sollevò delicatamente Thorin – Kili vide che respirava ancora, sebbene a fatica – e lo portò con sé.

Il giovane nano gettò a terra  la spada e l’elmo e si inginocchiò accanto a suo fratello. Lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, si appoggiò la testa bionda sulla spalla; ma l’orrore lo travolse quando vide le terribili ferite subite da Fili. Gli tolse delicatamente l’elmo e lo chiamò.
“Fili! Fratello, rispondi…” singhiozzò. Il viso del biondo erede di Erebor era cinereo; dall’angolo della bocca un sottile rivolo di sangue andava a macchiare i baffi intrecciati. Stringeva le mani sullo stomaco, senza riuscire a fermare il sangue che scorreva dalla ferita, e dal suo petto sporgeva la punta del dardo che l’aveva trapassato. Teneva gli occhi chiusi e sembrava non respirasse nemmeno. Non può succedere, no! Deve esserci qualcosa …  Kili si voltò in cerca di aiuto e subito Dwalin fu al suo fianco; il giovane nano gli gettò uno sguardo pieno si ansiose domande, ma il dolore negli occhi del grande guerriero confermò i suoi peggiori timori.
“Fili… Fili…” le lacrime lasciavano tracce pulite sul viso di Kili. “ Ti prego.. non lasciarmi..” Sentiva il corpo del fratello tremare appena tra le sue braccia. “Ti prego, resisti… andrà tutto bene…”
Qualcosa di quel disperato richiamo dovette superare la barriera di atroce sofferenza, perché un lieve sospiro sollevò il petto del ferito, e gli occhi azzurri si aprirono, offuscati dal dolore. Con immensa fatica alzò una mano insanguinata. Dalle labbra contratte uscì un sussurro: “ Kili…”
“Sono qui, fratello, non parlare, andrà tutto bene…” Gli prese la mano e la strinse.
Un altro respiro rantolante, un sussurro, che Kili indovinò, più che sentire: “ Lo zio..?”
“E’ vivo, Beorn l’ha portato via, non ti preoccupare.. Fili..”
“Allora non ho fallito…Kili, fratello, non ti vedo più…”
“Oh, Fili, no, no,no,no,…” Kili sentì il corpo del fratello abbandonarsi tra le sue braccia; la mano macchiata di sangue ricadde,  gli occhi azzurri erano rivolti verso il cielo che non potevano più vedere. Mai, mai il più giovane dei Durin avrebbe dimenticato quell’istante, quando aveva sentito la vita  di suo fratello scivolare via insieme al sangue delle ferite.  Alzò gli occhi e si guardò intorno, senza vedere nulla. Bofur, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bombur si stavano avvicinando, ma lui non li riconobbe. Perché il cielo  non sta crollando?Si chiese. Il mondo intero dovrebbe piangere.   

Abbassò lo sguardo sul volto di suo fratello, finalmente disteso, e con un grido soffocato affondò il viso nella foresta di trecce bionde sparse sul suo braccio. Non è vero, no, non può essere… La sua mente si rifiutava di capire, di credere, di pensare all’enormità di quello che era successo: Fili, il suo  amato Fili, il suo fratellone, il centro del suo mondo, non era più  con lui. Si sentiva agghiacciato, come se fosse  tornato il bambino che nel sonno chiamava il fratello più grande per scacciare gli incubi, o che si infilava nel  suo letto in cerca di conforto… ma questa volta Fili non sarebbe stato lì a rassicurarlo e proteggerlo. La sua vita era finita con quella di suo fratello.
Poi sentì una mano sulla spalla ed una voce.
“ Mio signore… “ la voce era di Ori. “ Mio signore.. cosa…cosa dobbiamo fare?”


** J.R.R.Tolkien, L’hobbit, ed. Bompiani, pag.319   
  
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