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Autore: Nocturnia    11/04/2013    3 recensioni
Attraverso un evo prossimo all'estinzione, il leone e il centauro sciolgono un nodo strettissimo i cui estremi affondano le loro radici in una sfida sul filo di lama.
Perchè anche negli occhi di un dio può esserci la fine.
[Prima classificata al contest "Scrivimi una raccolta" indetto da visbs88 sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer: Easley del Nord, Claire, Teresa, Rigardo, Priscilla e tutti gli altri personaggi appartengono a Norihiro Yagi, al suo editore ed a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


Senza nome, senza volto



Avresti voluto poter dire che non aveva fatto così male.
Avresti voluto dire che eri morto esattamente come avevi vissuto, in piedi e con la spada in mano.
Avresti voluto: ma non sempre il desiderio basta a piegare la realtà.

"Io ti conosco."
Ti eri mosso inquieto, frugando il panorama brumoso con gli occhi.
Non c'erano montagne e neppure fiumi a cui fare riferimento: solo una distesa anonima e brulla.
L'uomo di fronte a te era rimasto immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
"Anche io."

Le divoratrici erano il peggior cancro che l'Organizzazione avesse mai avuto il piacere di sbattere in giro per il mondo.
Mutilate e abortite dalla loro stessa natura, parevano fatte solo d'ossa e denti, la fame l'unico istinto a cui obbedissero ciecamente.
Annusavano e setacciavano l'aria fino a quando non trovavano una traccia, una qualsiasi.
Forse ti eri arreso molto prima di essere masticato fino al midollo.
Forse, Pieta aveva lasciato in te più cicatrici di quante potessi - volessi - sopportare.

"Da quanto sei in questo posto?" avevi affondato le mani in quella livrea corvina, costringendolo a guardarti. "Da quanto?"
"Abbastanza da sapere che non è stata Priscilla."
"Sai allora chi sono?" avevi replicato con malcelato stupore.
Un sorriso pigro gli aveva ingentilito i lineamenti da guerriero.
"Un tempo conoscevo un Abissale che aveva i tuoi occhi. Il tuo odore."

Un ruggito, un cupo borbottio a cui era seguito un fragore assordante.
C'erano stati corpi sventrati e quotidianità svuotate, annichilite.
C'era stato una sole ridicolmente vivido e una rugiada di sangue sotto i tuoi piedi.
Eppure l'unica cosa che eri riuscito a sentire - sentire davvero - era stato il suo sapore.
Quello di un fratello a cui avevano concesso la tua stessa pelle.

Avevi sentito la tua anima dilatarsi, insieme a un cuore che credevi d'aver perso per sempre.

"Io, Rigardo, consacro a te la mia vita."

Eri arretrato di qualche passo, artigliando l'aria e fissando l'uomo che ti mostravano il bianco dei denti in un sorriso sardonico.

"Combattiamo insieme, moriamo insieme."

"Non ho potuto mantere quella promessa, Easley. Mi dispiace."
C'era stato un rumore, come la roccia che si spezza, poi un fulmine si era delineato nell'aria, così come la tua consapevolezza.
La tua memoria.

Era grigia la Morte, puttana dal volto di biacca e nel cuore un pugno di cavità vuote.
Non aveva colore o sapore, ma era solo un'assenza divorante, una sottrazione di momenti e respiri.
Non faceva davvero male, poiché nella morte le sensazioni erano solo un pallido strisciare d'emozioni ormai sopite.
Quello che faceva davvero male era il prima.
Era quando del rosso di un'esistenza consumata non rimaneva niente, se non il grigio di un aldilà opaco.
Non ti rubava solo il tuo ultimo battito la Morte: ti rubava anche ogni colore tu avessi mai avuto.
E diventavi allora un'ombra tra le ombre.

"Rigardo..." avevi mormorato nell'aere "Rigardo..." avevi ripetuto stordito, prima di avvicinarti nuovamente.

Il leone ti aveva appoggiato una mano sulla spalla, accogliendoti al suo fianco.
"Sono... morto?"
Non c'era stata alcuna risposta, poiché le ferite inferte dalle Divoratrici sanguinavano ancora e non trovavano pietà alcuna.
"Sarà la caduta degli Dei. Sarà il tramonto di un evo."
Aveva ridacchiato Rigardo, osservando un nulla pieno di tutto.
"Toccherà anche a Riful. E a Daf. Diventeremo polvere innanzi un futuro che non ci ha mai voluto, ma per il quale abbiamo lottato."
Avevi annuito, prima di leccar via il sale dell'ultima lacrima.
Accanto a te un rivale e un compagno, il fratello che l'amnio corrotto dell'Organizzazione ti aveva regalato.
Un dio che si era scoperto sangue e carne.
Come te.

Perché il mondo aveva tremato sotto i vostri passi e l'era dei Giganti era appena terminata.
Per sempre.



Note dell'autrice: questa raccolta si è classificata prima al contest indetto da visbs88 (Scrivimi una raccolta), che ringrazio infinitamente per il bellissimo giudizio e per la posizione sul podio. Grazie di cuore, davvero.

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